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La vita nelle strade di Pompei

La vita nelle strade di Pompei. Lezione VII. Un’intensa vita di strada. Gli abitanti delle città dell’area vesuviana passavano buona parte della loro vita, all’aperto, per strada. Un carattere di lunga durata nell’area mediterranea, che trova ragione nella mitezza del clima.

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La vita nelle strade di Pompei

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Presentation Transcript


  1. La vita nelle strade di Pompei Lezione VII

  2. Un’intensa vita di strada • Gli abitanti delle città dell’area vesuviana passavano buona parte della loro vita, all’aperto, per strada. • Un carattere di lunga durata nell’area mediterranea, che trova ragione nella mitezza del clima. • Da considerare anche che gli esponenti delle classi inferiori abitavano in angusti tuguri, nei quali in pratica si limitavano a dormire: le altre attività erano condotte all’aria aperta. 2

  3. Alcuni elementi di straordinaria modernità degli impianti stradali • Un ordinato reticolo di strade ben lastricate. • Alti marciapiedi riservati ai pedoni. • Attraversamenti pedonali in trafficate strade, in cui i carri hanno lasciato profondi solchi nel terreno. • Aree pedonali. • Strade a senso unico. • Elementi di “arredo urbano”. 3

  4. Strade e vicoli • Le grandi strade, con larghezza maggiore di 3 m., che consentivano il passaggio di due carri affiancati, erano relativamente poco numerose. • Molti piccoli vicoli, alcuni dei quali non lastricati e non accessibili ad alcun tipo di veicolo. • Quest’ultimo doveva essere l’aspetto di quasi tutte le strade della Pompei più antica. • Alcuni vicoli vennero di fatto “privatizzati” dagli abitanti della case che vi si affacciavano, bloccandone l’accesso esterno con muretti (così nel vicolo tra gli isolati I. 6 e I. 7). 4

  5. La rete stradale urbana di Pompei 5

  6. La grande viabilità di Pompei • Via Marina (da Porta Marina al Foro). • Via dell’Abbondanza (dal Foro a Porta Sarno). • Via di Nocera (da Via dell’Abbondanza a Porta Nocera). • Via di Nola (dai quartieri centrali a Porta Nola). • Via del Vesuvio - Via di Stabia (da Porta Vesuvio a Porta Stabia). • Via di Mercurio, con la prosecuzione di: • Via del Foro (dai quartieri settentrionali al Foro). 6

  7. La grande viabilità a Pompei 7

  8. Via dell’Abbondanza 8

  9. Variopinta folla di Via dell’Abbondanza 9

  10. Via di Nocera Da notare la non eccessiva larghezza, trattandosi di una delle strade principali di Pompei. Da notare anche gli alti marciapiedi. 10

  11. Via del Vesuvio 11

  12. Via di Stabia (con l’attraversamento pedonale all’incrocio di via della Fortuna) 12

  13. L’ampia Via di Mercurio e i suoi alti marciapiedi 13

  14. Vicolo del Citarista 14

  15. La chiusura del vicolo di Paquius Proculus, tra gli isolati I.6 e I.7 15

  16. Strade a specializzazione commerciale • Alcune strade sembrano specializzarsi in attività di ristorazione, con taverne e locande. • Via Consolare dopo Porta Ercolano. • Via del Vesuvio dopo Porta Vesuvio. • Via di Stabia dopo Porta Stabia. • Queste attività di ristorazione sembrano concentrarsi nei punti d’accesso da Nord e da Sud alla città, mirando evidentemente ai clienti che arrivavano in città stanchi per il viaggio. • Minore il numero delle taverne nell’area del Foro e nel primo tratto di via dell’Abbondanza. • Possibile che le autorità cercassero di limitare il numero di questi esercizi commerciali nelle aree in cui si svolgevano le attività pubbliche. 16

  17. Un bar di Via Consolare, a poca distanza da Porta Ercolano 17

  18. Una zonizzazione limitata • Nonostante le osservazioni della diapositiva precedente, e nonostante i tentativi di individuare quartieri dell’intrattenimento, “a luci rosse” o residenziali, la caratterizzazione dei quartieri a Pompei era minore che nelle città di oggi. • Case eleganti potevano trovarsi a fianco di taverne o laboratori artigianali. • Sulla facciata stessa di case lussuose, come quella del Fauno, potevano trovarsi botteghe, gestite probabilmente da dipendenti del padrone di casa. 18

  19. L’ingresso della Casa del Fauno, fiancheggiato da tabernae

  20. Aree pedonali • Grandi pilastri in pietra, fontane e gradini posti sulla carreggiata potevano limitare la circolazione dei veicoli in alcune zone. • Così, almeno nell’ultima fase di vita di Pompei, l’area del foro doveva essere stata pedonalizzata. • In uno dei punti di accesso ancora visibili i resti di un cancello, forse destinato a regolamentare l’entrata dei votanti quando nel foro si svolgevano le elezioni. • Anche il primo tratto di via dell’Abbondanza, fino all’incrocio con via di Stabia, era pedonale. • Questa caratteristica, insieme alla quasi assenza di taverne, permette di ipotizzare che questo tratto di strada fosse usato per le processioni. 20

