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Meriggiare pallido e assorto

Meriggiare pallido e assorto. Meriggiare pallido e assorto presso un rovente muro d’orto, ascoltare tra i pruni e gli sterpi schiocchi di merli, frusci di serpi. Nelle crepe del suolo o su la veccia

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Meriggiare pallido e assorto

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Presentation Transcript


  1. Meriggiare pallido e assorto Meriggiare pallido e assorto presso un rovente muro d’orto, ascoltare tra i pruni e gli sterpi schiocchi di merli, frusci di serpi. Nelle crepe del suolo o su la veccia spiar le file di rosse formiche ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano a sommo di minuscole biche. Osservare tra frondi il palpitare lontano di scaglie di mare mentre si levano tremuli scricchi di cicale dai calvi picchi. E andando nel sole che abbaglia sentire con triste meraviglia com’è tutta la vita e il suo travaglio in questo seguitare una muraglia che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia

  2. Passare un pomeriggio molto caldo e pallido vicino a un caldissimo recinto di un giardino, ascoltare tra i pruni e le sterpi alcuni canti fastidiosi dei merli e fruscii dei serpenti. Nelle crepe del suolo o sulla pianta osservare delle file di formiche rosse, che ora si dividono e ora si riuniscono, in cima a piccolissimi mucchietti di terra . Guardare in lontananza delle onde che si accavallano ( si seguono ) , mentre si alzano tremolanti friniti di cicale dalle alture che non possiedono vegetazione . E andando nel sole che gli abbaglia , sentire con tanta tristezza è realmente ( la natura ). in questo camminare di fianco a un muro che ha in cima cocci taglienti di bottiglia. Parafrasi

  3. Commento Scritta da Eugenio montale nel 1916 , il poeta descrive perfettamente il luogo in cui si trova , nella poesia si esplicita il contatto con la natura ma allo stesso momento esplicita una delle cose che all’uomo viene difficile comprendere ossia la natura . Essa in questo caso viene vista nella stessa poesia , in due modi differenti il poeta tende a descrivere la bellezza della natura ( in cui lui si trova ) ma descrive allo stesso identico livello la solitudine che potrebbe provare un ’uomo in tutta quella bellezza . Il sistema di rime nelle prime tre strofe è: aabb; cdcd; eeff. Nell'ultima strofa tutti i versi sono legati da assonanza: abbaglia/meraviglia/travaglio/muraglia/bottiglia.

  4. Eugenio Montale, uno dei massimi poeti italiani, nasce a Genova il 12 ottobre 1896 nella zona di Principe. La famiglia commercia prodotti chimici (il padre era curiosamente fornitore dell'azienda dello scrittore Italo Svevo). Eugenio è ultimo di sei figli. Trascorre l'infanzia e la sua giovinezza tra Genova e lo splendido paese di Monterosso al Mare, nelle Cinque Terre, dove la famiglia è solita recarsi in vacanza. Frequenta l'istituto tecnico commerciale e si diploma in Ragioneria nel 1915. Tuttavia Montale coltiva i propri interessi letterari, frequentando le biblioteche della sua città e assistendo alle lezioni private di filosofia della sorella Marianna. La sua è una formazione da autodidatta: Montale scopre interessi e vocazione attraverso un percorso senza condizionamenti. Le lingue straniere e la letteratura (ha un amore speciale per Dante) sono la sua passione. Negli anni tra il 1915 e il 1923 inoltre studia musica insieme al baritono Eugenio Sivori. Entra all'Accademia militare di Parma dove richiede di essere inviato al fronte, e dopo una breve esperienza in Vallarsa e Val Pusteria, Montale viene congedato nel 1920. Terminata la prima guerra mondiale Montale inizia a frequentare i circoli culturali liguri e torinesi. Nel 1927 si trasferisce a Firenze dove collabora con l'editore Bemporad. Nel capoluogo toscano gli anni precedenti erano stati fondamentali per la nascita della poesia italiana moderna. Le prime liriche di Ungaretti per "Lacerba", e l'accoglienza di poeti come Cardarelli e Saba presso gli editori fiorentini avevano gettato le basi di un profondo rinnovamento culturale che neppure la censura fascista avrebbe potuto spegnere. Montale entra in punta di piedi nell'officina della poesia italiana con un "signor biglietto da visita", l'edizione degli "Ossi di Seppia" del 1925. Mentre la sua fama di poeta cresce, si dedica anche a traduzioni di poesie e testi teatrali, in prevalenza inglesi. Terminata la Seconda Guerra mondiale si iscrive al Partito d'Azione e inizia un'intensa attività con varie testate giornalistiche. Nel 1948 si trasferisce a Milano dove inizia la sua collaborazione con il Corriere della Sera, per conto del quale compie molti viaggi e si occupa di critica musicale. Montale raggiunge fama internazionale, attestata dalle numerose traduzioni in svariate lingue delle sue poesie. Nel 1967 viene nominato senatore a vita. Nel 1975 arriva il riconoscimento più importante: il Premio Nobel per la Letteratura. Muore a Milano il 12 settembre 1981, poco prima di compiere 85 anni, nella clinica San Pio X dove si trovava ricoverato per problemi conseguenti a una vascolopatia cerebrale. Viene sepolto accanto alla moglie Drusilla nel cimitero vicino alla chiesa di San Felice a Ema,nella periferia di Firenze. Biografia

  5. Grande Guerra e avvento del Fascismo. Entrato all'Accademia militare di Parma, fa richiesta di essere inviato al fronte, e dopo una breve esperienza bellica (rimase al fronte all'incirca dal gennaio al novembre del '18) in Vallarsa e Val Pusteria, viene congedato nel 1920.Negli anni tra il '19 e il '23, conosce a Monterosso Anna degli Uberti (1904-1959), protagonista femminile in un insieme di poesie montaliane, trasversali nelle varie opere, note come "ciclo di Arletta" (chiamata anche Annetta o capinera). Nel 1924 conosce la giovane di origine peruviana Paola Nicoli, anch'ella presente negli “Ossi di seppia” e ne “Le occasioni”. È il momento dell'affermazione del fascismo, dal quale Montale prende subito le distanze sottoscrivendo nel 1925 il Manifesto degli intellettuali antifascisti di Benedetto Croce. Montale vive questo periodo nella "reclusione" della provincia ligure, che gli ispira una visione profondamente negativa della vita. Inquadramento storico

  6. Immagini

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