1 / 39

Giuditta Creazzo Coordinatrice scientifica Casa delle donne per non subire violenza

MUVI- Sviluppare strategie di intervento con uomini che usano violenza contro le donne nelle relazioni di intimit à ALCUNI RISULTATI DELLA RICERCA-AZIONE. Giuditta Creazzo Coordinatrice scientifica Casa delle donne per non subire violenza 31 Ottobre 2008 - Bologna.

kipp
Télécharger la présentation

Giuditta Creazzo Coordinatrice scientifica Casa delle donne per non subire violenza

An Image/Link below is provided (as is) to download presentation Download Policy: Content on the Website is provided to you AS IS for your information and personal use and may not be sold / licensed / shared on other websites without getting consent from its author. Content is provided to you AS IS for your information and personal use only. Download presentation by click this link. While downloading, if for some reason you are not able to download a presentation, the publisher may have deleted the file from their server. During download, if you can't get a presentation, the file might be deleted by the publisher.

E N D

Presentation Transcript


  1. MUVI- Sviluppare strategie di intervento con uomini che usano violenza contro le donne nelle relazioni di intimitàALCUNI RISULTATI DELLA RICERCA-AZIONE Giuditta Creazzo Coordinatrice scientifica Casa delle donne per non subire violenza 31 Ottobre 2008-Bologna

  2. Hanno lavorato alla realizzazione della ricerca azione - Giuditta Creazzo, responsabile e coordinatrice scientifica transnazionale - Letizia Bianchi, supervisora scientifica - Barbara Pinelli, ricercatrice: interviste in profondità - Silvia Lolli, Elsa Antonioni, Caterina Righi: assistenza ai focus - Orsola Mattioli, Aurora Coleman, Letizia Trussi, Francesca Brugnoli, Agnese Accorsi, Elena Tagliani e altre: sbobinatura interviste e focus Sviluppare strategie di intervento con uomini che usano violenza contro le donne nelle relazioni di intimità. Un nuovo progetto finanziato dalla Commissione Europea Giuditta Creazzo Ricercatrice Casa delle donne per non subire violenza Coordinatrice scientifica del progetto

  3. PREMESSA: METTERE AL CENTRO LA RETE PER RICONOSCERE E FERMARE GLI AGGRESSORI • Daphne Programme II 2004-2008 • Budget di 50 milioni di € • Prevenzione della violenza contro donne, giovani e bambini • Finanzia progetti diretti a intervenire in tutti i campi in cui la violenza si manifesta • Richiede e favorisce la costituzione di partnerships fra paesi diversi e all’interno dello stesso paese fra NGO e istituzioni. Soggetti istituzionali competentiServizi dedicati: Centri antiviolenzaSocietà civile organizzata attorno alla de/costruzione del genere: associazionismo maschile e femminile Volontariato cattolico

  4. PREMESSA: - Allargare il fuoco ai comportamenti violenti maschili contro le donne è importante per varie ragioniCONDIZIONI:- Quali sono le condizioni sociali, culturali, economiche e politiche per lavorare con gli uomini? - Esistono queste condizioni a Bologna? COSA FARE CON GLI UOMINI CHE USANO VIOLENZA: - Punto di partenze le esperienze straniere, ATV in particolare • La dimensione sociale e simbolico culturale del problema segnato dalla cancellazione e dal disvalore della/e differenza • Pratiche individuali e collettive per: • riconoscere valore di la differenza sessuale / le differenze • riconoscere autorevolezza alle singole donne in carne ed ossa

  5. Dal novembre del 2007 ad oggi abbiamo fatto a BOLOGNA: (1.) 40 INTERVISTE IN PROFONDITA’a testimoni privilegiati(2.) 6 FOCUS GROUPS DI DUE SESSIONI con operatrici e operatori che operano sul campo e a donne attive nei gruppi delle donne di Bologna • Daphne Programme II 2004-2008 • Budget di 50 milioni di € • Prevenzione della violenza contro donne, giovani e bambini • Finanzia progetti diretti a intervenire in tutti i campi in cui la violenza si manifesta • Richiede e favorisce la costituzione di partnerships fra paesi diversi e all’interno dello stesso paese fra NGO e istituzioni.

  6. (1.) SCELTA DEI TESTIMONI PRIVILEGIATICriteri: A.1.) Appartenenza ad organizzazioni professionali o ad altre organizzazioni che rivestono un ruolo importante rispetto all’intervento sulla violenza.A.2.) Appartenenza ad associazioni o enti che operano a livello politico culturale sul genere: gruppi organizzati di uomini e di donne.B.) Rivestire un ruolo autorevole in relazione al soggetto, in quanto responsabile, presidente ec… oppure avere conoscenze specifiche / sensibilità / interesse / impegno in relazione al tema. Comune di Bologna capofila Partners: Casa delle donne per non subire violenza di Bologna ATV - Alternative to violence di Oslo, la Norvegia Società ITD (Innovacion, Trasferencia y Desarrollo) di Barcellona Istituto di formazione DIMITRA Agenzia di Sviluppo del Comune di entrambi di Atene, AEDA quindi la Grecia.

