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Bisogni Educativi Speciali

Bisogni Educativi Speciali. Presentazione di Rita Maria Simonetti. Argomenti. Disabilità e Bisogni Educativi Dal Bisogno ai Bisogni Educativi Speciali I Bisogni Educativi Speciali a scuola. Dibattito e Prospettive.

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Bisogni Educativi Speciali

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Presentation Transcript


  1. Bisogni Educativi Speciali Presentazione di Rita Maria Simonetti

  2. Argomenti Disabilità e Bisogni Educativi Dal Bisogno ai Bisogni Educativi Speciali I Bisogni Educativi Speciali a scuola. Dibattito e Prospettive

  3. Le Classificazioni Internazionali elaborate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità: ICD e ICIDH 1970- ICD -prima classificazione elaborata dall’OMS, “La Classificazione Internazionale delle malattie” (attenzione sull’aspetto eziologico della patologia). EZIOLOGIA --> PATOLOGIA --> MANIFESTAZIONE CLINICA 1980-ICIDH- “la Classificazione Internazionale delle menomazioni, delle disabilità e degli handicap” (ICIDH, 1980). (attenzione sull’importanza e l’influenza che il contesto ambientale esercita sullo stato di salute delle popolazioni). MALATTIA O DISTURBO --> MENOMAZIONI --> DISABILITA’ --> HANDICAP 1999-ICIDH-2-“La Classificazione Internazionale del funzionamento e delle disabilità" (aggiornamento richiesto dalla presenza di limiti concettuali insiti nel modello di riferimento, rappresenta l’embrione del modello concettuale che sarà sviluppato successivamente) 2001-ICF- “ La Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute”

  4. Il modello concettuale alla base dell’ICF non è più la sequenza «menomazione», «disabilità» e «handicap» come nell’ICIDH, ma la relazione tra il funzionamento della persona, le condizioni di salute e i fattori ambientali e personali. “ Il diverso approccio alla disabilità, segna una tappa fondamentale nell’elaborazione legata ai “bisogni educativi speciali”.

  5. Nasce così l’esigenza di parlare di ‟needs”, Bisogni, e di ‟special educational needs” • Bisogni Educativi Speciali, ovvero di bisogni generati dalla presenza di una particolare situazione di difficoltà che richiede sia interventi specifici sul problema, sia, in particolare, un intervento sul contesto che non sempre si presenta adeguatamente disponibile. (Canevaro, Ianes 2002). • Bisogni che: • si manifestano in età evolutiva, entro i 18 anni; • ostacolano il funzionamento globale dell’individuo secondo una prospettiva bio-psico-sociale (modello ICF dell’OMS); • si riferiscono agli ambiti dell’educazione e/o apprendimento.

  6. Bisogno Concetto complesso, può essere letto da diverse angolazioni ed assumere una connotazione valoriale positiva o negativa in relazione alla chiave di lettura che si usa.

  7. Ambito psicologico Murray Henry Primari (biologici): Fame, sete, salute Secondari legati all’apprendimento Essere ricchi, fumare Bisogni

  8. Sociologico: Kurt Lewin attenzione alle interazioni sociali • Filosofico; Luckas, Helleridentificano bisogno nella risultante dello scontro tra soggettività e strutture del potere costituito, distinzione in bisogni “alienanti e radicali,” • Teoria delle capabilities: bisogno fondamentale è far funzionare il proprio potenziale di capacità, • Pedagogico: il bisogno è legato alle modalità del processo di apprendimento.

  9. Pedagogico • Costituiscono una trama sotterranea, una sorta di sottobanco che emerge a tratti nei comportamenti e nelle parole degli alunni specialmente quando essi sono frustrati. • Sono legati alla sfera emozionale, che è strettamente collegata ai processi di apprendimento e che li condiziona. • La loro soddisfazione è essenziale perché possano investire energie nell’apprendimento. • C. A. Tomlinson ne individua 5 che denomina rispettivamente : • bisogni di: • affermazione, • contributo, • potere, • scopo • sfida.

