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17.00. Santa Caterina da Siena. A misser Lorenzo del Pino . da Bologna, dottore in decretali. Lettera 193. Con desiderio di vedervi amatore e seguitatore della verità, e spregiatore della bugia. Al nome . d i Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

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Presentation Transcript


  1. 17.00

  2. Santa Caterina da Siena

  3. A misser Lorenzo del Pino da Bologna, dottore in decretali Lettera 193

  4. Con desiderio di vedervi amatore e seguitatore della verità, e spregiatore della bugia

  5. Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce

  6. Carissimo fratello e figliuolo in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi amatore e seguitatore della verità, e spregiatore della bugia.

  7. Ma questa verità non si può avere né amare s'ella non si conosce. Chi è Verità? Dio è somma ed eterna Verità. In chi la conosceremo? In Cristo dolce Gesù; perché col sangue suo ci manifesta la verità del Padre eterno. La verità sua è questa, verso di noi: che egli ci creò all’immagine e similitudine sua per darci vita eterna, e partecipassimo e godessimo del bene suo.

  8. Ma per la colpa dell'uomo questa verità non s'adempiva in lui; e però Dio ci donò il Verbo del suo Figliuolo; e gli impose questa obbedienza, che dovesse restituire l'uomo a Grazia con molto sostenere, purgando la colpa dell'uomo sopra di sé, e nel sangue suo manifestasse la sua verità. Onde per l'amore ineffabile che l'uomo trova mostrarsi a sé da Dio, con questo mezzo del sangue di Cristo conosce, che non cerca né vuole altro che la nostra santificazione.

  9. E per questo fine fummo creati: e ciò che Dio dà e permette a noi in questa vita, dà, perché siamo santificati in lui. Questa verità, chi la conosce, non se ne scorda, ma sempre la segue e ama, tenendo per le vestigia di Cristo crocifisso.

  10. E siccome questo dolce e amoroso Verbo, a nostro esempio, e dottrina, spregiò il mondo e tutte le delizie, e volle sostenere fame e sete, obbrobri e rimproveri fino all'obbrobriosa morte della Croce, per onore del Padre e salute nostra; così queste vie e vestigie segue colui ch'è amatore della verità, la quale conobbe col lume della santissima fede.

  11. Perché senza questo lume non si potrebbe conoscere; ma, avendolo, la conosce; e conoscendola, l'ama, e diventa amatore di ciò che Dio ama, e odia ciò che Dio odia. Questa differenza è tra colui che ama la verità, e colui che l'odia. Colui che odia la verità, è quello che giace nella tenebra del peccato mortale.

  12. Questo odia quello che Dio ama, e ama quello che Dio odia. Dio odia il peccato e il disordinato diletto e piacere del mondo; e egli l'ama, nutrendosi nella miseria del mondo; e in ogni stato si corrompe. Onde, s'egli ha ufficio per il quale egli abbia a ministrare alcuna cosa al prossimo suo, egli non lo serve se non in quanto se ne vede trarre utilità, e più no: ed è fatto amatore di sé medesimo.

  13. Cristo benedetto diede la vita per noi, ed egli non vuole dare una parola in servizio del prossimo che non si veda pagato e sovrappagato. E se egli è poverello che non possa pagare, egli lo fa stentare prima che gli dica la verità; e spesse volte non gliela dice; ma si fa beffe di lui; e dove egli deve esser pietoso e padre dei poveri, ed egli è fatto crudele all'anima sua, perché offende i poverelli.

  14. Ma il misero uomo non vede che il sommo Giudice non gli renderà altro che quello che riceve da lui; perché giustamente ogni peccato è punito, e ogni bene è remunerato. Cristo abbracciò la povertà volontaria, e fu amatore della continenza; e il misero uomo il quale è fatto seguitatore e amatore della bugia, fa tutto il contrario; però che non tanto che egli stia contento a quello ch'egli ha, o ch'egli rifiuti per amore della virtù; ma egli invola l'altrui.

  15. E non che egli stia contento allo stato del matrimonio nel quale, se l'osserva come diede, può stare con buona coscienza; ma egli come disordinato e animale bruto si involle in ogni miseria, e come il porco s'involle nel loto, così fa egli nel loto dell'immundizia.

  16. Ma noi potremmo dire: «Che farò io, che ho le ricchezze e sono nello stato del matrimonio, se queste cose sono dannazione dell'anima mia?». O carissimo fratello, in ogni stato che è l'uomo, può salvare l'anima sua e ricevere in sé la vita della Grazia; ma non mentre che egli sta in colpa di peccato mortale. Però che ogni stato è piacevole a Dio; e non è accettatore degli stati, ma del santo desiderio.

  17. Onde noi le possiamo tenere quando si tengono con ordinata volontà; perché ciò che Dio ha fatto, è buono e perfetto, eccetto il peccato, che non è fatto da lui, e però non è degno d'amore. Le ricchezze e lo stato del mondo, se l'uomo le vuol tenere, lo può; e non offende Dio né l'anima sua: ma se egli le lasciasse, sarebbe maggior perfezione, però che maggiore perfezione è a lasciare che a tenere.

