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La epidemiologia delle IO in Italia

La epidemiologia delle IO in Italia. Gaetano Privitera Unità di Igiene ed Epidemiologia Universitaria Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana. Verona, 25 maggio 2005. Studi Regionali di Prevalenza recenti. Gli studi di Prevalenza ripetuti del progetto INF-NOS.

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La epidemiologia delle IO in Italia

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Presentation Transcript


  1. La epidemiologia delle IO in Italia Gaetano Privitera Unità di Igiene ed Epidemiologia Universitaria Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana Verona, 25 maggio 2005

  2. Studi Regionali di Prevalenza recenti

  3. Gli studi di Prevalenza ripetuti del progetto INF-NOS

  4. La normativa nazionale sul controllodelle infezioni ospedaliere • Circolare Ministeriale n. 52 12/85: “Lotta contro le Infezioni Ospedaliere” • Circolare Ministeriale n. 8 1/88: “Lotta contro le Infezioni Ospedaliere: la Sorveglianza” • DM 13/09/88: “Determinazione degli Standard del Personale Ospedaliero” • DL 30/12/92 n. 502 e DL 08/12/93 n. 517 • DL.gs 19/09/94 n. 626 • DPR 14/01/97 “Approvazione dell’Atto di Indirizzo... requisiti strutturali, tecnologici ed organizzativi minimi...” • DL.gs 24/02/97 n.46 sui dispositivi medici • Piano Sanitario Nazionale 1998 - 2000 • Conferenza Stato Regioni “Linee-guida per la prevenzione e il controllo della legionellosi”. Documento 4/4/2000

  5. Circolare ministeriale n. 52/1985compiti del CIO • Definire la strategia di lotta contro le IO con particolare riguardo ai seguenti aspetti: • Organizzazione del sistema di sorveglianza • Misure di prevenzione • Coinvolgimento appropriato dei servizi laboratoristici • Metodo e mezzi per informare il personale ospedaliero sull’andamento delle infezioni • Verificare l’effettiva applicazione dei programmi di sorveglianza e controllo e la loro efficacia • Curare la formazione culturale e tecnica del personale

  6. Circolare ministeriale n. 52/1985componenti del CIO … il Comitato, coadiuvato dal Direttore Sanitario, deve comprendere • almeno un rappresentante delle altre aree funzionali • esperti in igiene • in malattie infettive • ed in microbiologia devono costituirne le figure essenziali • così come è fondamentale la presenza del dirigente del personale infermieristico

  7. Circolare ministeriale n. 52/1985Gruppo Operativo Il Comitato designerà un ristrettogruppo operativo cui affidare specifiche mansioni attinenti al programma: • un medico igienista della Direzione Sanitaria • un esperto in malattie infettive • un caposala • tre infermieri professionali particolarmente addestrati in materia • un farmacologo clinico o farmacista ospedaliero Il gruppo operativo deve ricevere dall’autorità competente l’assegnazione del tempo e delle risorse necessarie per l’espletamento dei suoi compiti.Il gruppo operativo partecipa ai lavori del Comitato.

  8. Il censimento delle attività di sorveglianza in Italia: lo studio dell’Istituto Superiore di Sanità (Moro, Istisan 2001) Istituto Superiore di Sanità, LEB

  9. Pattern di attività più frequenti delle ICI (studio GISIO 2000) • sorveglianza delle IO, educazione del personale, gestione rifiuti, gestione appalti e gestione gruppi di lavoro nel 12.8% (32/250) dei casi • sorveglianza delle IO, educazione del personale e gestione gruppi di lavoro nel 7.2% (18/250) • sorveglianza delle IO, educazione del personale e gestione rifiuti nel 6.8% (17/250) • sorveglianza delle IO, educazione del personale, gestione rifiuti e gestione appalti nel 4.8% (12/250)

