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L’Arte nella riabilitazione psichiatrica

L’Arte nella riabilitazione psichiatrica . Laura Palagini Cinema, fotografia, televisione I° Anno Corso di Laurea in Terapia Occupazionale Facoltà di Medicina e Chirurgia Università degli Studi di Pisa. L’Arte nella riabilitazione psichiatrica . La fotografia.

fabiana
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L’Arte nella riabilitazione psichiatrica

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Presentation Transcript


  1. L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Laura Palagini Cinema, fotografia, televisione I° Anno Corso di Laurea in Terapia Occupazionale Facoltà di Medicina e Chirurgia Università degli Studi di Pisa

  2. L’Arte nella riabilitazione psichiatrica La fotografia “La fotografia ha dato all’uomo la possibilità di salvare l’essere mediante l’apparenza..la possibilità cioè di trasportare nello spazio e nel tempo l’immagine delle persone e delle cose” Paul Valery 1934

  3. L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Cinema e televisione …il cinema rispetto alla fotografia ha aggiunto la capacità di produrre o imbalsamare il movimento e il tempo…con la televisione tutto arriva gratuitamente a casa non richiedendo particolari sforzi attivi...è una distribuzione della realtà sensibile a domicilio… Il linguaggio audiovisivo è molto seducente perché è insito in esso come proprietà inalienabile un effetto di realtà che si esplica nella naturale propensione dello spettatore ad assumere come “duplicato” della realtà ciò che le immagini mostrano.. R. Provenzano 2007 (La retorica del linguaggio)

  4. L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Cinema, televisione e fotografia Linguaggio audiovisivo …un linguaggio è un sistema comunicativo meno strutturato di una lingua, costituito da una pluralità di segni combinati, codici, in funzione di regole predeterminate per significare qualcosa in virtù di certe regole socialmente condivise da tutti i membri della comunità culturale…Il linguaggio audiovisivo si avvale di figure retoriche.. E’ stata definita comunicazione ogni processo mediante il quale una certa fonte fa passare attraverso un canale una certa quantità di informazione, finché non raggiunge il destinatario. R. Provenzano 2007 (La retorica del linguaggio)

  5. L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Cinema, televisione e fotografia Semeiotica dell’audiovisivo …semeiotica è la scienza dei segni e il compito della semeiotica è lo studio della relazione tra segno e significato.. “segno “ immagine, suono etc che assume un significato comunicativo per chi lo fruisce -significante: è la manifestazione fisica del segno, la rappresentazione mentale dell’aspetto fisico del segno -significato: “entità psichica” il valore semantico che ognuno di noi attribuisce al segno, il concetto o idea cui il segno rimanda R. Provenzano 2007 (La retorica del linguaggio)

  6. L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Cinema, televisione e fotografia Semeiotica dell’audiovisivo • Il legame tra significato e significante può essere: • -arbitrario: non vi è alcun legame naturale bensì un legame convenzionale • Iconico: vi è una relazione naturale di somiglianza, di analogia • come leggiamo un immagine è il risultato di ciò che si sa su ciò che si vede..il modo in cui i segni vengono letti è sempre comunque il frutto di un modo culturale di vedere di chi comunica e di un modello culturale di chi legge o guarda. • R. Provenzano 2007 (La retorica del linguaggio)

  7. L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Cinema, televisione e fotografia Semeiotica dell’audiovisivo Livelli di significazione Per ogni segno è possibile distinguere. -un significato primario: denotazione -vari significati secondari: connotazione mito metonimia metafora simbolo R. Provenzano 2007 (La retorica del linguaggio)

  8. L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Cinema, televisione e fotografia Semeiotica dell’audiovisivo DENOTAZIONE -E’ il significato universalmente riconosciuto ad un segno in una determinata cultura. significazione oggettiva. Es: nel caso di un segno verbale il significato denotato è il significato fornito dalla definizione del vocabolario CONNOTAZIONE -E’ una significazione soggettiva conferita ad un segno. Es. l’immagine di un cane evoca in ognuno di noi emozioni diverse. Il livello connotativo differenzia il linguaggio verbale dal linguaggio per immagini. E’ la forma assunta dalla denotazione. Utilizza codici specifici e figure retoriche.