  7. Quando ci si trova, è una situazione molto delicata. … cerchi protezione, pur essendo una vittima: tu mi fai male ma io vengo da te per farmi consolare. Sembra una cosa assurda, da malattia mentale, invece non è così. Almeno credo di no. È probabilmente quello sdoppiamento che si ha per un po’ di tempo, quando ancora lui ti sembrano due, uno che è quello che tu pensi che sia e uno che è quello che è realmente. Per questo non credevo a me stessa quando i primi tempi lui faceva delle cose che secondo me non avrebbe potuto fare nei miei confronti.

  8. Contestualizzare la violenza “Uomini che usano violenza contro le donne nelle relazioni di intimità” Innamoramento Amore Matrimonio Progetto di vita Figli/e

  9. (2.) FOCUS GROUPSCriteri di selezione: A.1.) Appartenenza ad organizzazioni professionali o altre organizzazioni che rivestono un ruolo importante rispetto all’intervento sulla violenza.A.2.) Appartenenza ad associazioni o enti che operano a livello politico culturale assumendo la differenza sessuale come centrale: gruppi organizzati di uomini e di donne.B.) Operatori e operatrici che lavorano sul territorio a diretto contatto con bisogni e persone (uomini, donne, bambini/e) Quello che vedevo era una persona diversa da quello che io avevo sposato. E quindi ricevevo violenze da quella parte di lui che era contro di me e andavo a cercare protezione da quella parte di lui che avevo sposato, verso cui mi sentivo ancora attratta. Non riuscivo a districarmi nella confusione che facevo fra repulsione e attrazione. E’ questa l’esperienza che rimane, più… più anche del male fisico. Ti lascia veramente sconvolta, come vedere una cosa che non ci si aspetterebbe mai, eppure capita e allora lì la prima reazione è dire che non ci credi. Non è facile da spiegare, però mi sono resa conto che mi è capitato proprio questo. Intervista, indagine 2000

  10. L’importanza delle risorse materiali e relazionali Casa Lavoro Solidarietà e sostengo da parte di amici e parenti Garanzia di sicurezza da violenze Su questo la responsabilità di una presa in carico sociale

  11. RICERCA REGIONALE COORDINAMENTO REGIONALE DELLECASE E CENTRI ANTIVIOLENZA REGIONE EMILIA ROMAGNA CASA DELLE DONNE PER NON SUBIRE VIOLENZA ANNO 2005 Raccolta dei dati di: Case e dei Centri antiviolenza Altri soggetti che accolgono e/o danno ospitalità a donne IPOTESI DI LAVORO: OBIETTIVI DI RICERCA (a) Fare il punto sul livello di visibilità/invisibilità dei comportamenti violenti maschili contro le donne nelle relazioni di intimità (b) Fare il punto sulle percezioni e sulle rappresentazioni della violenza maschile contro le donne nelle relazioni di intimità, sulle narrative causali (c) Verificare il livello di informazione presente sul problema e i bisogni di informazione/formazione

  12. (d) Esplorare il tema della responsabilità/ • responsabilizzazione degli uomini per le violenze che • commettono • Quali sono le risposte date a uomini e donne quando si giunge a conoscenza che c’è stata violenza nelle relazioni di intimità e quali sono le risposte appropriate • Che cosa si pensa dei programmi o Centri per uomini che usano violenza, presenti in altri paesi • Come ci si immagina che siano e/o dovrebbero essere questi Centri o programmi • Nel corso del 2005 sono state accolte e/o ospitate in totale • 1419 donne che hanno subito violenza • 1271 Centri antiviolenza della regione • Altri soggetti • di cui 531 straniere, pari la 37% • (di cui 464 accolte dai Centri antiviolenza e 67 dagli Altri soggetti) • 87 hanno chiesto aiuto perché costrette a prostituirsi.

