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Quale Italia a 150 anni dall’Unità. Bilancio di un percorso imperfetto

Quale Italia a 150 anni dall’Unità. Bilancio di un percorso imperfetto . Maurizio Gusso (Milano, Associazione Culturale Punto Rosso, 14 dicembre 2011). Indice della relazione. 1. Premessa: bilancio utile, complesso e problematico di un percorso imperfetto

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Quale Italia a 150 anni dall’Unità. Bilancio di un percorso imperfetto

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  1. Quale Italia a 150 anni dall’Unità. Bilancio di un percorso imperfetto Maurizio Gusso (Milano, Associazione Culturale Punto Rosso, 14 dicembre 2011)

  2. Indice della relazione 1. Premessa: bilancio utile, complesso e problematico di un percorso imperfetto 2. Unità: fare l’Italia e fare gli italiani 3. Indipendenza/sovranità: da dominazioni/predomini stra- nieri a una sovranità nazionale (limitata) 4. Laicità: dallo Stato confessionale a uno Stato non com- piutamente laico 5. Democrazia: i processi di democratizzazione fra conqui- ste e regressioni 6. Problemi aperti: quali priorità? Un elenco personale 7. Riferimenti bibliografici

  3. 1. Premessa: bilancio utile, complesso e problematico di un percorso imperfetto 1.1 Utilità, complessità e problematicità di un bilancio 1.2 Processi di unificazione nazionale e di democratizzazione 1.3 Un processo di unificazione nazionale complicato e imperfetto 1.4 Un processo di democratizzazione tor- mentato e imperfetto

  4. 1.1 Utilità, complessità e problematicità di un bilancio 1.1.1 Utilità del bilancio 1.1.2 Complessità e problematicità del bilan- cio

  5. 1.1.1 Utilità del bilancio 1.1.1.1 La storia è maestra di vita solo per chi non la dimentica e sa interpretarla 1.1.1.2 Un bilancio sensato è una selezione critica di punti fermi e problemi aperti 1.1.1.3 La democrazia è un patrimonio e un processo aperto e non irreversibile

  6. 1.1.1.1 La storia è maestra di vita solo per chi sa interpretarla Se non si conosce il passato e non ci si orienta nel presen- te, non si può progettare bene il futuro. La storia è maestra di vita solo per chi non la rimuove/di- mentica, ma ha la pazienza di studiarla e la competenza di interpretarla. Si possono imparare tante cose dai nostri predecessori, sia dagli errori (per non ripeterli), sia dalle conquiste (per sal- vaguardarle, perfezionarle e trasmetterle alle future gene- razioni), sia dai loro progetti (per attuarli), sia dai loro ideali, se validi (per incarnarli in processi effettivamente sostenibi- li).

  7. 1.1.1.2 Un bilancio sensato è una selezione critica di eredità e problemi Un bilancio storico sensato è una selezione critica di - punti fermi da cui ripartire, eredità da as- sumere e trasmettere, patrimoni da salva- guardare, valorizzare, ampliare e diffondere; • problemi aperti, da affrontare lucidamente, cercando di evitare gli errori del passato.

  8. 1.1.1.3 La democrazia è un patri-monio e un processo aperto (I) Nessun processo storico (tanto meno un processo di democratizzazione) è ineluttabile e irreversibile. Le conquiste democratiche sono il risultato del- l’impegno e delle lotte di uomini e donne del pas- sato, a cui dobbiamo riconoscenza e di cui dobbia- mo assumere e trasmettere l’eredità. La democrazia è una pianta giovane e delicata, che va coltivata attentamente.

