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Università degli Studi di Roma “ La Sapienza “ Corso di Laurea in Scienze Infermieristiche SEDE DI POMEZIA (provincia

Università degli Studi di Roma “ La Sapienza “ Corso di Laurea in Scienze Infermieristiche SEDE DI POMEZIA (provincia di ROMA). ANTROPOLOGIA. Relatore Dr.ssa Barbara Calabrese. CULTURA E ANTROPOLOGIA CULTURALE.

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Presentation Transcript


  1. Università degli Studi di Roma “ La Sapienza “Corso di Laurea in Scienze Infermieristiche SEDE DI POMEZIA (provincia di ROMA)

  2. ANTROPOLOGIA Relatore Dr.ssa Barbara Calabrese

  3. CULTURA E ANTROPOLOGIA CULTURALE • L’Antropologia Culturale è una delle 3 Scienze Sociali di base cioè è quella che si propone alle conoscenze teorico dei fenomeni culturali e lo studio del manifestarsi di questi negli individui e nei gruppi umani; • Per Cultura si intende quella concezione della realtà e quella sensibilità ad essa, socialmente acquisita o indotta, che orienta gli individui nelle diverse situazioni che si offrono loro nel corso dell’esistenza. Esse si costituiscono nei gruppi sia per effetto delle esperienze, sia per effetto della tradizione;

  4. CONTINUA • La concezione antropologica di cultura differisce da quella formatasi alla luce degli studi etnologici. Nell’ambito della disciplina etnologica il termine cultura sta per indicare ogni prodotto dell’attività umana di un gruppo sociale, cioè l’insieme dei modi di soluzione dei problemi esistenziali, ereditato, accettato, sviluppato del gruppo stesso. Insieme che comprende tanto il sistema di organizzazione sociale, quanto la tecnologia, i prodotti materiali dell’attività, la religione e l’arte;

  5. CONTINUA • Tra i sociologi prevale la tendenza ad usare il termine cultura nella accezione di patrimonio psichico costituitesi nella interazione sociale; • Weber assegna alla civiltà gli aspetti tecnologici, pratico-organizzativi dell’esistenza e quelli materiali dell’attività umana e, alla cultura gli aspetti spiritualistici, emotivi, idealistici;

  6. CONTINUA • Dal 1871 è trascorso quasi un secolo durante il quale si sono sviluppati criteri e tendenze che hanno portato in modo implicito o esplicito alla distinzione dell’antropologia culturale dalla etnologia. Due fra i più esperti antropologi americani, Kroeber e Kluckhohn hanno fornito in due famose opere le principali definizioni;

  7. CONTINUA • LA CULTURA designa quel patrimonio sociale dei gruppi umani che comprende conoscenze, credenze, fantasie, ideologie, simboli, valori e norme; nonché le disposizioni alla azione che da questo patrimonio derivano e si concretizzano in schemi e tecniche dell’attività specifiche in ogni società;

  8. GEERTZ CLIFFORD • Geertz, Clifford (San Francisco 1926), antropologo americano. Formatosi alla Harvard University, ha svolto la maggior parte della sua attività nel Sud-Est asiatico e nel Nord Africa e dal 1970 è professore di scienze sociali al Princeton's Institute of Advanced Study. • Fortemente influenzato dai filosofi Wittgenstein, Gadamer e Ricoeur, Geertz è il fondatore della scuola di antropologia interpretativa, che segna il distacco dalle correnti post-strutturaliste. I fenomeni culturali vengono considerati come sistemi di significato che sollevano questioni interpretative: lo studioso non dovrà più operare una netta distinzione tra scienze della natura e scienze umanistiche, ma utilizzerà piuttosto una lettura simbolica simile a quella applicata all'interpretazione di una rappresentazione teatrale o di un testo scritto. • Geertz analizza la tradizione dei combattimenti di galli nell'isola di Bali, che sono accompagnati da un particolare sistema di scommesse. Tali eventi pubblici vengono interpretati come lotta fra diversi gruppi per lo status e il prestigio sociale: lo status sociale di coloro che partecipano, determinato dalla nascita e dalla ricchezza, viene esaltato attraverso la sua drammatizzazione. • Molte opere di Geertz sono dedicate agli studi compiuti in Polinesia (The Religion of Java, 1960) e in Marocco, ma la sua fama internazionale è legata soprattutto ai saggi Conoscenza locale (1983), Interpretazione di culture (1987) e Antropologia interpretativa (1988).

