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L’OTTUPLICE SENTIERO 1/3

L’OTTUPLICE SENTIERO 1/3. Capire che la vita è sofferenza ( duhkha ) e che la causa della sofferenza è il desiderio. ESEMPIO.

dudley
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L’OTTUPLICE SENTIERO 1/3

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Presentation Transcript


  1. L’OTTUPLICE SENTIERO 1/3 Capire che la vita è sofferenza (duhkha) e che la causa della sofferenza è il desiderio. ESEMPIO Abbracciare le quattro Nobili Verità e fare di loro lo strumento del risveglio interiore, che consentirà di vedere in modo completamente diverso tutte le cose, e cioè "semplicemente come esse sono", senza il velo delle nostre illusorie percezioni. SAGGEZZA E CONOSCENZA • Retta comprensione Capire che la realtà è già perfetta ESEMPIO Accettare il mondo così com’è (desiderare di cambiarlo significa fargli violenza) 2. Retta motivazione o retto pensiero Contrastare le motivazioni inadeguate: bramosia, inimicizia, violenza Favorire le motivazioni adeguate: non-attaccamento, amorevolezza, non-violenza APPROFONDIMENTO

  2. L’OTTUPLICE SENTIERO 2/3 APPROFONDIMENTO La parola può spezzare vite, creare nemici, ma anche infondere saggezza e fondare la pace. 3. retta parola La retta parola esclude: le bugie, le calunnie, l’essere maleducati o aspri, il parlare a vanvera, i pettegolezzi e il fare discorsi inutili. APPROFONDIMENTO Uso appropriato di noi stessi e del nostro corpo MORALE Astensione dal furto, ma anche da un possesso troppo bramoso 4. retta azione Non uccidere Non dare né usare droghe Sano atteggiamento nei confronti della sessualità I mezzi di sussistenza nocivi sono: l’usura, il gioco d’azzardo, il commercio di armi, di esseri umani, di carne, di veleni e di sostanze comunque nocive alla salute. 5. retta vita

  3. L’OTTUPLICE SENTIERO 3/3 liberarsi dei pre-esistenti stati negativi della mente, prevenire i futuri stati negativi, creare stati positivi. 6. Corretto sforzo Prestare attenzione ai propri stati interiori: emozioni, sentimenti, idee 7. Corretta attenzione APPROFONDIMENTO Sedere con la schiena dritta in una posizione a gambe incrociate. La mano sinistra è messa sulla destra, con i pollici che si toccano lievemente, formando un ovale. Le mani sono poste in grembo, vicino all'addome. EDUCAZIONE DELLA MENTE La mente si deve concentrare sul non pensare 8. Corretta concentrazione Meditare il respiro: quando si inspira e si espira, si contano i cicli del respiro da uno a dieci, e poi ricominciando ancora da uno. Quando la mente divaga, la concentrazione è riportata indietro al conteggio, ricominciando da uno.

  4. ESEMPIO PER CAPIRE LA RETTA COMPRENSIONE • Prendete due persone, una che è uno studente Zen ed una che non ha nessuna pratica spirituale, e mettetele davanti a situazioni identiche. • Entrambi andando sugli sci si rompono le gambe in un incidente, ma ciascuno ha una comprensione totalmente diversa dell'evento: • il primo sciatore ferito può accettare questo incidente con una certa pazienza, abbastanza maturo per comprendere che quando si decide di andare a sciare, quel potenziale danno fa parte del rischio. • L'altro individuo meno maturo potrebbe ben sentire una frenesia di rabbiosità, come una sorta di ‘ingiustizia’ per il suo incidente. Questa persona soffrirà un inferno psicologico per il suo proprio agire. • L'accettazione della realtà del primo sciatore gli produce probabilmente che gli effetti negativi dell'incidente saranno minimizzati, permettendogli così di ottenere il meglio dalla situazione, e possibilmente passando il resto del suo tempo a bere una cioccolata calda e a dare consigli alle persone sulla sua caduta. • Per il secondo sciatore, oltraggiato dalla stessa realtà, non solo c’è la sua sofferenza ampliata dall'evento iniziale, ma gli arriveranno situazioni supplementari (karma) che aggraveranno il problema: per lo sciatore adirato la parte peggiore di questo scenario è che egli forse dovrà soffrire di più nel futuro a causa della sua incapacità a trattare con la propria situazione. • Egli riporterà tutto questo sul suo stesso ‘sé’ risvegliando il disprezzo e la rabbia dei suoi compagni a causa del suo comportamento infantile, pieno di auto-rancore, e più portato a probabili ripetizioni dei suoi errori in futuro. TORNA ALLA DIAPOSITIVA