  9. 1.1.1.3 La democrazia è un patri-monio e un processo aperto (II) “La Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove: per- ché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile; bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla Costitu- zione è l’indifferenza alla politica. […] Dietro ogni articolo di questa Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le stra- de di Milano, per le strade di Firenze, cha hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta. Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, è un testamento, è un testamento di centomila morti”. Piero Calamandrei, La Costituzione e la gioventù, discorso del 26 gennaio 1955 (Società Umanitaria di Milano); la sua registrazione è scaricabile da www.territorioscuola.com/youtube/index.php?key=%22Piero+Calamandrei%22 +%22Università+di+Milano+1955+parte+*%22

  10. 1.1.1.3 La democrazia è un patri-monio e un processo aperto (III) “Difendiamo la scuola democratica: la scuola che corrisponde a quella Costituzione democratica che ci siamo voluti dare; la scuola che […] può essere strumento, perché questa Costituzione scritta sui fogli di- venti realtà […]. […] non bisogna lasciarsi vincere dallo scoramento. […] durante la Liberazione e la Resistenza […] Ci sono stati professori e maestri che hanno dato esempi mirabili, dal carcere al martirio. […] E tutti noi, vecchi insegnanti abbiamo nel cuore qualche nome dei nostri studenti che […] hanno dato il sangue per la libertà d’Italia. Pensiamo a questi ragazzi nostri che uscirono dalle nostre scuole e pensando a lo- ro, non disperiamo dell’avvenire. Siamo fedeli alla Resistenza. Bisogna, amici, continuare a difendere nelle scuole la Resistenza e la continuità della coscienza morale”. Discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III Congresso dell’Asso- ciazione a difesa della scuola nazionale (Roma, 11 febbraio 1950), “Scuola democratica”, suppl. al n.2 del 20 marzo 1950, pp.1-5

  11. 1.1.2 Complessità e problematicità del bilancio Tale bilancio è complesso e problematico per vari motivi. 1.1.2.1 Complessità del periodo storico e rischi di una sua lettura strumentale o troppo dipendente dalle mode del momento 1.1.2.2 Necessità di ridefinire preliminar- mente alcuni concetti chiave

  12. 1.1.2.1 Complessità del periodo storico e rischi di una sua lettura strumentale Si tratta di un periodo storico piuttosto lungo e tormentato, che risente di eredità storiche di lunghissima durata e in cui siamo ancora immersi. La bibliografia scientifica è amplis- sima; il dibattito storiografico è molto vivace e variegato, ma assai meno noto di quello mediatico e politico, in cui spesso prevalgo- no le mode e/o gli approcci strumentali.

  13. 1.1.2.2 Necessità di ridefinire preliminarmente alcuni concetti chiave 1.1.2.2.1 Identità personale e sociale 1.1.2.2.2 Nazione e identità nazionale 1.1.2.2.3 Democrazia e processi di demo- cratizzazione 1.1.2.2.4 Diritti/responsabilità 1.1.2.2.5 Altri esempi di concetti chiave da ridefinire

  14. 1.1.2.2.1 Identità personale e sociale • Identità personale/sociale come combinatoria globale di differenti tratti di identità individuali/so- ciali (di specie, età/generazione, genere, ruolo, geoambientali, socioeconomici, politici, culturali…). B) L’identità personale/sociale non è un’essenza pura, statica, astorica, decontestualizzata e asso- luta, ma un processo storico complesso, contrad- dittorio/conflittuale, dinamico, non lineare, relativo, contestuale, inevitabilmente ‘meticcio’.

  15. 1.1.2.2.2 Nazione e identità nazionale Concetti come ‘nazione’, ‘etnia’, ‘popolo’, ‘patria’, ‘carattere nazionale’, ‘identità nazio- nale’ e ‘identità etnica’ sono usati per lo più in modo non scientifico, ma ideologico, as- soluto/decontestualizzato e astorico. Occorre, quindi, o sostituirli con categorie più scientifiche, o almeno riconvenzionarne i significati in modo critico e trasparente.

  16. 1.1.2.2.3 Democrazia e processi di democratizzazione 1.1.2.2.3.1 Diverse definizioni di democrazia 1.1.2.2.3.2 Che cosa significa ‘processi di democratizzazione’?