  13. ALCUNI RISULTATI • La dimensione sociale e simbolico culturale del problema segnato dalla cancellazione e dal disvalore della/e differenza • Pratiche individuali e collettive per: • riconoscere valore di la differenza sessuale / le differenze • riconoscere autorevolezza alle singole donne in carne ed ossa

  14. 1.) PERCEZIONE DEL CONTATTO DIRETTO CON ESPERIENZE DI VIOLENZA DA PARTNER (EX) • Il problema emerge raramente nel Centro famiglie o nel Pronto intervento del Comune di Bologna, più spesso fra le assistenti sociali del territorio • Il problema emerge al Servizio sociale minori, come problema di minori che subiscono o assistono a violenza, più spesso dal padre, che spesso si scopre picchia anche la madre • Spesso la prima richiesta di aiuto al servizio è legata ad altri problemi : economici, di casa, di lavoro. Soltanto la possibilità di fare più colloqui e l’attenzione dell’operatrice o dell’operatore, la sua disponibilità a fare delle domande, permette che emerga la violenza. Le donne ospitate perché si sono trovate in una situazione di pericolo In totale 109 di cui 78 dai Centri antiviolenza 31 dagli Altri soggetti.

  15. Nei servizi sociali e psicologici le violenze nelle relazioni di intimità emergono raramente come problema in sé, piuttosto come problema di abuso su minori: gli uomini che usano violenza emergono in quanto padri Il contatto con gli uomini avviene raramente a partire dall’esplicitazione di una situazione di violenza. Le donne contattano il servizio e ne parlano o emerge tangenzialmente e quindi si sa, ma con gli uomini non viene affrontato, salvo in relazione ai figli/e minori: segnalazione del/al Tribunale, “grimaldello” per intervenire, diversamente non si sa cosa fare Partner / ex Partner Sono l’80% di tutti gli aggressori (gli ex partner da soli sono il 14%) Meno del 10% delle violenze si verificano qualche volta l’anno (6%) si risolvono in un episodio unico (8%). Le donne che hanno sporto denuncia/querela sono pari al 19%.

  16. Il problema emerge al Pronto Soccorso generale, anche se spesso le donne non ne parlano direttamente “La cosa più terribile è che la maggior parte delle persone che noi vediamo, delle donne che noi vediamo in reparto, ha la tendenza a nasconderla questa cosa. O hanno paura di dirlo… cadono nel pieno della notte arrivano con l’occhio pesto, arrivano perché hanno sbattuto contro la porta, che è abbastanza poco credibile” (infermiera Pronto Soccorso) • Il problema emerge spesso nel lavoro delle volanti quindi del pronto intervento e nei commissariati di polizia, dove ci sono gli uffici denunce (nella percezione di chi ci lavora è circa la metà dei casi quotidiani, nella percezione dei dirigenti è meno frequente) ed è nominato prevalentemente “lite familiare”. • La dimensione sociale e simbolico culturale del problema segnato dalla cancellazione e dal disvalore della/e differenza • Pratiche individuali e collettive per: • riconoscere valore di la differenza sessuale / le differenze • riconoscere autorevolezza alle singole donne in carne ed ossa

  17. 2.) PERCEZIONE DELLA DIFFUSIONE E RILEVANZA DEL PROBLEMA DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE NELLE RELAZIONI DI INTIMITA’ • Più diffuso di quanto non si immagini • Trasversale: a classe sociale, educazione, appartenenze etniche e culturali • Serio e grave, spesso nominata la violenza assistita, ritenuto un problema da segnalare al tribunale dei minori Gli episodi descritti e riportati di violenza riguardano prevalentemente donne e uomini extra comunitari. TUTTAVIA: la violenza non è considerata come un problema che esiste solo o prevalentemente nelle culture altre; l’appartenenza ad altre culture è considerata foriera di una condizione di subalternità per la donna, connessa alla violenza PERCHE’ OCCUPARSI DEGLI UOMINI 1.) I programmi e le iniziative di intervento diretti agli uomini autori di violenze veicolano un ribaltamento di prospettiva culturale e politica:dicono che il problema è maschile 2.) Fanno chiarezza rispetto a quale sia il soggetto a cui compete la responsabilità dei comportamenti violenti e del loro cambiamento 3.) Si pongono in un’ottica di prevenzione e quindi di riduzione progressiva del fenomeno, fino alla sua dell’eliminazione 4.) Molte donne che subiscono violenza dal partner non vogliono porre fine alla relazione, vogliono che egli cessi di usare violenza