  9. L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Cinema, televisione e fotografia Semeiotica dell’audiovisivo La connotazione: MITO -E’ un segno “culturale” una denotazione in continua evoluzione che nasce dal confronto con la realtà e il mutare dei valori culturali della società. E’ un segno che viene spogliato dei suoi significati denotati che porta con sé significati culturali. METONIMIA -In greco “scambio di nome”: uso del nome della causa per l’effetto (es vivere del proprio lavoro), o di materia rispetto all’oggetto (una bella porcellana) o del simbolo per la cosa designata (es:non tradire la bandiera), di concreto e astratto e viceversa (lo scettro indica il re), di autore rispetto alla propria opera (leggere le opere di platone)

  10. L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Cinema, televisione e fotografia Semeiotica dell’audiovisivo La connotazione: METAFORA -Sostituzione di un termine proprio con uno figurato, in seguito ad una trasposizione simbolica di immagini legati da relazione di somiglianza naturale, di analogia (es un individuo veloce si dice che è una saetta) SIMBOLO -segno che agisce come sostituto di un altro segno con il quale non ha nessuna relazione di somiglianza naturale, ma solo d’arbitrarietà e che si caratterizza per la sua funzione psicologica e/o culturale. Un oggetto può diventare un simbolo quando acquisisce un significato proprio ad un altro segno attraverso una convenzione arbitraria. Es. Rolls Royce è simbolo di uno stato sociale elevato.

  11. L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Cinema, televisione e fotografia Semeiotica dell’audiovisivo La metonimia e la metafora sono considerate le due forme principali attraverso cui opera il pensiero per cui sono i modi principali con cui i segni comunicano. Un immagine quindi non si legge mai per il significato mostrato bensì per un significato ben più ampio per ciò che l’immagine metonimicamente suggerisce La metafora indica uno spostamento del significato nel significante che sul paino denotativo implicano una equivalenza culturale e convenzionale tra il segno e la realtà in cui viviamo. Nel linguaggio audiovisivo due inquadrature se pur di contenuto differente, se unite in sequenza lineare fanno nascere un terzo significato in base ai processi di concatenazione logica del pensiero non sembrerà mai un accostamento casuale ma sarà legato alle connessioni sintattiche a livello metionimico, sia delle associazioni/esclusioni delle metafore

  12. L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Cinema, televisione e fotografia Semeiotica dell’audiovisivo Nel linguaggio audiovisivoi processi di significazione si dividono in: -primario: il contenuto manifesto dell’immagine; prevale la funzione metionimica -secondario: il contenuto latente dell’immagine; prevale la funzione metaforica che spinge ad associazioni concettuali Es: una mamma che dà da mangiare omogenizzati al suo bambino è contemporaneamente una metonimia di tutte le attività materne (cucinare, pulire il bambino etc..) e una metafora dell’amore della sicurezza e della felicità materna

  13. L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Cinema

  14. L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Cinema: cenni storici Il primo film fu "L'uscita dalle fabbriche Lumière" del 1895, appunto. Il cinema dei Lumière però si limitava alla sola rappresentazione documentaristica della realtà. È con Georges Méliès, illusionista e prestigiatore francese introdusse per primo, il teatro di posa, l'illuminazione e la regia: girò infatti per la prima volta film dove le sequenze si susseguivano l'una all'altra come diversi quadri di una rappresentazione teatrale; impiegò per la prima volta un sia pur rudimentale montaggio, teso soltanto al collegamento meccanico dei diversi rulli.

  15. L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Cinema: cenni storici Dell’opera di Georges Mélièsin gran parte andata persa “il viaggio nella luna" del 1902, rimane una sola famosa immagine patrimonio della memoria collettiva: un'astronave a forma di proiettile conficcata nell'occhio della luna. È all'americano Edwin Stanton Porter che si deve la prima forma di montaggio quale linguaggio cinematografico; la sua opera più conosciuta è "L'assalto al treno" del 1903, considerato anche uno dei primi successi cinematografici era una sequenza di 13 inquadrature.

  16. L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Cinema: cenni storici Dopo il 1914 si impose prepotentemente la genialità dell'americano David Wark Griffith che per primo costruì le fondamenta del linguaggio cinematografico e nacque così la settima arte. Griffith intuì e ne mise in pratica tutti gli elementi basilari: montaggio delle singole immagini, primo piano, piano americano, montaggio alternato, dissolvenza e flashback, l'uso di più cineprese contemporaneamente, il movimento delle stesse per seguire l'azione e non per ultima mise in atto una complessa ricerca sulla luce; "Nascita di una nazione", 1914, "Intolerance", 1916, "Giglio infranto", 1919, "Agonia sui ghiacci", 1920.

