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La Sardegna La Sardegna è un’isola che conserva ancora un ambiente incontaminato e, in alcune zone, selvaggio. Il territorio è prevalentemente montuoso e aspro e sulle coste si aprono golfi, insenature, promontori e spiagge di grande bellezza. La parte settentrionale è coperta da una folta macchia mediterranea, dalla quale emerge qua e là il paesaggio roccioso. Il massiccio afflusso turistico degli ultimi anni ha contribuito allo sviluppo economico del territorio anche se ne ha messo a repentaglio l’integrità ambientale.
Il territorio La Sardegna è la seconda isola italiana per grandezza. Si affaccia a ovest sul Mar di Sardegna, a est sul Tirreno e a sud sul Mediterraneo. A nord le Bocche di Bonifacio la separano dalla Corsica, isola francese. Il territorio sardo è prevalentemente arido e montuoso, ma i rilievi non arrivano mai ad altezze considerevoli. Il massiccio più alto è il Gennargentu(foto), che misura 1834 metri. La sola pianura di una certa estensione è il Campidano, (foto) che si trova tra il golfo di Oristano e quello di Cagliari. Le coste alternano tratti alti e rocciosi a litorali bassi e sabbiosi. I corsi d’acqua, a carattere torrentizio, sono brevi. Per poterne utilizzare l’acqua sono stati creati numerosi laghi artificiali: il lago del Coghinas (il più esteso) (foto),del Flumendosa e il lago Omodeo. Appartengono alla Sardegna alcune isole: la Maddalena e Caprera a nord, San Pietro e Sant’Antioco a sud. Lungo le coste il clima è mediterraneo, con temperature piuttosto elevate per tutto l’anno. Nell’interno si registrano temperature più basse, soprattutto sui rilievi. Le precipitazioni sono scarse e concentrate nei mesi invernali. L’isola è spesso battuta dal Maestrale, vento di nord-ovest.
Le attività economiche Tra le maggiori risorse dell’isola l’allevamento, soprattutto di ovini e caprini, (foto) fornisce la materia prima per la produzione di formaggi. L’agricoltura viene praticata soprattutto nella Piana del Campidano, col supporto di moderne tecnologie: si producono uva da vino, ortaggi, mandorle, legumi e cereali. La Sardegna non ha tradizioni marinare e la pesca non è molto diffusa. Nel passato infatti la popolazione si concentrava nelle zone interne dell’isola per difendersi sia dalla malaria sia dalle incursioni saracene. Oggi la situazione si è in parte ribaltata grazie allo sviluppo del turismo, soprattutto balneare, che ogni anno richiama sulle coste dell’isola migliaia di visitatori. Il turismo concorre anche al mantenimento del tradizionale artigianato che produce tappeti, merletti, ceramiche, ricami, ferro battuto e oggetti di sughero (foto in basso). L’industria è attiva nel settore petrolchimico, alimentare, metallurgico e della produzione di energia elettrica. L’ attività estrattiva può contare su giacimenti di bauxite, carbone, ferro, piombo, zinco e salgemma. La Sardegnaogni anno attrae un numero sempre maggiore di turisti provenienti da tutto il mondo, lungo le sue coste infatti si alternano spiagge dalla sabbia bianchissima (foto) e scogliere che si affacciano su un mare di un azzurro cristallino, smeraldo, turchese e blu. Innumerevoli varietà di pesci, molluschi e mitili affascinano gli esploratori subacquei e gli appassionati di pesca sportiva.
La civiltà nuragica Gli scavi hanno portato alla luce numerosissimi resti dell’antica civiltà nuragica che, durante l’Età del ferro, si stabilì in Sardegna. Una delle caratteristiche principali di tali popoli è la loro tipica architettura. I nuraghi sono edifici a forma di tronco di cono, costituiti da grandi blocchi di pietra squadrati e sovrapposti. Se ne conoscono circa 7000 e la loro funzione era probabilmente militare, ma non è escluso che servissero anche come abitazione e come magazzino. I più antichi sorgono in posizione isolata, altri invece formano veri e propri villaggi. Un esempio tra i più importanti di questa civiltà si può vedere a Barumini. Qui sorge una vera e propria città-fortezza, con mura e torri angolari poste a difesa di un torrione centrale. Nei pressi di questo complesso sono stati rinvenuti molti oggetti d’uso (armi, macine, ceramiche e coltelli di ossidiana) che hanno permesso una datazione che va dal XVI all’VIII secolo a.C. Il nuraghe di Orrobiu(foto) è uno dei più vasti e articolati della Sardegna.