  17. 1.1.2.2.3.1 Diverse definizioni di democrazia Nella storiografia e nelle scienze sociali si incontrano diver- se definizioni e concettualizzazioni di “democrazia”. Cfr. Giovanni Sartori, Democrazia e definizioni, Il Mulino, Bolo- gna, 1987 (I ed.: ivi, 1957); Id., Democrazia: cosa è, Rizzo- li, Milano, 2007 (nuova ed. aggiornata; I ed.: ivi, 1993); Leonardo Morlino, Democrazie e democratizzazioni, Il Muli- no, Bologna, 2003. Per indicare le forme più avanzate di democrazia, Robert A.Dahl usa il termine “poliarchia” (cfr. R.A.Dahl, Poliarchia. Partecipazione e opposizione nei sistemi politici, Angeli, Milano, 1997, VII ed.; I ed.: ivi, 1981; ed.or.: 1971).

  18. 1.1.2.2.3.2 Che cosa significa ‘processi di democratizzazione’? Si tratta di un concetto usato in modo consa- pevolmente convenzionale per indicare per- corsi non irreversibili di costruzione di una società più giusta, inclusiva e solidale, ri- spettosa dei beni comuni, delle regole de- mocratiche, delle differenze, delle responsa- sabilità e dei diritti fondamentali di tutti gli esseri viventi. Cfr. Leonardo Morlino, op.cit..

  19. 1.1.2.2.4 Diritti/responsabilità A) Diritti e responsabilità: due facce della stessa medaglia B) Diverse ‘generazioni di diritti’ C) I diritti umani e la loro ridefinizione D) Diritti dei minori e pari opportunità E) Diritti civili e politici F) Diritti socio-economici G) Diritti culturali H) Diritti ambientali I) Diritti bioetici ecc.

  20. 1.1.2.2.5 Altri esempi di concetti chiave da ridefinire A) Cultura, identità culturale, multiculturalità/ multiculturalismo, dialogo interculturale B) Popolo e classi sociali C) Politica D) Cittadinanza E) Conflitti (es.: conflitti di sistema e conflitti di cit- tadinanza; gestione costruttiva dei conflitti) F) Legalità/legittimità/liceità G) Laicità dello Stato e pluralismo H) Sistema delle autonomie, federalismo; ecc.

  21. 1.2 Processi di unificazione nazio-nale e di democratizzazione Per evitare interpretazioni ideologiche (es.: nazionaliste) dei processi di unificazione na- zionale, occorre verificarne il grado di effet- tiva democraticità. Si tratterà, quindi, di esaminare in che misu- ra i processi di unificazione nazionale produ- cano società più democratiche sul piano lo- cale, nazionale e internazionale.

  22. 1.3 Un processo di unificazione nazionale complicato e imperfetto Nel caso italiano il processo di unificazione nazio- nale è stato graduale, complicato e imperfetto (tutti i processi di unificazione nazionale lo sono, ma il caso italiano è più complesso di parecchi altri), co- me vedremo nel punto 2. Non bisogna, inoltre, rimuovere la storia delle deri- ve nazionalistiche, coloniali e razziste (colonie in Africa e nel Dodecaneso; questione altoatesina; leggi razziali; snazionalizzazione fascista delle mi- noranze ‘etniche’ e linguistiche).

  23. 1.4 Un processo di democratizza-zione tormentato e imperfetto Nel caso italiano il processo di democratizzazione (imper- fetto per definizione) è stato particolarmente tormentato: si vedano l’esito moderato del Risorgimento, la politica ‘clas- Sista’ della Destra storica, le mafie, il trasformismo, il colo- nialismo, le derive autoritarie di fine Ottocento, il Patto di Londra e la prima guerra mondiale, il fascismo, il regime concordatario, l’egemonia USA e DC, il neofascismo, la ‘strategia della tensione’, gli ‘stragismi’ e i terrorismi, la P2, la ‘partitocrazia’, Tangentopoli, i leghismi, il berlusconismo, i razzismi, la crisi e la ‘tutela’ europea (cfr. il punto 5).

