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DSM IV

DSM IV. DEFINIZIONE DELLE DISFUNZIONI SESSUALI. DISTURBI DEL DESIDERIO.

carl
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DSM IV

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  1. DSM IV DEFINIZIONE DELLE DISFUNZIONI SESSUALI

  2. DISTURBI DEL DESIDERIO • Disturbo da desiderio sessuale ipoattivo: fantasie sessuali e desiderio di attività sessuale persistentemente o ricorrentemente carenti (o assenti). Il giudizio di carenza o assenza viene fatto dal clinico, tenendo conto dei fattori che influenzano il funzionamento sessuale, come l’età e il contesto di vita del soggetto. • Disturbo da avversione sessuale: persistente o ricorrente estrema avversione, ed evitamento di tutti (o quasi tutti) i contatti sessuali genitali con un partner sessuale.

  3. DISTURBI DELL’ECCITAZIONE SESSUALE • Disturbo dell’eccitazione sessuale femminile: persistente o ricorrente incapacità di raggiungere, o mantenere fino al completamento dell’attività sessuale, un’adeguata risposta di eccitazione sessuale con lubrificazione-tumescenza (reazione di lubrificazione-tumescenza legata all’attività sessuale). • Disturbo maschile dell’erezione: persistente o ricorrente impossibilità di raggiungere, o di mantenere, un’erezione adeguata fino al completamento dell’attività sessuale.

  4. DISTURBI DELL’ORGASMO • Disturbo dell’orgasmo femminile; • Disturbo dell’orgasmo maschile (aneiaculazione); • Eiaculazione precoce.

  5. Disturbo dell’orgasmo femminile • Persistente o ricorrente ritardo, dopo una fase di eccitazione sessuale normale. • Le donne mostrano un’ampia variabilità nel tipo o nell’intensità della stimolazione che induce l’orgasmo. • La diagnosi di disturbo dell’orgasmo femminile dovrebbe basarsi sulla valutazione del clinico che la capacità di orgasmo della donna sia minore di quanto ci si aspetterebbe per età, esperienza sessuale, e adeguatezza della stimolazione sessuale ricevuta.

  6. Disturbo dell’orgasmo maschile (aneiaculazione) • Persistente o ricorrente ritardo, o assenza, dell’orgasmo dopo una normale fase di eccitazione sessuale nell’ambito di una attività sessuale che il clinico, tenendo conto dell’età del soggetto, giudica adeguata per localizzazione, intensità e durata.

  7. Eiaculazione precoce • Persistente o ricorrente eiaculazione a seguito di minima stimolazione sessuale prima, durante, o poco dopo la penetrazione e prima che il soggetto lo desideri. • Il clinico deve tenere conto dei fattori che influenzano la durata della fase di eccitazione, come l’età, la novità del partner sessuale o della situazione, e la frequenza recente dell’attività sessuale.

  8. Disturbi da dolore sessuale • Dispareunia: ricorrente o persistente dolore genitale associato al rapporto sessuale in un maschio o in una femmina. • Vaginismo: ricorrente o persistente spasmo involontario della muscolatura del terzo esterno della vagina, che interferisce con il rapporto sessuale.

  9. SINTOMATOLOGIA E PATOLOGIE PIU’ FREQUENTI • difficoltà di conquistare ed essere conquistati; • Turbe del desiderio; • Turbe della frequenza; • Coitofobia; • Vaginismo; • Turbe dell’eccitazione sessuale femminile; • Pene piccolo; • Turbe dell’erezione; • Turbe dell’eiaculazione; • Turbe del piacere.

  10. Difficoltà di conquistare ed essere conquistati • Corteggiamento: negli animali si realizza grazie agli automatismi fisiologici; nell’essere umano è una funzione appresa che può rimanere compromessa da uno sviluppo che non consente di assumere la sicurezza della propria identità sessuale rendendo problematico il rapporto con l’altro sesso. • Seduzione: ha connotazioni negative, del se-ducere; la patologia nasce dal timore di essere sommersi dalla esperienza seduttiva; nasce dalla disponibilità a entrare in contatto con quanto c’è di misterioso in se stessi per essere affascinati dal mistero dell’altro.