  21. Un’area pedonale di Pompei • Tre pietre infisse verticalmente e un alto gradino delimitavano una delle aree pedonali di Pompei. 21

  22. Strade a senso unico • La maggior parte delle strade di Pompei non era abbastanza larga da consentire un agevole passaggio di carri nelle due direzioni. • I conducenti potevano avvertire del loro arrivo con campanelli. • I finimenti del carro trovato nella casa del Menandro presentano infatti diversi campanelli. • In alternativa si poteva mandare avanti un ragazzino per tenere sgombra la strada. • Ma la circolazione era facilitata anche da un sistema di sensi unici. 22

  23. Strade a senso unico • Il sistema è stato ricostruito, almeno parzialmente, attraverso un attento studio dei solchi lasciati sul selciato e dei segni degli urti lasciati sulle pietre di passaggio. • Prove piuttosto convincenti per il quartiere nord-occidentale, tra Porta Ercolano e il foro. • In quest’area sembra che le ampie vie Consolare e delle Terme fossero a doppio senso, i più stretti vicoli a senso unico. • Alcuni elementi discordanti riguardano la circolazione in vicolo di Mercurio. • Questo lascia pensare, piuttosto che ad un cambio del senso unico, che non sempre questi sensi unici fossero rispettati scrupolosamente (in una città che non conosceva vigili urbani) e che il sistema consigliasse, piuttosto che obbligare. 23

  24. Il sistema dei sensi unici nel quartiere nord-occidentale di Pompei 24

  25. L’arredo urbano: i marciapiedi di Pompei • Spesso colpiscono i visitatori per la loro notevole altezza, a differenza di quanto si può vedere a Ercolano. • Una delle ragioni era data dal fatto che le sedi stradali erano spesso molto sporche. • Ciò era causato dalla deplorevole abitudine romana di gettare ogni tipo di immondizia per strada. • La pratica è documentata a Roma da una celebre Satira di Giovenale, ma doveva essere comune anche nelle città dell’area vesuviana. 25

  26. Marciapiedi di Pompei presso l’insula IX.7 26

  27. Marciapiedi di Pompei presso l’insula IX.7: dettaglio 27

  28. Respice nunc alia ac diversa pericula noctis: / quod spatium tectis sublimibus unde cere-brum / testa ferit, quo-tiens rimosa et curta fenestris / vasa cadant, quanto percussum pon-dere signent / et laedant silicem. C’erano anche vari altri pericoli da considerare: i comignoli delle case sono assai in alto e la caduta di una tegola potrebbe spaccarti la testa. Bada a quei vasi pieni di crepe e fessure che gettano giù dalle finestre, il modo i cui cadono, il loro peso, i danni che producono sul marciapiede. Giovenale, Satire, 3, 268-277: rischi di una passeggiata notturna per Roma 28

  29. possis ignavus haberi et subiti casus inprovidus, ad cenam si / intestatus eas: adeo tot fata, quot illa / nocte patent vigiles te praetereunte fene-strae. / ergo optes vo-tumque feras miserabile tecum, / ut sint conten-tae patulas defundere pelves. Un incosciente sei, uno che non considera l’imprevedi-bilità degli eventi, se vai fuori a cena senza aver fatto testamento: in ogni finestra aperta, dove di notte si spiano i tuoi passi, sta in agguato la morte. Augurati, dunque, e in te coltiva la flebile speranza che le donne si accontentino di rovesciarti addosso il contenuto dei catini. Giovenale, Satire: rischi di una passeggiata notturna per Roma 29

  30. Il problema dello smaltimento dei rifiuti • Un tema non ancora studiato analiticamente per Pompei, ma che certamente doveva essere piuttosto grave: • Mancanza di un regolare servizio di nettezza urbana. • La spazzatura prodotta dalle case e dagli esercizi commerciali (anche se in misura minore rispetto ad oggi) finiva in buona parte sulle strade. • Il gran numero di cavalli e asini che circolava per la città. • La mancanza di servizi igienici nelle case più modeste. 30

  31. Meglio camminare sul marciapiede … • Le sedi stradali di Pompei dovevano spesso assomigliare a qualcosa tra la fogna a cielo aperto e la discarica. • I marciapiedi dovevano essere tenuti un poco più in ordine, grazie agli sforzi dei proprietari delle case che vi si affacciavano. • Qualche appello alla civiltà dei passanti, come in CIL IV, 6641: Cacator sig (!) valeas, / ut tu hoc locum trasea (!) (“Cagatore, che tu possa star bene, purché te ne vada avanti da questo luogo”). • In questa curiosa iscrizione dipinta, mal interpretata nella traduzione italiana della Beard, da notare sig per sic e trasea per transeas. 31

  32. CIL IV, 6641 32

  33. Strade come torrenti • Una seconda motivazione, che giustifica meglio l’altezza dei marciapiedi pompeiani, è data dal fatto che la città era costruita su un pendio. • 35 metri di dislivello tra Porta Stabia, posta nella parte bassa, e porta Vesuvio, nella parte alta della città. • Durante gli acquazzoni le strade di Pompei si trasformavano in torrenti, gli alti marciapiedi permettevano di non bagnarsi sino alle caviglie. • Al contempo contribuivano a pulire ogni tanto le strade dalla sporcizia che si accumulava. 33

