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“ LA PRIMA VIRTU’ DELLE ISTITUZIONI SOCIALI E’ LA GIUSTIZIA ” (John Rawls )

“ LA PRIMA VIRTU’ DELLE ISTITUZIONI SOCIALI E’ LA GIUSTIZIA ” (John Rawls ) La complementarietà tra “senso di giustizia” e sistema di governance e accountability dell’impresa sociale efficiente TEORIA, TEST EMPIRICO ED ALCUNE IMPLICAZIONI DI POLICY Lorenzo Sacconi

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“ LA PRIMA VIRTU’ DELLE ISTITUZIONI SOCIALI E’ LA GIUSTIZIA ” (John Rawls )

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Presentation Transcript


  1. “LA PRIMA VIRTU’ DELLE ISTITUZIONI SOCIALI E’ LA GIUSTIZIA” (John Rawls) La complementarietà tra “senso di giustizia” e sistema di governance e accountability dell’impresa sociale efficiente TEORIA, TEST EMPIRICO ED ALCUNE IMPLICAZIONI DI POLICY Lorenzo Sacconi Dipartimento di economia, Università di Trento EconomEtica

  2. Sommario: premessa sul significato di “etica di impresa” e di CSR Problema: quando emerge l’impresa sociale come istituzione stabile in grado di generare efficacemente beni di welfare? La teoria delle preferenze conformiste rispetto alla norma morale . L’esistenza di un equilibrio non-profit sotto l’ipotesi di preferenze conformiste e il problema della molteplicità. La complementarietà tra sistemi di governance e accountability rivolti alla responsabilità sociale (codici etici, bilancio sociale ecc.) e le motivazioni ideali dei membri dell’organizzazione. Un’indagine empirica sulle cooperative sociali che prova la relazione tra la complementarietà di motivazioni ideali e conformiste & governance/accountability e la performance economica. Conclusioni di policy e per il valutatore di imprese sociali (BE)

  3. L’approccio degli stakeholder, l’impresa è una costellazione stakeholder i cui interessi e aspettative dipendono in modo essenziale da essa, dalla cui cooperazione dipende la possibilità di creare nuovo valore, al quale, in modi differenti, tutti i stakeholder sono interessati. chi governa l’impresa deve riconoscere status morale agli stakeholder: agenti o pazienti morali della conduzione dell’impresa, portatori di diritti cioè di legittimepretese , 1. Etica e teoria degli stakeholder

  4. L’imperativo categorico kantiano applicato all’impresa: Chi governa l’impresa non tratterà nessuno (stakeholder) come un mero mezzo ma sempre anche come un fine a sé; ogni unione sociale (cioè l’impresa) sia sempre vista come un “regno dei fini”, tale che ogni (stakeholder ) possa essere oltre che suddito della legge (morale) anche suo proprio legislatore. le regole dell’impresa devono e poter essere riconosciuta come frutto di autoregolazione (accordo razionale) L’etica d’impresa non può essere un’imposizione dall’alto la conformità e l’osservanza sono importanti, ma solo dopo che i principi di legittimazione siano stati riconosciuti come termini di mutuo accordo da parte di ciascun agente morale, posto così ugualmente in grado di esercitare la sua autonomia razionale. Etica kantiana e teoria degli stakeholder

  5. Tutta l’ universalità delle “leggi morali” sta nell’accordo razionale Non esistono leggi morali naturali che dettano i fini e le regole delle comunità, organizzazioni o società , esistono bensì leggi fisiche, chimiche e biologiche naturali ma non leggi morali della natura indipendenti dalle scelte, dai valori, dagli interessi e dalle passioni e dalle valutazioni umane, Per trovare norme etiche fondamentali accettabili da tutti, dobbiamo ricorre a una costruzione umana, l’accordo su quei principi che chiunque riconoscerebbe razionalmente come accettabili Per raggiungere un tale accordo generale occorre svestire i panni di ciascuna identità personale, professionale, di classe, culturale politica, o religiosa e mettersi dal punto di vista di chiunque il quale sia in grado di riassumere in sé ciò che c’è di invariante rispetto al punto di vista di ciascuno separatamente preso. Etica e accordo razionale