  10. Factor influencing hospital infection control policies in Italian hospital(S. Brusaferro*, R Quattrin*, F. Barbone*, D. D’Alessandro†,G.F. Finzi‡ and the GISIO) • I fattori significativamente associati con la presenza di un programma di controllo delle infezioni attivo sono: • Documento Regionale di indirizzo OR 8,7 • Gruppo operativo OR 4,2 • Almeno un ICN OR 4,6 • Programma annuale sottoscrittodalla direzione aziendale OR 2,1 J Hosp Infect 53: 268-273; 2003

  11. Il ruolo delle Regioni • Promuovere e mantenere l’attenzione sulla gestione del rischio infettivo nelle organizzazioni sanitarie • Individuare ed incrementare progressivamente degli standard minimi da rispettare all’interno delle singole organizzazioni • Promuovere e mantenere reti di sorveglianza sui rischi a maggior impatto • Specifiche infezioni • Specifici profili di assistenza • Antibiotico resistenze • Valutare gli esiti degli interventi (anche in termini economici) • Promuovere la formazione specifica sull’argomento

  12. La prevenzione delle infezioni ospedalierein Italia: la situazione delle Regioni Le esperienze regionali hanno alcune caratteristiche comuni: • fanno crescere tutto il sistema ospedaliero regionale e non solo parti di esso • mirano a costruire dei sistemi di sorveglianza e prevenzione rispetto ai quali vi sono chiare evidenze scientifiche sulla loro efficacia • includono una valutazione dell’impatto delle indicazioni fornite vincolando in alcuni casi il raggiungimento degli obiettivi a finanziamenti aziendali e/o a premi per la dirigenza • affrontano alcuni aspetti specifici come le farmaco resistenze ed il consumo di antibiotici creando reti di sorveglianza su base regionale • facilitano per molti aspetti i processi di accreditamento e/o certificazione • attraverso la valutazione tendono a favorire l’innesco di circuiti virtuosi all’interno delle aziende e tra aziende Brusaferro S, Quattrin R. GIIO 2000;1:18‑23

  13. Fattori di evoluzione delle strategie per il controllo delle infezioni ospedaliere • Articolazione dell’offerta assistenziale • Introduzione dei processi di miglioramento e certificazione della qualità nelle strutture sanitarie • Introduzione delle tecniche di management aziendale in sanità • Diffusione dei principi della Medicina Basata sulle Evidenze

  14. Dove collocare le attività di controllo delle infezioni nell’era della gestione del rischio? • Centralità della Direzione Sanitaria nel governo dei processi di cambiamento in ospedale • Integrazione tra la funzione di Direzione Sanitaria Ospedaliera e quella di controllo delle infezioni nelle organizzazioni sanitarie • Specialista in controllo delle infezioni nelle organizzazioni sanitarie come specialista in progetti di cambiamento con l’utilizzo degli strumenti del governo clinico

  15. Alcuni punti chiave per affrontare le ICPA oggi in Italia • CIO e GO non sono un dogmama bisogna salvaguardare: • la condivisione dei programmi con tutti gli operatori • la presenza di un nucleo operativo dedicato al problema • 1 ICI per struttura(meglio 1 dedicata su due ospedali piuttosto che una factotum) • Presenza di competenze mediche • (almeno in epidemiologia, igiene ospedaliera, farmacia, infettivologia, microbiologia, clinical governance, ecc.) • Disponibilità di • spazi • attrezzature • materiale bibliografico, connessione internet, telemedicina? • laboratorio di microbiologia e rete di laboratori di riferimento

  16. Alcuni punti chiave per affrontare le ICPA oggi in Italia • Sorveglianza epidemiologica costante • sulle infezioni • sui microrganismi sentinella • sulle antibiotico resistenze • Presenza di atti di indirizzo (linee guida, protocolli, procedure) • correttezza della stesura • diffusione con metodologia appropriata • verifica dell’impatto concreto • revisione periodica • Formazione • Specifica sul problema • Comunicazione • Leadership e management • Le ICPA vanno affrontate a tutti i livelli della rete assistenziale