  9. CRDENZE LA NUMEROLOGIA • Numerologia • Numerologia Arte di trovare nei numeri proprietà segrete, magiche e mistiche. Hanno carattere numerologico certi aspetti della cabala ebraica, e si possono considerare numerologiche alcune credenze della cabala napoletana (anche se la cabala ebraica è un insieme di raffinate speculazioni mistiche e quella napoletana è un coacervo di superstizioni infondate). Sono altresì numerologiche le credenze diffuse (si trovano ad esempio anche in Dante Alighieri) sulla perfezione di alcuni numeri, come il 3 e il 9. Una curiosità numerologica è fornita dalla diffusa diffidenza per il numero 17: se infatti si scrive 17 in numeri romani, XVII, e si anagrammano questi numeri-lettere, si ottiene VIXI, che in latino significa "ho vissuto, ho finito di vivere, sono morto".

  10. PROVERBI E CREDENZE • Proverbio Sentenza breve di uso comune, che esprime idee e credenze comunemente accettate. Per la maggior parte, i proverbi affondano le loro radici nel folclore e sono stati conservati dalla tradizione orale. Un esempio di questa saggezza popolare è "Chi dorme non piglia pesci". Spesso le stesse credenze comunemente accettate si ritrovano in proverbi di lingue e culture diverse. La Bibbia ha fornito un gran numero di proverbi, ad esempio "Occhio per occhio, dente per dente", che ha un equivalente africano in "Una pelle di capra compera una pelle di capra; una zucca, una zucca". Il proverbio "Un passero in mano ne vale due nella siepe", che proviene dal latino medievale, conta numerose varianti in italiano ("Meglio un uovo oggi che una gallina domani"), spagnolo, portoghese, rumeno, tedesco e islandese. • I proverbi hanno talvolta origini letterarie, come l'adattamento in senso cristiano della frase di Esopo "Aiutati che il ciel ti aiuta" o il detto, tratto dalla Divina Commedia di Dante Alighieri, "Cosa fatta capo ha". Altri possono aver preso spunto dalla vita quotidiana, come "Prima o poi tutto viene a taglio, anche le unghie per pelare l'aglio", o far riferimento a superstizioni, come "Di venere e di marte non si sposa e non si parte", o alle condizioni del tempo, come "Rosso di sera bel tempo si spera". Altri proverbi sono nati da abitudini cadute in disuso, come nell'espressione "Essere al verde", sorta dall'uso di sospendere le aste quando la candela sul tavolo del banditore si riduceva all'estremità dipinta di verde. • Particolare fortuna ebbe nel Rinascimento la raccolta di proverbi classici (Adagi) compilata da Erasmo da Rotterdam. In Italia, l'interesse per la cultura popolare e il mondo dei proverbi fu promosso nell'Ottocento da Niccolò Tommaseo e Giuseppe Giusti.

  11. IDEOLOGIA • Ideologia Termine che, in senso generale, indica un sistema di idee e di valori che costituiscono la base di un movimento politico o religioso; nel corso della storia ha tuttavia acquisito diversi e distinti significati. • L’ideologia ricopre diverse funzioni. In primo luogo, fornisce un’interpretazione della realtà sociale; si può comparare il ruolo assolto dall’ideologia nelle società contemporanee a quello dei miti nelle società antiche. Ideologia e mito, infatti, tentano di rendere coerente un insieme di fenomeni apparentemente privo di senso. In questa prospettiva, l’ideologia offre anche gli scopi e gli strumenti per modificare la realtà, diventando un elemento dinamico della storia. Infine, l’ideologia dà agli individui e ai gruppi sociali una giustificazione della propria esistenza, la rappresentazione di sé che li informa del posto che occupano e del ruolo che rivestono nella società.

  12. I SIMBOLI • Simbolo Segno arbitrario usato per rappresentare convenzionalmente un’entità astratta, un oggetto, un’idea: in algebra, ad esempio, sono simboli quelli che indicano il valore infinito o la radice quadrata di un numero. • Il simbolo può anche essere un segno attraverso il quale si instaura tra due oggetti una relazione non arbitraria, ma definita dalle convenzioni culturali di un particolare codice comunicativo. In questo senso il simbolo è un oggetto che viene scelto per significare una delle sue qualità peculiari: l’oro, ad esempio, può essere usato per significare qualcosa di ricco, potente, regale. Preferibilmente il simbolo instaura una relazione tra una cosa concreta, portatrice di valore, e un’entità astratta, e non sempre riducibile a un solo significato: ad esempio, l’acqua può identificare un valore di purezza e trasparenza, ma anche uno meno positivo di instabilità e incostanza.