  6. Legittimità via accordo, non etica via autorità Un’istituzione gerarchica, il cui vertice pretenda di parlare in base ad un’autorità morale assoluta (Impresa, Stato, Chiesa ….) , non passa il test dell’etica per via di accordo ciò distruggerebbe l’idea stessa di principi morali universali, che possono essere solo basati sulla razionalità imparziale dell’accordo tra agenti morali uguali. Al contrario a partire dai principi etici trovati per via di accordo possiamo rintracciare le ragioni morali in nome delle quali una data autorità può essere legittimata imparzialmente e moralmente. La direzione della giustificazione va dall’accordo imparziale tra agenti morali uguali all’autorità e alla gerarchia (che ne risultano giustificate funzionalmente) e non viceversa.

  7. 2. Come è possibile l’emergere dell’impresa sociale (non profit) quale istituzione stabile in grado di produrre efficacemente beni sociali? • Impresa produttrice di beni di welfare come gioco a tre giocatori: • Imprenditore / manager (M) • Lavoratore (L) • Beneficiario (B) • problema: come allocare il surplus tra M, L e B? • Le strategie dei giocatori: • L può (a parità di sforzo) chiedere un salario basso oppure elevato (può offrire o meno sforzo “volontario” per migliorare la qualità del bene) • M può operare con costi bassi o “gonfiati” (oppure può sostenere o meno un costo aggiuntivo per migliorare la qualità del bene) • B non può fare nulla. Il suo benessere dipende dalle scelte di M e L.

  8. Il gioco della produzione di beni di welfare: • Se M e L agiscono in modo egoista razionale si appropriano dell’intera rendita, non offrendo alcun beneficio per B. • Se M e L “moderano” le loro pretese producono un vantaggio per B. • La strategia dominante per entrambi, sotto l’ipotesi che siano esclusivamente auto-interessati, è appropriarsi di tutto il surplus (equilibrio in strategie dominanti)

  9. Ciò corrisponde all’emergenza di un’organizzazione di fatto for-profit (anche se formalmente nonprofit) in cui: • le componenti interne all’impresa si appropriano di tutta la rendita. • nessuna risorsa viene allocata per la produzione del bene di welfare.

  10. Perché emerga un’impresa effettivamente nonprofitdevono essere soddisfatte 3 condizioni. • Condizione 1: tra i membri dell’impresa deve esistere un’ideologia costituzionale • Prima del gioco effettivo avviene un accordo imparziale ipotetico (una fase di gioco costituzionale senza accordi vincolanti) : • le parti ragionano imparzialmente come se si dovessero accordare reciprocamente su un principio costituzionale • oppure le parti interpretano l’esistenza della loro impresa come se questo accordo fosse stato fatto • l’accordo costituivoprevede l’equa distribuzione tra gli stakeholder, inclusi i beneficiari esterni, dei vantaggi generati dall’impresa. • equivale alla richiesta che l’organizzazione distribuisca il surplus secondo una funzione di distribuzione del benessere sociale • es. massimizzazione del prodotto delle utilità che prevede la sua distribuzione equa)

  11. Condizione 2: le preferenze dei partecipanti all’impresa attribuiscono valore intrinseco alla reciprocità (basata su mutue aspettative) nel conformarsi all’ideologia comune • Se un giocatore crede che la controparte si attenga al medesimo criterio ideologico di condotta che anch’egli sta adottando, • allora egli trae un’utilità ideale (aggiuntiva), che va distinta dall’utilità che egli trae dal particolare esito del gioco (preferenze conformiste)

  12. Condizione 3: Tra i membri dell’impresa si formano proprio quelle aspettative reciproche che permettono alle preferenze di conformità di essere efficaci nel sistema di preferenze degli agenti. • cioè tra i membri dell’impresa vige la reciproca aspettativa che ciascuno farà la propria parte quando anche gli altri la fanno nel conformarsi all’ideologia costitutiva. • Se tutte e tre le condizioni sono soddisfatte: • ogni giocatore adotterà la sua strategia dominata (che dà payoff materiali inferiori) , se crede che la controparte farà lo stesso, ottenendo così una quantità addizionale di utilità di origine ideale, che controbilancia la perdita materiale

