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LA RELAZIONE TRANSCULTURALE NEL COLLOQUIO CLINICO Maria Giovanna Caccialupi

LA RELAZIONE TRANSCULTURALE NEL COLLOQUIO CLINICO Maria Giovanna Caccialupi. CHE COSA SUCCEDE QUANDO IL MEDICO INCONTRA UN PAZIENTE CHE PROVIENE DA UN’ALTRA CULTURA? COME SI PUO’ STABILIRE CON LUI LA RELAZIONE DI FIDUCIA NECESSARIA ALL’EFFICACIA DELLA CURA ?.

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LA RELAZIONE TRANSCULTURALE NEL COLLOQUIO CLINICO Maria Giovanna Caccialupi

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Presentation Transcript


  1. LA RELAZIONE TRANSCULTURALE NEL COLLOQUIO CLINICO Maria Giovanna Caccialupi

  2. CHE COSA SUCCEDE QUANDO IL MEDICO INCONTRA UN PAZIENTE CHE PROVIENE DA UN’ALTRA CULTURA? COME SI PUO’ STABILIRE CON LUI LA RELAZIONE DI FIDUCIA NECESSARIA ALL’EFFICACIA DELLA CURA?

  3. QUANDO IL PAZIENTE APPARTIENE A UNA CULTURA DIVERSA DA QUELLA DEL MEDICO SONO NECESSARI NUOVI STRUMENTI TEORICI PER CONCETTUALIZZARE QUANTO AVVIENE NELLA RELAZIONE MEDICO-PAZIENTE ETNOPSICHIATRIA (DEVEREUX, T.NATHAN, M. ROSE MORO)

  4. ALCUNI CONCETTI DI BASE DELLA CLINICA TRANSCULTURALE • La Clinica Transculturale si fonda su alcuni principi fondamentali: • Principio dell’universalismo psichico: tutti gli esseri umani sono uguali e hanno uguale dignità; • Non esiste l’uomo ‘nudo’ cioè l’uomo ha come caratteristica universale possedere ed essere posseduto da una cultura; • La cultura come contenitore, come pelle dello psichismo umano. Non può esistere contenuto senza contenitore, non può esistere funzionamento mentale al di fuori di un involucro culturale; • Le culture sono diverse fra loro

  5. CULTURA (Def. M. Rose Moro) • UN SISTEMA CULTURALE E’ COSTITUITO: • DA UNA LINGUA; • DA UN SISTEMA DI PARENTELA; • DA UN INSIEME DI ABILITA’ E DI CONDOTTE (CURE IGIENICHE, CUCINA, ARTI, FORME DI CURA, PRATICHE DI ACCUDIMENTO, ECC.); • CULTURA ESTERNA GRUPPO DI APPARTENENZA • CULTURA VISSUTA ELABORAZIONE INDIVIDUALE LA CULTURA E’ UN PROCESSO DINAMICO NON UNA “ENTITA’” IMMUTABILE TUTTE LE CULTURE SONO DEGNE DI RISPETTO, NON ESISTE GERARCHIA TRA LE CULTURE

  6. CONCETTO DI TRAUMA MIGRATORIO • IL SISTEMA DI RIFERIMENTO CULTURALE INTERIORIZZATO DALL’INDIVIDUO PER MANTENERE LA SUA FUNZIONALITA’ DEVE CONTINUARE AD APPOGGIARSI SU UN CONTESTO CULTURALE OMOGENEO • LA MIGRAZIONE ROMPE QUESTA RELAZIONE DI SOSTEGNO E SCAMBIO RECIPROCO FRA CULTURA INTERNA ED ESTERNA ED ESPONE CHI EMIGRA AD UNA ESPERIENZA TRAUMATICA

  7. NELLA CLINICA TRANSCULTURALE DEVE ESSERE PRESERVATA L’IDENTITA’ DEL CURANTE DEL CURATO ENTRAMBI SONO PORTATORI DI LOGICHE CULTURALI IMPLICITE SIA NEGLI ATTI MEDICI CHE NELLE RICHIESTE DI CURA I DUE DEVONO STABILIRE UNA RELAZIONE IN CUI SIA POSSIBILE CONCILIARE I DUE MONDI

  8. ESEMPIO: • CONCETTO DI MALATTIA • NELLE SOCIETA’ ‘TRADIZIONALI’ LA MALATTIA TOCCA NON SOLO L’INDIVIDUO MA IL SUO CONTESTO FAMILIARE E SOCIALE • NELLE CULTURE A ‘UNIVERSI MULTIPLI’ LA MALATTIA NON E’ MAI NATURALE, MA PROVIENE DA UN DISORDINE TRA MONDODEGLI UMANI E DEI NON - UMANI

