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Letteratura e cibo

Letteratura e cibo. Dall’antichità ai giorni nostri. A cura di: Simone Alfieri II anno Scienze dell’alimentazione. Indice. Il cibo nella letteratura antica Il cibo nella letteratura medioevale Il cibo nella letteratura rinascimentale Il cibo nella letteratura contemporanea

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Letteratura e cibo

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Presentation Transcript


  1. Letteratura e cibo Dall’antichità ai giorni nostri A cura di: Simone Alfieri II anno Scienze dell’alimentazione

  2. Indice • Il cibo nella letteratura antica • Il cibo nella letteratura medioevale • Il cibo nella letteratura rinascimentale • Il cibo nella letteratura contemporanea • Il cibo e la tradizione letteraria

  3. Il cibo nella letteratura antica Dall’opera “Satyricon (Cena di Trimalcione)” - Petronio Arbitro (I secolo d.C.) […] Così finalmente ci mettemmo a tavola, con valletti di Alessandria che versavano acqua ghiaccia sulle mani, e altri che li rimpiazzavano ai piedi e con estrema precisione toglievano le pipite. E neppure questo servizio così ingrato li faceva star zitti, ma in quel mentre cantavano. Io volli provare se tutta la servitù cantava e chiesi allora da bere. Lì pronto mi secondò un valletto con un gorgheggio non meno stridulo, e così ogni altro a pregarlo di qualcosa. Sembrava un coro di pantomima, non il triclinio di un padre di famiglia.Fu servito comunque un antipasto di gran classe, che tutti ormai erano a tavola, all'infuori di lui, Trimalcione, al quale in nuova usanza era riservato il primo posto.Quanto al vassoio, vi campeggiava un asinello in corinzio con bisaccia, che aveva olive bianche in una tasca, nere nell'altra.Ricoprivano l'asinello due piatti, su cui in margine stava scritto  il nome di Trimalcione e il peso dell'argento. E vi avevano saldato ancora dei ponticelli, che sostenevano ghiri cosparsi di miele e papavero. E c'erano dei salsicciotti a sfrigolare su una graticola d'argento, e sotto la graticola susine di Siria con chicchi di melagrana…. Torna indice

  4. Dall’opera “Tacuinum SPQR” - Revelli Sorini/Cutini Nella Roma antica l’alimentazione corrispondeva ad un preciso codice sociale e comportamentale che ne stabiliva regole e valori. Fonti autorevoli riportano che in età Imperiale l’onore di un nobile romano si fondava sulla sua frugalità come sulla sua magnificenza di anfitrione, mentre l’etica di un principe era dettata prima di tutto dalla sua gola e dal suo stomaco Torna indice

  5. Dall’opera “De re rustica” - Lucio Giunio Moderato Columella (I secolo d.C) Con i dodici libri De re rustica, Columella ci lascia una descrizione esauriente delle pratiche agricole in uso nelle aree mediterranee dell’impero. Grazie alla formazione scientifica, l’istinto di naturalista, l’esperienza diretta di agronomo e di imprenditore agricolo, compone il primo vero trattato di scienza della coltivazione. Torna indice

  6. Dall’opera “De re rustica” - Marco Terenzio Varrone (37 a.C.) “Non c'è nessuno che fra due terreni di pari rendimento non preferisca comprare a un prezzo più elevato quello che è più bello, piuttosto che quello che è, sì, fruttifero, ma brutto." (De re rustica, I, 4, 2) Dall’opera “Simposio” - Senofonte Nel “Simposio”, il cui titolo è ripreso dall'omonimo dialogo platonico, Senofonte offre un quadro degli usi e costumi del convivio greco. La storia è incentrata su una comica gara di bellezza tra il brutto Socrate, e il bel giovane Critobulo. Torna indice

  7. Dall’opera “Simposio (o Convito)” - Platone (400 a.c. – 300 a.c.) Questa opera, considerata capolavoro assoluto della letteratura simposiaca, che era costituita da scritti che registravano le conversazioni tenute nei simposi, prese probabilmente spunto da un banchetto che si tenne per le feste Lenee del 416 a.C. Nel “Simposio” dei filosofi dialogano sul tema dell’amore nelle diverse forme e accezioni, e dopo avere consumato le portate bevono vino seguendo una procedura concordata Torna indice