  13. CONTINUA • L’interpretazione del valore simbolico di una relazione di segni è strettamente correlata alle convenzionalità comunicative che vigono all’interno di una cultura. Vi sono tuttavia simboli che, anche attraverso differenti culture e codici di comunicazione, rivestono significati antropologicamente riconducibili a comuni denominatori: il sole è simbolo di divinità; il fuoco di passione, di potenza creatrice o, al contrario, distruttrice; l’occhio di vigilanza o di conoscenza. Questo aspetto ha ispirato i principi della cosiddetta critica simbolica, che trova i suoi fondamenti negli studi di Northrop Frye. • Un notevole contributo all’interpretazione dei simboli proviene infine dall’ambito psicoanalitico, e in particolare dalle riflessioni teoriche contenute nell’Interpretazione dei sogni (1899) di Sigmund Freud: qui viene definito il concetto di “simbolo onirico”, che prende forma di un oggetto, deformato o mascherato attraverso figure retoriche della sostituzione o della modificazione anche linguistica, che rimanda a un desiderio represso.

  14. CONTINUA • L’ANTROPOLOGIA CULTURALE è una delle scienze antropologiche. Queste studiano l’uomo sotto il profilo bio-fisico e bio-ambientale, nel manifestarsi di sue peculiari attività o modi di essere come la linguistica, la preistoria, l’etnografia, l’antropologia culturale;

  15. CHE COSA è L’ETNOLOGIA? • L’ETNOLOGIA è l’insieme dei modi di affrontare i problemi della esistenza da parte delle popolazioni primitive. L’etnologia da un lato descrive le espressioni modali della vita di quelle popolazioni e comparativamente le studia per comprenderne la natura e per scoprirne l’origine; • LO STUDIO DELLA CULTURA è L’OGGETTO DELLA ANTROPOLOGIA CULTURALE;

  16. LA NASCITA DELLA ANTROPOLOGIA IN ITALIA • Nel 1871 in Italia nasce la Società Italiana di Antropologia e Psicologia Comparata

  17. LE TRE SCIENZE SOCIALI • Sono l’Antropologia Culturale, la Psicologia Sociale e la Sociologia; • Un gruppo di antropologi italiani dal 1957 al 1958 presentarono al Primo Congresso Italiano di Scienze Sociali un documento intitolato “Appunti per un memorandum”, tendente a definire la posizione della Antropologia Culturale nel quadro delle Scienze Sociali, come scienze dell’uomo;

  18. CONTINUA • Il concreto situarsi del livello sociale in un momento storico determinato, nell’ambito di precisi rapporti con un proprio ambiente ecologico, costituisce la società concreta. I fenomeni umani, trasformati in condizioni di integrazione sociale si strutturano nel contesto di ciascuna società, che chiamiamo piani sociali e che possono essere distinti in: • - un piano economico; • - un piano sociologico; • - un piano della cultura;

  19. LA CULTURA • Il Piano Cultura è l’insieme dialettico dei patrimoni psichici esperenziali individuali costituitisi in condizione di integrazione sociale; • L’Antropologia studia il piano economico, sociologico e culturale, mentre la psicologia studia l’interazione del livello biologico umano con il livello sociale e con l’ambiente ecologico nella psiche individuale;

  20. GLI AUTORI DEL MEMORANDUM • Secondo gli autori del Memorandum, l’Antropologia Culturale analizza sotto il punto di vista del piano della cultura il suo carattere, il suo dinamismo e la sua interazione con il resto della società e così si intende il piano economico ed il piano sociologico, il rapporto con il livello biologico umano in particolare con la sua componente psichica;

  21. CIVILTA’ E CULTURA SECONDO E. SAPIR • Edward Sapir (1884-1939), in un saggio dal titolo Culture, Genuine and Spurious, egli discute il triplice modo di utilizzazione del termine cultura, uno etnologico, uno del linguaggio corrente non specializzato, ed uno, infine, che potremmo chiamare antropologico; • La Cultura è l’insieme dialettico dei patrimoni psichici esperenziali individuali costituitisi nel quadro di una società storicamente determinata;