  18. Ma s'egli non vuole lasciare attualmente, deve lasciare e rifiutare col santo desiderio, e non porre in loro il suo principale affetto, ma solo in Dio; e tenerle per uso ai suoi bisogni e della sua famiglia, e come cosa prestata, e non come cosa sua. Facendo così, non riceve pena mai d'alcuna cosa creata; perché la cosa che non si possiede per amore, non si perde mai con dolore.

  19. Onde vediamo che i servi del mondo, amatori della bugia, portano nella vita loro grandissime pene, e infine all'ultimo crociati tormenti. Chi n'è cagione? Il disordinato amore che ha a sé e alle cose create, amandole fuori di Dio. Perché la divina Bontà ha permesso che ogni disordinato affetto sia incomportabile a sé medesimo.

  20. Questo cotale sempre crede la bugia, perché in lui non è conoscimento di verità. E credesi di tenere il mondo e starsi in delizie, farsi Dio del corpo suo, e delle altre cose ch'egli ama disordinatamente, un Dio; e gli conviene lasciare. Onde noi vediamo, che o egli le lascia morendo, o Dio permette che elle ci siano levate dinanzi.

  21. E tutto dì lo vediamo: però che testé è l'uomo ricco, e testé povero; oggi è salito nello stato del mondo, e domani è disceso; ora sano, e ora infermo. E così ogni cosa è mutabile. E ci sono levate dinanzi quando ce le crediamo bene stringere; o noi siamo tolti a loro col mezzo della morte.

  22. Sicché vedete che ogni cosa passa. Onde, vedendo che elle passano, si debbono possedere con modo e lume di ragione, amandole con quel modo che si debbono amare. E così tenendole, non le terrà con lenimento di colpa, ma con grazia; e con larghezza di cuore, e non con avarizia: con pietà dei poveri, e non con crudeltà; con umiltà, e non con superbia; con gratitudine, e non con ingratitudine; e li riconoscerà dal suo Creatore, e non da sé.

  23. E con questo medesimo amore ordinato amerà i figliuoli, e gli amici e i parenti, e ogni altra creatura che ha in sé ragione. E terrà lo stato del matrimonio ordinato, ma ordinato sì come Sacramento; avrà in riverenza i dì che sono comandati dalla santa Chiesa. Sarà, e vivrà come uomo, e non come animale: e non essendo continente, sarà continente e ordinerà la volontà sua.

  24. Questi sarà un albero fruttifero, che produrrà i frutti delle virtù; e sarà odorifero, perché stando nella puzza, getterà odore; e il seme che uscirà di lui, sarà buono e virtuoso. Sicché vedete che in ogni stato potete avere Dio; perché lo stato non è quello che ce lo toglie, ma solo la mala volontà.

  25. La quale volontà essendo posta in amore della bugia, è disordinata; e con essa volontà corrompe ogni sua operazione. Ma s'egli ama la verità, segue le vestigia della verità; onde odia quello che odia la verità, e ama quello che ama la verità; e allora è buona e perfetta ogni sua operazione. In altro modo non gli sarebbe possibile di partecipare la vita della Grazia; né alcuna sua operazione farebbe frutto di vita.

  26. Onde, non conoscendo io altra via, dissi che desideravo di vedervi amatore e seguitatore della verità e spregiatore della bugia; cioè che odiate il dimonio padre delle bugie, e la propria sensualità, che segue cosiffatto padre; e amiate Cristo crocifisso, ch'è via, verità e vita. Perché, chi va per lui, giunge alla luce, e si veste del lucido vestimento della carità, dove sono fondate tutte le virtù.

  27. La quale carità ed amore ineffabile, quando è nell'anima, non si chiama contenta allo stato comune, ma desidera d'andare più innanzi. Onde dalla povertà mentale desidera d'andare all'attuale, e dalla mentale continenza vuole andare all'attuale, per osservare i comandamenti e consigli di Cristo; cominciandogli a venire a tedio il fracidume del mondo.

  28. E perché molto gli pare malagevole stare nel loto e non imbrattarsi; desidera con ansietato desiderio, e affocata carità di sciogliersi a un tratto dal mondo, in quanto gli fosse possibile. E non essendogli possibile di levarsi attualmente, si studia d'essere perfetto nello stato suo: almeno il desiderio non gli manca.

  29. Adunque, carissimo fratello, non dormiamo più, ma destiamoci dal sonno. Aprite l'occhio dell'intelletto col lume della fede a conoscere e amare e seguire questa verità la quale conoscerete nel sangue dell'umile e amoroso Verbo.

  30. E il sangue conoscerete nel conoscimento di voi, però che la faccia dell'anima si lava col sangue: e il sangue è nostro; e nessuno ce lo può togliere, se noi non vogliamo. Non siate, adunque, negligente; ma, come vasello, empitevi nel sangue di Cristo crocifisso. Altro non dico.

  31. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.

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