  17. L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Cinema: cenni storici Il montaggio nel cinema classico americano (John Ford e Frank Capra) diventa poi funzionale alla trasparenza della storia e la macchina non rivela mai la presenza del montaggio a vantaggio della fluidità visiva e della narrazione, più continua ed omogenea. Nel cinema europeo e in quello d'avanguardia, invece, il cineasta solitamente lascia il segno della propria personalità con un montaggio che si discosta da norme e convenzioni, imponendo il suo ritmo con continui cambi d'inquadrature sia nelle angolazioni che nei piani. La macchina da presa allora diventa parte attiva della narrazione.

  18. L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Cinema: cenni storici In Europa prende vita un cinema d'avanguardia che sfocia in due correnti principali, l'impressionismo francese e l'espressionismo tedesco che conferisce più valore alle inquadrature rispetto al montaggio: All'impressionismo, che metteva in primo piano la fotogenia, la bellezza pittorica delle immagini e l'indagine psicologica, facevano capo Louis Delluc, "Febbre", 1921, e più tardi René Clair,"Entr'acte", 1924 e Jean Renoir, "La grande illusione", 1937. All'espressionismo, che descriveva la realtà con una visione fortemente distorta e cupa del mondo, appartenevano soprattutto Robert Wiene e il suo "Il gabinetto del dottor Caligari" del 1919, Friedrich Wilhelm Murnau, con "Nosferatu il vampiro", 1922, George Wilhelm Pabst, "Il tesoro", 1923, e Fritz Lang, "Metropolis"

  19. L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Cinema: cenni storici Nel 1925 con il formalismo sovietico le singole inquadrature non avevano vita e significato proprie ma le assumevano solo in virtù di un montaggio espressivo: Lev V. Kulesov, "Dura lex", 1926, Dziga Vertov,"L'uomo con la macchina da presa", 1929, Sergej M. Ejzenstejn, "La corazzata Potëmkin", 1925, che per la stupefacente forza espressiva delle immagini e il rigoroso montaggio, è considerato uno dei film cardine della storia del cinematografo.

  20. L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Cinema: cenni storici L'avvento del sonoro, inaugurato nel 1927 con "Il cantante di Jazz" di Alan Crosland, portò ad un impoverimento iniziale del linguaggio, dovuto sia all'euforia per la nuova scoperta che all'audio di presa diretta che irrigidiva gli attori in precisi schemi. Dopo un periodo di crisi seguì una ripresa soprattutto merito del cinema americano iniziò così, e si spinse fino agli anni cinquanta, il periodo del cosiddetto cinema classico americano, caratterizzato dalla trasparenza della messa in scena e dalla mitizzazione dei personaggi, tutto a vantaggio della comprensibilità

  21. L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Cinema: cenni storici Con il danese Carl Theodor Dreyer nasce il realismo d'atmosfera ricca di primi piani e di particolari, e realizzata con elaborate tecniche di regia; ricordiamo soprattutto "La passione di Giovanna D'Arco" del 1927-28 e "Il vampiro", 1931. Un'altra corrente importante fu il surrealismo di quel trasgressivo narratore di ossessioni che è stato lo spagnolo Luis Buñuel, "Un chien andalou", 1928; la sua carriera, tutta controcorrente, ha profondamente influenzato il corso della storia del cinema. In America contemporaneamente al genio melodrammatico e tecnico di Griffith si impose soprattutto il cinema comico di Harold Lloyd, Buster Keaton e Charlie Chaplin. Quest'ultimo, nel 1925, con "La febbre dell'oro" fu autore di un'opera d'arte stupefacente nonostante nel 1920 avesse già girato lo straordinario "Il monello".

  22. L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Cinema: cenni storici Si deve a Orson Welles nel 1941 con quarto potere l’introduzione di tecniche cinematografiche più moderne:elaboratissime profondità di fuoco, movimenti di macchina straordinari e narrazione dalla forte complessità per quei tempi, sia nelle immagini che nel sonoro, tanto da scatenare una battaglia tra Welles stesso e i produttori che non gradivano opere tanto tecnocratiche e poco trasparenti quanto a scorrevolezza e comprensibilità.

