1 / 43

Maurizio Ambrosini

Politiche migratorie. Prima serie di slides. Maurizio Ambrosini. Due principali aree di studio delle politiche migratorie. Le politiche dell’immigrazione (regolamentazione degli ingressi, status degli immigrati residenti, contrasto e gestione dell’immigrazione irregolare)

menefer
Télécharger la présentation

Maurizio Ambrosini

An Image/Link below is provided (as is) to download presentation Download Policy: Content on the Website is provided to you AS IS for your information and personal use and may not be sold / licensed / shared on other websites without getting consent from its author. Content is provided to you AS IS for your information and personal use only. Download presentation by click this link. While downloading, if for some reason you are not able to download a presentation, the publisher may have deleted the file from their server. During download, if you can't get a presentation, the file might be deleted by the publisher.

E N D

Presentation Transcript


  1. Politiche migratorie. Prima serie di slides Maurizio Ambrosini

  2. Due principali aree di studio delle politiche migratorie • Le politiche dell’immigrazione (regolamentazione degli ingressi, status degli immigrati residenti, contrasto e gestione dell’immigrazione irregolare) • Le politiche per gli immigrati (misure di integrazione, tempi e procedure di naturalizzazione, riconoscimento e gestione delle diversità culturali)

  3. Alcune questioni di fondo • Il rapporto tra immigrazione, cittadinanza, autorappresentazione della nazione • L’accresciuta importanza del tema nell’agenda politica • Il rapporto tra retoriche e pratiche, tra politiche dichiarate e politiche in uso • La governance dell’immigrazione come tema sempre più complesso, in cui gli Stati devono fare i conti con istanze sovranazionali, apparati burocratici, potere giudiziario, governi locali, attori delle società civili, paesi di origine, reti e associazioni dei migranti

  4. Quattro fasi delle politiche di regolazione in Europa (Hammar) Grandi migrazioni transoceaniche (1830-1914) Regolazione e restrizione (1914-1945) Regolazione liberale (1945-1974) Severa regolamentazione

  5. La questione della regolazione politica delle migrazioni • Nessuno Stato nazionale, per quanto democratico, ha mai rinunciato a regolamentare gli ingressi e ad espellere cittadini stranieri ritenuti indesiderati • Il problema è trovare un equilibrio tra istanze di difesa delle frontiere, interessi economici che promuovono l’apertura, obblighi internazionali di protezione dei rifugiati • Già oggi l’Unione europea (Schengen) ha eliminato le frontiere interne e statuito dei diritti a favore dei cittadini comunitari all’estero

  6. L’immigrazione scompagina un’organizzazione sociale basata sugli Stati nazionali e sull’omogeneità della popolazione che vive sul territorio Oggi diventa il simbolo di un mondo esterno minaccioso, incombente, incontrollabile Suscita un allarme antico: l’invasione predatoria di stranieri, ai danni di comunità sedentarie. L’immigrato deve sempre dimostrare di “meritare” di vivere qui: la sua devianza fa più rumore L’immigrazione associa povertà e diversità visibile: noi cerchiamo di starne lontani (caso dei quartieri) Gli immigrati vengono visti come una minaccia per l’ordine simbolico e culturale (caso dei minareti in Svizzera) Perché l’immigrazione inquieta e si cerca di frenarla ?

  7. L’immigrazione irregolare • A maggior ragione, l’immigrazione irregolare è un’incessante e contrastata ridefinizione delle frontiere • È il simbolo più forte di uno sconvolgimento dell’ordine sociale, a causa della trasgressione dei confini nazionali e della sfida ai concetti di sovranità e di controllo del territorio • Mentre l’economia si globalizza, la politica tende a rinazionalizzarsi

  8. Lo studio della regolazione • Ipotesi della convergenza (strumenti, risultati, politiche di integrazione, reazioni) • Ipotesi del divario (tra obiettivi e risultati)

  9. Due prospettive per lo studio delle politiche di regolazione 1) le politiche di controllo come mediazione tra forze di mercato e logiche politiche 2) studio delle differenze tra paesi (Sciortino)