  9. LE TEORIE TRADIZIONALI RISPONDONO ALLA RICERCA DI SENSO DELLA MALATTIA • LA MEDICINA OCCIDENTALE CERCA LE CAUSE • I DUE REGISTRI POSSONO COESISTERE ED INTEGRARSI

  10. LA POSIZIONE DEI CURANTI • PER ADATTARSI ALLA SITUAZIONE CHE CAMBIA ANCHE LE PROFESSIONI DEVONO CAMBIARE • L’ATTEGGIAMENTO DEI CURANTI DEVE ESSERE CARATTERIZZATO DA: • DECENTRAMENTO: IL CURANTE SA CHE LA LOGICA CULTURALE DEL PAZIENTE HA UN SENSO ANCHE SE IN QUEL MOMENTO DIFFICILE DA COMPRENDERE PER LUI. • PER ESEMPIO SA CHE NELL’OPPOSIZIONE AL TAGLIO CESAREO DI NA DONNA MAROCCHINA NON C’E’ ARRETRATEZZA CULTURALE MA UNA DIVERSA CONCEZIONE DELLA NASCITA, DEL BAMBINO, DELLA VITA E DELLA MORTE • NELLA RELAZIONE CLINICA SI TRATTA DI NEGOZIARE UN FARE CHE TENGA CONTO DELLA CULTURA E DELLA PERSONA

  11. 2) ANALISI DEL CONTRO-TRANSFERT CULTURALE (CIOE’ DI QUELLE EMOZIONI CHE IL CURANTE PROVA NEI CONFRONTI DEI PAZIENTI) FINALIZZATA ALLA CONSAPEVOLEZZA DA PARTE DEL CURANTE DELLE IMPLICAZIONI SOGGETTIVE, PROIETTIVE, DEI SENTIMENTI CHE SI ATTIVANO DAVANTI AL PAZIENTE

  12. I PIU’ COMUNI ATTEGGIAMENTI DIFENSIVI RISPETTO ALL’ALTERITA’ SONO: • FASCINO • RIFIUTO • RIDUZIONE AL NOTO • NECESSITA’ DI UNA SITUAZIONE ‘GRUPPALE’ IN CUI SIA POSSIBILE CONFRONTARSI E PIANO PIANO, IN PROGRESS, RELAIZZARE IL DECENTRAMENTO E L’ANALISI DEL CONTRO-TRANSFERT

  13. PRIMO COLLOQUIO • PROFESSIONALE; • NON PSICOTERAPEUTICO; • HIC: LUOGO DEL MEDICO/OPERATORE • CON SCOPO • CON ASPETTATIVA

  14. ORIENTAMENTO MANIPOLATIVO L’OPERATORE E’ INTERESSATO A FAR CONOSCERE E A SPIEGARE IL MONDO DELLE COSE (OPRIENTAMENTI SCIENTIFICI, PROTOCOLLI, PRASSI ACQUISITE), CONSIDERA LA DONNA CHE HA DI FRONTE UNA FRA LE ALTRE DA INSERIRE NELLA PROPRIA CASISTICA (CHE RISPONDE AI PRORPI SCHEMI DI RIFERIMENTO) SENZA TENER CONTO DEL PUNTO DI VISTA DELLA DONNA CHE HA DI FRONTE ‘HIC ET NUNC’

  15. ORIENTAMENTO IDENTIFICATORIO L’OPERATORE E’ INTERESSATO A COMPRENDERE E AD INTERPRETARE IL MONDO DEI SIGNIFICATI, DELLA DONNA, CERCA DI FAR PROPRIO IL PUNTO DI VISTA DELLA DONNA PER RAFFIGURARE LE COSE COSI’ COME LA DONNA SE LE RAFFIGURA, CIOE’ COGLIE IL SIGNIFICATO CHE LE COSE HANNO PER L’ALTRO

  16. LA QUESTIONE CENTRALE E’ CHE: • LE DIFFERENZE LINGUISTICO-CULTURALI RIGUARDANO SIA IL PAZIENTE CHE IL MEDICO, IN QUANTO RIGUARDANO DIVERSE CONCEZIONI DELLA SALUTE E DELLA MALATTIA, DELLA CURA E DEL RUOLO DEL CURANTE • LA MEDIAZIONE LINGUISTICO-CULTURALE E’ UN PROCESSO BI-DIREZIONALE CIRCOLARE CHE DOVREBBE CONSENTIRE AD ENTRAMBI (CURANTE E PAZIENTE) DI PORSO IN UNA NUOVA POSIZIONE RISPETTO A SE’ E ALL’ALTRO (TRANSCULTURALITA’)

  17. Riferimenti bibliografici: A cura di Lorenzo Luatti: ‘Atlante della mediazione linguistico culturale. Nuove mappe per la professione di mediatore’ – Franco Angeli Milano

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