La storia… Situata strategicamente al centro del mar Mediterraneo occidentale, l'Isola fu sin dagli albori della civiltà umana un attracco obbligato per quanti navigavano in cerca di materie prime e di nuovi sbocchi commerciali. Fu così che nella sua storia millenaria ha saputo trarre vantaggio sia dal proprio isolamento, che ha consentito lo svilupparsi di culture autoctone come la civiltà nuragica, sia dalla propria posizione strategica, che ne faceva un ostacolo inaggirabilenella rete degli antichi percorsi. I mercanti fenici raggiunsero la Sardegna tra il X e l'VIII secolo a.C. nel periodo in cui la civiltà nuragica era al suo massimo splendore. I Fenici, arrivati in Sardegna come mercanti e non come invasori, si insediarono in alcuni punti di approdo lungo l'arco sud-occidentale della costa, approdi già abitati dai nuragici con i quali stabilirono contatti e scambi commerciali, favorendo la creazione di empori. Meno facile fu il rapporto con i Cartaginesi (chiamati Punici dai Romani). Questi ultimi giunsero nell'isola nel VI secolo a.C., forse con l’intenzione di conquistare tutta l'isola per assoggettarla al loro dominio. Un primo tentativo di conquista fu sventato dalla vittoriosa resistenza nuragica intorno al 535 a.C. Tuttavia, a partire dalla fine del VI secolo l'isola entrò nell'orbita di Cartagine. Gli originari empori commerciali si svilupparono progressivamente in centri urbani, divenendo rapidamente molto fiorenti e probabilmente tra i maggiori del Mediterraneo occidentale. Ancora oggi le componenti puniche di queste cittadine sono ben visibili tra le rovine che ne rimangono. I maggiori centri di insediamento cartaginese furono Karalis, Nora, Sulki, e Tharros. Le rovine di Karalis (attuale Cagliari) ospitano la più grande area cimiteriale fenicio-punica del mondo (colle di Tuvixeddu) (foto in basso). A Sulki(presso Sant'Antioco) rimane invece il tophet più grande ritrovato finora (foto in alto). Tra gli altri insediamenti cartaginesi ricordiamo Bithia, Neapolis, Othoca, Cornuse un insediamento presso l'attuale Bosa.
…lastoria I Romani ottennero la Sardegna nel 238 a.C., al termine della Prima Guerra Punica. Nel 215 a.C., il Sardo Amsicora (nella foto), aiutato dai Cartaginesi, guidò un tentativo di rivolta anti-romana, ma fu sconfitto nella battaglia di Cornus. Per lungo tempo la dominazione romana fu segnata dalla difficile convivenza con i Sardi e i Sardo-punici. Gradualmente si raggiunse una certa integrazione, anche se non furono rare le rivolte. Karalisdivenne la capitale della nuova provincia. La città crebbe e fu arricchita di monumenti, tra i quali l'esempio più notevole è probabilmente l' anfiteatro (vedi foto),che ancora oggi è sede di spettacoli. Nel nord dell'isola, i Romani fondarono il porto di TurrisLibisonis (l'attuale Porto Torres) e fecero della cittadina cartaginese di Olbia un centro importante dotata di piazze, acquedotti e complessi termali. Nel 1999, nelle acque dell'attuale porto vecchio furono recuperati 18 relitti di navi romane. I Romani dotarono l'isola di una rete stradale utilizzata soprattutto per mettere in comunicazione i centri della parte meridionale con il settentrione. A metà di una di queste strade, i Romani fondarono Forum Traiani(presso l'attuale Fordongianus), che divenne il principale centro militare isolano e che nel I secolo d.C. fu dotato di un complesso termale. Svilupparono la coltivazione dei cereali e la Sardegna entrò a far parte delle province granaio, insieme alla Sicilia e all'Egitto. Probabilmente, l'eredità culturale più importante del periodo romano è la lingua sarda, neolatina, composta da numerosi dialetti raggruppabili in due varietà fondamentali (logudorese, campidanese).