  13. 3. Le preferenza per la conformità a principi equi • Ogni interazione produce stati del mondo (combinazioni di atti) che • possono essere descritti secondo le loro caratteristiche rilevanti. • Sulle caratteristiche vengono definite delle preferenze, rappresentate dalle funzioni di utilità • Distinzione tra due tipi di preferenze: • A) Preferenze conseguenzialiste del sé: la descrizione è in termini di conseguenze per il singolo agente. • B) Preferenze conformiste del sé: la descrizione è in termini di corrispondenza con un principio giustizia distributiva (se gli agenti se condividono o concordano uno ) • Ciò che conta è la distanza tra lo stato del mondo generato dall’atto e lo stato del mondo corrispondente al principio (perfettamente conforme al principio). Quanto più uno stato si conforma al principio tanto più esso è preferito.

  14. …Preferenze conformiste del sé (segue) • Per ogni stato del mondo la preferenza conformista dipende da: • conformità condizionale: quanto un giocatore contribuisce ad approssimare l’ideale data la sua aspettativa sul comportamento degli altri • conformità reciproca attesa: quanto egli crede che l’altro contribuisca ad approssimare l’ideale data la sua aspettativa su ciò che farà il primo.

  15. C’È UNA GERARCHIA NELL’ARGOMENTO: • primo: si prende per data l’esistenza di utilità materiali. • secondo: I giocatori concordano via contratto sociale su un principio di distribuzione del surplus. • terzo: questo principio è assunto come ideologia e diventa la base per misurare la coerenza degli stati e degli atti individuali al principio di equità • quarto: da qui in poi la preferenza non è più un’affezione soggettiva rispetto alle conseguenze ma una relazione binaria che ordina gli stati secondo la loro misura oggettiva di conformità

  16. La funzione di utilità complessiva • Rappresenta vari e (anche conflittuali) motivi per agire • La funzione di utilità complessiva ha la seguente forma: • Ui rappresenta l’utilità materiale per le conseguenze • Il secondo termine è la motivazione derivante dalla conformità rispetto al principio distributivo T •  funzione F del criterio normativo T pesato in base  (il peso che le considerazioni ideali hanno nel sistema motivazionale dell’agente)

  17. Formalizzazione del principio distributivo: • Prima di giocare la loro interazione reale I giocatori giudicano gli stati di cose sulla base di un principio normativo concordato • Si assume che sia possibile misurare su qualche scala la corrispondenza tra stati di cose e un ideale, rappresentata da una funzione T degli stati •  Ciò genera un ordinamento (1°, 2°. 3° ecc.) delle combinazioni di strategie in base all’ideologia costitutiva stabilito secondo il livello al quale il vettore di utilità materiali soddisfa il criterio distributivo

  18. Soluzione di Nash della contrattazione (2 ersone) Il principio di equità T è il contratto sociale: l’accordo ex ante che verrebbe sottoscritto come criterio di distribuzione dei benefici in un accordo ex ante imparziale Max(Ui-di) ove U1/U2 = - a1/a2

  19. dato il principio di equità T (ad es. prodotto di Nash), concordato in una scelta ex ante (scelta costituzionale sui principi dell’organizzazione), • T = (Ui-di) • Possiamo allora : • Calcolare il valore di T per ogni possibile combinazione di strategie (stati del mondo) nel gioco della produzione del bene di welfare. • Ordinare gli stati sulla base del valore di T • Calcolare gli indici di conformità per ogni strategia (distanza tra lo stato del mondo generato da una scelta, data l’aspettativa sulla scelta dell’altro, e lo stato del mondo ideale – quello in cui T è massimo) -

  20. Specificazione della funzione di utilità complessiva (1) • F esprime la preferenza basata sull’aspettativa reciproca circa l’osservanza di un principio morale/ideologia e consiste di due indici • Indice di conformità condizionale individuale all’ideale : è un indice (che varia da –1 a 0) del grado di deviazione dell’individuo i dal principio ideale T, data l’aspettativa sul comportamento di j: è la credenza di i sull’azione di j livello massimo che T può raggiungere data l’aspettativa sul comportamento altrui Livello massimo che T può raggiungere data l’aspettativa sul comportamento altrui Livello minimo che T può raggiungere data l’aspettativa sul comportamento altrui