  5. Ecco qui il discorso del Buddha sulle due frecce (Sallena Sutta). "Meditatori, sia l'uomo ignorante che l'uomo saggio che percorre il sentiero percepiscono sensazioni piacevoli, spiacevoli e neutre. Ma qual è la differenza tra i due, ciò che li caratterizza? Facciamo l'esempio di una persona che, trafitta da una freccia, ne riceva una seconda, sentendo quindi il dolore di entrambe le ferite. Ecco, la stessa cosa accade quando un ignorante, che non conosce l'insegnamento, viene a contatto con una sensazione spiacevole e - come reazione - si preoccupa, si agita, piange, grida, si batte sul petto, perde il senso della realtà. Quindi egli fa esperienza di due dolori: quello fisico e quello mentale. Gravato dalla sensazione spiacevole, reagisce con avversione e, con questo atteggiamento, inizia a creare in sè un condizionamento di avversione. Infatti, quando prova queste sensazioni negative, egli cerca il diletto in qualche sensazione piacevole, perchè - da persona ignorante quale è - non sa rispondere correttamente ad una sensazione spiacevole se non cercando riparo nel piacere dei sensi. E quando comincia a godere di un piacere, allora comincia ad instaurarsi in lui un condizionamento al desiderio, alla bramosia. Egli è completamente inconsapevole di come vadano le cose, non sa cioè che le sensazioni sono impermanenti, non sa quale sia l'origine della bramosia verso di esse, non conosce il pericolo che rappresentano, e non sa quale sia la via per non esserne schiavi. Questa sua incapacità crea dentro questo tipo di uomo un condizionamento di ignoranza. Provando sensazioni piacevoli, spiacevoli o neutre, l'ignorante, rimanendone condizionato, lontano dalla verità, è soggetto alla nascita, alla morte, alla vecchiaia, ai turbamenti, alle sofferenze, alle negatività. L'ignorante è così destinato all'infelicità.

  6. Invece l'uomo saggio, che percorre la via della verità, quando prova una sensazione spiacevole, non si preoccupa, non si agita, non piange, non urla, non si batte il petto, non perde il senso della realtà. È come chi venga trafitto da una sola freccia e non da due, percependo solo un tipo di sensazione spiacevole, quella fisica e non quella mentale. Colpito così da questa sensazione, non reagisce con avversione, e così non si forma in lui un condizionamento all'avversione. Inoltre non cerca rifugio in una sensazione piacevole per sfuggire quella spiacevole che sta vivendo. Egli sa, da persona saggia che è sulla via della verità, come ripararsi dalla sensazione sgradevole senza cadere nel piacere dei sensi. Così evita di creare un condizionamento di bramosia e desiderio. Egli comprende la realtà così come essa è effettivamente, del perenne sorgere e passare delle sensazioni, di quale sia l'origine della bramosia verso esse, del pericolo che essa costituisce e del modo di uscirne. Avendo dunque la perfetta e completa comprensione della realtà, egli non permette che si formino in lui questi condizionamenti di ignoranza. Quindi il meditante impara a rimanere equanime e distaccato qualora si manifestino sensazioni piacevoli, spiacevoli e neutre. Così facendo, chi cammina sulla via del retto insegnamento, rimane distaccato anche dalla nascita, dalla vecchiaia, dalla morte, dai turbamenti, dalle sofferenze e dalle negatività. Egli è equanime davanti a tutte le sofferenze. Questa è la differenza tra il saggio e l'ignorante. L'uomo saggio, concretamente addestrato nella pratica del retto insegnamento, rimane equanime di fronte alle sensazioni gradevoli e sgradevoli che sorgono nella sua persona". TORNA ALLA DIAPOSITIVA

  7. ESEMPIO PER CAPIRE IL RETTO PENSIERO • Per usare ancora l'esempio degli sciatori, desiderare che le cose siano diverse da come si sono svolte; desiderare di non avere la gamba rotta. Questo desiderio è un atto di violenza contro il mondo. TORNA ALLA DIAPOSITIVA