  24. 2. Unità: fare l’Italia e fare gli italiani 2.1 Fare l’Italia e fare gli italiani 2.2 Fare l’Italia: unificazione territoriale e spinte centrifughe 2.3 Fare gli italiani: un obiettivo complesso e solo parzialmente raggiunto

  25. 2.1 Fare l’Italia e fare gli italiani(I) “I più pericolosi nemici d’Italia non sono gli Austriaci, sono gl’Italiani. E perché? Per la ragione che gl’Italiani hanno voluto far un’Italia nuova, e loro ri- manere gl’Italiani vecchi di prima, colle dappocaggini e le miserie mora- li che furono ab antico il loro retaggio; […] pensano a riformare l’Italia, e nessuno s’accorge che per riuscirci bisogna, prima, che si riformino lo- ro […]”. “[…] il primo bisogno d’Italia è che si formino Italiani dotati d’alti e forti caratteri. E pur troppo si va ogni giorno verso il polo opposto: pur troppo s’è fatta l’Italia, ma non si fanno gl’Italiani”. Massimo Taparelli d’Azeglio, I Miei Ricordi (opera postuma, 1867), a cura di Alberto M. Ghisalberti, Einaudi, Torino, 1971, pp.8 e 9 (Origine e scopi dell’opera): cfr. www.letteraturaitaliana.net/pdf/Volume_8/t207.pdf

  26. 2.1 Fare l’Italia e fare gli italiani(II) “’Professore’ esclamò Nando a testa bassa, ‘voi a- mate l’Italia?’ Di nuovo ebbi intorno a me le facce di tutti: Tono, la vecchia, le ragazze, Cate. Fonso sorrise. ‘No’ dissi adagio, ‘non amo l’Italia. Gli italiani’. ‘Qua la mano’ disse Nando. ‘Ci siamo capiti’”. Cesare Pavese, La casa in collina, in Prima che il gallo canti, Arnoldo Mondadori, Milano, 1967, p. 196 (I ed.: Einaudi,Torino, 1949).

  27. 2.2 Fare l’Italia: unificazione territoriale e spinte centrifughe 2.2.1 Da tanti Stati preunitari a un solo Stato italia- no 2.2.2 Le tappe dell’unificazione italiana (1859- 1919) 2.2.3 Le spinte centrifughe nell’Italia liberale (1861-1914) 2.2.4 L’Italia fuori d’Italia: emigrazione e colonie 2.2.5 L’Italia ridivisa e la sua riunificazione (1943- 1945) 2.2.6 Le spinte centrifughe nell’Italia repubblicana

  28. 2.2.1 Da tanti Stati preunitari a un solo Stato italiano 2.2.1.1 Assenza di uno Stato unitario italiano dal ‘condominio’ longobardo-bizantino (568) al 1861 2.2.1.2 Situazione anteriore alla seconda guerra d’indipendenza italiana (1859)

  29. 2.2.1.1 Assenza di uno Stato unitario italiano dal ‘condominio’ longobardo-bizantino (568) al 1861 L’invasione longobarda (568) sostituisce l’I- talia bizantina unitaria con una specie di ‘condominio’ longobardo-bizantino. Da allora fino al 1861 (o meglio al 1918) l’attuale terri- torio italiano resta diviso fra due o più Stati. Quasi 1.300 anni senza unità politica hanno reso difficile e complicato il successivo pro- cesso di unificazione nazionale.

  30. 2.2.1.2 Situazione anteriore alla seconda guerra d’indipendenza (1859) Alla vigilia di tale guerra l’attuale territorio italiano era diviso in 7 Stati principali (non considerando microstati come il Principato di Monaco e la Repubblica di San Marino): A) Regno di Sardegna (attuali Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria e Sardegna), sotto la dinastia sabauda; B) Regno Lombardo-Veneto (attuali Lombardia, Veneto e Friuli), sotto la dina- stia absburgica dell’Impero d’Austria, a cui appartenevano anche i territori degli attuali Trentino-Alto Adige e Venezia Giulia; C) Ducato di Parma e Piacenza (attuali province di Parma e Piacenza), sotto un ramo della dinastia borbonica; D) Ducato di Modena e Reggio (attuali province di Modena e Reggio Emilia), sotto la dinastia degli Austria-Este; E) Granducato di Toscana, sotto la dinastia degli Absburgo-Lorena; F) Stato della Chiesa (attuali province di Ferrara e Bologna, Romagna, Marche, Umbria e Lazio), sotto il papa; G) Regno delle Due Sicilie (attuali regioni meridionali, Abruzzi, Molise e Sicilia), sotto la dinastia borbonica.