  21. Specificazione della funzione di utilità complessiva (2) Indice di stima dell’adesione reciproca della controparte all’ideale: varia tra 0 e -1 e stabilisce il grado al quale i si aspetta che j devi con la sua azionedalla conformità all’ideale T dato quello che j crede che farà i - è la credenza di primo ordine del giocatore I sulla scelta di j (avente la stessa forma di una strategia di j) è la credenza di secondo ordine di I sulla credenza di j circa la scelta di i(avente la stessa forma di una strategia di i prevista da j )

  22. Specificazione della funzione di utilità complessiva (3) • Queste due funzioni vengono così combinate nella funzione di utilità ideale (componente ideale dell’ utilità individuale) - • se i si conforma appieno e si attende che j si conformi appieno allora il valore della funzione di utilità ideale è ×1×1 =  • se i non si conforma pienamente e se attende non conformità piena da j allora il valore diventa (1-x) (1-y) < • se la conformità è nulla da almeno uno dei due partecipanti allora il valore è (1-1)(1-y)  =0

  23. Specificazione della funzione di utilità complessiva (4) • La funzione di utilità complessiva risulta quindi: • Ne consegue che: • se è elevato può controbilanciare l’utilità materiale e rovesciare le spinte motivazionali • allora è possibile che in equilibrio gli agenti realizzino esiti apparentemente contrari al loro interesse materiale -

  24. Applicazione all’insorgenza dell’impresa non-profit -

  25. - • Se  > 6-2 allora • SbLè migliore di SeL data la credenza CbI per A • Idem per B tra CbI e CgI, data la credenza SbL di B (e la credenza di second’ordine di A). • Quindi (Sb, Cb) è un equilibrio (psicologico) se  > 4 • NB:anche (Se e Cg) è un equilibrio, se i giocatori predicono l’un l’altro queste due strategie di non conformità.

  26. Risultati principali • per elevatoemerge in equilibrio una forma di organizzazione produttiva che possiamo identificare con l’impresa sociale • MAtutto dipende dalla credenze: infatti se un giocatore non si aspetta conformità dall’altro allora l’unico equilibrio è quello “cattivo” . • Quindi c’è molteplicità degli esiti in equilibrio (stabili) -

  27. Commenti: • l’esistenza di un equilibrio “nonprofit” possibile non basta a dire che esso sarà selezionato, infatti esiste anche l’equilibrio (Se, Cg) • l’emergenza dell’impresa sociale dipende dalle aspettative reciproche e dalla importanza o peso delle preferenze conformiste • Così la costituzione morale e l’ideologia dell’impresa sociale sono essenziali, ma non bastano a garantire il rispetto dei doveri fiduciari. • Perché l’ideologia pesi effettivamente le parti devono avere le credenze appropriate circa la reciproca osservanza. -

  28. 4. Come si formano le credenze di conformità ai valori dell’impresa sociale? • Il problema delle relazioni fiduciarie • Nell’impresa profit manca la fiducia degli stakeholder a causa del comportamento opportunistico dei proprietari • Anche l’impresa non profit può mancare la fiducia in quanto l’equilibrio effettivamente non profit è fragile (dipende dalla credenze reciproche) • Entrambe possono però perseguire le relazioni fiduciarie mediante la ricerca della buona reputazione, tenendo fede ai loro “doveri fiduciari” verso i beneficiari e i finanziatori (CSR) • C’è però un fondamentale differenziale di efficienza nella capacità dell’impresa sociale di accumulare reputazione, a causa della struttura motivazionale derivante dalle preferenza di conformità -

  29. Elementi del “sistema di gestione” CSR per la governance e l’accountability multistakeholder dell’impresa • la visione etica • il codice etico • rappresentanza nella base sociale, negli organi sociali, di controllo o consultivi • l’audit etico • La rendicontazione (processo di dialogo e risultati) • La verifica indipendente di terza parte - • Permettono l’instaurarsi di un gioco ripetuto di reputazione tra l’impresa e i suoi stakeholder anche in presenza di informazione imperfetta e contratti incompleti. • Stabiliscono impegni (principi e procedure) alla luce dei quali può essere espresso un giudizio di reputazione e può essere accumulata fiducia