  22. SAPIR • Egli evidenzia il termine come viene impiegato dagli etnologi e storici della cultura, a significare ogni elemento socialmente ereditato nella vita dell’uomo sia materiale che spirituale, così nessun uomo è privo di cultura perché anche i più rozzi selvaggi vivono in un mondo sociale caratterizzato da una complessa rete di costumi, usi ed atteggiamenti tradizionalmente conservati;

  23. CONTINUA • Facciamo riferimento per esempio ai boscimani sudafricani, alla credenza degli indiani del nordamerica nella medicina magica, sono tutti elementi della cultura, e questo perché, ciascuno è acquisito e conservato attraverso un processo imitativo che prende il nome di TRADIZIONE e di EREDITA’ SOCIALE;

  24. Per gli ETNOLOGI • Tutti i gruppi umani sono dotati di cultura, che assume modi di manifestarsi differenti e vari nel grado di complessità. Per gli Etnologi esistono vari tipi di cultura e una quasi infinita varietà di elementi di cultura; • l’Etnologo non formula su di essi alcun giudizio di valore, e, quando parla di elementare, evoluto, inferiore, superiore, si riferisce solo a progressioni storiche e a schemi di evoluzione; • Egli propone di sostituire il termine cultura con quello di civilization;

  25. II SECONDO SIGNIFICATO DEL TERMINE CULTURA PER IL SAPIR • È la ricchezza individuale basata sulla sapienza ma non limitata a questa perché la persona colta sa dare un valore particolare alle conoscenze che ha acquisito e sa applicarle in modo personale;

  26. IL TERZO SIGNIFICATO DEL TERMINE CULTURA PER IL SAPIR • Il termine cultura in correlazione con il termine civilization mette in evidenza il patrimonio spirituale o materiale del gruppo in generale piuttosto che quello individuale; • Per il Sapir non si pone l’accento su ciò che è fatto e creduto da un popolo, ma su come ciò è fatto e creduto, come funziona nell’intera vita di quel popolo, e sul significato che assume per esso ciò che è fatto e creduto; cioè lo stesso elemento culturale può avere un posto essenziale nella cultura di un popolo e può costituire un insignificante fattore, privo di importanza nella cultura di un altro;

  27. L’IMPORTANZA DEL TERZO SIGNIFICATO DEL TERMINE CULTURA PER IL SAPIR • Questa concezione della cultura può essere usata con utilità nell’affrontare il problema della nazionalità, quando cerchiamo di rintracciare radicato nel carattere e nella civiltà di un dato popolo qualche aspetto, qualche forza che lo distingue e che è sua propria; • Cultura diviene così quasi sinonimo di spirito di genio di un popolo;

  28. CONTINUA • In base alla consapevolezza che la cultura ha del proprio genio o carattere il Sapir distingue la cultura in genuina cioè armonizzata con il proprio genio o carattere; • Il Sapir distingue la cultura in genuina cioè armonizzata con il proprio genio e spuria cioè deviante dal proprio genio;

  29. CHARLES DARWIN • Charles Darwin • A partire dagli scritti del geologo Adam Sedgwick e del naturalista John Henslow, Charles Darwin elaborò la teoria dell'evoluzionismo, secondo cui in natura è l'ambiente a determinare il successo riproduttivo di individui e gruppi di esseri viventi attraverso il meccanismo della selezione naturale, che promuove i caratteri adattativi ed elimina quelli svantaggiosi. Darwin la pubblicò nel 1859 con il suo celebre trattato L'origine delle specie.

  30. CHARLES DARWIN • Darwin (Shrewsbury, Shropshire 1809 - Down, Kent 1882), naturalista britannico, fondatore delle teorie dell'evoluzionismo e della selezione naturale, le quali continuano ancora oggi a esercitare un'enorme influenza sulle scienze naturali e, più in generale, sullo sviluppo del pensiero moderno.