  11. Turbe del desiderio • Il desiderio sessuale è definito come sentimento di attesa e di ricerca dell’attività sessuale che è sostenuto dalla pulsione libidica, mosso dal bisogno (qui inteso come lo stato di privazione di comportamenti atti a recuperare ciò che manca) e attivato dagli incentivi endogeni (immagini, fantasie) ed esogeni. • Ipoerosia e anerosia: indicano la carenza o la completa assenza del desiderio sessuale; nel DSM IV “Disturbo da desideio sessuale ipoattivo). • Ipererosia: sintomo non frequente che come manifestazione costante e duratura è sintomo proprio della ninfomania e della satiriasi che consideriamo appartenere alle turbe del piacere.

  12. Turbe della frequenza • La frequenza indica una condizione psicopatologica solo considerata in relazione alle diverse variabili che compongono il rapporto e alle eventuali abitudini precedenti. • Indubbiamente i casi estremi di frequenze particolarmente rare (2-3 rapporti l’anno) o ravvicinate (2-3 rapporti al giorno) che si protraggono per diverso tempo segnalano uno stato patologico di cui vanno cercate le cause. • L’ipersessualità, per l’uomo è chiamata satiriasi e per la donna ninfomania, pur riconoscendo una esasperata e protratta frequenza spesso associata a promiscuità, è sostenuta da un vissuto di insoddisfazione che induce a ripetere ossessivamente il rapporto alla ricerca di un piacere negato.

  13. Coitofobia(DSM: disturbo da avversione sessule) • Il termine ha diversi sinonimi: venerofobia, cipridofobia, fobia genitale, ginecofobia, androfobia. • Indica l’ansia o la repulsionesuscitate dalla possibilità di un contatto genitale che può riguardare globalmente il coito o un aspetto di esso (contatto con lo sperma, penetrazione, movimento). • Fobia del contatto, fobia dell’erezione, horror sexualis partialis; in questi casi in passato il medico suggeriva:”Penis normalis dosim repetatur”.

  14. Vaginismo • La chiusura serrata dell’ostio vulvare è il sintomo più rappresentativo (30%) fra quelli proposti dalle pazienti ed è dovuto alla contrazione spastica e involontaria dei muscoli perivaginali e perivulvari. • Permanente – Acquisito – Situazionale – Elettivo • Il vaginismo anteriore è il più frequente; • Il vaginismo posteriore è meno frequente e produce l’incarceramento del pene (penis captivus).

  15. Non passa lo straniero … bum … bum • Fortezza: è già un’impresa avvicinarsi alla cittadella. Dalle caviglie alle ginocchia, dalle ginocchia al pube, la contrazione delle membra inferiori impedisce qualsiasi abbordaggio all’entrocosce. Se un maschio vigoroso ben fornito per la riproduzione della specie riesce a disgiungere le ginocchia tra le quali ha il diritto legale di piazzarsi, il suo membro seminifero urta contro una invincibile contrattura dei muscoli pelvo-perineali femminili (soprattutto il poderoso, “onnipotente”, elevatore dell’ano); l’orifizio vaginale serrato nella morsa muscolare, rifiuta qualsiasi “intrusione” e respinge tutti i tentativi dell’invasore.

  16. Il passo è tratto da Zwang (1974, vol. 2, 359) e il linguaggio militarista e maschilista che lo caratterizza sembra particolarmente rappresentativo non tanto del vaginismo quanto della sua giustificata presenza a fronte di questo “maschio vigoroso e ben fornito” con licenza di penetrare.

  17. Turbe dell’eccitazione sessuale femminile • Inadeguata risposta di eccitazione sessuale con lubrificazione-tumescenza. • L’incapacità e riferibile alla fase di vasocongestione pelvica durante la quale non si verifica un’adeguata vasodilatazione per cui manca la tumescenza dei genitali esterni, l’espansione e la trasudazione vaginale e la donna non avverte il senso di calore e di bagnato che accompagnano quei fenomeni.

  18. Essendo spesso associato alla mancanza di desiderio e/o all’assenza dell’orgasmo viene facilmente compresa dalle pazienti nel termine generico di frigidità. • Il sintomo è interpretabile come una forma di indisponibilità al rapporto. Può essere collegato a tematiche intrapsichiche, risentire di un comportamento maldestro del partner che disattende qualsiasi forma di corteggiamento per realizzare immediatamente l’introduzione o, infine, segnalare l’esistenza di una struttura relazionale patogena caratterizzata dall’ostilità.