  30. 5. TESI DELLA COMPLEMENTARIETÀ: • le preferenze di conformità alla norma e la ricerca della reputazione si sostengono reciprocamente, cioè sono complementari • La reputazione nelle relazioni con stakeholder esterni, (basata su sistemi di governo e accountability) soccorre la formazione di credenze di conformità all’interno, • Al contempo le preferenze di conformità sostengono (rendono più efficiente) la strategia di ricerca della reputazione • l’equilibrio di conformità passa da “virtuale” a reale • L’equilibrio di reputazione è raggiunto più rapidamente • Allora l’impresa sociale come istituzione economica stabile (in equilibrio) emerge per effetto dei due giochi complementari -

  31. Complementarietà (1) a vantaggio dell’emergenza delle motivazioni conformiste: • Osservando l’organizzazione conformarsi a un insieme di norme etiche coerenti con l’ideologia (strategia dell’impresa nel gioco della reputazione) i membri dell’organizzazione si formano la credenza della generale conformità all’ideologia. • Perciò si aspettano l’un l’altro la conformità corrispondente. • All’interno della impresa sociale si formano le credenze che sostengono le motivazioni conformiste -

  32. Complementarietà(2): • vantaggio nell’accumulazione di reputazione • La struttura motivazionale caratterizzante i partecipanti al gioco interno all’organizzazione retroagisce sul gioco di reputazione con gli stakeholder esterni • Giustifica le condizioni di base della reputazione: • Il tipo dell’impresa, che si conforma al suo codice etico, ha buone ragioni di essere riconosciuto come possibile e come probabile • Aumentano i benefici e si riducono i costi del meccanismo della reputazione • Sostenendo la strategia di ricerca della reputazione l’impresa ottiene utilità da preferenze di conformità -

  33. L’efficienzadell’impresa sociale nell’accumulazione della reputazione è maggiorerispetto a imprese alternative • Vincoli di efficienza del meccanismo reputazionale: • il costo che l’impresa deve sostenere nei periodi in cui la reputazione non è ancora abbastanza elevata da indurre gli stakeholder a fidarsi. • il costo-opportunità della rinuncia a una immediata opportunità di prendersi vantaggio dello stakeholder in vista di vantaggi futuri quando gli stakeholder cominciano a fidarsi • il tasso di sconto (tra 0 e 1) delle utilità future (più il giocatore è lungimirantemeno conta la rinuncia al guadagno immediato) -

  34. Efficienza dell’impresa sociale (segue) • Tutti questi vincoli sono meno stringenti per l’impresa sociale: • dopo un certo numero di iterazioni i membri interni ottengono utilità positive dalla semplice conformità all’ideologia: • aumenta lo scarto tra utilità differita e costo della rinuncia al vantaggio immediato • nell’immediato la conformità offre un payoff positivo addizionale che controbilancia la stessa perdita immediata. • il tasso di sconto potrà essere significativamente inferiore, dato che esiste una fonte intrinseca di utilità derivante dal fatto di conformarsi all’ideologia nel periodo attuale, che si aggiunge alle utilità future scontate -

  35. Predizioni deducibili dalla teoria • Il risultato di esistenza dell’impresa sociale e quello della complementarietà suggeriscono che dovremmo osservare : • imprese sociali in grado di offrire in modo efficiente beni di welfare ai beneficiari anche nelle condizioni di fallimento dei mercati (né il lavoratore, né l’imprenditore si appropriano per intero del surplus). -

  36. Caratteristiche delle imprese che dovremmo osservare : • un’ideologia costitutiva esplicita e condivisa, che fissa un ideale di equità sociale • un sistema di preferenze (motivazioni) in cui la componente conformista è significativamente presente e sostenuta da aspettative reciproche di conformità, • una forma legale nonprofit, in quanto in equilibrio esse perseguono una funzione distributiva secondo un principio di equità, che esclude l’appropriazione iniqua da parte dei produttori • un sistema di governo e accountability volto all’adempimento di doveri fiduciari verso gli stakeholder. • Almeno una parte di tali stakeholder (donatori, volontari, partner, soci utenti ecc.) dovrebbero essere stakeholder ideologici che condividono l’ideologia costitutiva dell’impresa. -