  34. Gli attraversamenti pedonali • Anche i grandi blocchi di pietra che si trovano sulla sede stradale avevano lo scopo di mettere i passanti al riparo dalla sporcizia e dall’acqua. • Sorgevano spesso ai crocicchi delle strade, nei punti di più frequente attraversamento. • Talvolta se ne trovano anche davanti alle case più lussuose, per la comodità dei loro abitanti. 34

  35. Un bell’esempio di attraversamento pedonale a Pompei 35

  36. I misteriosi fori lungo i marciapiedi • Centinaia di piccoli buchi praticati sui marciapiedi costituiscono un problema interpretativo. • Fori per il fissaggio di tendoni grazie ai quale ombreggiare la strada d’estate? • O piuttosto funzionali a legare i numerosi animali da trasporto in sosta? 36

  37. Tettoie e panchine • Il sole battente doveva comunque essere un problema: davanti ad alcune case, fra le più lussuose, tettoie davano ombra all’ingresso, ma anche ai passanti. • Al di sotto di queste tettoie potevano trovarsi delle panchine. • Erano riservate ai soli visitatori che erano in attesa di entrare nella casa o potevano dare qualche minuto di riposo anche ai passanti? 37

  38. Un esempio di panchina pompeiana 38

  39. Rampe d’accesso e “passi carrai” • Alcuni proprietari trasformarono i marciapiedi antistanti le loro case in rampe d’accesso, per facilitare l’ingresso dei carri. • Così in una taverna presso Porta Ercolano, i cui clienti potevano parcheggiare i loro veicoli in una corte interna. • I proprietari della Casa dei Vettii posero dei pilastrini nel vicolo che costeggiava l’abitazione. • Lo scopo, più che quello di impedire la sosta, era probabilmente quello di evitare danni alla casa da parte di conducenti maldestri. 39

  40. Vicolo dei Vettii 40

  41. I marciapiedi come spazio semiprivato • Un uso disinvolto da parte dei privati dei marciapiedi: l’ingresso della proprietà di Giulia Felice presentava tre gradini costruiti direttamente sul marciapiedi e sulla sede stradale. • L’uso di materiali diversi per i marciapiedi antistanti le diverse abitazioni. • Elementi che lasciano ipotizzare che i marciapiedi fossero pagati e mantenuti dai frontisti, anche se la comunità doveva fissarne gli standard di altezza e larghezza. 41

  42. L’ingresso della proprietà di Giulia Felice 42

  43. L’ingresso della proprietà di Giulia Felice 43

  44. Altri elementi dell’arredo urbano • Frequente il simbolo del fallo, su targhe di terracotta appese ai muri ma anche inciso nel lastricato, con valore apotropaico. • Le attività artigianali e commerciali potevano esporre insegne col proprio nome, con la raffigurazione delle loro divinità patrone o di scene dell’arte che vi veniva praticata. • Così per esempio sulla porta dell’officina coactiliaria di Verecundus, sulla quale appariva la figura di Venere su carro trainato da elefanti e, sotto, scene di mestiere. 44

  45. Un simbolo di prosperità • Targa in terracotta con fallo e iscrizione Hic habitat felicitas. • L’epigrafe conferma il valore di buon augurio del simbolo. 45

  46. Un fallo inciso sul lastricato 46

  47. La decorazione esterna dell’officina di Verecundus 47

  48. La decorazione esterna dell’officina di Verecundus: Venere 48

  49. Scene di vita di strada negli affreschi dei praedia di Giulia Felice • Una grande proprietà, comprendente almeno due caseggiati, nel quartiere dell’Anfiteatro. • Numerosi ambienti, con diverse destinatazioni: uno stabilimento termale, appartamenti in affitto, botteghe e taverne, un frutteto e una casa privata. • Nell’atrio della casa un fregio ad affresco che riproduce scene di vita nel foro di Pompei. • Gli affreschi oggi sono fortemente sbiaditi, ma le riproduzioni fatte al momento della scoperta possono aiutarci. • Non una “fotografia”, ma un’interpretazione del pittore, che ha voluto raffigurare episodi diversi, che non dovevano svolgersi necessariamente in contemporanea. 49

  50. Una scena di mercato: ferramenta e calzature • A sinistra un venditore di ferramenta: • ha sistemato su un banchetto martelli, tenaglie e altri strumenti; ai suoi piedi vasi di metallo (in vendita?). • Si avvicinano due clienti, un ragazzo e un adulto, con un paniere; ma il commerciante sembra essersi addormentato e deve essere ridestato da un personaggio alle sue spalle. • A destra un calzolaio: • Mostra le sue scarpe a quattro donne e un bambino, seduti su panche. • Alle sue spalle fluttuano in modo piuttosto innaturale altre paia di scarpe. • Da notare anche, all’estrema destra, davanti al colonnato chiuso da un cancello, due monumenti onorari. 50

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