  23. L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Cinema: cenni storici Anche in Francia, alla fine degli anni cinquanta, ci fu una forte ripresa con il nuovo movimento de la nouvelle vague di François Truffaut, "I quattrocento colpi", 1959, Jean-Luc Godard, "Fino all'ultimo respiro", 1959, Alan Resnais, "Hiroshima mon amour", 1959, per ricordarne solo i principali esponenti. I francesi intendevano rivoluzionare il cinema favorendo l'intervento critico dello spettatore; ripudiavano il cinema narrativamente lineare in cui il film stesso indicava la strada suggerendo in modo inequivocabile il bene ed il male e chi amare o odiare; in definitiva si voleva evitare che il cinema stesso controllasse, come era avvenuto fino ad allora soprattutto con il cinema classico americano, il giudizio dello spettatore, con una narrazione costretta su binari definiti. A tal proposito dichiarò Godard: "La mia originalità, e il mio fardello, sta nel credere che il cinema è fatto più per pensare che per raccontare storie".

  24. L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Cinema: cenni storici Grazie al perfezionamento della computer-graphic cinematografica che oggi permette di filmare qualsiasi idea, George Lucas dal 1977, con "Guerre stellari", trasforma ed evolve genialmente l'artigianalità degli effetti speciali in un processo industriale rivoluzionario, capace d'influire pesantemente sul linguaggio cinematografico. Ciò porterà alla realizzazione di "Titanic", 1997 di James Cameron ed alla trilogia de "Il Signore Degli Anelli", 2001, 02, 03 di Peter Jackson. La computer-graphic e più in generale il cinema digitale nel terzo millennio non vengono applicati ai soli effetti speciali ma anche alla fotografia e al montaggio. Il digitale è al servizio diretto del linguaggio cinematografico che è quindi nuovamente in evoluzione. Straordinari i risultati dell'utilizzo nella fotografia di "Collateral", 2004 di Michael Mann e "The Aviator", 2004 di Martin Scorsese, ma anche nei piani sequenza e nel montaggio di "Panic Room", 2002 di David Fincher.

  25. L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Cinema: il linguaggio Il linguaggio cinematografico quel livello specifico di codificazione costituito dalle organizzazioni significanti proprie al film e comuni a tutti i film. L’enunciazione filmica è costituita da più livelli significanti: -enunciazione visiva -enunciazione linguistica -enunciazione musicale

  26. L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Cinema: considerazioni sul linguaggio Un film è fatto da fotogrammi, da immagini, suoni, musica, da parole dette, non dette, espresse con la mimica, con atteggiamenti e sguardi. E' un fenomeno comunicativo che ha molteplici sfaccettature. Nella lettura di un film lo spettatore deve riconoscere i meccanismi del suo funzionamento, deve cercare di individuare gli elementi specifici che stanno alla base della sua costruzione. Bisogna dunque che analizzi gli elementi del suo linguaggio, per comprendere come si realizza un racconto per immagini.I codici che compongono il linguaggio cinematografico sono di tipo visivo e sonoro, in generale, oltre a quelli specifici del cinema... Manfucci 2000

  27. L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Cinema: considerazioni sul linguaggio LE INQUADRATURE sono composte da vari elementi, i tipi di campo usati, l'angolo di ripresa del soggetto, la distanza dalla macchina da ripresa, la profondità di campo, l'obiettivo utilizzato (normale, grandangolo o tele), i movimenti della macchina (in avvicinamento, allontanamento, dall'alto o dal basso,..), la durata, l'uso delle regole di composizione pittorica (che troviamo negli argomenti dell'educazione artistica), ... IL MONTAGGIO: è il momento fondante del cinema perché è in questa fase che le inquadrature assumono un significato. Il montaggio assolve vari compiti comunicativi e la sequenza delle inquadrature ha una funzione informativa-descrittiva, narrativa, metaforico concettuale, ritmica. Manfucci 2000

  28. L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Cinema: considerazioni sul linguaggio LA FOTOGRAFIA ovvero l'illuminazione degli attori e della location influenza le caratteristiche del film, la luce può essere calda o fredda, l'illuminazione può essere diretta, indiretta, di taglio, controluce, ogni situazione ripresa ha bisogno del suo tipo di luce... I COLORI: i colori che un film possiede sono i colori del mondo spesso impiegato con intenti realistici e anche con funzioni espressive. Spesso sono associazioni tra un personaggio e un colore che inducono meccanismi di richiamo nelle scene successive. Alcuni colori possono indurre stati emotivi LA COLONNA SONORA deve sapersi adeguare ai vari momenti della ripresa, deve passare da musica di sottofondo ad elemento rafforzativo di quanto espresso visivamente, l'immagine per quanto importante può essere accentuata da uno stato d'animo espresso dalla musica idonea. La musica induce e facilita lo svilupparsi di stati emotivi. Quindi andiamo dalle voci dei dialoghi, ai rumori di sottofondo, alla musica vera e propria. Manfucci 2000