  10. Modelli interpretativi (Meyers, 2000) 1) marxista e neomarxista 2) identità nazionale 3) centrato sulla società 4) istituzionale 5) realistico 6) liberale e neo-liberale

  11. Tipologia dei controlli (Brochmann,1998)

  12. Una regolazione instabile • Primato esplicativo delle società riceventi: attuale orientamento prevalente verso la chiusura • Priorità della repressione dell’immigrazione irregolare: enfasi sui controlli esterni, ma inasprimento anche dei controlli interni • La Fortezza Europa e i suoi limiti strutturali: gli Stati possono controllare solo una parte delle migrazioni internazionali e un numero limitato di variabili

  13. La “narrazione” di Lampedusa • Identificazione tra immigrati in condizione irregolare e clandestini • Identicazione tra sbarcati e clandestini • Una narrazione rilanciata dagli arrivi seguiti alle crisi di regime in Nord Africa • Per contro la maggior parte degli immigrati irregolari entrano regolarmente, soprattutto con visti turistici • La “vittimizzazione” come contro-strategia

  14. Perché è difficile controllare l’immigrazione • Le limitazioni confliggono con altri interessi: domanda di lavoro, turismo, scambi economici, rapporti diplomatici, scambi culturali…. • Confluenza di mercati e diritti (Cornelius e Al.) • Tutti i paesi europei ammettono qualche forma di immigrazione per lavoro: enfasi sugli skilledmigrants e sulle migrazioni circolari

  15. La repressione dell’immigrazione irregolare • Distinzione tra irregolari e clandestini: nella pratica, conta di più la facilità di identificazione e rimpatrio • Ruolo degli accordi di riammissione • Problema dei costi e della complessità organizzativa del trattenimento e rimpatrio • Problema del “liberalismo incorporato” nelle nostre norme giuridiche: per essere più efficienti, dovremmo essere meno liberali

  16. Le cause dell’immigrazione irregolare Perché entrano immigrati irregolari: 1) convenienza economica (mercato de lavoro e altri interessi: turismo, fiere, ecc.) 2) attivismo delle reti migratorie 3) liberalismo incorporato (diritti umani) 4) costi economici della repressione (meno di 2000 posti nei CIE in tutta Italia) 5) produzione istituzionale dell’illegalità (norme che producono nei fatti soggiornanti irregolari)

  17. La difficile repressione e le sue conseguenze • Azione della lobby pro-immigrati: richiesta di sanatorie, offerta di servizi, contrasto verso le politiche repressive • Repressione casuale e crudele (18 mesi di trattenimento nei CIE per i pochi fermati) • Passaggio attraverso il soggiorno irregolare come percorso “normale” • Appannamento della distinzione regolari/ irregolari

  18. Regolarizzazioni in Europa • Tra il 19996 e il 2008 22 Stati su 27 dell’UE hanno attuato qualche misura di regolarizzazione di immigrati non autorizzati al soggiorno • Si stima prudenzialmente che tra 5 e 6 milioni di immigrati siano diventati regolari • Metà delle regolarizzazioni sono avvenute in tre paesi: Italia, Spagna e Grecia • L’allargamento dell’UE verso Est è stato fra l’altro un’altra silenziosa operazione di sanatoria

  19. Caratteri delle sanatorie italiane • Carattere collettivo e di massa • Ricorrenza periodica e ravvicinata: 7 sanatorie in 25 anni • Grandi dimensioni raggiunte • Elevati livelli di discrezionalità

  20. Visioni degli immigrati irregolari • Malfattori • Vittime • Eroi • Attori sociali

  21. Una spiegazione dell’immigrazione irregolare: Lo sviluppo del “welfare invisibile” • Persistente centralità delle famiglie come agenzie di organizzazione dell’accudimento e delle cure verso le persone fragili: specialmente nell’Europa mediterranea, ma non solo • Prolungamento della vita, aumento degli anziani bisognosi di assistenza e partecipazione delle donne al lavoro extradomestico hanno richiesto una ridefinizione organizzativa • Risorse pubbliche sotto forma di indennità di accompagnamento, senza controlli e senza vincoli d’uso • La stratificazione internazionale dell’accudimento