  17. Fattori che possono ostacolare l’efficacia dei piani di controllo delle infezioni Hospital Infection Society - Association of Medical MicrobiologistsConsensus Workshop (J Hosp Infect 51, 17, 2002) • Mancata responsabilizzazione di clinici e manager • Inefficacia della sorveglianza nell’identificare le responsabilità cliniche e gestionali • Mancanza di comunicazione e consultazione con le équipe cliniche • Non integrazione delle attività di controllo delle infezioni nei piani e nei processi gestionali aziendali • Non applicazione dei principi del management all’attività di controllo • Mancata identificazione e applicazione di indicatori di performance

  18. Possibili rischi che possono in futuro ostacolare lo sviluppo delle attività di controllo delle ICPA • Carenza delle risorse • Disomogeneità fra le Regioni • Dispersione delle responsabilità e delle competenze specifiche all’interno del quadro generale di gestione del rischio clinico • Difficoltà nel dimostrare l’efficacia degli interventi di prevenzione

  19. Diffusione per regione degli ospedali con CIO, medico referente e ICI (solo se in attività) Media nazionale 21% ≤ 10% 11-25% 26-50% > 50% Istituto superiore di Sanità, LEB

  20. Laboratorio + attiva media nazionale 10% 0-9% 10-19% ≤ 20% Diffusione per regione dei sistemi di sorveglianza Laboratorio (+/- attiva) media nazionale 34% 0-20% 21-50% > 50% Istituto superiore di Sanità, LEB

  21. Possibili rischi che possono in futuro ostacolare lo sviluppo delle attività di controllo delle ICPA • Carenza delle risorse • Disomogeneità fra le Regioni • Dispersione delle responsabilità e delle competenze specifiche all’interno del quadro generale di gestione del rischio clinico • Difficoltà nel dimostrare l’efficacia degli interventi di prevenzione(problemi di dimensionamento e finanziamento degli studi)

  22. Drivers positivi che possono in futuro facilitare lo sviluppo delle attività di controllo delle ICPA • La definizione di standard di attività • L’accreditamento delle strutture sanitarie • L’evoluzione dei sistemi informativi • La partecipazione degli utenti • La formazione del personale sanitario

  23. I Requisiti di AccreditamentoRegione Toscana, deliberazione n.30, 2000 • Requisiti organizzativi generali • Gestione risorse tecnologiche • “Ègarantita la prevenzione dei rischi biologici[…] deve essere istituita una procedura scritta per la notifica e la sorveglianza delle esposizioni professionali […] che possano essere fonte di infezioni […] • Al personale […]esposto[…] sono proposte e garantite le profilassi utili alla prevenzione delle patologie trasmissibili […] • Devono essere previsti appositiprotocolli di isolamento[…] per i pazienti con patologie contagiose o potenzialmente tali. • Le procedure per la protezione […] Devono essere previsteanche per coloro che partecipano a vario titolo alla effettuazione di attività assistenziali o di supporto ([…] ospedalizzazione a domicilio) • Èattivata la sorveglianza e il controllo delle infezioni ospedalierecon l’individuazione delle figure professionali responsabili e l’adozione di protocolli tecnici di sorveglianza e di controllo;l’attività […] è documentata con rapporti semestralioggettivati mediante la formulazione e la rilevazione diindicatori specifici[…] da parte delle figure professionali responsabili.

  24. I Requisiti di AccreditamentoRegione Toscana, deliberazione n.30, 2000 • Requisiti organizzativi generali • Gestione, valutazione e miglioramento della qualità, linee guida e regolamenti interni • Deve essere redatto un piano, almeno triennale, per il miglioramento della qualità che, tenuto conto anche delle criticità riscontrate, specifichi gli obiettivi, le strategie, le responsabilità attribuite, la destinazione di risorse, i tempi di realizzazione, e gli indicatori per la verifica delle attività svolte • Nei presidi di ricovero per acutidevono essere attivati programmi nell’ambito di […] infezioni ospedaliere • Le linee guida, i regolamenti e i protocolli[…] devono essere predisposti in maniera integrata da parte delle strutture organizzative affini operanti in più sedi e come modalità di rapporto fra strutture organizzative diverse

  25. Accreditamento all’eccellenza • La Regione Lombardia ha varato un progetto sperimentale di accreditamento di dieci Aziende Ospedaliere secondo gli standard JCAHO

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