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L’incontro con la Parola Storie di conversione e di giudizio

L’incontro con la Parola Storie di conversione e di giudizio. L’incontro con la Parola Storie di conversione e di giudizio. L’annunzio della Parola di salvezza è efficace: “all’udire si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: ‘che dobbiamo fare, fratelli?’” (2,37)

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L’incontro con la Parola Storie di conversione e di giudizio

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Presentation Transcript


  1. L’incontro con la ParolaStorie di conversione e di giudizio

  2. L’incontro con la ParolaStorie di conversione e di giudizio • L’annunzio della Parola di salvezza è efficace: “all’udire si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: ‘che dobbiamo fare, fratelli?’” (2,37) • L’annunzio può essere vietato ma gli apostoli non possono mancare di portarlo (4,17-20) • Alla Parola non si può “resistere” quando denuncia l’infedeltà e difende la testimonianza (e i testimoni!) (cf. 6,9-10; 7,51-54.55-58; cf. Lc 21,15)

  3. Reazioni positive La Parola suscita attenzione (8,6) La Parola si accoglie (2,41; 8,14; 11,1), talvolta “con grande entusiasmo” (17,11), riceve adesione (16,14s; 17,1-4.34; 28,24) e suscita la fede (4,4; 11,19-21; 13,43.48; 17,12; 18,8) Reazioni negative L’annunzio “irrita” (4,2 + 5,27-33; 22,22s), fino al desiderio di uccidere (9,22-25; 9,28-30; 23,12ss), e riceve opposizione (13,8; 13,44-45; 17,5.13; 18,6; 19,8s; 28,22) Suscita timore; oppure derisione (17,32); oppure lascia “discordi” (28,25) L’incontro con la ParolaStorie di conversione e di giudizio

  4. L’incontro con la ParolaStorie di conversione e di giudizio • Talvolta, Lc insiste puntualmente sulla compresenza delle due reazioni opposte: • 17,1-5: nella sinagoga di Tessalonica “secondo ciò che gli era consueto, Paolo entrò da loro e per tre sabati ragionò con loro a partire dalle Scritture, dimostrando e mettendo in evidenza che il Cristo doveva patire e risuscitare dai morti e: ‘questi è il Cristo, il Gesù che io annunzio a voi’. E alcuni di loro furono persuasi e si unirono a Paolo e a Sila, con anche una grande folla di Greci timorati. I Giudei, però, presi di zelo e avendo recuperato alcuni uomini di piazza malvagi e agitatori, misero in subbuglio la città”

  5. L’incontro con la ParolaStorie di conversione e di giudizio 3) 17,32-34: all’areopago “quando sentirono parlare di resurrezione dei morti, alcuni schernivano, altri invece dissero: ‘ti ascolteremo a questo riguardo ancora nuovamente’…Alcuni uomini, poi, avendo aderito a lui credettero”.

  6. L’incontro con la ParolaStorie di conversione e di giudizio 2) 17,10b-13: sinagoga di Berea, “(i giudei di lì) erano più nobili di quelli di Tessalonica e accolsero la Parola con ogni buona disposizione, esaminando ogni giorno le Scritture per vedere se veramente contenessero queste cose. Molti di loro credettero e non poche donne greche della nobiltà e uomini. Quando però i Giudei di Tessalonica seppero che la Parola di Dio era stata annunziata a Berea da Paolo, andarono anche lì ad agitare e a mettere in subbuglio le folle”

  7. L’incontro con la ParolaStorie di conversione e di giudizio • 28,23-25a: a Roma: “fissatogli un giorno, ne vennero (giudei) da lui di più nell’alloggio, ai quali espose, rendendo testimonianza, il regno di Dio e persuadendoli riguardo a Gesù a partire anche dalla Legge di Mosè e dai profeti, dalla mattina presto fino alla sera. E alcuni venivano persuasi dalle cose che diceva, altri invece non credevano. Essendo discordi (asynphonoi) tra di loro, si separarono”

  8. L’incontro con la ParolaStorie di conversione e di giudizio • In altri casi,oltre a sintetizzare verbalmente le reazioni alla Parola, Luca espone narrativamente il duplice effetto della comunicazione e dell’incontro con la Parola: 1) raccontando singole storie di giudizio (due per Pt e due per Pl parallele tra loro: a) 5,1-11 Anania e Saffira // 13,4-12 il mago Elimas (un peccato contro lo Spirito); b) 8,9-25 Simon Mago // 19,11-20 gli esorcisti ambulanti giudei (un accesso scorretto al potere dello Spirito che resta un dono del Padre!) 2) oppure raccontando storie di fede e di conversione (cf. l’eunuco incontrato da Filippo in 8,26-40 o il proconsole Sergio Paolo o Paolo stesso, etc.)