  10. Bisogni Educativi Speciali Trovano risposte nell’accesso ai saperi ed alle conoscenze, quelli che passano attraverso un processo di apprendimento che facilita l’espressione di tutte le potenzialità dell’individuo che sta crescendo e il loro sviluppo nel tempo. Riguardano gli apprendimenti (nelle diverse sfere dello sviluppo cognitivo, psicomotorio, socio-affettivo, linguistico-comunicativo, relazionale) e la formazione di una personalità competente in grado di far funzionare al meglio possibile le proprie capacità e di diventare se stessa (autorealizzarsi).

  11. Inquadramento confronto Sistemi educativi • 1994: introdotti per la prima volta con la Conferenza di Salamanca. • 1997: Unesco riconosce la valenza più estesa del concetto di bisogno educativo speciale e la necessità di individualizzare l’offerta formativa • 2003: l’Agenzia Europea per lo sviluppo dell’educazione in una sua analisi delle tendenze inclusive dei sistemi scolastici(18 Paesi coinvolti)evidenzia la tendenza a passare dal concetto di disabilità “tradizionale” a quello di bisogno educativo speciale, definito come una “conseguenza” sull’educazione generata da molte cause (Ianes, 2005).

  12. Sviluppo delle politiche sui BES/Disabilità in Inghilterra • Warnock report EveryChild Matters EducationAct Supportand Aspirations • 1944 • 11 categorie di disabilità e di disabilità • 1978 • Introduzione del termine Special Educational Needs 2003 Focalizzazione sul benessere delbambino;personalizzazione, inclusione sociale, e pedagogica; ritorno a catergorie di SEN e disabilità • 2011…. • Revisione del sistema; • Nuovo approccio di certificazione; • Education, Health and Care plan • Più controllo per I genitori, meno controllo per gli enti locali;

  13. Iter individuazione Bes(sistema educativo Anglosassone) • Richiesta da parte dei genitori e/o scuola materna o elementare al provveditorato • Provveditorato decide entro 6 settimane se procedere (se il bambino ha meno di 2 ani, può rifiutare) • Persone coinvolte nel processo di certificazione: • Provveditorato deve decidere entro 12 settimane se certificare • Certificazione(Statement of Special Educational Needs ) • IndividualEducational Plan (Piano educativo individuale) • Allocazione delle risorse necessarie • Revisione annuale (annualreview) • Genitore/i • Rappresentante del corpo docente • Psicologo • Operatore dei servizi sociali • altro

  14. Riflessioni Paradigma Anglosassone Richiesta da parte dei genitori e/o scuola materna o elementare al provveditorato Provveditorato decide entro 6 settimane se procedere (se il bambino ha meno di 2 anni, può rifiutare) La certificazione (Statement of Special Educational Needs) descrive nei dettagli il percorso individualizzato che viene monitorato e modificato durante incontri annuali con la scuola, la famiglia, l’alunno, e altri agenti professionali Il processo di certificazione e i risultati riflettono decisioni di carattere amministrativo riguardanti la scuole da frequentare e l’assegnazione delle risorse (non necessariamente caratteristiche dell’alunno che abbiano una rilevanza pedagogica).

  15. Difficoltà • 2-7 anni :La maggior parte degli alunni ha difficoltà di linguaggio e comunicazione • 7-11 :La maggior parte degli alunni ha difficoltà di apprendimento generali e moderate • 11-17 :La maggior parte degli alunni ha difficoltà relative al comportamento