  37. Efficienza comparata delle imprese sociali nei medesimi settori della produzione di beni di welfare • Le imprese sociali dovrebbero essere comparativamente più efficienti di altre “imprese sociali”, cui manchi almeno una delle caratteristiche suddette • per le quali non valga il teorema di complementarietà in quanto : • non abbiano sistemi di governo e gestione volti all’accountability funzionali alla reputazione, • imprese con personale orientato al vantaggio personale dei produttori o al profitto ma non all’equità -

  38. 6. Un controllo empirico della teoria: l’indagine empirica (2003/2004) • Selezione 20 cooperative appartenenti a sei consorzi con sedi nelle province di Bergamo, Milano, Mantova, Lecco e Sondrio sotto la supervisione di CGM • Per ogni cooperativa sono stati intervistati un membro del consiglio di amministrazione (quasi sempre il presidente) e un socio fondatore, o comunque un socio con una profonda conoscenza della cooperativa. - • Caratteristiche delle cooperative: • - Diverse per storia, attività, dimensioni, performance economica. • - 8 coop B e 12 A. • - Età media 12 anni (min. 5, max 20). • - Principali settori di attività: assistenza sociale (coop A), gestione del verde (coop B)

  39. …Caratteristiche delle cooperative: Dimensioni: Base sociale: media = 74 min = 24 max = 254 Forza lavoro: media = 50 min = 0 max = 111 Ripartizione della base sociale tra stakeholder Pur essendo presenti in tutte le cooperative e costituendo il gruppo più numeroso, i lavoratori non sono mai l’unica tipologia di soci rappresentata nella base sociale. Non esistono quindi nel nostro campione cooperative mono-stakeholder Il caso più frequente vede 2 categorie, e poi 3 o 4 categorie -

  40. Il tipo ideale (modello) della cooperativa di successo alla luce della teoria • La cooperativa sociale presenta le seguenti caratteristiche nella dimensione ideologico-culturale: • A.1.  Esiste una ideologia costituzionale codificata  o implicita. • A.2 L’ideologia  è  condivisa, esistono valori e principi comuni. • A.3.  L’ideologia si traduce nelle motivazioni per le quali si aderisce che sono comuni e prevalentemente conformiste. • A.4. I membri dell’organizzazione hanno l’aspettativa che gli altri si attengano a valori analoghi. • A.5.    I membri dell’organizzazione si aspettano di essere giudicati dagli altri in base a motivazioni analoghe almeno dagli altri stakeholderinterni (soci, partner donatori, volontari ecc). -

  41. Queste motivazioni sono correlate  in modo sistematico con indicatori di efficienza produttiva, che inoltre possono essere interpretati  come efficienza e efficacia organizzativa. • Quindi: B.1.C’è buona produttività del lavoro. B.2. I lavoratori non lasciano la cooperativa sociale per ragioni economiche anche se i salari sono più bassi che in occupazioni alternative B.3   C’è capacità di produrre utili reinvestititi nello scopo sociale. B.4 C’è una buona autonomia finanziaria. -

  42. La correlazione tra A e B si trova di norma associata  a sistemi di governance  e accountability, riconducibili a un gioco di reputazione con altri stakeholder • Quindi, nelle cooperative di successo: • C.1. C’è un’estesa adozione di strumenti di accountability • C.2.   C’è l’aspettativa di essere giudicati in base all’osservanza dei propri principi e dei doveri fiduciari verso gli stakeholder • C.3. Gli stakeholder sono riconosciuti e hanno voce, essendo coinvolti nella base sociale. Questo non configura necessariamente un modello di totale partecipazione. • Tra accountability e co-decisione prevale il modello dell’accountability (coerente con l’idea di relazione fiduciaria e  reputazione) -

  43. C.4.  L’adozione di sistemi di accountability non dipende dalla dimensione dell’impresa,  nel senso che anche la piccola cooperativa, purché di successo, si avvale di tale strumento C.5.   la presenza di alta partecipazione  nelle decisioni non è un sostituto per l’accoppiata ideologia-conformismo e accountability multi-stakeholder. -