  29. L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Cinema: considerazioni sul linguaggio LA STRUTTURA NARRATIVA deve enfatizzare la storia, i tempi narrativi, con colpi di scena al momento giusto, quando il racconto sta scendendo di tono. In film più complessi, che possono talvolta sembrare disordinati, può essere necessario ricorrere alla scoperta temporale di elementi necessari. L’ANALISI DEL TESTO non può essere fatta se non con un'attenta lettura del copione. Quindi la letteratura può aiutare ad analizzare meglio un film attraverso la lettura e l'analisi dei codici narrativi (come l'incastro della storia, la descrizione dei personaggi, gli elementi dell'ambiente, i vari punti di vista, ecc.). Manfucci 2000

  30. L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Cinema: analisi dei film Analizzare un film implica: -scomposizione -analisi delle parti -ricomposizione Rondolino e Tomasi 1995

  31. L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Cinema: considerazioni sul linguaggio Leggere l’inquadratura, la composizione dell’immagine, le caratteristiche del montaggio, il ritmo, la struttura delle sequenze e dello sviluppo narrativo e drammatico; comprendere elementi linguistici non verbali come la dissolvenza incrociata e lo stacco, le scelte di carattere metonimico (allusione e/o analogia realizzate attraverso la contiguità di immagini o di scene), o di carattere metaforico (allusione e/o analogia realizzate attraverso la sostituzione di un’immagine con un’altra o la condensazione di due e più immagini, ecc.); come anche elementi quali i rapporti tra immagini e musica, ed altri; così come analizzare la sceneggiatura di un film, conoscere la storia artistica dell’autore e come si inserisce nella storia dell’arte cinematografica: tutto ciò fornisce indizi, spunti e suggestioni indispensabili per una migliore comprensione del senso dell’opera filmica e del discordo dell’artista che l’ha creata. Manfucci 2000

  32. L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Cinema: considerazioni sul linguaggio Fate che ridano, che piangano, che aspettino" David Wark Griffith Il significato di un film è l'unione tra il suo contenuto (la storia), e la sua espressione (il modo di raccontare la storia). Raccontare in modo differente può ragionevolmente cambiare il senso della stessa storia. storia + modo = significato Dunque, un film di per se è così complesso da richiedere una lettura stratificata in quanto evento artistico e tecnico: da una prima analisi sostenuta soprattutto dalle emozioni e/o dalle doti culturali insite in ogni spettatore, si passa ad una critica degli strati più profondi, possibile soltanto con l'ausilio di strumenti specifici frutto di studi e visioni dell'intero panorama cinematografico.

  33. L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Cinema: considerazioni sul linguaggio Il potere evocativo e trasformativo del cinema rispetto allo spettatore-fruitore deriva da un insieme di fattori, che sono stati in vario modo individuati dalla psicologia e dagli studiosi della settima arte. Alcuni di essi riguardano specificamente il cinema e il suo linguaggio: 1. Le caratteristiche della fruizione cinematografica, determinate dalla sala buia, dalla relativa immobilità del corpo, dalla fruizione collettiva e nello stesso tempo individuale, dalla sensazione di immersione totale nel flusso audiovisivo, dal coinvolgimento dei sensi più incisivi come la vista e l’udito, ecc., favoriscono un rapporto più diretto tra spettatore e schermo.

  34. L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Cinema: considerazioni sul linguaggio 2. Vedere un film facilita un processo di identificazione che agisce a due livelli: -primario: riguarda l’identificazione dello spettatore con la macchina da presa o con il proprio sguardo - secondario: riguarda l’identificazione ai personaggi (a tutti, sia positivi che negativi, sia "buoni" che "cattivi", sia vincenti che perdenti, ecc.), alle situazioni drammatiche, dall’esito in parte imprevedibile ed in parte del tutto atteso, allo svolgimento del racconto.

