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CRITERI DI RAZIONALITÀ DELL’INTERPRETAZIONE Cap. 3 Bongiovanni

1) Problemi: a) indeterminatezza b) e valutatività dell’interpretazione. 2) Soluzione: individuazione di criteri procedurali = esigenze razionali della procedura argomentativa ( Habermas : decidere senza contraddirsi e essere razionalmente accettabili).

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CRITERI DI RAZIONALITÀ DELL’INTERPRETAZIONE Cap. 3 Bongiovanni

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Presentation Transcript


  1. 1) Problemi: a) indeterminatezza b) evalutatività dell’interpretazione 2) Soluzione: individuazione di criteri procedurali = esigenze razionali della procedura argomentativa (Habermas: decidere senza contraddirsi e essere razionalmente accettabili) CRITERI DI RAZIONALITÀ DELL’INTERPRETAZIONECap. 3 Bongiovanni

  2. 1) Problemi: • a) indeterminatezza • i) possibilità di risultati tra loroconfliggenti • [= nei casi difficili, l’insieme delle ragioni giuridiche non è in grado di produrre (o giustificare) un unico risultato)] • ii)apertura delle norme nei discorsi di applicazione • b) valutatività • i) incertezzadella metodologia interpretativa • ii) elementi valutativi della argomentazione

  3. ai) risultati confliggenti • tre argomenti principali: • - difficoltà dei linguaggi naturali • = comportano la presenza di predicati vaghi • - inevitabile incoerenza (inconsistency) interna del diritto (= presenza di antinomie) • - relativa povertà o la troppa ricchezza delle ragioni giuridiche • RICCHEZZA = in sistemi giuridici avanzati, vi sono più ragioni che possono giustificare una decisione facendo riferimento a valori diversi

  4. Es.: caso Serena Cruz • - pluralità di ragioni • = interprete può scegliere come trattare il caso • - le diverse fonti e ragioni giuridiche giustificano risultati diversi alla luce di valori concorrenti • - difficoltà di fissare relazioni di priorità (o di gerarchia) o forme razionali di bilanciamento in presenza di norme che esprimono valori diversi

  5. aii) Discorsi di applicazione (ruolo dei principi) • distinzione tra: • - Discorsi di fondazione: • fissano i principi prima facie • = norme che restano indeterminate nel loro potenziale riferimento alla situazione • - Discorsi di applicazione (i principi si applicano ai casi) • = i principi hanno bisogno in ogni singolo caso d’essere ulteriormente correlati • = applicazione dipende dai casi • = incertezza per imprevedibilità delle situazioni future

  6. b) elementi valutativi • due aspetti: • i) incertezza della metodologia giuridica • ii) divergenza valutativa sulla correttezza o sulla giustizia richiesta dalla presenza dei principi • = cosa richiedono i principi e loro diverse interpretazioni

  7. bi) incertezza metodologia • tre dimensioni: • - fine (metodo) della interpretazione • - canoni della interpretazione • - regole della interpretazione • in ognuno di questi casi è presente una scelta valutativa dell’interprete

  8. Scelte valutative (Alexy): • - nessuno dei tre argomenti istituzionali conduce ad un unico risultato • - gli argomenti sistematici sono completi solo se rinviano ad argomenti pratici generali • - gli argomenti pratici generali sono, nei casi difficili, più importanti di quelli istituzionali • bii)giustizia richiesta dai principi • due diverse prospettive generali: • Teleologica (bene) vs. Deontologica (giustizia)

  9. 2) Criteri di razionalità dell’interpretazione • ricerca di criteri di razionalità adeguati • indeterminatezzanon significa che l’argomentazione giuridica non possa essere razionale • la presenza di valori e scelte morali implica la ricerca della corretta interpretazione e applicazione dei requisiti di giustizia

  10. Riflessione contemporanea • doppio passaggio: • a) insufficienza delle teorie semantiche del significato e dell’interpretazione (Dworkin) per fornire soluzione corretta • b) razionalità procedurale • = interpretazione come argomentazione • = ricerca delle condizioni di accettabilità razionale delle considerazioni pratiche • = condizioni di razionalità del discorso pratico

  11. a) Insufficienza teorie semantiche del significato • = basate su rapporto tra segni e oggetti (reali o ideali) • Teorie del significato affrontano diverse questioni: • - certe sequenze di segni hanno significato e altre no (= criterio di significanza) • - sinonimia • - ambiguità • - implicazione

  12. Triangolo del significato (De Saussurre, Frege, Ogden e Richards) Espressione (significante, segno) contenuto (mentale) (proposizione, senso, significato intensionale) Referente (denotazione, significato estensionale)