  18. 2.) PERCEZIONE DELLA DIFFUSIONE E RILEVANZA DEL PROBLEMA • DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE NELLE RELAZIONI DI • INTIMITA’ • Che cosa si intende con “violenza contro le donne” • Percezione che nell’immaginario sociale si intenda generalmente la violenza sessuale, considerata una visione limitata. Spesso si fa riferimento alle violenze di carattere psicologico, oltre che fisico e sessuale, per sottolineare la presenza di forme sottili e gravi di prevaricazione. MA: • Soprattutto dagli uomini nei focus, a livello discorsivo il genere - l’essere uomo e donna- non viene considerato significativo in relazione all’esercizio delle violenze: nelle società occidentali “siamo in parità”. • Svuotamento di significato della categoria di “violenza di genere” “maschilismo”, pure utilizzati, quando si parla di violenze nella coppia PERCHE’ OCCUPARSI DEGLI UOMINI 1.) I programmi e le iniziative di intervento diretti agli uomini autori di violenze veicolano un ribaltamento di prospettiva culturale e politica:dicono che il problema è maschile 2.) Fanno chiarezza rispetto a quale sia il soggetto a cui compete la responsabilità dei comportamenti violenti e del loro cambiamento 3.) Si pongono in un’ottica di prevenzione e quindi di riduzione progressiva del fenomeno, fino alla sua dell’eliminazione 4.) Molte donne che subiscono violenza dal partner non vogliono porre fine alla relazione, vogliono che egli cessi di usare violenza

  19. (3) LE RISPOSTE • Viene attivato il contatto con la Casa delle donne e/o si dà l’informazione dell’esistenza del Centro (Servizi sociali e psicologici, Forze dell’ordine) • Chi ritiene che non ci siano le competenze per intervenire direttamente nei cfr dell’uomo o della coppia e quindi meglio accettare i limiti delle proprie competenze per non fare danni maggiori (servizio sociale) • Chi ritiene che la mediazione non si debba fare quando ci sono situazioni di violenza (servizio sociale) • Chi invece la mediazione di fatto la fa, soprattutto laddove vi sono relazioni di aiuto che durano da parecchio tempo. • Si avviano percorsi psicoterapici con le donne e/o con gli uomini (vi sono minori) che riconoscono il problema e sono disposti a lavorarci (Tribunale!). EFFETTI 1 donna su 2 vive nella paura (46%) 1 donna su 3 ha subito una perdita significativa di autostima (28%) 1 donna su 3 vive nella disperazione, nell’impotenza (27%) 1 donna su 5 ha sofferto ematomi e/o tagli e/o bruciature (21%) 1 donna su 5 vive stati di ansia, fobie (21%) 1 donna su 6 circa vive stati di depressione (16%); e/o ha difficoltà di concentrazione (15%) e/o soffrono di disturbi del sonno o dell’alimentazione (14%); e/o sono in una situazione di isolamento familiare e sociale (13%)

  20. (3) LE RISPOSTE • RESISTENZA DICHIARATA AD INDAGARE IN CHI LAVORA AL P.S.: “Cadono nel pieno della notte arrivano con l' occhio pesto perché hanno sbattuto contro la porta, che è abbastanza, poco credibile.Effettivamente non ci fermiamo mai a grattare le superfici. Ci atteniamo a quello che è il trauma, a descrivere quali sono i distretti interessati e poi se la signora ha intenzione di fare ... si deve arrangiare per quella che è tutta la parte più importante, insomma ... Il punto è che poi molte donne sono spaventate”(infermiere P.S.) “Molti colleghi ritengono che sia un fatto intra-familiare sul quale noi nulla possiamo... ma bisogna che il medico e l’infermiere sposti il problema, dal problema personale al problema di coscienza civica, come si denuncia una gastroenterite derivante da cibo avariato …, bisogna pensare che denunciare o segnalare debba diventare un nostro preciso dovere.” (medico P.S.) EFFETTI 1 donna su 2 vive nella paura (46%) 1 donna su 3 ha subito una perdita significativa di autostima (28%) 1 donna su 3 vive nella disperazione, nell’impotenza (27%) 1 donna su 5 ha sofferto ematomi e/o tagli e/o bruciature (21%) 1 donna su 5 vive stati di ansia, fobie (21%) 1 donna su 6 circa vive stati di depressione (16%); e/o ha difficoltà di concentrazione (15%) e/o soffrono di disturbi del sonno o dell’alimentazione (14%); e/o sono in una situazione di isolamento familiare e sociale (13%)

  21. (3) LE RISPOSTE • Forze di Polizia Emerge una situazione di doppia frustrazione e di senso impotenza: - Rispetto al comportamento delle donne che chiedono aiuto ma non vogliono denunciare o ritirano la denuncia; o denunciano false violenze - Rispetto alla consapevolezza di poter fare poco soprattutto in relazione ai comportamenti persecutori (stalking) GLI UOMINI TENDONO A SCOMPARIRE EFFETTI 1 donna su 2 vive nella paura (46%) 1 donna su 3 ha subito una perdita significativa di autostima (28%) 1 donna su 3 vive nella disperazione, nell’impotenza (27%) 1 donna su 5 ha sofferto ematomi e/o tagli e/o bruciature (21%) 1 donna su 5 vive stati di ansia, fobie (21%) 1 donna su 6 circa vive stati di depressione (16%); e/o ha difficoltà di concentrazione (15%) e/o soffrono di disturbi del sonno o dell’alimentazione (14%); e/o sono in una situazione di isolamento familiare e sociale (13%)

