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La vita economica nelle città dell’area vesuviana: artigianato, commercio, finanza

La vita economica nelle città dell’area vesuviana: artigianato, commercio, finanza. Lezione XIV. Artigianato, commercio e finanze.

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La vita economica nelle città dell’area vesuviana: artigianato, commercio, finanza

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Presentation Transcript


  1. La vita economica nelle città dell’area vesuviana: artigianato, commercio, finanza Lezione XIV

  2. Artigianato, commercio e finanze • Settori economici che rivestivano un ruolo minoritario rispetto al settore primario, sia in relazione alla creazione di ricchezza, sia in relazione al numero degli addetti impiegati. • Settori economici svalutati nell’ideologia romana del lavoro, secondo la tradizionale interpretazione storiografica. • Un’interpretazione fortemente condizionata dalla lettura di pochi passi chiave, in particolare di Cicerone e di Seneca. 2

  3. Cicerone, I doveri, I, 150-151: la valutazione sociale delle attività lavorative • Iam de artificiis et quaestibus, qui liberales habendi, qui sordidi sint, haec fere accepimus. Primum improbantur ii quaestus, qui in odia hominum incurrunt, ut portitorum, ut fenerato-rum. • Ed infine intorno alle professioni e alle fonti di guadagno, quali debba-no ritenersi onorevoli e quali sordide, questa è più o meno la tradizione che abbiamo ricevuto. In primo luogo sono ripro-vevoli quei guadagni che attirano l'odio degli uomi-ni, come quelli degli esattori e degli usurai. 3

  4. Gli elementi di interesse nel passo • Cicerone afferma di non esprimere una sua personale opinione, ma di riferire una posizione tradizionale. • L’affermazione potrebbe essere giudicata con sospetto, ma in effetti trova riscontro nella filosofia greca, in particolare nelle idee dello stoico Panezio. • La condanna delle attività finanziarie, poiché risultano odiose nell’opinione comune della popolazione. 4

  5. Cicerone, I doveri, I, 150-151: la valutazione sociale delle attività lavorative • Inliberales autem et sor-didi quaestus mercen-nariorum omnium, quo-rum operae, non quo-rum artes emuntur; est enim in illis ipsa merces auctoramentum servitu-tis. • Indegni di un uomo libero e sordidi sono anche i guadagni di tutti i salariati, dei quali si compra il lavoro manua-le e non l'abilità; poiché in essi il salario stesso è quasi prezzo della schiavitù. 5

  6. Gli elementi di interesse nel passo • Una condanna senza appello del lavoro salariato. • Un’idea che nasce dalla mancanza nel mondo antico di un concetto astratto di lavoro, staccato da quello di lavoratore, che è conquista relativamente recente. • Nell’odierna concezione si vende il proprio lavoro, nella concezione antica si vende sé stessi, ponendosi in una condizione analoga a quella dello schiavo. 6

  7. Cicerone, I doveri, I, 150-151: la valutazione sociale delle attività lavorative • Sordidi etiam putandi, qui mercantur a mercatoribus, quod statim vendant; nihil enim proficiant, nisi admo-dum mentiantur; nec vero est quicquam turpius vanita-te. Opificesque omnes in sordida arte versantur; nec enim quicquam ingenuum habere potest officina. • Sono poi uomini sordidi coloro che comprano dai commercianti all'ingrosso e rivendono subito: essi infatti guadagnano a furia di men-zogne; né v'è alcuna cosa più turpe della menzogna. Anche gli artigiani tutti eser-citano un mestiere sordido; un laboratorio infatti non può avere nulla di degno di un uomo libero. 7

  8. Gli elementi di interesse nel passo • La condanna del commercio al dettaglio nasce dalla considerazione dell’inganno che è insito in ogni transazione. • Il piccolo commerciante svaluta la merce che deve comprare, esagera il valore di quella che deve vendere. • La condanna dell’artigiano nasce piuttosto dal luogo in cui egli opera: la sordida e malsana officina, nella quale tra l’altro opera spesso fianco a fianco con schiavi. 8

  9. Cicerone, I doveri, I, 150-151: la valutazione sociale delle attività lavorative • Minimeque artes eae probandae, quae mini-strae sunt voluptatum «cetarii, lanii, coqui, far-tores, piscatores», ut ait Terentius. Adde huc, si placet, unguentarios, saltatores, totumque lu-dum talarium. • Del tutto ignobili sono poi quei mestieri che servono a soddisfare i piaceri: «i ven-ditori di pesce, i macellai, i cuochi, i pollaioli, i pesca-tori», come dice Terenzio. Si possono aggiungere anche i profumieri, i ballerini e coloro che danno luogo ad ogni sorta di spettacoli poco decenti. 9