  31. DARWIN • Darwin nacque in una famiglia agiata e culturalmente raffinata: il nonno materno, Josiah Wedgwood, fu un imprenditore di successo nel campo della ceramica e della porcellana, mentre il nonno paterno, Erasmus Darwin, fu un celebre naturalista del suo tempo. Si iscrisse a medicina all'Università di Edimburgo, senza tuttavia portare a termine gli studi poiché nel 1827 si trasferì a Cambridge, dove frequentò l’Università con l'intenzione di intraprendere la carriera ecclesiastica. Qui Darwin incontrò due personalità decisive per l'elaborazione delle sue teorie: il geologo Adam Sedgwick e il naturalista John Stevens Henslow, i quali contribuirono a rafforzare i suoi interessi per l'osservazione meticolosa dei fenomeni naturali. Grazie alla raccomandazione di Henslow, nel 1831 Darwin riuscì a imbarcarsi sul Beagle, un brigantino britannico in partenza per una spedizione di ricognizione scientifica intorno al mondo, in qualità di naturalista non stipendiato. Darwin aveva allora solo 21 anni e si era appena laureato.

  32. CONTINUA • 2.IL VIAGGIO SUL BEAGLE. Il viaggio a bordo del brigantino durò cinque anni e permise al giovane naturalista di compiere numerose osservazioni, di natura sia geologica sia biologica, sulle isole e sui continenti incontrati lungo il percorso. In particolare Darwin rimase colpito dall'enorme varietà di forme presenti sulla superficie terrestre, nei fossili e negli organismi viventi. • La maggior parte dei geologi dell'epoca aderiva alla cosiddetta teoria catastrofista (vedi Geologia: Storia del pensiero geologico: XVIII e XIX secolo), messa tuttavia in discussione in quegli stessi anni dall'opera del geologo britannico Charles Lyell, dalla quale Darwin era rimasto influenzato nella sua elaborazione dei meccanismi di evoluzione della crosta terrestre.

  33. Darwin • Darwin notò, inoltre, analogie tra alcuni fossili di specie estinte e le specie viventi, appartenenti a una stessa area geografica. Durante la sua permanenza sulle isole Galápagos, situate al largo della costa dell'Ecuador, riscontrò differenze di struttura anatomica e di abitudini alimentari tra le popolazioni di animali simili, presenti sulle diverse isole, quali le testuggini, i tordi beffeggiatori e i fringuelli. Entrambe queste osservazioni condussero Darwin a domandarsi se potessero esistere legami di qualche genere tra organismi distinti, ma simili. • 3.TEORIA DELLA SELEZIONE NATURALE. • Al suo ritorno in Gran Bretagna nel 1836, Darwin si stabilì a Londra e iniziò a mettere per iscritto le sue idee sulla variazione delle specie (Notebooks on the Transmutation of Species).

  34. Per l'elaborazione della teoria della selezione naturale ebbe un ruolo fondamentale la lettura del saggio di Thomas Robert Malthus, intitolato An Essay on the Principle of Population, nel quale si sosteneva che l'aumento delle disponibilità di cibo necessarie alla sopravvivenza della specie umana non potesse in alcun modo uguagliare il tasso di crescita della popolazione: secondo Malthus quest'ultima doveva, quindi, essere limitata nel suo sviluppo da ostacoli naturali, quali carestie e malattie, o da azioni prodotte dall'uomo, come le guerre.

  35. Grazie alla lettura di Malthus, Darwin intuì come tutte le specie animali e vegetali fossero per necessità in competizione l'una con l'altra per la loro esistenza e per la loro perpetuazione nelle generazioni successive: in base, cioè, alla teoria della selezione naturale, solo gli individui che riuscivano ad avere la meglio nella lotta per l'esistenza con gli altri animali arrivavano a riprodursi, trasmettendo alla generazione successiva i caratteri ereditari che ne avevano favorito la sopravvivenza. Darwin ipotizzò, inoltre, che tutti gli organismi affini discendessero da antenati comuni e che anche il globo terrestre fosse una delle strutture naturali sottoposte a pressione evolutiva. Nel 1838 completò la prima bozza della sua teoria dell'evoluzione per mezzo della selezione naturale, che perfezionò nei due decenni successivi. Nel 1839 sposò una cugina, Emma Wedgwood, e poco dopo si trasferì in una piccola proprietà nel Kent (Down House), dove rimase fino alla morte.

  36. CHARLES DARWIN E LE SUE OPERE • L'ipotesi di Darwin fu esposta per la prima volta nel 1858 in un articolo presentato contemporaneamente da Alfred Russel Wallace, un giovane naturalista che era giunto indipendentemente da Darwin a elaborare l'ipotesi della selezione naturale come meccanismo di evoluzione delle specie. La teoria completa di Darwin fu pubblicata nel 1859 in un libro intitolato The origin of species, che ebbe grande successo.