  22. (3) LE RISPOSTE • Forze di Polizia • “A volte, a volte...spesso, in ufficio si presentano persone soprattutto per problemi familiari, violenze psicologiche o anche fisiche di convivente – ex convivente, fidanzato – ex fidanzato, marito... Purtroppo di risposte immediate non ce ne sono. Cioè loro vorrebbero che noi probabilmente, o comunque l’organo di polizia, andasse là, allontanasse il marito. Ma le persone, per quello che abbiamo potuto notare, hanno paura. … hanno paura a denunciare, hanno paura perché i tempi della giustizia sono lunghissimi. E molte volte parlano e poi non si procede, non le vedi più; perché hanno paura… dei tempi lunghi, di quello a cui vanno incontro, (..) e di essere lasciate sole in questa situazione.” (polizia-commissariato) EFFETTI 1 donna su 2 vive nella paura (46%) 1 donna su 3 ha subito una perdita significativa di autostima (28%) 1 donna su 3 vive nella disperazione, nell’impotenza (27%) 1 donna su 5 ha sofferto ematomi e/o tagli e/o bruciature (21%) 1 donna su 5 vive stati di ansia, fobie (21%) 1 donna su 6 circa vive stati di depressione (16%); e/o ha difficoltà di concentrazione (15%) e/o soffrono di disturbi del sonno o dell’alimentazione (14%); e/o sono in una situazione di isolamento familiare e sociale (13%)

  23. (3) LE RISPOSTE • Forze di Polizia • “Ma i primi ad essere frustrati, almeno per come lo percepisco io, nel lavoro, nel non poter aiutare le persone, cioè che sono io. Prima ancora che la donna è delusa, sono delusa io del mio lavoro che non riesco a fare quello che... che non riesco a portare il beneficio sperato a quello che mi sta chiamando, perché vede in noi l’ ultima possibilità, quindi se anche noi non riusciamo a fare niente... E poi l’ altra casistica, quella più antipatica, è quella della donna che “Sì, sì venite! procedo, procedo assolutamente!” e poi invece ci strumentalizza solo per fare il dispetto, per nuocere in qualche modo all’ uomo…” EFFETTI 1 donna su 2 vive nella paura (46%) 1 donna su 3 ha subito una perdita significativa di autostima (28%) 1 donna su 3 vive nella disperazione, nell’impotenza (27%) 1 donna su 5 ha sofferto ematomi e/o tagli e/o bruciature (21%) 1 donna su 5 vive stati di ansia, fobie (21%) 1 donna su 6 circa vive stati di depressione (16%); e/o ha difficoltà di concentrazione (15%) e/o soffrono di disturbi del sonno o dell’alimentazione (14%); e/o sono in una situazione di isolamento familiare e sociale (13%)

  24. 4.) LETTURE DEL PROBLEMA E DEI SOGETTI COINVOLTI: NARRATIVE • LE DONNE • Sono donne normali. Sono donne che hanno paura, spaventate, che si vergognano, si sentono in colpa, per questo spesso negano il problema. • Sono donne che hanno problemi di autonomia e di dipendenza nei confronti dell’uomo, più che materiale di carattere affettivo ed emozionale, quindi psicologica. • Sono donne che hanno subito o assistito a violenze nell’infanzia, per questo: CERCANO l’uomo violento Nel 21% dei casi la donna ha sentito che la propria vita era in pericolo Più di 1 / 3 delle donne non ne ha parlato con nessuno Il 2,8% delle donne che hanno subito violenze che si sono ripetute almeno una volta, da partner si è rivolta ad un Centro antiviolenza Il 7,2% delle donne che hanno subito violenza da partner o ex ha denunciato le violenze subite.