  8. Torna indice Dall’opera “Naturalis historia” - Gaio Plinio Secondo (Tra 23 ed il 79 a.C) "Era occupato su i suoi manoscritti per venti ore su ventiquattro, non risparmiandosi neppure nel tempo più caldo. Talora lo si trovava impegnato all'una del mattino a leggere e scrivere a lume di candela. Dopo aver fatto visita a corte tornava a lavorare sino a mezzogiorno quando interrompeva per una breve pausa per un pranzo molto leggero al cui termine si riposava prendendo il sole mentre un segretario gli faceva ad alta voce l'ultima lettura della giornata. Dopo un bagno freddo, seguito da un breve riposo e da una merenda ricominciava a lavorare, quasi che fosse all'inizio del giorno, sino all'ora della cena". Tra i tanti argomenti della Naturalis historia – dall’antropologia alla zoologia - Plinio fornisce informazioni preziose su piante odorose, alberi da frutto, agricoltura, apicoltura, orticultura, piante medicinali, carni, pesci, selvaggina, e panificazione.

  9. Dall’opera “De agricoltura” - Marco Porcio Catone (160 a.C.) Il De agricoltura, scritto al culmine della sua vita, offre ad un ipotetico imprenditore agricolo dei consigli sulla conduzione dell'azienda. Nel testo troviamo raccolte informazioni sulla coltivazione dei campi, sull'allevamento, sulle pratiche enologiche ed olearie, sull'arte culinaria con ricette di piatti “poveri” preparati usando i prodotti delle terre italiche. Torna indice

  10. Dipnosofisti (dotti a banchetto) - Ateneo Torna indice E’ una vastissima opera di compilazione che ci è pervenuta con parecchie mutilazioni e lacune. Impostata in forma di dialogo (alla maniera del “Simposio” di Platone), la conversazione fra i dotti greci e romani, che partecipano al convito nella casa del ricco romano Laurenzio, s’immagina svolgersi sui più disparati argomenti. Lo spunto è fornito dalle portate che vengono imbandite, con riferimento ai cibi, alle bevande, ai suppellettili di tavola e di cucina e ai costumi simposiaci (il simposio era nel banchetto greco e romano la seconda parte del convito, durante la quale i commensali bevevano secondo le prescrizioni del simposiarca, colui che presiedeva il simposio).

  11. Hedypàtheia (le delizie della vita) - Archestrato di Gela Torna indice Nel suo poema Archestrato racconta come abbia percorso tutta la terra e tutti i mari per conoscere quali siano le migliori vivande e i vini più pregiati. Tratta inoltre del pane, dei pesci, della selvaggina, della maniera di produrre e di conservare il vino. Soprattutto ai pesci dedica la propria attenzione, indicandone le qualità migliori, i luoghi da dove provengono, le specie più rinomate e le stagioni in cui è opportuno catturarli

  12. Dall’opera “De re coquinaria” – Apicio (385 d.C) Torna indice - “Che ne è stato della nostra Roma, ove si imponga ai filosofi di lasciare la città perché sospettati di corrompere i giovani, proprio mentre questo Apicio ha trasformato in professione la scienza culinaria, ed ha corrotto con la sua dottrina un’intera epoca?” (Seneca).- “Il suo metodo di ingrassare i maiali con i fichi secchi e di far loro bere piccole quantità di mosto dolce prima di macellarli, avendo il fine di ricavarne un fegato particolarmente saporito, lo fa ritenere... il più grande scialacquatore di tutti i tempi…” (Plinio). - [Apicio] dopo aver speso per la cucina cento milioni di sesterzi, dopo aver dilapidato in gozzoviglie tanti regali dell’imperatore Tiberio, arrivò un momento in cui fu costretto a fare il bilancio dei suoi averi. Dai conteggi risultò che non gli erano rimasti che dieci milioni di sesterzi. E così, come se con il suo patrimonio residuo, si vedesse costretto a vivere nelle fame più nera, decise di porre fine alla propria vita con il veleno.” (Seneca).