  9. L’incontro con la ParolaLa storia di Barnaba e quella di Anania e Saffira At 4,36-5,11 • “Se l’episodio ci crea disagio, è proprio questo il suo scopo” (Polhill) • “E’ l’episodio più tragico del libro degli Atti…L’effetto pragmatico ricercato dal narratore si inscrive nel testo stesso: ‘un grande spavento si impadronì di coloro che stavano ad ascoltare’ (5,5.11). Ecco una storia destinata a provocare il timore” (Marguerat) • Dunque, un “timore” volutamente provocato ed ineludibile. Chi vuole entrare nella “storia degli agenti del Risorto” non può cassare il testo né eludere la problematicità del racconto

  10. L’incontro con la ParolaLa storia di Barnaba e quella di Anania e Saffira • “Il racconto, all’interno dell’affresco idilliaco della prima comunità cristiana emerge come un gesto di forza narrativo…La violenza esercitata sul lettore è anche teologica: come giustificare la sproporzione tragica tra il reato di Anania e Saffira e la punizione che li colpisce? Come spiegare che sia assente la prospettiva tipicamente lucana della conversione?...La punizione del mago Elimas, che costituisce l’analogo del nostro racconto nel contesto della modellizzazione di Paolo su Pietro, si conclude meno tragicamente con il suo accecamento. Il racconto di At 5 si presenta dunque insieme come una rottura nella presentazione dell ‘età dell’oro’ della cristianità (At 2-5) e come un corpo estraneo alla teologia di Luca” (Marguerat) • “L’asprezza delle parole di Pietro si pone in contrasto con i tratti che lo caratterizzano nei capp. 2-4. Perché Pietro non concede alla donna la possibilità di pentirsi, come raccomanda Gesù in Lc 17,3-4, o di fare un qualche gesto riparatore? In fondo non si dovrà forse dire che Anania e Saffira si sono dimostrati moralmente deboli, ma non certo trasgressori meritevoli di morte e di dannazione eterna? Quale tipo di chiesa ha in mente Luca qui se pensa che la sua immacolatezza debba essere salvaguardata rimuovendo i peccatori con la morte?” (Fitzmyer) • Dunque, il problema è capire: a) c’è un peccato che la morte dimostra oppure punisce? b) questo peccato è di ordine “morale” o di altra natura? c) Che teologia emerge da una narrazione del genere? d) quale ecclesiologia?

  11. L’incontro con la ParolaLa storia di Barnaba e quella di Anania e Saffira Le interpretazioni proposte • Lettura eziologica (cf. 1Ts 4,13-17) : la morte fisica dimostra esternamente ed è conseguenza del peccato (cf. 1Cor 10, 1-12; 11,27-32) • Lettura socio-religiosa: paralleli con la disciplina comunitaria del gruppo esseno stanziato a Qumran: di chi sta per essere accolto definitivamente nella comunità si dice: “dovranno annoverarlo tra i suoi fratelli nell’ordine del suo rango per la Legge, per la giustizia, per il pasto puro e per la fusione della sua proprietà…Se si troverà tra loro qualcuno che mente circa la fusione dei beni…e (lo fa) coscientemente, costui sarà escluso dal pasto puro dei Molti per un anno e sarà confinato in una stanza da solo per il suo cibo” (Regola della comunità 6,22-25)

  12. L’incontro con la ParolaLa storia di Barnaba e quella di Anania e Saffira 3) Lettura tipologica (cf. Gs 7 o altri testi in cui la morte arriva per un interdetto violato o per un inganno perpetuato nei confronti dei profeti, cf. Lv 10,2 o 1Re 14,1-8) 4) Lettura istituzionale: Pietro esercita un potere di scomunica (cf. 1Cor 5,13 o 1Tm 1,20), cioè dà una pena di esclusione dal regime comunitario che permetta al colpevole di emendarsi e ravvedersi 5) Lettura storico-salvifica: il peccato di Anania e Saffira ostacola la diffusione della Parola strettamente collegata alla comunione ecclesiale 6) Il racconto è una sorta di “peccato originale” nella storia delle origini del cristianesimo (Marguerat)