  37. LE REAZIONI ALLE TEORIE DI DARWIN • La reazione della comunità scientifica alla pubblicazione dell'Origine delle specie fu immediata. Alcuni biologi sostennero che Darwin non era in grado di dimostrare sperimentalmente le proprie teorie; altri lo criticarono affermando che egli non poteva spiegare né l'origine delle variazioni, né il modo in cui esse vengono trasmesse alle generazioni successive. La risposta a questa seconda obiezione venne all'inizio del XX secolo, con la riscoperta delle leggi di Mendel e i primi esperimenti genetici. Ancora oggi le teorie di Darwin sono soggette a numerose controversie e vengono osteggiate in modo particolare da alcuni ambienti religiosi. La concezione che tutti gli esseri viventi si siano evoluti gli uni dagli altri per mezzo di processi naturali si contrappone, infatti, alla speciale posizione riservata all'umanità secondo la teoria della creazione dell'uomo per volere di un'entità superiore. L'ipotesi di Darwin rappresenta, cioè, una minaccia per il pensiero teologico tradizionale, poiché pone gli esseri umani sullo stesso piano degli altri organismi viventi .

  38. DARWIN E I SUOI ULTIMI ANNI DI VITA GLI ULTIMI ANNI. Darwin trascorse gli ultimi anni della sua vita a cercare soluzioni alle questioni sollevate da L'origine delle specie. Nelle opere successive, tra cui The Variation of Animals and Plants Under Domestication (1868), The Descent of Man (1871) e The Expression of the Emotions in Man and Animals (1872), espose in maggiore dettaglio alcuni argomenti che nell'opera maggiore erano stati solo accennati. L'importanza dell'opera di Darwin fu riconosciuta dai suoi contemporanei mentre era ancora in vita, con l'elezione a membro della Royal Society (1839) e dell'Accademia delle Scienze francese (1878). Alla sua morte fu sepolto nell'abbazia di Westminster.

  39. CESARE LOMBROSO • Lombroso, Cesare (Verona 1835 - Torino 1909), medico italiano, professore di medicina legale e successivamente di psichiatria all'Università di Torino, fondatore di una disciplina scientifica, l'antropologia criminale, che ebbe un grande influsso sugli sviluppi della criminologia. La sua formazione professionale lo portò a studiare, da un lato, le caratteristiche della personalità criminale e, dall'altro, il rapporto tra genialità e follia. Nella sua opera principale, L'uomo delinquente, la cui prima edizione fu pubblicata nel 1875-76, Lombroso diede un'identificazione clinica dei diversi tipi di criminale. Distinse, in particolare, i delinquenti alienati, quelli abituali, quelli occasionali, quelli per motivi passionali e i delinquenti nati. Si interessò soprattutto a questi ultimi, caratterizzati, a suo vedere, da stimmate anatomiche, fisiologiche e psicologiche.

  40. LOMBROSO E LE SUE OPERE • Le sue opere, notevolmente influenzate da Charles Darwin, lo portarono a conclusioni radicali: il criminale è un "selvaggio primitivo", rimasto a uno stadio precedente del processo evolutivo che ha portato all'uomo, e pertanto non in grado di comprendere il significato di leggi penali promulgate per individui a uno stadio di sviluppo più avanzato. • Lombroso spiegò, inoltre, la personalità del delinquente come un insieme di caratteristiche determinate a livello ereditario, considerando, di conseguenza, tali elementi come vittime di un male trasmesso dagli antenati e sovente non manifestatosi per più generazioni. A poco a poco, rivide in parte le proprie tesi, accordando un posto importante alla casualità e riconobbe che i fattori individuali non erano le uniche cause della condotta criminale.

  41. OPERE DEL CESARE LOMBROSO • In Genio e follia (1864), Lombroso orientò le proprie ricerche verso un altro genere di devianza: la follia. Si cimentò in una psicoanalisi della creazione letteraria e fu tra coloro che rinnovarono il mito del "folle in letteratura". • Smentite dagli studi successivi, le teorie di Lombroso (in gran parte superficiali e razziste) hanno informato per decenni la ricerca scientifica e gli studi giuridici italiani, e in particolare l'elaborazione del codice penale e di procedura penale, comunemente conosciuti come codice Rocco, dal nome del loro autore Alfredo Rocco.