  13. Semantiche -referenziale o denotazionale = parole ed enunciati stanno per degli oggetti - ideazionale o mentalistica = parole ed enunciati esprimono idee della mente, proposizioni = entità mentali criterio di significanza = verificazionismo Pragmatiche teoria del significato come uso (L. Wittgenstein) Significati non sono entità ma sono in relazione alla funzione che hanno nel contesto delle pratiche sociali Diverse versioni: - regolarità di comportamento (regularism, comportamentismo) (è vicino a teorie semantiche) - inferenzialista (W. Sellars, R. Brandom) Teorie del significato(W. Lycan, Filosofia del linguaggio, 2002)

  14. Significato come uso • = linguaggio è pratica sociale • Es: gioco linguistico dei muratori • "lastra!", "mattone!" • Utilizzo dei termini serve per (far) fare qualcosa • = il significato di una parola è: • il suo uso nel contesto di un enunciato • significato di un enunciato è • = uso nel contesto di un gioco linguistico • = il significato di parole ed enunciati è uso nel linguaggio (nel contesto del gioco linguistico)

  15. Referenziale: - parole senza riferimento (oggetti irreali, verbi, pronomi) - termini co-referenziali - problema descrizioni definite e nomi propri (teoria di Kripke e Putnam del riferimentodiretto) Ideazionale: - che tipo di entità mentale - termini ed enunciati che non esprimono idee - problema intersoggettività entità mentali Difficoltà delle teorie semantiche

  16. Interpretazione CORRETTA per teorie semantiche e regularism (comportamentismo) • = individuazione di un unico significato delle parole e degli enunciati • Unicità del significato dipende da: • i) corrispondenza ai fatti o a idea (teoria referenzialista e ideazionale) • ii) idea di significato come uso inteso come regolarità di comportamento (comportamentismo)

  17. i) risultato interpretativo corretto dipende dal fatto che le proposizioni interpretative esprimono: • - riferimento delle espressioni = significato proprio, oggettivo dei testi normativi (leggi) • = credenza che le parole abbiano un significato proprio, intrinseco dipendente dalla relazione oggettiva tra le parole e le cose

  18. - intenzione = soggettiva intenzione delle autorità normative (parlamento) • = idea che le autorità legislative (che di solito, sono organi collegiali) abbiano, come gli individui, una volontà o intenzione univoca e riconoscibile • = interpretazione è conoscenza empirica • = presenza di regole semantiche e sintattiche che determinano il significato dei termini

  19. ii) regularism • Problema del c.d. paradosso delle regole (L. Wittgenstein, Ricerche filosofiche, § 201) • “una regola non può determinare alcuno modo d’agire, poiché qualsiasi modo d’agire può essere messo d’accordo con la regola”

  20. Varie tesi e problemi: • - linguaggio privato (§ 202 “non si può seguire una regola 'privatim': altrimenti credere di seguire una regola sarebbe la stessa cosa che seguire la regola”) • interpretazione scettica di Kripke (addizione e quaddizione per 68 + 57) • Utilizzo presente e utilizzo della regola nel futuro • Regresso delle regole

  21. tesi per cui nucleo di significato è pienamente determinato dall’uso sociale • = è il modo in cui la regola è usata a determinare direttamente il significato della regola • = significato è regolarità di esecuzione o di comportamento • Ne deriva che • l’interpretazione riguarda solo gli aspetti della comprensione che sono sotto-determinati dalle regole o convenzioni • = è una eccezione

  22. Problema della distinzione tra • = di fronte a pluralità di possibilità di seguire una regola • è necessaria individuazione dell’uso corretto • = una delle contrastanti interpretazioni o regolarità ciò che viene effettivamente fatto ciò che dovrebbe essere fatto

  23. Teoria semantica dell’interpretazione giuridica • Giuspositivismo critico di L. Ferrajoli • Teoria legata alla definizione di verità • Basata su idea che • = enunciati normativi hanno natura descrittiva • = sono enunciati veri o falsi • Teoria di A. Tarski della verità come corrispondenza

  24. Ambito del diritto penale • Modello garantista del diritto penale • = limitazione della potestà punitiva e tutela della persona contro l’arbitrio • richiede epistemologia garantista • Si traduce nel cognitivismo processuale

  25. quaestio facti = proposizioni di fatto ricerca della verità fattuale (verificabilità o falsificabilità delle ipotesi accusatorie) accertabile tramite prova empirica risolvibile per via induttiva quaestio juris = proposizioni di diritto ricerca della verità giuridica per via deduttiva sulla base delle parole impiegate dalla legge cognitivismo processuale = raggiungimento della “verità processuale”

  26. definizione della verità come corrispondenza (A. Tarski) • = nozione intuitiva della verità • = teoria oggettiva del significato del termine vero • va distinta da teorie soggettive che pongono semplicemente dei criteri di verità (es.: consenso, coerenza, ecc.)