  31. 2.2.2 Le tappe dell’unificazione italiana (1859-1919) 2.2.2.1 Sconfitte dei moti risorgimentali (1820- 1849) e della I guerra d’indipendenza (1848-1849) 2.2.2.2 II guerra d’indipendenza (1859), spedizione dei Mille (1860-1861), discesa dell’esercito sabau- do, plebisciti (1860) e proclamazione del Regno d’Italia (17 marzo 1861) 2.2.2.3 III guerra d’indipendenza (1866), conquista di Roma (1870) e ‘Grande Guerra’ (1915-1918)

  32. 2.2.2.1 Sconfitte dei moti risorgimentali (1820-1849) e della I guerra d’indipendenza (1848-1849) • Repressione dei moti liberali (1820-1821 e 1831) e democratici (dal 1834 al 1857). B) I moti rivoluzionari del 1848-1849: con- quiste parziali durevoli (es.: lo Statuto alber- tino) e temporanee (Costituzioni e Repubbli- ca romana) ed eredità politico-culturali. C) Sconfitta della I guerra d’indipendenza (1848-1849) e abdicazione di Carlo Alberto.

  33. 2.2.2.2 Dopo la II guerra d’indipendenza (1859) e la spedizione dei Mille (1860-1861) Il nuovo Regno d’Italia incorpora al Regno di Sardegna la Lombardia, i ducati di Parma e Piacenza e di Modena e Reggio, il Grandu- cato di Toscana e tutti i territori del Regno delle Due Sicilie e dello Stato della Chiesa (ad eccezione del Lazio). La capitale nel 1864 viene spostata provvisoriamente da Torino a Firenze (per avvicinarsi a Roma).

  34. 2.2.2.3 Fra la terza guerra d’indipendenza, la conquista di Roma e la ‘Grande Guerra’ Al Regno d’Italia vengono annessi - Veneto e Friuli dopo la terza guerra d’indipenden- za (1866); - il Lazio (tranne il Vaticano) dopo la conquista di Roma (1870); - Trentino, Alto Adige, Venezia Giulia, Istria e Zara dopo la prima guerra mondiale. A parte la Repubblica di San Marino, la Città del Vaticano e le questioni controverse di Fiume e Dalmazia, l’Italia resta unita dal 1919 fino al 1943.

  35. 2.2.3 Le spinte centrifughe nell’Italia liberale (1861-1914) A) I ‘legittimisti’ (seguaci delle dinastie spodestate: es.: filo- borbonici). B) I ‘papalini’ (sostenitori del potere temporale del Papa). Pio IX, il Sillabo (1864: condanna papale di liberalismo, cat- tolicesimo liberale, socialismo, comunismo ecc.) e il Non expedit (1874: divieto papale alla partecipazione dei catto- lici alle elezioni politiche). C) Il ‘brigantaggio’ e la ‘questione meridionale’. D) Repubblicani, anarchici, operaisti e socialisti, percepiti da una parte del ceto politico dirigente come una minaccia al nuovo Stato liberale. E) La Massoneria. F) Le mafie.

  36. 2.2.4 L’Italia fuori d’Italia: emigrazione e colonie 2.2.4.1 L’emigrazione italiana stabile 2.2.4.2 Colonialismo italiano, annessione dell’Alto Adige e processi di italianizzazione forzata

  37. 2.2.4.1 L’emigrazione italiana stabile Le diverse ondate emigratorie italiane (e in particolare la massiccia emigrazione transo- ceanica a cavallo fra XIX e XX secolo) por- tano alla diffusione del fenomeno delle Little Italies, cioè delle colonie di italiani immigrati in altri Stati, con tutti i problemi del riconosci- mento o meno dei loro diritti da parte dello Stato italiano e degli Stati di immigrazione.

  38. 2.2.4.2 Colonialismo italiano, annessione dell’Alto Adige e italianizzazione forzata A) Tappe del colonialismo italiano: Eritrea (1890), Somalia (1905), Libia e Dodecane- so (1912), Etiopia (1936). B) L’annessione dell’Alto Adige (1919). C) Italianizzazione forzata in epoca fascista della maggioranza sudtirolese dell’Alto Adi- ge e francese/franco-provenzale in Valle d’Aosta e delle minoranze slovene e croate nella Venezia Giulia, in Istria e in Dalmazia.

