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LINEE d’INDIRIZZO REGIONALI PER L’ACCOGLIENZA DI DONNE VITTIME DI VIOLENZA di GENERE

LINEE d’INDIRIZZO REGIONALI PER L’ACCOGLIENZA DI DONNE VITTIME DI VIOLENZA di GENERE Provincia di Piacenza 19 ottobre 2013 Regione Emilia-Romagna. LINEE DI INDIRIZZO REGIONALI PER L’ACCOGLIENZA DI DONNE VITTIME DI VIOLENZA di GENERE.

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LINEE d’INDIRIZZO REGIONALI PER L’ACCOGLIENZA DI DONNE VITTIME DI VIOLENZA di GENERE

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  1. LINEE d’INDIRIZZO REGIONALI PER L’ACCOGLIENZA DI DONNE VITTIME DI VIOLENZA di GENERE Provincia di Piacenza 19 ottobre 2013 Regione Emilia-Romagna

  2. LINEE DI INDIRIZZO REGIONALI PER L’ACCOGLIENZA DI DONNE VITTIME DI VIOLENZA di GENERE Le linee d’indirizzo regionali vogliono essere una cornice di riferimento per i soggetti che nel lavoro quotidiano intervengono a tutela e/o in aiuto di una donna vittima di violenza. Sono anche uno strumento per conoscere i servizi e le modalità di intervento degli altri soggetti della rete, definiscono le azioni e le funzioni da attivare e gli specifici ambiti di responsabilità. Ulteriore finalità, sia del documento che dell’attività di confronto fra professionisti di diverse culture che si è realizzata per produrre le linee guida, è la promozione di un approccio culturale più ampio e completo ai temi della violenza di genere intendendo in questo senso di rilievo non solo l’organizzazione di una rete di accoglienza dedicata, ma anche e soprattutto la realizzazione, in forma integrata di attività e azioni per prevenire, culturalmente e socialmente le cause della violenza contro le donne.

  3. L’attuazione delle linee d’indirizzo è affidata alle Conferenze Territoriali Sociali Sanitarie (CTSS), tali linee di indirizzo territoriali saranno poi declinate in Piani operativi distrettuali e di ambito integrati fra territorio e ospedale. Con i piani operativi si provvederà a definire: quali sono i servizi e gli operatori punto di riferimento della rete per l’accoglienza e per la presa in carico, distinguendo i percorsi in emergenza; quali azioni e attività porre in essere per la prevenzione; le attività da mettere in campo da parte di ciascuna agenzia, nonché le relative responsabilità, anche coinvolgendo le forze dell’ordine, il terzo e la scuola.

  4. Nel piano operativo si dovranno articolare in forma specifica i due diversi ambiti di intervento relativi a: • 1) l’accesso e l’accoglienza che prevedono la conoscenza e la diffusione dei servizi da fornire nel primo contatto con la vittima di violenza, oltre ad una prima valutazione dello stato di bisogno e della sicurezza; • 2) la presa in carico che coincide con l’avvio della progettazione del percorso di messa in sicurezza e di costruzione del progetto di autonomia della donna.

  5. L’organizzazione dell’accoglienza e l’accesso ai servizi della rete Ogni territorio deve definire, identificare e rendere note le proprie porte d’accesso e le modalità di attivazione e contatto della rete di accoglienza. Va garantita alla cittadinanza (scuole, URP, biblioteche ecc.) e agli altri punti della rete un ampia informazione sulle attività specifiche dei diversi nodi della rete, affinché si diffondano le modalità di accesso ed accoglienza e siano poi comunicati i successivi aggiornamenti. E’ individuato a livello territoriale un referente e/o un’equipe di professionisti di riferimento della rete per l’accoglienza di vittime di violenza di genere. All’interno della rete dei servizi per l’accoglienza vanno creati accordi per l’accoglienza, anche residenziale, in emergenza nelle giornate festive e nelle ore notturne.

  6. L’attività di presa in carico e progetto di vita per l’uscita dalla violenza L’attività di presa in carico si differenzia in due percorsi, a seconda che: 1) sia riscontrata una situazione di emergenza dai servizi e/o da qualsiasi punto di contatto della rete la funzione prima del percorso in emergenza è l’immediata realizzazione della protezione e messa in sicurezza della donna nel breve e medio termine. Spesso l’ambito dell’emergenza è segnato dall’accesso al Pronto Soccorso; devono considerarsi quali principali indicatori della situazione di emergenza: a) il riscontro di un danno fisico sulla donna; b) la situazione di solitudine e isolamento della donna; c) la sua percezione soggettiva di rischio; Spesso la situazione di emergenza è aggravata dall’emergenza abitativa o sociale. 2) la donna si rivolga ai servizi in qualsiasi punto della rete in non emergenza. Valutazione del rischio di recidiva ad oggi non sono ancora molti gli operatori formati in tal senso, ogni territorio dovrà quindi definire percorsi formativi a ciò dedicati

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