  25. 4.) LETTURE DEL PROBLEMA E DEI SOGETTI COINVOLTI: NARRATIVE • LE DONNE • “ La stragrande maggioranza delle mamme che vengono qua sono state bambine che hanno ricevuto o visto violenza. Che diventando adulte hanno scelto un partner violento e quindi hanno collocato le loro figlie nella stessa dimensione infantile” • … • “L’uomo è violento perché è più forte ma le donne, soprattutto quelle identificate nel ruolo di vittima, hanno una fascinazione nei confronti di questi uomini, per cui sono molto attive nella co-costruzione di una relazione di natura violenza. Credo che il circolo vizioso la gabbia sia questa” • (psicologa) Il lavoro da fare con le donne che subiscono violenza è molto I Centri antiviolenza sono un soggetto centrale dell’aiuto Il lavoro in rete con gli altri soggetti istituzionali e non fondamentale Bisogna investire più risorse

  26. 4.) LETTURE DEL PROBLEMA E DEI SOGETTI COINVOLTI: NARRATIVE • GLI UOMINI • Sono sofferenti e/o disadattati. La violenza è espressione di questa sofferenza e di situazioni pregresse di violenza in famiglia (vittime) • Sono uomini che hanno problemi a gestire la propria rabbia, quindi la violenza come perdita di controllo, esplosione d’ira, incapacità di controllare gli impulsi • Sono malati. Gli italiani sono affetti da psicopatologie diverse. Gli stranieri hanno un problema di cultura: le donne sono considerate inferiori • Rarissimamente ammettono le violenze PROGETTO DAPHNE - MUVI MUVI è un progetto diretto a sensibilizzare la cittadinanza e chi opera nel sociale, sul problema dei comportamenti violenti maschili contro le donne nelle relazioni di intimità; che intende promuovere l’assunzione di responsabilità dei comportamenti violenti maschili, da parte degli uomini; esplora le questioni che sorgono in relazione al che fare con coloro che agiscono questa violenza direttamente; verifica le condizioni e l’opportunità di introdurre, laddove non esistono, programmi terapeutici e/o rieducativi rivolti agli aggressori

  27. 5.) NARRATIVE SULLA VIOLENZA DA PARTNER ED EX PARTNER • LA RESPONSABILITA’ • Responsabile della violenza è la persona – uomo o donna – che la commette • MA: • Bisogna guardare alla dinamica, alla relazione: la donna è responsabile, perché ha provocato, ha usato violenza psicologica, ma soprattutto perché non se ne è andata, dopo i primi episodi • LA RESPONSABILITA’ DEL METTERSI IN SALVO • DIVENTA LA RESPONSABILITA’ DELLA VIOLENZA: • CONFUSIONE? • PROGETTO DAPHNE - MUVI • Il progetto si svolge nell’arco di due anni. Obiettivi: • Esplorare le condizioni per lo sviluppo di strategie d’intervento dirette a uomini che usano violenza nelle relazioni di intimità • Contribuire al dibattito e all’analisi della situazione a livello locale, in relazione alla violenza da partner ex partner • Fornire strumenti di intervento a chi opera nel sociale con competenza ad intervenire nel campo della violenza nelle relazioni di intimità

  28. 5.) NARRATIVE SULLA VIOLENZA DA PARTNER ED EX PARTNER • LA RESPONSABILITA’ • LA RESPONSABILITA’ DELLA DONNA PICCHIATA VERSO IL FIGLIO/A • CHE ASSISTE A VIOLENZA O VIENE PICCHIATO • E’ CONSIDERATA GRAVE • QUANTO QUELLA DEL GENITORE CHE PICCHIA ENTRAMBI: • CONFUSIONE? PROGETTO DAPHNE - MUVI Il modello di riferimento scelto fra i molti possibili Il Centro Alternative alla violenza di Oslo ATV

  29. 5.) NARRATIVE SULLA VIOLENZA DA PARTNER ED EX PARTNER • LA RESPONSABILITA’ • Chi subisce violenza viene posto sullo stesso piano di chi agisce, fa violenza: PERCHE’? • Necessità di assumere una posizione equidistante: • Disagio rispetto al riconoscimento di differenze fra uomini e donne • Diffusione di un approccio sistemico: entrambi sono presenti nella relazione, entrambi sono responsabili al 50% • Etica della neutralità: come professionista mi rapporto ad entrambi allo stesso modo, non creo alleanze anche se uno dei due è violento • Attività previste • 4 conferenze internazionali nelle città di Bologna, Barcellona e Atene • Attività di ricerca/azione (operatrici e operatori del sociale, sanitario, forze dell’ordine, magistratura, Centro antiviolenza, gruppi di uomini) • Attività formative tenute in particolare da esperti del Centro ATV di Oslo e dalla Casa delle donne per non subire violenza (Bologna) • Creazione di un sito web • Pubblicazione dei risultati