  19. Pene piccolo • Le dimensioni del pene a riposo sono in media di 8 – 10 cm e quelle del pene eretto di 13 – 18 cm. In letteratura sono descritti casi patologici di microfallo (1 cm) e macrofallo che può raggiungere in erezione i 38 cm. • La preoccupazione del pene piccolo è stata presa in considerazione dalla chirurgia che ha escogitato interventi correttivi proponendo sia delle protesi per il pene a riposo rappresentate da bastoncini flessibili inserite dentro i corpi cavernosi sia interventi di allungamento e ingrossamento.

  20. erezione dopo inserimento di protesi peniena

  21. erezione dopo inserimento di protesi peniena

  22. Allungamento del pene • Un allungamento di due – tre cm si ottiene liberando quella parte dei corpi cavernosi che rimane nascosta dalle ossa pelviche e spostando quindi i legamenti in avanti. • Inoltre si può ridurre il cuscinetto grassoso sovrapubico per consentire una migliore evidenzazione del genitale.

  23. Ingrossamento del pene • Per ingrossare il pene si utilizzano trapianti di cute o il tessuto adiposo prelevato per liposuzione, iniettato a ridosso dei corpi cavernosi e poi distribuito manualmente in maniera uniforme lungo tutto il corpo del pene. • La virilità viene spesso espressa in cm, cioè in quantità più che in qualità. • Si tratta spesso di una disfunzione meglio definita “dismorfofobia”.

  24. Turbe dell’erezione • Il pene eretto è essenziale per la definizione dell’identità maschile. • Il pene non eretto, il pene flaccido perde qualsiasi riferimento vitale, nelle affermazioni dei pazienti è un organo sostanzialmente inutile (“Non serve più a niente”), richiama l’assenza (“E’ andato”) e la morte (E’ come se fosse morto”).

  25. Variabili che definiscono il deficit erettile • L’entità del deficit (anerezione parziale o totale); • Il momento della comparsa; • Le condizioni nelle quali si verifica; • Le modalità di insorgenza e di evoluzione; • Il realizzarsi dell’eiaculazione; • Le erezioni spontanee; • Le erezioni provocate; • I fenomeni di pseudopriaprismo.

  26. Turbe dell’eiaculazione • Il liquido seminale è composto dagli spermatozoi formatisi nei testicoli e dal liquido (plasma seminale) prodotto dalla prostata, dalle vescicole seminali e in minima parte dalle ghiandole bulbo-uretrali.

  27. L’eiaculazione • L’eiaculazione (dal latino ex e iaculare = lanciare con forza, gettare) indica l’espulsione dello sperma dall’uretra resa possibile dalla contrazione della muscolatura liscia dei condotti deferenti, delle vescichette seminali e della prostata che convoglia il liquido seminale nell’uretra posyeriore (1° stadio-emissione) da dove, per la sopravvenuta partecipazione della muscolatura striata (mm. Ischio e bulbo-cavernoso) e della chiusura del collo vescicale, viene proiettato all’esterno (2° stadio-espulsione) attraverso getti intermittenti in armonia con i ritmi della contrazione muscolare che Masters e Johnson hanno stabilito avere una periodicità di 0.8 contrazioni al secondo.

  28. Uretrorrea ex libidine • Nelle fasi iniziali dell’eccitazione a volte prima ancora che compaia l’erezione possono essere emesse alcune gocce di un liquido chiaro, trasparente, lievemente filante secrete dalle ghiandole uretrali di Cowper e del Littré al quale è stato attribuito un significato lubrificante per la successiva introduzione.

  29. Eiaculazione astenica • L’emissione di sperma può avvenire senza che si avvertano le contrazioni espulsive (spermatorrea), la sensazione è simile a quella della minzione e mancano sensazioni piacevoli. • Il sintomo è stato riferito a inibizioni di ordine psichico, ma sembra più facilmente attribuibile a danni di ordine neurologico, o alla scarsità dell’eiaculato che non distendendo a sufficienza l’uretra posteriore non evoca il riflesso di contrazione che consente l’espulsione.