  13. Il cibo nella letteratura medioevale Torna indice Dall’opera “Libro per cuoco” - Anonimo Veneziano Se tu voy fare sambugato, toy lacte de pecora che sia chiara, toy fiore de sambugo e metilo a moglio in quello late e lasalo a moglo azay, poi lo cola. Per una quarta de late vole XII ove e batille insieme, poi mitillo a bolire e vardalo dal fumo. Testo a cura di Giuliana Lomazzi Giornalista specializzata in alimentazione e gastronomia. Dall’opera “Opusculum de saporibus” - Maino dei Maineri … Gli allettamenti delle salse furono escogitati in principio dai golosi più per la ghiottoneria che per il benessere, visto che non sono indispensabili in una dieta sana, ma anzi talora fanno perfino male. Grazie alle salse, infatti, l’uomo finisce per mangiare più di quel che la sua natura richiederebbe e di quanto giovi alla salute …. Curata da Franco Maestrini esperto di storia dell'alimentazione

  14. Torna indice Dall’opera “De observatione ciborum... “- Antimo “Ma se mi si obietta: com'è che altrove vivono popoli che mangiano carni crude e sanguinolente e restano sani? Dirò che, quantunque neanche quelli siano da considerarsi del tutto sani, ciò accade perché hanno elaborato loro antidoti peculiari quando stanno male si scottano con il fuoco sullo stomaco, o sul ventre, o su altri organi, come si fa con le cavalle imbizzarrite il che dà ragione a quanto ho detto. D'altra parte quei popoli mangiano un solo cibo, come i lupi. Infatti non mangiano che quello di cui dispongono, cioè carne e latte. E sembrano essere in salute a causa della scarsa varietà alimentare. Così come il poco bere dà l'impressione di buona salute. Infatti quando hanno molto cibo non bevono, mentre lo fanno quando non ne hanno per lunghi periodi. A noi, invece, che ci nutriamo con cibi vari, con numerose ghiottonerie e bevande diverse, conviene controllarci, in modo che l'eccesso non ci faccia male e che, soprattutto diminuendo le quantità, restiamo in salute. Se poi qualcuno è irresistibilmente attratto da qualche cibo, si assicuri intanto che sia un piatto ben preparato e si limiti solo a piccoli assaggi di altre portate, in modo da trarre giovamento da quello che ha mangiato prima: solo così potrà digerire bene”.

  15. Torna indice Dall’opera “Tacuinum Medioevale” - Tocci/Revelli Sorini Questo taccuino non è un’esposizione completa e dettagliata della storia dell’alimentazione e della gastronomia medioevale, ma intende solamente metterne in evidenza alcuni aspetti caratteristici. Dall’opera “Tacuinum Templare” - Revelli Sorini/Cutini E’ un itinerario culinario che, per le sue sorprendenti qualità salutistiche e nutrizionali, potrebbe rispondere perfettamente alle esigenze dell’uomo contemporaneo.

  16. Approfondimento:Il paese di Bengodi Torna indice • Basta aver letto qualche brano tratto dal Decamerone di Boccaccio, e più precisamente la terza novella dell’ottavo giorno, per avere già sentito parlare del favoloso paese di Bengodi. Paradiso di tutti i mangioni, la fama del paese di Bengodi è arrivata fino ai giorni nostri direttamente dal Medioevo, periodo in cui è nato il suddetto mito. • E’ un posto in cui si “gode bene”, cioè si mangiano e si bevono in abbondanza cibo e vino di alta qualità, degni di un Re.

  17. Il cibo nella letteratura rinascimentaleAlcuni trattati • De naturali vinorum historia - Andrea Bacci • Opera... dell'arte del cucinare - Bartolomeo Scappi • Galateo - Monsignor Giovanni della Casa • Herbario novo - Castor Durante • L’arte di ben cucinare et… - Bartolomeo Stefani • Libro de arte coquinaria - Mastro Martino de' Rossi Torna indice

  18. Il cibo nella letteratura contemporanea • Why not eat insects - Holt M. Vincent • Trattato di cucina teorico pratica - Ippolito Cavalcanti • La cucina di Monsieur Momo - Henry de Toulouse-Lautrec • Guida gastronomica d’Italia – Touring Club Italia (1931) • Grande Dizionario di Cucina - Alexandre Dumas • Trattato di cucina, pasticceria... - Giovanni Vialardi • Fisiologia del gusto - Anthelme Brillat-Savarin Torna indice