  35. L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Cinema: considerazioni sul linguaggio 3. Accostamento con il pensiero onirico: C’è una forte analogia tra le immagini in movimento del film e la produzione fantastica, conscia ed inconscia, dell’essere umano. Sia per riguarda la vividezza delle immagini e la forte impressione di realtà che esse trasmettono, tanto nel cinema quanto nel sogno che il linguaggio cinematografico, e in particolare il montaggio, con le sue "metafore" (dissolvenze incrociate, accostamenti simbolici per contiguità, ecc.) che ricorda la forma onirica e il linguaggio dell’inconscio (spostamento, condensazione, figurazione, associazioni per contiguità e non per somiglianza, ecc.)

  36. L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Cinema: considerazioni sul linguaggio 3. Accostamento con il pensiero onirico: il rapporto tra spazio e tempo è analogo a quello dell’inconscio e della fantasia. il tempo diventa spazio e lo spazio diventa tempo. Infatti, una durata può essere espressa soltanto attraverso una certa lunghezza di pellicola e, viceversa, una forma spaziale attraverso una certa durata delle immagini sullo schermo. Inoltre, sia il tempo che lo spazio possono essere dilatati o contratti, come nel sogno, o subire salti improvvisi, avanti e indietro, nel futuro e nel passato e in ogni direzione.

  37. L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Cinema: considerazioni sul linguaggio 3. Accostamento con il pensiero onirico: rapporto con il reale, di cui le immagini cinematografiche sono una rappresentazione analogica, un doppio, che, per quanto imperfetto, dà una forte impressione di realtà. Una impressione di presenza pur con la consapevolezza di un’assenza: ciò che è rappresentato appare reale e presente, mentre per definizione è assente (perché si sa che è stato girato in altro tempo e in altro luogo); e irreale, perché è costruito dal nostro cervello unificando in un’impressione di movimento fluido fotogrammi separati e immobili. Il cinema, anche in questo simile al sogno, può parlare soltanto nel qui e ora, anche se parla del passato.

  38. L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Cinema: considerazioni sul linguaggio 4. Il racconto: Gli stacchi tra le sequenze e i piani, i punti di vista continuamente diversi, i limiti stessi dell’inquadratura che escludono gran parte della realtà circostante, costringono lo spettatore ad una ricostruzione continua del reale con la sua fantasia e ad un’aspettativa continuamente "in sospeso". Ciò determina passaggi inevitabili di emotività intensa, strutturalmente connessi alla visione cinematografica, anche indipendentemente dai contenuti della storia. E’ stato ampiamente analizzato che la struttura di ogni racconto segue alcune leggi. lo spettatore è catturato proprio dallo scarto iniziale tra un soggetto desiderante e un oggetto del desiderio e l’arte della narrazione consiste nel regolare la realizzazione del desiderio, sempre differita e ostacolata, fino alla fine del racconto.

  39. L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Cinema: considerazioni sul linguaggio 4. Il racconto: Nella struttura del racconto c’è sempre una situazione di conflitto che fa uscire dalla condizione abituale, per ritornare alla stessa situazione, "ristabilita o trasformata" attraverso la soluzione del conflitto iniziale. La soluzione che, anche quando è estrema (morte o sconfitta dell’antagonista) e conclude una storia "manichea", in cui il bene e il male sono nettamente separati, è rappresentata sempre da una sintesi di opposti. Il protagonista, o la situazione iniziale, hanno perso qualcosa che avevano e conquistato qualcos’altro, di solito una qualità, una caratteristica, o un oggetto che apparteneva all’opposto sconfitto.

  40. L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Cinema: considerazioni sul linguaggio 4. Il racconto: Ogni storia, nei film d’arte evoca il progetto personale profondo dello spettatore. Ciò favorisce l’incontro e il dialogo profondo tra la sua umanità e quella dell’autore, sui temi fondamentali della vita, che stanno sempre dietro e dentro l’opera d’arte, anche se essa non li affronta esplicitamente e sembra raccontare piccole storie e aspetti minori dell’esistenza. Un dialogo che trasforma e arricchisce continuamente sia il fruitore che l’opera stessa.

  41. L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Cinema e psichiatria Cinema e didattica in psichiatria: Nel cinema sono molto spesso rappresentate situazioni o personaggi che in un’ottica psichiatrica possono essere visti come “casi clinici”. Questi casi ben si prestano ad una discussione didattica che riguarda problemi di diagnosi e di terapia. Il cinema diventa così un efficace strumento di insegnamento in psichiatria sia nei corsi universitari che post-universitari.  

