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Contatto tra culture e schismogenesi

Contatto tra culture e schismogenesi. Lectio 2. Tre possibili esiti del contatto tra culture.

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Contatto tra culture e schismogenesi

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Presentation Transcript


  1. Contatto tra culture e schismogenesi Lectio 2

  2. Tre possibili esiti del contatto tra culture • Bateson individua tre esiti possibili del contatto tra differenti culture (come egli stesso specifica, si può estendere questo concetto a qualsiasi contatto tra gruppi di individui, persino alla relazione educativa): • Fusione completa • Eliminazione di uno o entrambi i gruppi • Coesistenza in equilibrio dinamico • Fin da queste riflessioni preliminari è possibile comprendere un aspetto centrale del pensiero di Bateson, ossia la consapevolezza che le classificazioni e le categorie non sono oggetti reali, ma rappresentazioni d’oggetto.

  3. Una prima ricaduta sul pensiero clinico di matrice costruzionista • Appare chiaro il riferimento al rischio di una “saturazione” e “reificazione” dei propri paradigmi concettuali, un dogmatismo teorico pericoloso in tutte le forme di indagine scientifica. A maggior ragione nel campo della psicologia e massimamente nella psicologia clinica. • Anche l’equipe di Mara Selvini, facendo in parte propria questa lezione, mette in guardia il clinico dalla “schiavitù del condizionamento linguistico”. • In sostanza, occorre ricordare che la rimozione, il doppio legame, le polarità semantiche non sono fenomeni esistenti in natura, ma un modo di concettualizzare che può essere utile come strumento di lavoro, non come dogma di fede.

  4. Cinque aspetti per la comprensione dei gruppi omogenei • Bateson individua cinque aspetti coesistenti utili per la comprensione e descrizione dei gruppi omogenei: • Unità strutturale • Unità affettiva • Unità economica • Unità spazio/tempo • Unità sociologica

  5. L’aspetto strutturale • “la logica inerente a una cultura differisce profondamente da quella di altre culture”. Bateson sostiene che la comprensione di una banale sequenza interattiva (un tizio che offre da bere a un altro tizio) non può prescindere dalle norme che regolano i comportamenti ammissibili e inammissibili di una data cultura.

  6. Una ricaduta sulla clinica • È possibile vedere in questa riflessione il principio che ispirerà, tra gli altri, il lavoro di Cronen, Johnson e Lannaman che porranno i modelli culturali in cima alla piramide dei circuiti riflessivi, riconoscendo l’importanza delle regole sociali nella costruzione delle meta-regole individuali

  7. L’aspetto affettivo • “Quando studiamo la cultura da questo punto di vista c’interessa mostrare in tutti i particolari del comportamento la base emotiva”. • In questo passo Bateson sottolinea l’esistenza di un substrato emotivo dei fenomeni comportamentali, aspetto che verrà fortemente scotomizzato nella riflessione del gruppo di Palo Alto

  8. Le polarità semantiche come recupero del substrato emotivo • Nella riflessione di Ugazio circa le polarità semantiche familiari osserviamo un riemergere di questo aspetto emotivo. • Ugazio sottolinea, infatti, come alla base di quelle proprietà conversazionali definite “polarità semantiche” occorre sempre rintracciare una polarità emotiva fondante (paura/coraggio; mortificazione/colpa; orgoglio/vergogna).

  9. L’aspetto economico • Il comportamento può essere descritto, da questo punto di vista, come “un meccanismo orientato alla produzione e distribuzione di oggetti materiali.

  10. I moti del cuore, i moti del portafogli • Nella non sottovalutazione degli aspetti economici riscontriamo un altro principio utile nella pratica e nell’osservazione clinica. • Come sostiene Mara Selvini, infatti, esiste una consonanza tra i moti del cuore e i movimenti del portafogli. • La distribuzione di un’eredità, la spartizione dei compiti in un’azienda familiare, l’intestazione di una casa sono tutti “dati” in grado di guidarci nell’analisi delle relazioni e delle narrative familiari.

  11. Unità cronologica e spaziale • Si tratta di un modo di vedere le interazioni tra individui e gruppi in base alle categorie di tempo e spazio.

  12. Unità sociologica • “Qui il comportamento del gruppo ci apparirà orientato verso l’integrazione e disintegrazione dell’unità superiore, il Gruppo nella sua totalità”. • In questo passo Bateson sottolinea come il comportamento individuale e inter-individuale può sempre essere messo in relazione con un più ampio funzionamento gruppale. • Bateson indica come unica strada per la comprensione ed efficace descrizione dei gruppi omogenei un’analisi che tenga presenti tutte e cinque queste dimensioni.