  13. L’incontro con la ParolaLa storia di Barnaba e quella di Anania e Saffira • Come interpretare? I problemi sono sostanzialmente due: qual è l’oggetto in questione, qual è il peccato preso di mira, denunziato da Luca alle origini della chiesa (morale?), e da che punto di vista e a che fine Luca sta raccontando (rapporto Dio – singolo credente e dunque soteriologia?) a) Il contesto: • evidentemente la storia è la seconda parte del dittico positivo-negativo (Barnaba-Anania/Saffira) e non è leggibile indipendentemente da esso (4,36-5,11). Ha quindi un carattere esemplare-esortativo • Questo dittico, a sua volta, è posto tra due dei tre “sommari maggiori” dei capp. 2-5: 4,32-35 e 5,12-16. Il confronto con quei testi fa emergere alcuni aspetti della posta in gioco nel racconto: si oppone koinonia e unità di intenti a ambiguità di intenzione e di azione e frattura concreta in ordine all’esercizio della koinonia (confronto con 4,32-35); si collega l’esperienza interna alla chiesa (il timore seguito alla morte dei due) a quella esterna alla chiesa (il timore suscitato dall’episodio nel resto del popolo, cf. con 5,12-17). Dunque, questo racconto sta tra vita interna e vita esterna della chiesa ed ha un effetto sia sulla vita ad intra (denunzia la rottura della comunione) che sulla vita ad estra (per il suo carattere meraviglioso provoca rispetto, timore che riconosce la potenza implicita nel segno, e anche adesione).

  14. L’incontro con la ParolaLa storia di Barnaba e quella di Anania e Saffira • La sequenza 4,32-5,11, a sua volta, è posta all’interno di una sezione in cui è dominante la questione della persecuzione subita dagli apostoli che annunziano il Vangelo: 3,1-4,31 a monte e 5,17-42 a valle. Dunque la tribolazione esterna inquadra la tribolazione interna! La chiesa si trova sottoposta ad una doppia tensione, sotto una doppia pressione, e ciò a causa del peccato dei suoi! Il peccato interno, se non visto e denunciato, ostacola la vita della Chiesa e ostacola il cammino della Parola (la diffusione del Vangelo). Al contrario, la sua denunzia franca accelera il riconoscimento della “serietà” dell’annunzio e della sua potenza sulla vita umana (cf. 2,42-48 all’inizio e 5,42 alla fine) • Il contesto prossimo e remoto del nostro racconto dice che la posta in gioco nel testo non è tanto quella della soteriologia personale (la sorte dei due) ma l’ecclesiologia e il rapporto tra la Parola e la chiesa nel suo ruolo di testimone del Vangelo

  15. L’incontro con la ParolaLa storia di Barnaba e quella di Anania e Saffira b) Gli indizi nel testo • Linguaggio oppositivo: vita – morte; Spirito – satana; verità – menzogna; libertà – falsa scelta • Linguaggio economico (cf. 4,36ss) (il concreto pericolo “morale” e religioso insieme) • Due totalità che si oppongono: Dio e mammona….(cf. Lc 16,9-16). False sicurezze in tempo di annunzio e tribolazione • Un uomo e una donna: un peccato originale….? c) Conclusione • L’azione dello Spirito per la libertà e la liberazione degli uomini, dimostrata da “segni e prodigi” nel nome di Gesù: questa azione esodica richiede una “lotta”. Dio lotta per la liberazione degli uomini e guai a colui cui “accade di combattere contro Dio” (5,38s) (aspetto TEOLOGICO)! • “Non mettiamo alla prova il Signore come fecero alcuni di essi e caddero vittime dei serpenti..Tutte queste cose accaddero però a loro come esempio, e sono state scritte per ammonimento nostro, noi per i quali è arrivata la fine dei tempi! Quindi chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere!” (aspetto ECCLESIOLOGICO)

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