  10. Cicerone, I doveri, I, 150-151: la valutazione sociale delle attività lavorative • Quibus autem artibus aut prudentia maior inest aut non mediocris utilitas quaeritur ut medicina, ut architec-tura, ut doctrina rerum honestarum, eae sunt iis, quorum ordini con-veniunt, honestae. • Onorevoli invece sono per quelli alla cui posizione sociale convengono le pro-fessioni che richiedono mag-gior forza intellettuale e sono fonte di molta utilità, come la medicina, l'architettura, l’in-segnamento delle arti liberali. 10

  11. Gli elementi di interesse del passo • La sovrapposizione tra lavoratore e oggetto del suo lavoro porta ad una decisa condanna di coloro che si occupano di beni voluttuari. • Degne di maggior considerazione le professioni liberali, per il loro contenuto intellettuale e per la loro utilità sociale. • Ma da notare la tautologia dell’espressione ciceroniana: sostanzialmente tali professioni convengono a coloro cui convengono. • Assai verosimile che per Cicerone esse non fossero comunque convenienti per la classe dirigente. 11

  12. Cicerone, I doveri, I, 150-151: la valutazione sociale delle attività lavorative • Mercatura autem, si tenuis est, sordida putanda est; sin magna et copiosa, multa undique apportans multisque sine vanitate inpertiens, non est admodum vituperanda; atque etiam si satiata quaestu vel contenta potius, ut saepe ex alto in portum, ex ipso se portu in agros possessionesque contulit, videtur iure op­timo posse laudari. • Anche il commercio, se eser-citato su piccola scala, è da ritenersi sordido: ma, se eser-citato su vasta scala, impor-tando da ogni parte molte merci e distribuendole a molti senza frode, non è poi del tutto bias-imevole; anzi si può lodare a giusto titolo, se chi lo pratica, sazio o piuttosto soddisfatto del guadagno ottenuto, allo stesso modo che spesso si ritirava dall'alto mare in porto, si ritira dallo stesso porto nelle sue proprietà terriere. 12

  13. Gli elementi di interesse nel passo • Degno di una qualche considerazione anche il commercio su larga scala purchè: • Metta a disposizione merci altrimenti irreperibili, manifestando la sua utilità pubblica. • Non ricorra all’inganno, che caratterizza il piccolo commercio. • Ma la litote non est admodum vituperanda tradisce comunque l’imbarazzo di Cicerone nel valutare questa attività. • In ogni caso il mercante diventa degno di lode, paradossalmente, solo quando cessa di essere tale: prima dirigendo i suoi affari sulla terraferma, poi investendo i guadagni nella terra. 13

  14. Cicerone, I doveri, I, 150-151: la valutazione sociale delle attività lavorative • Omnium autem re-rum, ex quibus ali-quid adquiritur, nihil est agri cultura me-lius, nihil uberius, nihil dulcius, nihil homine, nihil libero dignius. • Di tutte le occupazioni però, dalle quali si trae qualche guadagno, nes-suna è più nobile, più produttiva, più piace-vole, né più degna di un vero uomo, di un uomo libero, dell'agricoltura. 14

  15. L’attenzione delle autorità pubbliche • Le considerazioni appena svolte non devono condurre a sottovalutare l’importanza delle attività artigianali, commerciali e finanziarie. • Il loro peso, in particolare nei centri urbani, poteva essere notevole. • Lo dimostra anche il fatto che tali attività fossero oggetto di attenzione e regolamentazione da parte delle autorità pubbliche. • A Pompei, per esempio: • La regolamentazione dei pesi e delle misure testimoniata dalla mensa ponderaria ufficiale. • La possibile regolamentazione dei giorni di mercato secondo un calendario ufficiale. 15

  16. La mensa ponderaria • Serviva come controllo del sistema di pesi e di misure. • Venne installata nel Foro di Pompei ancora nel II sec. a.C., riportando gli standard ponderali del mondo osco. • Con la fondazione della colonia romana, la mensa fu adeguata agli standard ponderali del mondo romano. 16

  17. L’ambiente che ospitava la mensa ponderaria 17

  18. La mensa ponderaria 18

  19. Una ricostruzione dell’aspetto originario della mensa ponderaria 19

  20. A(ulus) Clodius A(uli) f(ilius) Flaccus, N(ume-rius) Arcaeus N(umeri) f(ilius) Arellian(us) Cale-dus, / d(uum)v(iri) i(ure) d(icundo), mensuras exaequandas ex dec(u-rionum) decr(eto). Aulo Clodio Flacco, figlio di Aulo (e) Nume-rio Arceo Arelliano Ca-ledo, figlio di Numerio, duoviri per l’ammini-strazione della giustizia, per la standardizzazio-ne delle misure, su decreto dei consiglieri municipali. CIL X, 793: l’iscrizione della mensa ponderaria 20