  44. Indicatori relativi alle variabili indipendenti, cioè quelle esplicative: ideologia, governance, accountability (explanans) • Indicatori di classe A: Ideologia • motivazioni dell’adesione del membro del CdA, del socio fondatore e percezione circa le motivazioni dei nuovi soci (lavoratori) • Per quanto riguarda le motivazioni dell’adesione, le risposte fornite dagli intervistati sono state ricondotte a tre classi di motivi all’agire: “attenzione al sé”, “attenzione agli altri”, “conformismo” • esistenza della missione, in forma esplicita o implicita, • conoscenza della missione o eventuale rimando a documenti; -

  45. Indicatori di classe A (segue) • codificazione missione (e in che forma); • coerenza delle attività della cooperativa con la missione • condivisione dei valori all’interno dell’organizzazione; • influenza dei valori sull’attività quotidiana dei membri dell’organizzazione, • ragioni dell’uscita (turn over) . -

  46. Indicatori di Classe C • Governance • la numerosità e la qualità degli stakeholder presenti in assemblea dei soci, • le categorie di stakeholder presenti nel CdA, • il numero e il grado di partecipazione alle assemblee sociali, • le categorie di cui si avverte l’esclusione dalle decisioni della cooperativa. • Accountability • presenza di strumenti di accountability e di certificazione della qualità, e loro natura • tipo di informazione che viene fornita • finalità di tali strumenti • criteri che gli stakeholder “volontari” e “lavoratori” userebbero, secondo l’intervistato, per giudicare la cooperativa.. -

  47. Variabili dipendenti (explanandum) • Indicatori di classe B. Performance economica e qualità dei servizi • indicatori di performance economica che è stato possibile applicare alla analisi dei dati di bilancio relativi a i due anni consecutivi 2001 e 2002 • misure della produttività del lavoro: il valore aggiunto per addetto e il rapporto tra valore aggiunto e costo del lavoro • Indici di autonomia finanziaria: rapporto di indebitamento e l’incidenza degli oneri finanziari sul valore aggiunto. • capacità di produrre utili: rapporto tra Reddito operativo aziendale e Valore aggiunto. • Interviste a referenti consortili sulla qualità percepita dei servizi (qualità del bene di welfare). -

  48. Controllo delle ipotesi • Con “indicatore soddisfacente il modello” indichiamo un indicatore con valori compatibili con le ipotesi dedotte dalla teoria a proposito di una particolare variabile esplicativa rilevante (A o C) • Chiamiamo: • cooperative A quelle che presentano almeno cinque indicatori di classe soddisfacenti il modello • cooperative nonA quelle che presentano meno di cinque indicatori di classe A soddisfacenti il modello ; • cooperative C quelle che presentano almeno quattro indicatori di classe C soddisfacenti il modello; • cooperative nonC quelle che presentano meno di quattro indicatori di classe C soddisfacenti il modello; -

  49. Classificazione basata sugli indicatori di tipo economico-finanziari, o di classe B • alla classe I appartengono quelle cooperative che presentano almeno quattro indicatori di classe B, su un totale di cinque, con valori al di sopra della media del campione; • nella classe II rientrano le cooperative con due o tre indicatori di classe B al di sopra della media del campione. • la classe III è composta dalle cooperative per le quali nessun indicatore o un solo indicatore di classe B è al di sopra della media del campione; -

  50. Inferenza 1 • “Se una cooperativa è sia A che C (A&C) allora apparterrà alla classe I o II, ma non potrà appartenere alla classe III”. • Questa ipotesi dice che una cooperativa con indicatori di classe A e C che soddisfano il modello, può essere efficiente o quasi efficiente, manonpuò essere tra le meno efficienti. • Se la teoria è vera allora le caratteristiche A&C sono determinanti dell’efficienza, • Ciò che conta è l’eventuale presenza di cooperative sia A&Cnella classe III, il che falsificherebbe la teoria. • L’osservazione corroborante la teoria relativamente a questa ipotesi è quindi che non si osservano cooperative che siano A&C nella classe III. -

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