  30. Turbe del piacere • Il rapporto sessuale può essere interpretato come momento generativo, come espressione di efficienza erotica, come manifestazione di potere,come gioco piacevole, ecc. • Ad esempio l’impotenza è stata a lungo indicata come una compromissione delle facoltà generatrici, mentre solo negli ultimi tempi ha prevalso l’attenzione per il gioco. • Anafrodisia • Anorgasmia • Dispareunia

  31. Anafrodisia • L’anafrodisia indica l’anestesia delle zone erogene centrali (assenza di fantasie) e periferiche (genitali, seno, capezzoli, ecc.) che può essere generalizzata (anafrodisia totale) o limitata ad alcune parti (anafrodisia parziale) e che si accompagna in genere alla mancanza di orgasmo. • Vengono rilevati questi dati in pazienti consapevoli della loro omosessualità, che svolgono anche una vita eterosessuale per mascherare il loro orientamento socialmente emarginante.

  32. Anorgasmia • Le donne mostrano un’ampia variabilità nel tipo o nell’intensità di stimolazione che scatena l’orgasmo(DSM IV). • Orgasmo clitorideo e/o vaginale? • Orgasmo evocato dalla stimolazione del punto G. • L’orgasmo maschile coincide con l’eiaculazione? • L’orgasmo plurimo è la norma acui si deve tendere? L’orgasmo simultaneo?

  33. Ontogenesi del comportamento sessuale – D. Dettore (2001) • Vari autori (vedi, per es., Tennov, 1979; Money, 1980) hanno sostenuto che l’innamoramento (o amore romantico) ha necessariamente una durata limitata, fra i 18 mesi e i tre anni. • Più recentemente la Fisher (1992), dopo aver analizzato l’andamento temporale dei divorzi in 62 diversi tipi di società, ha sostenuto che tale fase dell’amore tende a cessare dopo circa quattro anni, per motivi evolutivamente indotti. • Secondo questa autrice tale tempo sarebbe necessario per far nascere un figlio e permettere alla donna di crescerlo, sotto la protezione dell’uomo, nelle fasi in cui è più debole e bisognoso di cure; terminata questa fase l’evoluzione naturale spingerebbe la coppia a disamorarsi, a separarsi, al fine di permettere nuove unioni con altri uomini e altre donne, garantendo così un pool genetico sempre più ricco e diversificato.

  34. In base alla teoria di Liebowitz il calo degli effetti della PEA-phenylethylamine (che potrebbe essere geneticamente programmato, come sostiene la Fisher) per alcuni, intossicati dell’innamoramento e dipendenti da esso, significherebbe la fine dell’amore e la separazione. • Per altri,invece, l’amore, meno ardente ma più sicuro, continuerebbe e ciò sembrerebbe mediato dall’aumento della liberazione di sostanze non più esaltanti, ma bensì tranquillanti, le endorfine che, in quanto antidolorifici naturali, danno sicurezza, pace e calma. • S’instaurerebbe, così, un attaccamento affettivo, in quanto fondato su emozioni meno sconvolgenti, ma più rassicuranti.

  35. Comunque, indipendentemente da tali possibili fattori biologici, la capacità di induzione di una risposta di eccitazione sessuale propria di un determinato stimolo è grandemente influenzata da processi di apprendimento; se ne deduce che uno stimolo può acquisire proprietà eccitatrici ma anche perderle, se già le possiede. • Si tratterebbe, allora, di un processo di estinzione o di assuefazione o abituazione (si tratta dell’estinzione graduale di una risposta innata in seguito alla ripetuta presentazione di uno stimolo in grado di indurla, non seguito da alcun rinforzo, sia positivo che negativo). • Stando così le cose, l’eccitabilità sessuale potrebbe essere ridotta dalla ripetizione, dalla monotonia o dalla continua presenza di stimoli sessuali in circostanze di tutti i giorni; la nostra società, così liberale in fatto di immagini sessuali, molto probabilmente sta allora contribuendo a formare in tutti noi una sorta di “indifferenza “ sessuale.

  36. Zani (1993), nella sua analisi dei fattori e antecedenti che intervengono nella sessualità agita dagli adolescenti in maniera precoce rispetto alle medie attuali, oltre agli aspetti biologici, psicosociali, dei pari e di contesto socioculturali, sottolinea ed evidenzia gli aspetti familiari, tra cui: • Essere figli di famiglie monogenitoriali (forse per minore possibilità di controllo da parte dell’unico genitore); • Quando il genitore si trova un altro partner (probabilmente per maggiore permissività dei genitori che hanno avuto esperienze di divorzio o separazione)

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