La navigazione La scrittura Il problema sull'origine e sulle caratteristiche della cultura dei costruttori dei nuraghi è stato recentemente affrontato dallo studioso Gigi Sanna il quale, tra il 1995 e il 2010, ha analizzato scritti nuragici risalenti alla seconda metà del II millennio a.C. I testi studiati appartengono a svariate tipologie alfabetiche (protosinaitica, ugaritica, gublitica, protocananea e fenicia). Lo studioso identifica i nuragici sostenendo che essi parlassero una lingua indoeuropea simile al latino e che utilizzassero codici di scrittura semitici. Testimonianze documentarie lascerebbero intendere che i nuragici adoravano un dio chiamato Yah, o Yahh, o Yahwhé, ossia il Dio della Bibbia. Tale ipotesi ha un precedente nell'opera dell'antropologo Raffaele Pettazzoni, il quale, ai primi del Novecento, aveva sostenuto che questa stessa divinità era venerata dai popoli preistorici della Sardegna. Grazie a nuovi reperti archeologici si fa sempre più certa l'ipotesi che le popolazioni nuragiche fossero molto abili nell'arte della navigazione, arte che permetteva loro di spostarsi facilmente in tutto il bacino del Mediterraneo e di mantenere contatti con le popolazioni micenee, cretesi, etrusche e iberiche. Ceramiche nuragiche sono state scoperte sia lungo le coste iberiche che in quelle tirreniche, nelle isole egee, a Creta, nelle coste libanesi e del nord Africa. Tali ceramiche per la maggior parte non costituivano prodotti da esportare e commerciare, ma erano prevalentemente vasi comuni, anforete, olle utilizzate dai marinai nuragici come ceramica di bordo.
La gastronomia La particolare morfologia del territorio della Sardegna ed il suo clima mite e temperato danno vita ad una cucina semplice e genuina ma dai sapori forti e decisi. Molti i prodotti tipici, come il famoso pane carasau e gli ancor più famosi formaggi come il Pecorino Sardo che in questa straordinaria terra, ricca di pascoli e di lussureggiante vegetazione, assumono un sapore ed un aroma fuori dal comune. Ma la Sardegna si fa apprezzare anche per il buon pesce, gli ottimi vini e gli squisiti e particolari dolci. Tra i dolci tipici troviamo i dolcissimi e friabili bianchittos, a base di bianchi d’uovo e mandorle tostate e aromatizzati con scorze di limone. Tra i primi piatti sardi troviamo i malloreddus, ovvero i classici gnocchetti sardi, conditi con sugo di pomodoro e salsiccia.
Le Feste In Sardegna, andare per feste significa immergersi in una cultura antica alla scoperta di suoni e di armoni sconosciute, di balli ritmici con ricchi costumi tradizionali, di gare poetiche fuori dal tempo, di sfrenate corse di cavalli, di sfilate folcloristiche - a piedi o a cavallo - con preziosi e coloratissimi abiti d'altri tempi. Spesso le feste durano diversi giorni e coinvolgono tutta la comunità; molte volte, per l'occasione, vengono preparati dolci speciali ed organizzati banchetti con pietanze tradizionali a cui tutti possono partecipare. Le feste popolari più conosciute sono: Sant'Efisio a Cagliari, la Sagra del Redentore a Nuoro, S'Ardia a Sedilo e Pozzomaggiore, la Cavalcata sarda e la Faradda a Sassari, Sa Sartigliaa Oristano, San Gavino a Porto Torres, San Michele ad Alghero, la nota Festa del Rimedio, la più antica in Sardegna che si svolge dal 1893, ad Ozieri, San Simplicioa Olbia.