  21. Il calendario dei giorni di mercato • Un graffito di difficile interpretazione, posto su una parete della taberna vasaria di Zosimus sembra fissare un calendario per i giorni di mercato che si sarebbero svolti nella settimana in Campania e Roma. • Forse il graffito riflette un tentativo di fissare un calendario ufficiale e permanente. • Tuttavia qualche altro graffito sembra prevedere date diverse: il mercato di Pompei si sarebbe svolto nel giorno di Mercurio, anziché in quello di Saturno. 21

  22. La taberna vasaria di Zosimus 22

  23. CIL IV, 8863: riproduzione del graffito con i giorni di mercato 23

  24. CIL IV, 8863: il testo del graffito • Dies nundinae / • Sat(urni) Pompeis Nuceria / • Sol(is) Atilla [[Cumae]] Nola / • Lun(ae) Cumis/ • Mar(tis) Putiolis / • Merc(urii) Romae / • Iov(is) Capua / • Ven(eris) • Giorni di mercato: • Giorno di Saturno: a Pompei, a Nocera. • Giorno del Sole: ad Atella, a Cuma, a Nola. • Giorno della Luna: a Cuma. • Giorno di Marte: a Pozzuoli • Giorno di Mercurio: a Roma • Giorno di Giove: a Capua • Giorno di Venere: 24

  25. I caratteri di CIL IV, 8863 • Qualche incertezza nella lettura dei dati, per l’irregolare allineamento degli stessi. • I nomi delle località in effetti sembrano corrispondere solo ai primi 6 giorni. • Questo calendario dei giorni di mercato non segue il tradizionale ciclo delle nundinae romane, di 8 giorni. • Ma piuttosto una settimana molto simile alla nostra, anche nei nomi dei giorni, dedicati a divinità: un ciclo di 7 giorni di origine egiziana. • Le ulteriori colonne a destra sembrano elencare i giorni del mese. 25

  26. CIL IV, 4182: un testo con dati contradditori sui giorni di mercato • Nerone Caesare Augusto, Cosso Lentulo Cossi fil(io) co(n)s(ulibus), VIII Idus Februarias, dies Solis, luna, XIIIIX, nun(dina) Cumi, V nun(dina) Pompeis. • Sotto il consolato di Nerone Cesare Augusto e di Cosso Lentulo, figlio di Cosso [60 d.C.], l’ottavo giorno prima delle Idi di febbraio [6 febbraio], giorno del Sole, 16° [giorno della nuova] luna, mercato a Cuma, il 5° [giorno prima delle Idi di febbraio, 9 febbraio] mercato a Pompei. 26

  27. I caratteri di CIL IV, 4182 • Testo di problematico accordo con quello precedentemente analizzato e che sembra contenere anche una contraddizione interna: • Il 6 gennaio del 60 d.C. non era una domenica (“giorno del Sole”), ma un mercoledì, secondo il nostro computo. • Il 9 gennaio del 60 d.C., giorno di mercato a Pompei, sarebbe un mercoledì (secondo il calendario che questa iscrizione pare seguire) o un sabato (secondo il nostro calendario). • Solo con questo secondo computo ci sarebbe accordo con CIL IV, 8863, che fissava le nundinae di Pompei appunto nel giorno di Saturno. 27

  28. I luoghi delle attività commerciali e artigianali: il Foro • Il fulcro di queste attività si trovava nel Foro, che, in particolare nelle prime fasi, era soprattutto luogo della vita economica, segnatamente sede del mercato. • Da richiamare a questo proposito le scene di vendita ambientate nel Foro che abbiamo visto nel ciclo di pitture della proprietà di Giulia Felice (vedi lezione VII, diapo 48 e seguenti). • Da non dimenticare che il foro, a Pompei come nelle altre città del mondo romano, era anche il cuore religioso della città (con il tempio di Apollo, il tempio di Vespasiano, il santuario dei Lari Pubblici, il tempio di Giove) • e la sede delle principali attività politiche e amministrative (con i cosiddetti edifici municipali, la stessa Basilica, il Comitium). 28

  29. Veduta aerea del foro di Pompei 29

  30. Gli spazi dell’economia nell’area forense • Oltre alla stessa piazza e al porticato che la circondava, tra gli edifici dell’area forense potevano assolvere ad una funzione economica: • La già ricordata mensa ponderaria • Il cosiddetto mercato dei cereali • Il Macellum • L’edificio di Eumachia • La Basilica

  31. Mappa del Foro di Pompei 31

  32. Gli sviluppi architettonici del foro di Pompei • Privo di progettazione unitaria, assume la funzione di fulcro cittadino dal II sec. a.C. • Ad anni poco precedenti la deduzione della colonia sillana risale la costruzione di un portico a due piani che circondava su tre lati la piazza (sotto il quale dovevano operare parecchi artigiani e bottegai). • L’opera è documentata dall’iscrizione del questore Vibio Popidio, che ne curò la costruzione. • L’originaria pavimentazione in tufo venne sostituita da un lastricato in travertino: di entrambe non rimangono molte tracce, a causa dei recuperi dopo l’eruzione. • Oggetto di recupero furono anche le numerose statue che popolavano la piazza: ne rimangono le basi.