  30. 5.) NARRATIVE SULLA VIOLENZA DA PARTNER ED EX PARTNER • LA RESPONSABILITA’ • Chi subisce violenza viene posto sullo stesso piano di chi agisce, fa violenza: PERCHE’? • Difficoltà a stare vicino alla violenza, timore ad affrontarla: • “… rispetto ad una donna oggetto di violenza sei tu in fondo esposta, non puoi tollerare che anche tu possa essere esposta cioè che le nostre parti fragili siano così alla balia di altri”. • “Cioè io noto molto  questa mancanza di preparazione, di sensibilità ...e di difesa per cui gli operatori si difendono e si schierano in quella posizione che rende il tutto più tollerabile, più tollerabile emotivamente” • (percezione di una responsabile) Le coordinate di fondo La necessità di rendere visibili e di responsabilizzare gli aggressori: le donne che subiscono violenza non possono essere considerate responsabili della cessazione delle violenze o accusate di provocarle La necessità di superare il binomio impunità (minimizzazione e cancellazione delle violenze da una parte) sanzione penale / carcere come unica risposta

  31. 5.) NARRATIVE SULLA VIOLENZA DA PARTNER ED EX PARTNER • LA RESPONSABILITA’ • Perché chi subisce violenza può essere posto sullo stesso piano di chi la agisce, fa violenza? • Difficoltà a stare vicino alla violenza, timore ad affrontarla • “ Cioè, come si fa fatica a starci vicino! Alla violenza... Quando lei [conduttrice] ha detto che [la donna] aveva paura di esser minacciata, voglio dire... E’ come se, senza neanche rendermene conto, io mi ci fossi già un po'... Mi ci fossi spostata mentre stavo discutendo, quando mi avvicino a quella cosa lì, cioè è proprio che ti colpisce dentro, che ti fa paura a tua volta insomma... Per cui, si tende a starci un po' distanti.” (percezione diretta, operatrice) Un passaggio indispensabile del percorso terapeutico-rieducativo con gli uomini che usano violenza è il riconoscimento e l’assunzione di responsabilità, da parte degli autori, dei singoli episodi di violenza “A partire dall’esperienza che ne hanno avuto le donne e i bambini/e che l’hanno subita” (Raakil) Perché non vi è un altro modo per ri-conoscere la violenza e non esiste simmetria fra chi la esercita e chi la subisce.

  32. 5.) NARRATIVE SULLA VIOLENZA DA PARTNER ED EX PARTNER • LA RESPONSABILITA’ • La situazione di scacco, di vulnerabilità estrema, in cui si trova una donna che subisce violenza è molto difficile da accettare, da assumere empaticamente, soprattutto per una donna. • Rabbia, impotenza, attribuzione di colpa sono le reazioni più immediate. • Empatizzare con l’aggressore e cercare in lei la responsabilità del comportamento violento, è pur sempre un modo per ristabilire un controllo sulla situazione e affrontare la nostra stessa paura La scommessa Individuare percorsi di responsabilizzazione sociale che non finiscano nell’imbuto della pena come vendetta, che veicolino un messaggio di condanna della violenza che si pongano l’obiettivo di far cessare la violenza ma al contempo di presa in carico relazionale di coloro che riconoscono che usare violenza è un problema

  33. 5.) NARRATIVE SULLA VIOLENZA DA PARTNER ED EX PARTNER • LE CONSEGUENZE DELLA VIOLENZA CHE SCOMPARE Narrazione : “… Lei è andata a lavorare a 16 anni lasciando la primogenita in Marocco. A Berlino est quando ancora c’era il muro. Ha girato l’Europa lavorando negli alberghi, come domestica, per dare la possibilità alla primogenita di vivere, di studiare. Poi ha incontrato un connazionale, si è sposata e ha avuto una secondogenita che adesso ha circa 9 anni. Ha sposato un uomo che la picchiava in gravidanza; lei è riuscita a scappare, lei è stata ripudiata. … Io l’ho seguita nel suo percorso perché ho colto la sua fatica di vivere, e poi è una donna che non chiede, una donna che ha grande dignità , una buona resilienza … Ha chiesto rifugio alla Casa delle donne, il Comune l’ha aiutata … ha ripreso a lavorare … si è rifatta una vita. … e guarda un po’… ricompare il papà che fa istanza in tribunale per vedere la bambina ecc. La scommessa Individuare percorsi di responsabilizzazione sociale che non finiscano nell’imbuto della pena come vendetta, che veicolino un messaggio di condanna della violenza che si pongano l’obiettivo di far cessare la violenza ma al contempo di presa in carico relazionale di coloro che riconoscono che usare violenza è un problema