  22. L’organizzazione delle cure domestiche • Ricorso a lavoro retribuito, sempre più fornito da lavoratrici immigrate, come supporto alle famiglie: triangolazione della gestione delle cure; trasformazione della colf in assistente familiare (detta comunemente badante); trasformazione del care-giver familiare in care manager • 800.000 lavoratori/trici registrati presso l’INPS; stime di 1,6 milioni: in ogni caso, più dei dipendenti del SSN

  23. La risorsa dell’immigrazione irregolare • Il lavoro di cura richiesto dalle famiglie, soprattutto nel caso degli anziani, è fornito largamente da immigrati in condizione irregolare, come mostrano i dati delle sanatorie • È un caso di irregolarità ampiamente tollerata e persino non riconosciuta come tale • Protezione e sfruttamento • Le immigrate, nell’ambito delle famiglie italiane, risolvono diversi problemi: alloggio, lavoro, vitto, risparmio, protezione dai controlli delle autorità

  24. Che succede all’estero? • Molta reticenza e carenza di dati • In Austria: 2007, sanatoria per i care workers e sistema semi-ufficiale di importazione • In Germania: “segreto manifesto” della soceità tedesca: sistemi di alternanza e pendolarismo (due lavoratrici si alternano sullo stesso posto di lavoro) • In Svezia, “chi pulisce il Welfare State”? • A Singapore: più della metà degli anziani è assistita prevalentemente da un care worker immigrato

  25. Le dieci risorse degli immigrati/e irregolari occupati nell’assistenza domiciliare agli anziani • Le reti etniche • Il lavoro • La rivendicazione di utilità sociale • L’accesso ad (alcuni) servizi pubblici • Il sostegno delle organizzazioni solidaristiche • Le carenze del sistema repressivo e l’aspettativa di potersi regolarizzare

  26. Le dieci risorse degli immigrati/e irregolari occupati nell’assistenza domiciliare agli anziani • La “familiarizzazione” • L’instaurazione di relazioni sentimentali e unioni miste • La consapevolezza dell’importanza del proprio lavoro e delle rimesse per i familiari in patria • L’aiuto dei familiari e le “rimesse inverse”

  27. Immigrazione irregolare e welfare invisibile. Conclusioni • La condizione irregolare come fase transitoria: primo stadio di un percorso di integrazione • Oltre gli stereotipi criminalizzanti o vittimistici • Sul versante delle società riceventi: la tensione tra familismo e difesa dei confini • La dimensione transnazionale: famiglie separate dalle migrazioni e flussi di rimesse in entrambe le direzioni • La “stratificazione dell’accudimento” e la sfida dei ricongiungimenti

  28. Le politiche per gli immigrati. Tre modelli di inclusione • Modello temporaneo (Germania) • Modello assimilativo (USA, Francia) • Modello pluralistico o multiculturale (Canada, Australia, Olanda, Svezia) • Caso italiano: modello “implicito” di inclusione

  29. Modello temporaneo • Immigrati come “lavoratori ospiti” • Soggiorno limitato nel tempo e (prevista) rotazione degli immigrati • Impossibile accesso alla cittadinanza • Chiusura verso i ricongiungimenti familiari

  30. Modello assimilativo • Immigrazione come popolamento • Idea di superiorità della propria cultura politica nazionale • Ambizione di trasformare il più rapidamente possibile gli immigrati in cittadini simili agli autoctoni • Relativa rapidità della naturalizzazione • Chiusura verso le peculiarità culturali e identitarie degli immigrati

  31. Modello pluralistico o multiculturale • Riconoscimento degli immigrati come collettività, portatrici legittime di identità culturali e religiose da rispettare • Sostegno all’associazionismo immigrato • Sostegno alle espressioni culturali delle minoranze (estetica del multiculturalismo) • Alcune esperienze di azioni positive (quote) • Nella pratica, poche realizzazioni incisive