  13. Il significato clinico • La considerazione di Bateson sull’interrelazione tra fenomeni individuali e gruppali può essere considerata non del tutto lontana dal concetto di “significato pragmatico” sviluppato dal gruppo di Palo Alto e dalle scuole ad esso ispirate.

  14. L’eliminazione di uno o entrambi i gruppi • “dovremmo esaminare tutto il materiale in nostro possesso per determinare che tipo di effetto abbia questa attività ostile sulla cultura dei sopravvissuti”. • In questo passo Bateson mette in luce un aspetto circa la costruzione dell’identità dei singoli e dei gruppi, ossia la sua dimensione storica. Si tratta di un aspetto essenziale nella costruzione di una teoria contestuale della mente, ma che è stata invece successivamente tralasciata dai suoi continuatori.

  15. Permanenza in equilibrio dinamico • “i fattori operanti nello stato di equilibrio dinamico sono verosimilmente identici o analoghi a quelli che, in disequilibrio, operano durante i mutamenti culturali”. • In questo passo si sottolinea una continuità tra stato di equilibrio e di disequilibrio. • Ciò significa che un momento di “crisi evolutiva” (l’equivalente “micro” dei mutamenti culturali) non è un evento sganciato e avulso dal continuum esistenziale dei gruppi e degli individui.

  16. Differenziazione simmetrica • Si intende per differenziazione simmetrica un’interazione cumulativa caratterizzata dalla presenza, nei due gruppi, delle medesime aspirazioni e strutture di comportamento, ma con differente orientamento. • In pratica, si tratta di quelle situazioni in cui al comportamento A l’interlocutore risponde con un analogo comportamento A • Questa tipologia di interazione può condurre ad una schismogenesi lungo le stesse linee di condotta • Tale schismogenesi, qualora non intervengano procedure di tipo correttivo, conduce ad una massimizzazione e dilatazione di alcuni comportamenti.

  17. Differenziazione complementare • Si tratta di quei casi in cui l’aspirazione e il comportamento dei due gruppi sono radicalmente diversi. • Quindi ad un comportamento di tipo A l’interlocutore risponde con la messa in atto di un comportamento di tipo B. • Anche in questo caso può prodursi una interazione di tipo schismogenetico che, se non corretta, può portare ad una “distorsione unilaterale” della personalità dei membri dei due gruppi.

  18. Interazione reciproca • Si tratta di casi in cui i gruppi adottano le medesime strutture di comportamento, ma in modo asimmetrico. • Quando un gruppo mette in atto il comportamento A, l’altro risponde con B. a sua volta, quest’ultimo può altrove attuare il comportamento A e ricevere una risposta di tipo B. • La configurazione reciproca produce quindi al suo interno i propri meccanismi correttivi e di autoregolazione, e non dà origine quindi a processi schismogenetici.

  19. Una sottolineatura • L’analisi che Bateson fa delle interazioni simmetriche e complementari mette in luce il legame con l’idea di soggetto contestuale: si fa infatti aperto cenno alle ricadute che le interazioni di un tipo o di un altro hanno sull’identità e personalità di gruppi e individui. • Tali interazioni non sono quindi considerate un succedersi di eventi “qui ed ora”, ma un accadere storico. • Tale aspetto risulterà invece assente nella successiva formulazione ad opera del gruppo di Palo Alto.

  20. Naven: la schismogenesi e i processi correttivi • La formulazione dell’interazione tra gruppi in termini di interazione simmetrica e complementare è strettamente legata all’esperienza di Bateson con la popolazione Iatmul. • In questa popolazione si evidenziava una forte presenza di processi simmetrici tra i maschi (vanteria e aggressività versus vanteria e aggressività). • Contemporaneamente, si osservava una schismognesi complementare tra maschi e femmine (che alla vanteria dei maschi opponevano l’adulazione). • In tale contesto emerge la proprietà correttiva del “rituale”: durante la cerimonia di Naven, infatti, le femmine impersonavano i maschi, mettendone in scena in modo caricaturale i comportamenti. • Tale rituale abbassava il livello della schismogenesi inter-gruppo, riportandola ad un livello accettabile. • Sul piano clinico possiamo osservare come alcuni comportamenti familiari che costellano il sintomo individuale hanno funzione analoga.

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