  34. LE CONSEGUENZE DELLA VIOLENZA CHE SCOMPARE “… Lui non ha mai provveduto in niente alla figlia, è clandestino, non fa niente e siccome l’educatore per caso ha visto che questa donna incontrava questo uomo ai giardini pubblici per fargli vedere la bambina, ha pensato di essere stato ingannato da questa donna [CHE LE VIOLENZE NON FOSSERO VERE]. E questa donna mi ha raccontato piangendo, distrutta: ‘Mi capitava di fronte ai giardini pubblici perché mi seguiva e allora io cosa dovevo fare? C’era anche la mia bambina lì, io cercavo di stare buona e tranquilla perché avevo paura, perché sapevo che altrimenti sarei stata di nuovo picchiata’. Ora, in tutto questo, il giudice ha una relazione in cui si dice che questa donna è inadeguata … La scommessa Individuare percorsi di responsabilizzazione sociale che non finiscano nell’imbuto della pena come vendetta, che veicolino un messaggio di condanna della violenza che si pongano l’obiettivo di far cessare la violenza ma al contempo di presa in carico relazionale di coloro che riconoscono che usare violenza è un problema

  35. 6.) FORMAZIONE E INFORMAZIONE • I DATI E LE RICERCHE • Non sono conosciuti • Si è sottolineata la loro utilità e opportunità che vengano diffusi in modo comprensibile • LA FORMAZIONE E’ importante una formazione permanente e sistematica sul tema della violenza E’ importante avere strumenti specifici per il riconoscimento del problema e per affrontarlo (indicatori di fattori di rischio e di protezione, ecc..) E’ importante una formazione teorico pratica, non astratta né accademica La scommessa Individuare percorsi di responsabilizzazione sociale che non finiscano nell’imbuto della pena come vendetta, che veicolino un messaggio di condanna della violenza che si pongano l’obiettivo di far cessare la violenza ma al contempo di presa in carico relazionale di coloro che riconoscono che usare violenza è un problema

  36. 7.) UOMINI CHE USANO VIOLENZA: CHE FARE • FARE QUALCOSA E’ IMPORTANTE • Chiedere conto delle violenze a chi le fa è importante, rispondere è importante • Tuttavia è difficile immaginarsi qualcosa di diverso dalla risposta penale; l’importanza che persone del gruppo di riferimento dell’uomo che usa violenza, reagiscano e prendano posizione emerge con fatica • Forte emotività: la risposta istintiva di ripagare li uomini che hanno agito violenza con altra violenza è forte, ma non compromette considerazioni critiche, con altra violenza non si cambia nulla

  37. 7.) UOMINI CHE USANO VIOLENZA: CHE FARE • CENTRI PER UOMINI CHE USANO VIOLENZA, L’IMMAGINARIO • “Mi aspetterei che ci fossero parecchi uomini”. Anche insieme a figure • femminili, ma soprattutto uomini psicoterapeuti - Un centro in cui si offrono programmi come alternative alla pena, ma anche con possibilità di accesso spontaneo • Un Centro per uomini che lavori in rete è una risorsa importante per chi • lavora, perché arrivano molte segnalazioni e non si sa bene cosa fare • Timore che si risolva “in una passeggiata” La scommessa Individuare percorsi di responsabilizzazione sociale che non finiscano nell’imbuto della pena come vendetta, che veicolino un messaggio di condanna della violenza che si pongano l’obiettivo di far cessare la violenza ma al contempo di presa in carico relazionale di coloro che riconoscono che usare violenza è un problema

  38. 7.) UOMINI CHE USANO VIOLENZA: CHE FARE • CENTRI PER UOMINI CHE USANO VIOLENZA • E’ una risposta importante: offrire un percorso a chi commette violenza è • “idealmente fondamentale perché già sottolineerebbe il problema dalla • giusta angolatura”. • “Sarebbe importante che gli uomini si prendessero seriamente in carico il • problema dell’aggressività dei loro simili, come le donne dovrebbero • lavorare su (questi) aspetti della dipendenza”. • - La rete dei servizi dovrebbe far da monitor e da aggancio e quindi è • importante che sia formata molto bene. La scommessa Individuare percorsi di responsabilizzazione sociale che non finiscano nell’imbuto della pena come vendetta, che veicolino un messaggio di condanna della violenza che si pongano l’obiettivo di far cessare la violenza ma al contempo di presa in carico relazionale di coloro che riconoscono che usare violenza è un problema

  39. 7.) UOMINI CHE USANO VIOLENZA: CHE FARE • UN CENTRO A BOLOGNA • Perché no? • Siamo pronti/e • Come facciamo a farci andare gli uomini? • Il problema dei finanziamenti: non devono competere con quelli per le donne vittime di violenza • Sperimentiamo! La scommessa Individuare percorsi di responsabilizzazione sociale che non finiscano nell’imbuto della pena come vendetta, che veicolino un messaggio di condanna della violenza che si pongano l’obiettivo di far cessare la violenza ma al contempo di presa in carico relazionale di coloro che riconoscono che usare violenza è un problema

More Related