  16. Concettualizzazioni La definizione inglese La definizione italiana (Ianes 2005) La definizione originale che Ianes (2005) propone sulle basi delle indicazioni dell’OMS e dell’ICF (Classificazione Internazionale del funzionamento della salute e della disabilità) è la seguente: Il bisogno educativo speciale è qualsiasi difficoltà evolutiva, in ambito educativo e apprenditivo, espressa in un funzionamento (nei vari ambiti della salute secondo il modello ICF dell’Organizzazione Mondiale della Sanità) problematico anche per il soggetto, in termini di danno, ostacolo o stigma sociale, indipendentemente dall’eziologia, e che necessita di educazione speciale individualizzata. • Un bambino o ragazzo ha un bisogno educativo speciale se lui o lei ha una difficoltà nell’apprendimento o una disabilità le quali richiedano risorse speciali. • Un bambino/a e ragazzo/a in età scolare ha una difficoltà di apprendimento o disabilità se lui/leiha una difficoltà significativamente maggiore nell’apprendere rispetto ai compagni della stessa età • b) ha una disabilità che gli impedisce di far usodelle risorse generalmente disponibili agli altri compagni della stessa età in una scuola comune dell’obbligo • Un bambino o ragazzo non ha una difficoltà di apprendimento solamente perché la lingua madre è diversa da quella usata per istruirlo.

  17. Un bambino che non risponde nella maniera attesa al curricolo o non riesce a fronteggiare il normale ambiente di classe senza aiuto aggiuntivo(Manuale coordinatore scolastico). Bisogni Educativi Speciali Disabilità Bisogni Educativi Speciali Disabilità Dslessia lieve Difficoltà di apprendimento Asma Difficoltà comportamentali ed emozionali Minorazioni uditive Diabete Minorazioni visive Esiti di cancro Disprassia Deficit di controllo degli sfinteri Malattie mentali Dfficoltà di linguaggio Dislessia Epilessia Disturbi alimentari Lieve difficoltà di apprendimento Disturbo da deficit di attentivo Iperattività Bassa statura Obesità Autismo Rapporto tra disabilità e bisogni educativi speciali secondo O’Mahony e Rieser (2001)

  18. Il diagramma presentato rappresenta un tentativo di mettere ordine, ma non contiene tutte le sfaccettature dei bisogni educativi speciali, non tiene conto di alcune sollecitazioni che provengono dagli studiosi del settore. • Mittler (1999), nei suoi studi sulle Implicazioni delle connessioni tra deprivazione sociale ed economica e bisogni educativi speciali, sostiene che anche le condizioni di povertà, marginalizzazione ed esclusione sociale dovrebbero essere considerate come un’importante causa di difficile funzionamento educativo e quindi di scarsa salute • Sulla base dell’I C F, (che definisce la salute non come assenza di malattia, ma “come il massimo grado di benessere raggiungibile da un individuo”, e la considera la risultante delle influenze reciproche di molteplici fattori, e che sostituisce il termine disabilità con attività e handicap con partecipazione), • Ianes(2005), analizzando le criticità delle definizioni proposte, sviluppa una definizione che si concentra su tre caratteristiche principali che devono essere presenti perché si possa parlare di Bisogni Educativi Speciali: sensibilità, reversibilità, minor impatto stigmatizzante.Lo svantaggio è situazionale, può scaturire dall’azione dell’individuo o di altri. E’ un svantaggio è situazionale, può scaturire dall’azione dell’individuo o di altri. E’ un vissuto che può presentarsi in certe occasioni e non in altre.

  19. Seguendo il ICF, quando ci apprestiamo a leggere i bisogni di un alunno, l’attenzione deve dirigersi al suo funzionamento, alla situazione finale. Questa categoria di alunni, che per semplificazione viene identificata con l’acronimo Bes, esprime gli stessi bisogni educativi che esprimono gli alunni in formazione in condizioni che ostacolano il loro apprendimento ed il loro sviluppo. Questa situazione negativa può essere a livello organico, biologico, familiare, sociale, ambientale, contestuale, o in combinazioni di queste. Definire, cercare o riconoscere i Bisogni Educativi Speciali, non significa creare alunni diversi per poi emarginarli o discriminarli in qualche modo. Significa rendersi conto delle varie difficoltà, grandi e piccole, per sapervi rispondere in modo adeguato. Gli alunni con BES necessitano di interventi tagliati su misura della loro situazione di difficoltà e dei fattori che la originano e/o la mantengono