  19. Il cibo e la tradizione letteraria Torna indice Aglio … Se alcuno mai con empia mano il vecchio padre strozzasse, l'aglio mangi, peggior della cicuta! Oh stomaco forte dei mietitori! Che è il veleno che mi strazia i visceri? Vipèreo sangue, forse, cotto in quest'erbe m'ha tradito? O il perfido cibo ammannì Canidia? Quando Medea, fra tutti gli Argonauti splendido, amò Giasone, con questo l'unse, allor ch'ei volle cingere il giogo ignoto ai tori; e con questo i doni imbevve e spense Glauco e a vol fuggì coi draghi… …M'indugiavo a guardare, sulla tavola, dove la sguattera li aveva appena sgusciati, i piselli allineati e numerati come bilie verdi in un gioco; ma sostavo rapito davanti agli asparagi, aspersi d'oltremare e di rosa, e il cui gambo, delicatamente spruzzettato di viola e d'azzurro, declina insensibilmente fino al piede - pur ancora sudicio del terriccio del campo - in iridescenze che non sono terrene… Dall’ opera “Epodi” di Orazio Flacco Asparagi Dall’opera “Le Musee Imaginaire di Marcel Proust

  20. Torna indice Chi le squallida cervogia alle labbra sue congiunge, presto muore, o di rado giugne all’età vecchia e barbogia. BISTECCA ALLA FIORENTINA Fatti avanti, bistecca sui ferri, tagliata nel manzo giovane, con la costola attaccata; ...tu vai cotta con gran fuoco di carbone di leccio dall'una e dall'altra parte; fino a che i ferri della graticola v'abbiano lasciato la loro ombra, condita con una spruzzatina d'olio di sale di pepe; fatti avanti, senza vergogna, guarda senza timore la faccia sanguinante del rosbiffe all'inglese e quella mascherata della cotoletta alla milanese; non hai certo da scomparire al paragone. BIRRA Francesco Redi Giuseppe Prezzolini

  21. Torna indice Pesce Sono ghiotto di pesce e faccio giorni di grasso di quelli di magro; e le mie feste, dei giorni di digiuno. Penso quello che comunemente si crede: che il pesce sia più facilmente digeribile della carne. Come mi faccio scrupolo di mangiare carne il giorno, del pesce, così si fa scrupolo, il mio gusto, di mescolare il pesce alla carne: mi sembra un distacco troppo forte. Michel de Montaigne Polenta condita Quando sarà condensata, la leveremo dal fuoco e tutt'è due di concerto, con un cucchiaio per uno, la faremo passare dalla caldaia a un piatto, vi cacceremo sopra, di mano in mano, un'abbondante porzione di fresco, giallo e delicato butirro, poi altrettanto grasso, giallo e ben grattato formaggio. Carlo Goldoni

  22. Torna indice Il vero lusso d’una mensa sta nel dessert. Tutte quelle squisite e rare cose dilettavano la vista, oltre il palato, disposte con arte in piatti di cristallo guarniti d’argento. I fauni intrecciati di camelie e di violette s’incurvavano tra i pampinosi candelieri del XVIII secolo, animati dai fauni e dalle ninfe. Dessert Gabriele D’Annunzio Gelati Per i gelati (poiché spero davvero che non me ne ordinerete se non presi in quelle conchiglie fuori moda che assumono tutte le forme possibili di architettura), tutte le volte che ne prendo voglio templi, chiese, obelischi, rocce. E’ come una pittoresca geografia quella che guardo per prima, per poi convertire quei monumenti al lampone o alla vaniglia in freschezza nella mia gola. Miele Marcel Proust Le tue labbra stillano miele vergine, o sposa, c’è miele e latte sotto la tua lingua e il profumo delle tue vesti è come il profumo del Libano. Cantico dei cantici

  23. http://www.youtube.com/watch?v=vKZvyydKv3g Torna indice

  24. Bibliografia • Camporesi, P. Alimentazione, folclore società. Parma, 1983 • Hilario, Franco Jr. Nel paese di Cuccagna. Ed. Città Nuovam Roma 2001 • Duby, G. Guerrieri e contadini nel Medioevo. Ed. Laterza, Bari-Roma 1975 • Montanari, M. Alimentazione e cultura nel Medioevo. Ed.Laterza • Http://www.taccuinistorici.it/letteratura (Visitato il 18/04/2010) Torna indice

  25. Grazie per l'attenzione

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