  32. La perdita di significato dei modelli nazionali • Legislazioni stratificate e farraginose, volte a rispondere di volta in volta a problemi specifici • Negli ultimi anni: tendenze restrittive ed enfasi sul controllo delle frontiere: neo-assimilazionismo • Influenza sull’integrazione di altre politiche e di altri fattori (per es., mercato, società civile) • “Vincolo liberale” e ruolo delle Corti di giustizia • Diritti dei lungoresidenti e seconde generazioni vedono una convergenza attraverso i modelli nazionali • Le politiche locali spesso si discostano dai modelli nazionali • Di fatto iniziative “assimilative” e “multiculturali” non si oppongono: il discrimine è piuttosto integrazione/ esclusione

  33. Cittadinanza e diritti • Walzer: tre concezioni: famiglia, club, quartiere • Jussanguinis, connubii, soli, domicilii • Relativa convergenza delle legislazioni: influenza dei valori democratici, stabilizzazione dei confini, esperienza di società di immigrazione (P.Weil). • Tesi contestata in anni più recenti: molti cambiamenti normativi legati ai cambi di maggioranza. Tema sempre più politicizzato • Cambiamenti in senso restrittivo dopo il 2001: critica dei modelli multiculturali, enfasi neo-assimilazionista. Importanza della lingua

  34. Immigrazione e cittadinanza • Inversione della sequenza marshalliana dei diritti (civili, politici, sociali): importanza del diritto di voto • Critiche a Marshall: società nazionali chiuse, senza immigrati • Concetto di denizen: statuto intermedio tra straniero e cittadino a pieno titolo

  35. Significati della cittadinanza (Zincone) • Appartenenza a uno Stato • Emancipazione • Dotazione comune (benefici) • Standardizzazione (uguaglianza) • Nota: la tipologia sembra trascurare la dimensione simbolica dell’identificazione

  36. Quattro ambiti (Alexander): giuridico-politico: consulte, associazionismo… socio-economico: orientamento, formazione… culturale-religioso: luoghi di culto, festival... spaziale: politiche abitative Non sovrapposizione tra modelli nazionali e approcci locali: spesso questi devono compensare i primi Dimensione locale delle politiche

  37. Dimensioni delle politiche locali (Zucchetti) • Due aspetti comuni: ottica emergenziale e preoccupazione di visibilità • settoriale/globale • assistenziale/promozionale • Informalità/ strutturazione • frammentate/ in rete • delega/ concorrenzialità con Terzo settore

  38. La dimensione cognitiva: il problemsetting e la definizione di immigrato: potenziale deviante: politiche securitarie povero: politiche assistenziali risorsa produttiva: politiche dell’impiego futuro cittadino: politiche di inclusione/ emancipazione L’importanza dello schema cognitivo

  39. Politiche locali per l’integrazione degli immigrati (F.Campomori) • Differenziazione territoriale: localismo dei diritti • La dimensione cognitiva: il problemsetting e la definizione di immigrato • La dimensione organizzativa: il ruolo degli esperti e la funzione di mediazione • La dimensione politica: le relazioni con la società civile • La differenza tra politiche dichiarate e politiche in uso • Il ruolo degli operatori: interpretazione, mediazione, attivazione

  40. Molte iniziative di accoglienza e integrazione degli immigrati sono scaturite dall’iniziativa della società civile: volontariato, sindacati, chiese… Circuiti informali di integrazione tra operatori pubblici sensibili e attori della solidarietà organizzata Il caso dell’ammissione a scuola dei minori senza permesso di soggiorno Forza di pressione, soprattutto in occasione delle sanatorie: la “forte lobby dei soggetti deboli” Un’integrazione dal basso: azione solidale e advocacycoalition

  41. Società civili e politiche migratorie • Le contraddizioni delle politiche restrittive ampliano gli spazi di azione degli attori delle società civili. Diverse forme di intervento: • Promozione di network • Protesta e azione di lobby, campagne di opinione • Produzione di servizi • Promozione dell’accesso ai diritti (tutela legale)

  42. Iniziative solidaristiche • Quattro tipi di associazionismo: • Caritativo • Rivendicativo • Imprenditivo • Promosso da immigrati

  43. Tendenze innovative nelle attività caritative tradizionali • Ampliamento del pacchetto di servizi • Processi di specializzazione, concentrazione e professionalizzazione • Riposizionamento e differenziazione • Attivazione e responsabilizzazione dei destinatari

More Related