  42. L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Cinema e psichiatria Cinema e clinica:  Il cinema puo' diventare sia uno strumento diagnostico che terapeutico in particolari contesti. L’interpretazione di una sequenza filmica puo' avere il ruolo di un “test dinamico proiettivo”. Ma puo' essere utilizzato per il suo significato di stimolazione emotiva anche in un contesto terapeutico.   Cinema e comunicazione:  Il cinema e' un potente mezzo di trasmissione di “modelli interpretativi” di fenomeni psicologici e sociali. Come tale trasmette con particolare efficacia “stereotipi” dei disturbi psichiatrici e di chi e' deputato alla loro cura. Un’analisi sistematica di questi stereotipi cinematografici e' utile per comprendere il rapporto tra mass-media e psichiatria, continuamente cangiante attraverso i tempi e attraverso le culture.

  43. L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Cinema e psichiatria Funzioni del cinema Il cinema è un reale e valido stimolatore dell’immaginario e testimonianza di uno stile di vita comune alla cultura del nostro tempo…Trasmette modelli interpretativi, favorisce processi di identificazione in un percorso psicoemotivo che va a stimolare la sfera affettiva e cognitiva dello spettatore. Ba 2000

  44. L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Cinema e riabilitazione psichiatrica Nel gruppo “cineforum” i film aiutano i pazienti ad osservare, riconoscere ed elaborare i propri comportamenti rendendoli maggiormente consapevoli. Ba 2000

  45. L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Cinema e psichiatria Caratteristica procedurale del cineforum -la scelta del gruppo che dovrebbe essere costituito da circa 10-15 soggetti -scelta di un film non conosciuto che coniughi metafora e realtà -presenza di un conduttore esperto nelle dinamiche dei gruppi -stimolo alla discussione con constante riferimento al film e alle sue comunicazioni espressive (luci, inquadrature, piani sequenza etc..) -stimolo alla discussione per l’esplicitazione di processi di identificazione e proiezione Ba 2000

  46. L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Cinema e psichiatria Per fruire di un film è necessario “mettere in atto delle abilità che ci consentano di comprendere i propri e gli altrui stati mentali, di compiere operazioni cognitive su di essi, padroneggiarli e utilizzare la conoscenza psicologica per risolvere problemi o per fronteggiare stati fonti di sofferenza soggettiva (Carcione 2001) Le funzioni metacongitive utilizzate sono: -funzioni di monitoraggio degli stati interni propri e altrui -funzioni di differenziazione tra rappresentazione e realtà, cioè la capacità di distinguere tra finzione e realtà -funzione di integrazione tra diversi stati mentali e modalità di funzionamento propri e altrui -capacità di analizzare e risolver i problemi Carcione 2001

  47. L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Cinema e psichiatria Mostrare un film adeguatamente selezionato per i pazienti serve a sperimentare a cosa servono e come sono le varie funzioni mentali, aiutare a riconoscere e descrivere le proprie emozioni, fare ipotesi sugli stati mentali altrui, e a fare previsioni sulle azioni dei personaggi dei film, discutere su come padroneggiare gli stati mentali… Carcione 2001

  48. L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Cinema e psichiatria

  49. L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Cinema e psichiatria Cos'è la CINEMATERAPIA® La Cinematerapia® propone il film non più soltanto come intrattenimento, ma come strumento, come mezzo di trasporto per giungere nell’intimità delle persone e sciogliere nodi strutturali anche complessi. La Cinematerapia® tuttavia non è una psicoterapia, non è una metodologia clinica o psicologica e non assomiglia neppure lontanamente alla psicoanalisi.: lo scopo non è quello di curare patologie, ma semmai quello di agevolare processi trasformativi, di migliorare la consapevolezza e di aiutare le persone a prendere decisioni importanti. La Cinematerapia® utilizza solo alcune parti dell'opera cinematografica, concentrandosi sull'evolversi emotivo della vicenda ed escludendo tutti gli elementi sociologici, culturali e legati alla tecnica cinematografica. Mercurio A 2001

  50. L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Cinema e psichiatria Obiettivi della Cinematerapia: stimolare la riflessione e l’auto-conoscenza stimolare la motivazione al cambiamento favorire i punti di forza facilitare la crescita nelle cosiddette ‘aree di migliorabilità’. Mercurio A 2001

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