  20. 1977 1992 2011 2010 2012 2013 La strada Italiana dei Bes La direttiva ministeriale, del 27 dicembre 2012, riprendendo le sollecitazioni provenienti dal nuovo modello bio-psico-sociale della disabilità, e della Pedagogia Speciale, individua e definisce meglio la situazione degli alunni portatori di BES : “gli alunni con disabilità si trovano inseriti all’interno di un contesto sempre più variegato, dove la discriminante tradizionale-alunni con disabilità/alunni senza disabilità-non rispecchia le nostre classi. Anzi, è opportuno assumere un approccio decisamente educativo, per il quale l’identificazione degli alunni con disabilità non avviene sulla base di un’eventuale certificazione, che certamente mantiene utilità per una serie di benefici e di garanzie, ma allo stesso tempo rischia di chiuderli in una cornice ristretta. A questo proposito è rilevante l’apporto) anche sul piano culturale, del modello diagnostico ICF (International Classification of Funtcioning) dell’OMS,…………………Il modello ICF consente di individuare i BES nell’alunno prescindendo da preclusive tipizzazioni……”

  21. La nuova normativa scioglie il legame tra certificazione ed intervento educativo, o meglio, tra burocrazia ed intervento educativo, affermando l’importanza della conoscenza psicologica e della competenza pedagogica nella relazione educativa e nella gestione della classe. • Aspetti importanti del paradigma di cambiamento (inclusivo): • la necessita di dare una risposta adeguata e personalizzata alle esigenze dell’alunno • non “circoscrivere” l’alunno con disagio/difficoltà/disturbo, in una cornice “ristretta” • Valorizzazione delle competenze dei Docenti

  22. Nasce una nuove macrocategoria : I BES o SEN • Svantaggio e deprivazione sociale” costituita da alunni che sono cresciuti in situazioni familiari/sociali povere, marginali, in contesti degradati. • Alunni con provenienza e bagaglio linguistico e culturale diverso. • Alunni che vivono in una famiglia difficile, multiproblematica, abusante, densa di conflitti e di dinamiche invischianti e produttrici di patologie; alcuni dei familiari possono avere patologie psichiatriche, condotte antisociali o criminali, e così via. • Alunni le cui famiglie possono, invece, essere centrifughe, senza regole chiare, disorganizzate, oppure rigide, oppressive, patologicamente protettive, altre ancora possono indurre valori e comportamenti divergenti rispetto all’istruzione e all’apprendimento.

  23. Alunni che portano in sé alcune difficoltà psicologiche che però non sono di gravità tale da giustificare pienamente una diagnosi di psicopatologia. • Alunni con comportamenti disfunzionali, ad esempio aggressivi o distruttivi, che non sopportano limiti, o che usano l’aggressione per prevaricare i più deboli. • Rappresentano una fotografia delle tipologie di alunni presenti nella scuola italiana che trova riscontro nella percezione dei docenti, ma non ancora nei dati statistici del MIUR, non sono ancora censiti. • Alunni con normali capacità di apprendimento, ostacolati negli apprendimenti da una scarsa dotazione di mezzi o da risposte psicologiche e/o comportamentali disfunzionali (ICF fattori contestuali/ambientali e/o personali).