  42. UNA REAZIONE ANTROPOLOGICA AL BIOLOGISMO: IL SUPERORGANICO SECONDO A. L. KROEBER • Kroeber antropologo, etnologo, archeologo e linguista nordamercano, che nel 1916 reagì al biologismo con un articolo che apparve nel volume XVI dell’American Anthropologist, egli asserisce il concetto di evoluzione organica ed evoluzione sociale;

  43. continua • Cioè è innegabile che in ogni uomo esistano degli elementi che ereditariamente porta dalla nascita, ma è anche vero che alcuni elementi le vengono in possesso al di fuori dell’aspetto fisico; • Questa è la differenza tra uomo ed animale; l’uomo non ha bisogno di modificare nel tempo la propria natura per adattarla all’ambiente nel quale deve vivere ma bensì egli ha la possibilità con le proprie risorse che evadono dal suo aspetto fisico di agire direttamente sulla natura;

  44. continua • Da lì il concetto che la civiltà è un quid specificatamente ed esclusivamente umano ed in essa risiede la distinzione tra uomo e animale. Secondo Kroeber nell’uomo ci sono elementi ereditari e congeniti ed elementi che sfuggono alle leggi della ereditarietà biologica. Sono differenti le società umane e le società animali, per esempio alcune azioni puramente istintive come l’atteggiamento dei castori che danno a volte risultati più complessi e difficili di quelli raggiunti da alcune società umane ad esempio i castori sono degli architetti più abili di alcuni popoli primitivi; • Il Punto essenziale è da considerare è che la società umana è in grado non solo di creare, ma anche di mutare i propri sistemi di soluzione dei problemi di esistenza;

  45. GUSTAV LE BON • Nella sua interpretazione della Psicologia della Folla tenta di spiegare la civiltà sulla base della razza; • Egli usa come strumento scientifico il concetto dell’anima della razza, dichiara che l’uomo sta alla razza come la cellula al corpo; sostiene che gli incroci distruggono le antiche civiltà e che l’effetto dell’ambiente è notevole sulle nuove razze e nullo sulle vecchie, e via dicendo.

  46. IL DETERMINISMO AMBIENTALE SECONDO GOLDENWEISER • L’ipotesi che l’ambiente fisico condizioni la vita e la cultura delle comunità umana è stata discussa da alcuni autori come Montesquie (1689-1755), il Taine (1828-1893), il Buckle; • Il Primo etnologo a ritenere che l’ambiente fisico avesse una importanza notevole sullo sviluppo delle civiltà e sulle culturale fu Federico Ratzel (1844-1904), fondatore dell’Antropogeografia;

  47. IL DETERMINISMO AMBIENTALE SECONDO GOLDENWEISER • Alcuni autori hanno manifestato i loro dissensi dalle imprecise affermazioni degli ambientalisti come il Goldenweiser, egli scrive che la presenza di alcune materie prime fornisce uno stimolo alla loro utilizzazione da parte di coloro che abitano l’ambiente in cui esse si trovano, ma non sempre lo stimolo viene tradotto in applicazioni concrete; • Cioè la natura può fornire all’uomo le materie prime per l’esplicazione di determinate attività per agevolarlo come può porgli dei limiti. Nel creare la propria cultura l’uomo non è succube della natura, anche se ne subisce l’influenza. Non ci si può aspettare che gli abitanti del Tibet, lontani dal mare siano marinai,ma la vicinanza del mare a volte non crea popoli marinai;

  48. GOLDENWEISER Egli rivolge la critica anche a quegli Autori che intendono spiegare la psicologia di un popolo in relazione all’ambiente nel quale esso vive, anche qui vale il principio che non è la natura che forgia l’uomo ma è l’uomo che usa la natura per i suoi fini e che da un senso ed un orientamento personale alle proprie manifestazioni;

  49. CONTINUA • Sullo stesso piano pure la critica è a coloro che intendono caratterizzare secondo l’ambiente, le tendenze artistiche o religiose di un popolo. Il Goldenweiser osserva che nell’Italia medioevale e rinascimentale, nella Germania prima delle guerre franco prussiane, vi furono situazioni politiche analoghe a quelle della Grecia, pur essendo differenti le condizioni geografiche;

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