  33. CIL I2, 1627: la costruzione del portico del Foro • V(ibius) Popidius / Ep(pi) f(ilius), q(uaestor), / porticus / faciendas / coeravit (“Vibio Popidio, figlio di Eppio, questore, curò la costruzione del portico”). • L’uso della lingua latina e la carica di quaestor hanno creato qualche perplessità sulla datazione: • La questura è altrimenti sconosciuta nella colonia sillana; ma d’altra parte l’uso della lingua latina difficilmente fa risalire oltre gli anni della Guerra Sociale, prima della quale la lingua ufficiale a Pompei era l’osco. • È possibile che l’epigrafe risalga al periodo 88-80 a.C., quando Pompei già era una comunità romana (forse un municipium), ma ancora non vi era stata dedotta una colonia.

  34. Il colonnato a due piani del portico del foro

  35. Il cosiddetto mercato dei cereali • A Pompei si è riconosciuto un mercato di cereali nell’edificio lungo e stretto che si trova nell’angolo nord-occidentale del Foro. • Effettivamente in una stanza vicina a questo edificio venne scoperta la mensa ponderaria. • Il fatto che le pareti fossero prive anche di intonaci lascia pensare ad un edificio di servizio. • Ma per il resto l’identificazione poggia su labili indizi, anche perché pure questo edificio fu colpito dalle bombe inglesi e risulta oggi poco leggibile. • Il fatto che oggi sia adibito a deposito di materiali di scavo non migliora la situazione …

  36. Il cosiddetto mercato dei cereali (oggi magazzino di scavo) 36

  37. Il Macellum Un grande cortile rettangolare, con una rotonda al centro, che forse ospitava una fontana. L’edificio è ritenuto un mercato per la vendita di carni e di pesce. L’ipotesi si basa su alcuni significativi rinvenimenti: Bilance per il peso del pesce che sono state rinvenute nell’area centrale. Un gran numero di squame di pesce in una fognatura. Ossa di pecore o di agnelli nel tratto nord del porticato che sorgeva nel cortile interno. Nella parte meridionale del complesso alcune classiche tabernae. 37

  38. Una destinazione alternativa per il Macellum? • Contrasta tuttavia l’identificazione con un complesso commerciale la decorazione di alcuni ambienti, piuttosto elegante e spesso incentrata su temi mitologci e religiosi. • Le perplessità si accrescono guardando anche alla decorazione scultorea, pure di un certo rilievo. • Alcuni studiosi hanno preferito vedervi un tempio, magari con annesso un locale di ristoro (l’immancabile caffé elegante delle piazze italiane …), il che potrebbe accordarsi con i rinvenimenti di cibarie. • Un sacello in effetti si riconosce chiaramente nel settore orientale dell’edificio.

  39. L’ingresso del Macellum dal Foro 39

  40. La tholos al centro del cortile del Macellum

  41. Le tabernae del lato meridionale del Macellum

  42. Una delle tabernae del lato meridionale del Macellum

  43. La decorazione del Macellum • Nella scena riprodotta, Ulisse narra le sue disav-venture a Penelope.

  44. La decorazione del Macellum • L’immagine di un togato, dal settore nord-occidentale del Macellum. 44

  45. Riproduzione ottocentesca di uno degli eleganti affreschi del Macellum 45

  46. La decorazione scultorea del Macellum • La statua era tradizional-mente identificata con un ritratto di Ottavia, la saggia sorella di Augusto. • Oggi si ipotizza piuttosto l’identificazione con qualche dama pompeia-na, che aveva contribui-to al restauro del Macel-lum. 46

  47. Il sacello sul lato orientale del Macellum

  48. L’edificio di Eumachia • Un grande complesso edilizio sul lato orientale del Foro, sulla cui costruzione ci informa l’iscrizione posta su un ingresso laterale dell’edificio (CIL X, 810). • Lo stesso testo era ripetuto in lettere monumentali sull’architrave del tratto del portico antistante l’edificio, se ne leggono ancora oggi cospicui frammenti (CIL X, 811). • La dedica alla Concordia Augusta e alla Pietas suggeriscono una connessione con la Concordia esistente tra l’imperatore Tiberio e la madre Livia e alla pietas filiale di Tiberio. • Quando Livia, nel 22 d.C. fu colpita da una malattia, il Senato votò un’ara alla Pietas Augusta; una moneta di questo periodo riporta il ritratto di Livia e la legenda Pietas.

  49. Mappa dell’edificio di Eumachia

  50. I frammenti di CIL X, 811 sull’architrave del portico

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