  24. Un Po’ di Statistica nella scuola statale -A.S. 2010/2011 69,1%- disabilità intellettiva rappresenta la tipologia di disabilità più diffusa. 1,8%- disabilità visiva; 3,1% -disabilità uditiva; 4,5%- disabilità motoria. 21,4% -altre disabilità (problemi psichiatrici precoci, sindrome di iperattività, disturbi specifici di apprendimento in cormobilitàcon altri disturbi. -A.S. 2013/2014 Alunni previsti sui banchi delle scuole statali sono 7.878.661, per un totale di 366.838 classi. Il 65,7% degli alunni ed il 67,2% delle classi sono concentrati nella scuola primaria e secondaria di II grado. Gli alunni con disabilità sono pari a 207. 244 (dati provvisori) Fonte: MIUR - D.G. per gli Studi, la Statistica e i Sistemi Informativi - Servizio Statistico -A.S.2010/2011 prima rilevazione alunni con DSA, di poco successiva all’entrata in vigore della Legge 170/2010, 64.000 alunni certificati. -A.S. 2011/12 certificazioni pari al 37%oltre 90.000 alunni e studenti certificati.

  25. Bisogni Educativi Speciali e Scuola La terminologia, “Bisogni Educativi Speciali(BES), è entrata diffusamente in uso in Italia dopo l’emanazione della Direttiva Ministeriale del 27/12/12 e della relativa Circolare applicativa del 6/03/13. D.M. “Strumenti di intervento per alunni con Bisogni Educativi Speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica”. L’ acronimo BES indica/ riunisce una vasta area di alunni per i quali va applicato il principio della personalizzazione dell’insegnamento, sancito dalla Legge 53/2003. Racchiude tutte le possibili difficoltà educative-apprenditive deglialunni, sia le situazioni considerate tradizionalmente come disabilità mentale, fisica, sensoriale, quelle legate a deficit in specifici apprendimenti, sia quelle situazioni di problematicità psicologica, comportamentale, relazionale, apprenditiva, di contesto socio-culturale, che richiedono un’attenzione pedagogica speciale. Gli alunni con Bisogni Educativi Speciali sono coloro che vivono una qualche situazione di difficoltà (certificata o no) che richiede interventi individualizzati.

  26. BES non è: • Concetto clinico (riferibile ad un contesto di malattia) • Medico • Categoria a se stante in alcun sistema di classificazione delle patologie, tipo ICD 10 o DSM V. . • BES è: • Una macrocategoria. • Individua quali siano le situazioni che hanno diritto a forme di individualizzazione e personalizzazione nella scuola. • Passo in avanti verso politiche scolastiche più eque ed inclusive.

  27. Alunni con Bisogni Educativi Speciali diagnosi psicologica e/o medica ( DSM-IV 1996 e ICD-10 1992) • Hanno una precisa diagnosi medica che individua la patologia di cui soffre l’alunno e spesso ne individua l’origine organica. La struttura corporea e alcune funzioni corporee sono compromesse, in modo transitorio o irreversibile. • Ritardo mentale- lieve, grave ,gravissimo • Disturbi generalizzati dello sviluppo • Disturbo autistico • Disturbi dell’apprendimento (Disturbi di sviluppo della lettura, calcolo , scrittura, espressione scritta) • Disturbi del linguaggio (dell’articolazione della parola, del linguaggio espressivo, di sviluppo nella comprensione del linguaggio) • Disturbo di sviluppo della coordinazione (o disturbo evolutivo specifico della funzione motoria) • Disturbi del comportamento • Disturbi da deficit di attenzione con iperattività • Disturbi della condotta • Disturbo oppositivo-provocatorio • Patologie della motricità, sensoriali, neurologiche o riferibili ad altri disturbi organici

  28. Alunni con Bisogni Educativi Speciali SENZA diagnosi psicologica e/o medica (Direttiva Ministeriale 27/12/2013) • Alunni che non hanno, perché non possono averla, una diagnosi psicologica e/o medica. • Le loro difficoltà non corrispondono agli elenchi di segni/sintomi dei manuali diagnostici. • Ma (questi alunni ci sono), hanno difficoltà e creano difficoltà. Sono alunni con svantaggio socio-economico, linguistico, culturale • “svantaggio e deprivazione sociale” • (alunni cresciuti in situazioni familiari/sociali povere, marginali, in contesti degradati) • provenienza e bagaglio linguistico e culturale diverso: • (alunni migranti, figli di migranti, profughi, rifugiati, figli di immigrati di recente stabilizzazione, e così via). • Famiglie difficili • Difficoltà psicologiche non diagnosticabili come patologie

