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L’EUROPA DELL’EURO

L’EUROPA DELL’EURO. Prof. Nino Rebaudo. IL PIANO WERNER.

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L’EUROPA DELL’EURO

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Presentation Transcript


  1. L’EUROPA DELL’EURO Prof. Nino Rebaudo

  2. IL PIANO WERNER • Le prime iniziative risalgono al 1970 con la costituzione di un comitato di esperti finanziari e monetari dei sei Paesi della Comunità, presieduto dal primo ministro del Lussemburgo Werner, che elabora un piano (Piano Werner) contenente un programma concreto per l’unificazione della politica economica e per la realizzazione di un’organizzazione monetaria che nel 1980 avrebbe dovuto condurre alla completa liberalizzazione dei movimenti di capitali, ai cambi fissi e all’introduzione della moneta unica.

  3. LA FINE DEGLI ACCORDI DI BRETTON WOODS • Fino al 1971 il sistema monetario internazionale era regolato secondo gli accordi di Bretton Woods del 1944, che prevedevano cambi fissi tra le monete, convertibili con il dollaro a 35 $ per oncia d’oro (parità aurea del dollaro): per cui la moneta USA era considerata la valuta di riferimento e di riserva

  4. LA SITUAZIONE DEGLI ANNI SESSANTA • Alla fine degli anni Sessanta, a causa delle spese in Vietnam, la quantità di dollari in circolazione era notevolmente aumentata, tanto che i detentori di dollari, per paura che questi fossero dichiarati inconvertibili, cominciarono a chiederne la conversione in oro. Nixon nel 1971 fu costretto a decretare la fine degli accordi di Bretton Woods.

  5. LA RECESSIONE • Di conseguenza gli USA si ritirarono dall’impegno di convertire in oro i dollari presentati dalle banche centrali dei Paesi aderenti all’accordo. • Da quel momento si è passati ai cambi flessibili ed è subentrata l’instabilità valutaria, un evento che, insieme alla recessione economica, ha indotto la CEE ad archiviare il Piano Werner

  6. IL SERPENTE MONETARIO • I Paesi comunitari, per timore che le loro monete andassero incontro a fluttuazioni eccessive, nel 1972 dettero vita al serpente monetario europeo, un accordo che prevedeva per le valute degli Stati aderenti (Francia, Germania, Italia, Benelux) una fascia di oscillazione in più o in meno del 2,25% rispetto alle parità stabilite con altre valute e con il dollaro. • Il serpente monetario è l’accordo relativo alla creazione di un’area di stabilità tra le monete dei Paesi della CEE.

  7. IL SISTEMA MONETARIO EUROPEO (SME) • Nel 1978 a Bruxelles, i Paesi membri, per fronteggiare la crisi petrolifera che provocava la fluttuazione dei tassi d’interesse, decisero di dar vita allo SME. • L’accordo, concepito per favorire la cooperazione finanziaria nell’ambito della Comunità, aveva come fine ultimo quello di creare una moneta unica da contrapporre al dollaro e allo yen. Allo SME aderiscono i paesi comunitari e nel 1990 il Regno Unito.

  8. L’ECU • Il fulcro dello SME era rappresentato dall’Ecu (European Currency Unit), l’unità valutaria europea. L’Ecu non era una moneta vera e propria, ma una moneta “paniere” formata dall’insieme delle monete aderenti allo SME in proporzioni diverse secondo l’importanza economica di ciascun Paese. Il marco aveva un’incidenza maggiore del franco che, a sua volta, pesava di più del fiorino olandese.

  9. LO SME E L’ECU • Il Sistema monetario europeo (Sme) è l’accordo relativo ai rapporti di cambio tra le monete dei Paesi membri della Comunità europea, basato sull’Ecu e in vigore dal 1979. • L’Ecu è la moneta di conto, non circolante, a cui erano ancorati i tassi di cambio delle monete dei Paesi aderenti allo Sme e che è stata in vigore dal 1979 al 1998.

  10. IL PIANO DELORS E LA MONETA UNICA • Nel Piano Delors (dal nome del presidente della Commissione Europea J.Delors), presentato al vertice di Madrid del 1989, viene ribadita l’impossibilità di realizzare un autentico mercato interno senza l’introduzione di una moneta unica e vengono indicate le tappe fondamentali per l’attuazione dell’unione monetaria europea (Ume), di cui si decide di avviare la prima fase a partire dal 1° luglio 1990, con la liberalizzazione dei movimenti di capitali.

  11. DAL PIANO DELORS AL TRATTATO DI MAASTRICHT • Nel 1990 al Consiglio europeo di Roma vengono istituite due commissioni intergovernative, una relativa all’Unione economica e monetaria e una per l’Unione politica; ma le condizioni per l’attuazione dell’Uem e le fasi di realizzazione sono stabilite nel Trattato di Maastricht, siglato il 7 febbraio 1992 ed entrato in vigore il 1° novembre 1993.

  12. L’IME E L’INTRODUZIONE DELL’EURO • Il 1° gennaio 1994 a Francoforte viene istituito l’Ime(Istituto monetario europeo), l’embrione della futura Banca centrale europea (Bce), e il 30 settembre 1995 a Valencia i Quindici ribadiscono l’impegno di rispettare i criteri di Maastricht. • Il 16 dicembre 1995 il Consiglio europeo riunito a Madrid decide che il nome della moneta unica sarà euro e stabilisce la data del passaggio all’euro come moneta strutturale per il 1° gennaio 1999 e come moneta in circolazione per il 1° gennaio 2002.

  13. LA BANCA CENTRALE EUROPEA (BCE) • Il 1° luglio 1998 è entrata in funzione la Banca centrale europea (Bce), cui è affidato il coordinamento delle politiche monetarie dei paesi membri (quantità di moneta, tassi d’interesse, ecc.) • La Banca centrale europea è il massimo organismo di gestione della politica monetaria dell’Uem. • Il Sistema europeo delle banche centrali è l’organizzazione composta dalla Bce e dalle Banche centrali nazionali dei Paesi dell’UE.

  14. IL SISTEMA EUROPEO DELLE BANCHE CENTRALI • La Banca centrale europea e le Banche centrali nazionali formano il Sistema europeo delle banche centrali (Sebc) che deve: • Vigilare sulla stabilità dei prezzi. • Definire la politica comunitaria. • Garantire le operazioni sui cambi gestendo le riserve in divise estere (dollaro, yen, franco svizzero). • Garantire la copertura dei sistemi di pagamento (carte di credito, assegni, bancomat).

  15. I PARAMETRI DI MAASTRICHT I parametri di Maastricht Tasso d’interesse nominale dei titoli di Stato Non più del 2% del tasso applicato dai tre Paesi dell’UE con inflazione più bassa Tasso di inflazione Non più dell’1,5% dell’inflazione media dei tre Paesi dell’UE con tasso di inflazione più basso Disavanzo pubblico Non oltre il 3% del PIL Debito pubblico Non oltre il 60% del PIL Tasso di cambio Entro i margini di fluttuazione dello SME

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