  8. APPROFONDIMENTO SULLA RETTA PAROLA • Il parlare scorretto è il risultato del pensiero non corretto. • È la mente falsa che rifiuta di accettare la realtà così com’è, com’era, o come sarà. • Lo studioso Buddista ArchieBahm scrive: "...qualunque asserzione, o volontà di asserire, che le cose sono, o dovrebbero essere, diverse da come esse sono, o che saranno diverse da ciò che esse sono, è una bugia". Il non voler accettare le cose così come sono è la base del mentire, ed ogni espressione di quella intransigenza è non-corretto parlare..." • Il diretto risultato del Corretto Parlare è una significativa comunicazione che è naturalmente amichevole ed amorevole verso gli altri. "Se non si può dire qualcosa di utile, si dovrebbe mantenere un 'nobile silenzio'…". • Un esempio di "nobile silenzio" è quella storia che riguarda un Roshi (maestro-zen) ed il suo discepolo che si godevano una bella mattinata. Lo studente disse: "Che bella giornata!". Il Roshi rispose: "Sì, ma che peccato dirlo così!" TORNA ALLA DIAPOSITIVA

  9. APPROFONDIMENTO SULLA RETTA PAROLA • Il parlare scorretto è il risultato del pensiero non corretto. • È la mente falsa che rifiuta di accettare la realtà così com’è, com’era, o come sarà. • Lo studioso Buddista ArchieBahm scrive: "...qualunque assersione, o volontà di asserire, che le cose sono, o dovrebbero essere, diverse da come esse sono, o che saranno diverse da ciò che esse sono, è una bugia". Il non voler accettare le cose così come sono è la base del mentire, ed ogni espressione di quella intransigenza è non-corretto parlare..." • Il diretto risultato del Corretto Parlare è una significativa comunicazione che è naturalmente amichevole ed amorevole verso gli altri. "Se non si può dire qualcosa di utile, si dovrebbe mantenere un 'nobile silenzio'…". • Un esempio di "nobile silenzio" è quella storia che riguarda un Roshi (maestro-zen) ed il suo discepolo che si godevano una bella mattinata. Lo studente disse: "Che bella giornata!". Il Roshi rispose: "Sì, ma che peccato dirlo così!" TORNA ALLA DIAPOSITIVA

  10. APPROFONDIMENTO SULLA CORRETTA AZIONE • Non rispettare i precetti non solo dà luogo ad infiniti ostacoli sul Sentiero, ma crea anche una grande quantità di karma e quindi eventi futuri che risultano da azioni passate. • Come dice Alan Watt, "Il non voler osservare i precetti produce "cattivo karma", non perché il karma sia una legge o un castigo morale, ma perché tutte le azioni da noi decise e messe in atto,... sono karma. • Ovviamente, per tutti vi saranno periodi in cui i precetti non vengono rispettari, e quando ciò accade, lo studente deve agire in modo fermo ma compassionevole per correggere il problema. • Stephen Echard Roshi include un voto, per i nuovi studenti alla fine della cerimonia ‘Tokudo’, che mostra come auto-correggere i problemi mantenendo un comportamento compassionevole: "Comprendo che essendo io un Bodhisattva agli inizi, ed essendo la forza del Karma assai forte, di quando in quando potrei non riuscire a mantenere i miei voti. Così, io faccio il voto di esaminarmi periodicamente e di fare ammenda se necessario. Che io tratterò me stesso con lo stesso genere di amorosa gentilezza e austera disciplina come se io fossi il mio stesso figlio, e che terrò questo atteggiamento diretto verso tutti gli esseri senzienti". TORNA ALLA DIAPOSITIVA

  11. APPROFONDIMENTO SULLA CORRETTA ATTENZIONE • Praticare la Corretta Attenzione significa essere molto più consapevoli di ciascuna di queste cose, e conoscere e comprendere se stessi analizzando causa ed origine. • A livello pratico, questo significa essere consapevoli in e di ogni momento. • Sia quando si mangia o si cammina, studiando, guidando, o anche quando si usa il bagno. • Il Maestro Zen Thich Nhat Hanh insegna che la motivazione è la chiave per la Corretta Attenzione. • Se facendo un’azione come pure un'attività, noi siamo troppo contenti, allora noi perdiamo quel momento. • Le azioni dovrebbero essere compiute soltanto nell'interesse dell'azione stessa. • Egli poi usa l'esempio di lavare i piatti: "Ci sono due modi di lavare i piatti. • Il primo è lavare i piatti per avere i piatti puliti ed il secondo è lavare i piatti per... lavare i piatti. • Se lavando i piatti, noi pensiamo solo alla tazza di tè che ci aspetta, affrettando così l’impegno di finire i piatti come se fossero un fastidio, allora noi non stiamo lavando i piatti per… lavare i piatti". • Se non sentiamo di voler lavare i piatti, può essere che non saremo nemmeno capaci di bere il nostro tè. • Non essendo attenti, né riuscendo a vivere nel momento presente, noi cessiamo di essere vivi; divenendo continuamente vittime del futuro e del passato. TORNA ALLA DIAPOSITIVA

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