  27. non sono accettabili nella giurisdizione penale: v. consenso della comunità • modello limite giustificato da • relazione necessaria fra garantismo penale ed epistemologia verificazionista • Limite = corrispondenza fra linguaggio e realtà

  28. b) Modelli di razionalità procedurali • tre direzioni • i) J. Coleman e B. Leiter =razionalità epistemica = modest objectivity basata su condizioni epistemiche ideali • ii) J. Habermas e R. Alexy =razionalità pragmatica [e tesi del discorso giuridico come caso speciale (sonderfall) del discorso pratico + serie di regole del discorso razionale] • iii) R. Dworkin = razionalità coerentista (universalizzabilità)

  29. i) Razionalità epistemica: la “modest objectivity” di J. Coleman e B. Leiter • tre passaggi principali • - possibili accezioni di oggettività (procedurale e metafisica, metafisica forte e metafisica minima) • - limiti conoscitivi e pratici di queste visioni • - diversa concezione di oggettività (modest) basata sul rispetto di condizioni epistemiche ideali • A partire da: negazione dello scetticismo eforma di oggettività anti-realista

  30. visione proceduraleclassica = idea di procedura giuridica o politica = risultati delle controversie giuridiche sono stati raggiunti dai giudici per il tramite di procedure oggettive = rispetto di alcune minime condizioni procedurali visione metafisica (metaphysical objectivity) = implicazioni conoscitive più esigenti assunzione per cui ci sono risposte corrette alle questioni pratiche (giuridiche, politiche e morali) le decisioni fanno riferimento a fatti giuridici oggettivi fondazione oggettiva dei giudizi giuridici e morali due forme generali di oggettività:

  31. a) forte (strong) b) minima (minimal) • due principali concezioni oggettivitàmetafisica a) Oggettività Forte doppia assunzione: Realismo metafisico = il modo in cui stanno le cose nel mondo non dipende da come gli individui credono che esse siano (indipendenzacostitutiva ed epistemica del mondo dei fatti dalle pratiche conoscitive) Realismo semantico (teoria del significato) = il significato di un enunciato non dipende da ciò che colui o coloro che parlano pensa debba significare

  32. b) Oggettività Minima • anti-realismo metafisico o ontologico = oggettività dipende dalle pratiche sociali = ciò che sembra giusto alla maggioranza di una comunità determina ciò che è giusto = criterio dell’oggettività è convergenza delle pratiche semantico forma di comunitarismo linguistico basata sull’uso del linguaggio

  33. idea forte di oggettività presente nella tradizione della teoria del diritto naturale (giusnaturalismo) idea minima di oggettività è vicina al convenzionalismo è stata adottata, in versioni più o meno vicine, da molti positivisti contemporanei (positivismo giuridico) teoria giuridica:

  34. INSUFFICIENZE delle due teorie • a) Concezione “forte” dell’oggettività • tensione tra le sue assunzioni • s.t. PROBLEMA DELL’ACCESSO • come è possibile, data l’indipendenza dei fatti giuridici dalle nostre credenze e pratiche, riuscire a conoscerli? • = indipendenza dei fatti dal nostro accesso epistemico e possibilità di garantire la conoscenza di tali fatti • Risposte = coerentista (corrispondenza) e esternalista non valgono per discorso giuridico

  35. b) concezione minima dell’oggettività • problemi che derivano dalle sue premesse (s.t. antirealismo semantico) • - possibilità di unERRORE GLOBALE o su larga scala • = concetti che subiscono mutamenti a causa dell’evoluzione della ricerca scientifica • = risposta paradossale: tale cambiamento non deriva tanto da un errore precedente nel riferimento agli oggetti, quanto dal fatto che le pratiche sono mutate

  36. - presenza diDISACCORDIRAZIONALI non risolvibili dalle convenzioni • = difficoltà a individuare le regole (o i loro scopi) se non vi sono comportamenti convergenti

  37. c) Oggettività modesta • concetto di condizioni epistemiche ideali • cui viene legata la possibilità della oggettività dei giudizi • = ciò che sembra corretto, in condizioni epistemiche ideali, determina ciò che è corretto • È posizione intermedia rispetto agli altri due tipi di oggettività

  38. duplice vantaggio • - consente di evitarei problemi delle altre impostazioni • - visione flessibile che permette di adattare le condizioni epistemiche ai diversi tipi di discorso

  39. Evita problemi e aporie altri approcci: • - problema dell’accesso ai fatti • per atteggiamento contrario al realismo metafisico • - problema errore e disaccordo che può derivare dalle pratiche convenzionali • per convinzione che il mondo non è necessariamente ciò che la maggioranza crede che sia • = è basata su pratiche convergenti, ma richiede la loro verifica in relazione a condizioni epistemiche ideali