  29. La Direttiva Ministeriale • Ministero dell'Istruzione ha pubblicato in gennaio 2013 la Direttiva del 27/12/2012 relativa ai Bisogni educativi Speciali (BES). • E’ un documento di notevole importanza perché accoglie degli orientamenti da tempo presenti nei paesi dell'Unione Europea e che completano il quadro italiano dell'inclusione scolastica. • Infatti il nostro sistema è stato il primo in Europa ad introdurre l'inclusione scolastica generalizzata degli alunni con disabilità e ha di recente riordinato i principi della stessa con : • le linee guida emanate il 04/08/2009. • La L. n° 170/10 • linee guida dell'12/07/2011(relative alla legge 170/2010)

  30. La Direttiva Ministeriale • Sostiene che: • Il bisogno educativo speciale non è diverso da uno normale, ma è divenuto tale quando la situazione di funzionamento bio-psico-sociale problematica della persona ha reso per lei difficile trovare una risposta adeguata ai suoi bisogni. • Indica le seguentiAzioni: • Il Consiglio di classe/il Team – anche in assenza di certificazione medica – dovrà: • valutare, collaborando, pedagogicamente e didatticamente il funzionamento • problematico dell’alunno. • Individuare delle forme di personalizzazione e/o individualizzazioni idonee al raggiungimento delle competenze in uscita previste. • La presa in carico degli alunni è frutto dell’attenzione congiunta scuola-famiglia.

  31. La singola Scuola: • Attiva la costituzione del Gruppo di lavoro per l’Inclusione (GLI). • Pubblicizza nel POF. • Elabora il Piano Annuale per ll’Inclusivita’(PAI) • Livello territoriale • Riorganizzazione dei Centri Territoriali di Supporto(CTS) • Istituzione dei Centri Territoriali per l’Inclusione(CTI) • Impegno a: • Predisporre piani per la formazione iniziale ed in servizio dei Docenti. • Emanare, a conclusione della sperimentazione che ha coinvolto 96 scuole in tutta Italia, le linee guida dell’ICF a scuola.

  32. LINEE DI TENDENZA • (livello internazionale) • Costante evoluzione a livello di principi nel senso del: • Valore della normalità • Superamento dello specialismo segregante • Superamento dell’egemonia del modello medico-riabilitativo • Superamento della categorizzazione delle disabilità in un modello antropologico bio-psico-sociale • Maggiore attenzione ecologico-sistemica ai vari contesti di vita (famiglia, comunità) • Con forte dibattito politico interno (USA) e prassi e sistemi locali notevolmente differenziate (Europa)

  33. In Italia • I sostenitori del modello sociale della disabilità e molti studiosi dell’area dei DisabilityStudies non amano il concetto di speciale né in riferimento ai bisogni né agli interventi educativi/didattici. • Per quanto riguarda il filone italiano che si differenzia dagli altri, più giovane e con una storia diversa, l’attenzione è sull’utilizzo delle risorse, prevalentemente utilizzate per adattare gli alunni e gli studenti con disabilità alla scuola. • Carlo Scataglini, professore dell'università dell'Aquila ed insegnante di sostegno, ha lanciato una petizione per bloccare gli effetti della riforma. • Altri esperti come Salvatore Nocera, vice presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap( FISH), e Dario Ianes, professore e fondatore del centro studi Erickson, sono invece fiduciosi sulla qualità e la forza inclusiva della direttiva.

  34. Ho imparato che non esiste un caso di successo didattico, ma un progetto di vita, che forse non è sempre bene fare bilanci, positivi o negativi che siano, “ma punti della situazione”, e che il mio ruolo di operatore non è quello di stare al traguardo, ma di incitare lungo il percorso”.

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