  40. discorso giuridico (giudice) • condizioni epistemiche ideali sono: • (1) completamente informato sia (a) su tutti i fatti rilevanti, sia (b) su tutte le fonti giuridiche • (2) completamente razionale, ad esempio, per quanto riguarda le regole logiche • (3) libero da pregiudizi rispetto alle diverse parti di un processo • (4) il più possible aperto (emphatetic) e fantasioso (imaginative), ad esempio, se il caso lo richiede, nel bilanciamento degli interessi coinvolti • (5) aperto e sensibile alla cultura informale e alle conoscenze sociali rilevanti per il ragionamento analogico, nel quale le differenze e le distinzioni devono essere qualificate come ‘rilevanti’ o ‘irrilevanti

  41. ii) Razionalità pragmatica: R. Alexy, J. Habermas e la teoria del discorso • a) fondabilità razionale e correttezza dei giudizi pratici è derivata dalla • DIMENSIONEPRAGMATICA del linguaggio (USO) • b) determina razionalitàprocedurale • = condizioni comunicative dell’argomentazione che rendono possibile • formazione imparziale del giudizio

  42. = non solo qualità degli argomenti, ma struttura del processo argomentativo • = rende possibile raggiungere CONSENSO RAZIONALE (qualificato) • è criterio di accettabilità razionale • = fondazione razionale • Tesi del caso speciale: Alexy si, Habermas no

  43. a) Dimensione pragmatica • = significato come uso (dimensione illocutiva) • = uso secondo certe regole • tesi per cui dimensione pragmatica implica • pretese normative • = presupposti inevitabili • = pragmatica ha dimensione universale o normativa

  44. diversi aspetti di un atto linguistico (J.L. Austin): • - dimensione locutiva = aspetto semantico (predicazione di una qualità rispetto a un ente) • - dimensione illocutiva = ciò che il proferimento di un enunciato serve a fare • - dimensione perlocutiva = usi ed effetti concreti della enunciazione

  45. b) costruzione della prospettiva procedurale • tre passaggi • bi) dimostrazione della dimensione discorsiva delle regole dell’uso • = dare e chiedere ragioni in un processo intersoggettivo (W. Sellars, R. Brandom) • = processo che implica pretese e impegni

  46. bii) pretese e impegni sollevati nel discorso hanno presuppostirazionali e oggettivi • = richieste rivolte alla attività di giustificazione • = regole della discussione razionale • biii)rispetto di tali regole consente il raggiungimento di un consenso razionale • Consenso è criterio di accettabilità delle proposizioni pratiche

  47. bi)dimensione pragmatico-discorsiva del linguaggio • = enunciato come atto linguistico • Significa in relazione alla dimensione illocutiva: • [atti illocutori possono essere secondo Austin: • - verdettivi (atti di giudizio): giudicare, valutare, calcolare • - esercitivi (esercizio di autorità): nominare, ordinare, proibire, esortare • - commissivi (assunzioni di impegno): promettere, aderire, dare l’adesione • - comportativi (reazioni a eventi): ringraziare, scusarsi, salutare, ecc. • - espositivi (ruolo dell’enunciato nel discorso): affermare, domandare, definire]

  48. - sollevare delle pretese (di verità, di correttezza, di sincerità, ecc.) • che si traducono in impegni e titoli per le affermazioni successive • = dimensione inferenziale del linguaggio • = le regole pragmatiche riguardano gli impegni e le conseguenze (titoli) che sono contenute negli atti linguistici • impegni e titoli vengono valutati nello spazio intersoggettivo delleragioni

  49. bii) • pretese (impegni e titoli) sollevati nel discorso hanno dei presupposti universali-oggettivi • = regole della discussione razionale • (è anche risposta alle obiezioni scettiche relative alla possibilità di fondazione dei discorsi pratici quale il trilemma di Münchausen) • = regole pragmatiche relative al comportamento dei parlanti • = presupposti che gli atti linguistici devono soddisfare e che sono conditio sine qua non per partecipare alla comunicazione linguistica

  50. Es.: pretesa di correttezza (legata a impegno e titoli) implicita negli atti linguistici • (la sua negazione conduce a una contraddizione performativa = negazione delle condizioni di significatività pragmatica dell’atto = contraddizione tra contenuto proposizionale e fine illocutivo, es.: ti prometto di…, ma non manterrò la promessa) • tale pretesaimplica necessariamente delle regole correlative che hanno una dimensione intersoggettiva: • = è richiesta di giustificabilità (presupposto universale) • = ciò, a sua volta, significa entrare nell’ambito dell’argomentazione

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