  39. 2.2.5 L’Italia ridivisa e la sua riunificazione (1943-1945) Dopo l’8 settembre 1943 l’Italia torna a dividersi fra - i territori occupati dai tedeschi e poi sotto il governo della Repubblica Sociale Italiana, con l’eccezione parziale delle aree controllate dai partigiani; - il ‘Regno del Sud’ (sotto la dinastia sabauda), che gra- dualmente si espande verso Nord grazie all’azione con- giunta dei partigiani e dell’avanzata degli Alleati. L’Italia viene riunificata dalla Resistenza (per certi versi un ‘secondo Risorgimento’), con il contributo degli Alleati.

  40. 2.2.6 Le spinte centrifughe nell’Italia repubblicana A) Neofascisti e monarchici. B) Le mafie. C) I complessi rapporti fra Stato e Chiesa cattolica. D) Separatismo siciliano e separatismo altoatesino. E) Golpisti, corpi deviati dello Stato, ‘strategia della tensio- ne’, servizi segreti, ‘stragismi’, P2, ‘imprenditoria della pau- ra’. F) Terrorismi di estrema destra e di estrema sinistra. G) L’’inversione della corrente migratoria’ e le derive razzi- ste e xenofobe. H) I fondamentalismi e il terrorismo internazionale. I) ‘Le ‘tre Italie’, la ‘questione meridionale’ e la ‘questione settentrionale’; le leghe del Nord e del Sud.

  41. 2.3 Fare gli italiani: un obiettivo complesso e solo parzialmente raggiunto 2.3.1 Diversi modi di intendere l’espressione “fare gli italiani” 2.3.2 La costruzione di una comunità italiana aperta: un problema che richiede un approc- cio globale 2.3.3 Un obiettivo complesso e solo parzial- mente raggiunto

  42. 2.3.1 Diversi modi di intendere l’espressione “fare gli italiani” L’espressione “fare gli italiani” è stata e viene tuttora intesa in modi di- versi. Eccone una prima schematizzazione. A) I modelli democratici privilegiano la convivenza civile, inclusiva e ne- goziale fra persone eguali e diverse, la ricerca del bene comune e il ri- spetto e la valorizzazione dei diritti umani e delle differenze. B) I modelli liberali privilegiano soluzioni formali ed elitarie. C) I modelli (neo)liberisti privilegiano l’ideologia mercatista e (neo)capi- talistica. D) I modelli autoritari, nazionalisti, totalitari e populisti privilegiano una malintesa identità nazionale o nazional-popolare e praticano sistema- ticamente varie forme di discriminazione ‘razziale’/’etnica’, socioecono- mica/’classista’, politica, culturale, di genere e generazionale e di per- secuzione dei ‘capri espiatori’.

  43. 2.3.2 La costruzione di una comunità italiana aperta: un problema che richiede un approccio globale La costruzione di una comunità italiana aperta è un problema globale e complesso, che richiede un approccio ‘globale’ (attento all’intreccio delle varia- bili ambientali, demografiche, tecnologiche, econo- miche, sociali, giuridiche, politiche e culturali), ‘plu- rale’ (rispettoso dei diversi soggetti portatori di di- ritti) e ‘pluriscalare’ (dalla scala delle autonomie locali e regionali a quelle della cittadinanza italia- na, europea e planetaria).

  44. 2.3.3 Un obiettivo complesso e solo parzialmente raggiunto A ostacolare il raggiungimento di tale obiettivo so- no i limiti (e i regressi) dei processi di democratiz- zazione/inclusione delle categorie a rischio: don- ne, minori, anziani; classi subalterne, neoschiavi, disoccupati, lavoratori precari; immigrati, rifugiati, stranieri; minoranze linguistiche, culturali (es.: reli- giose), sessuali e politiche; analfabeti e semianal- fabeti strumentali e funzionali ecc..

  45. 3. Indipendenza/sovranità: da dominazioni/predomini stranieri a una sovranità nazionale (limitata) 3.1 Tre secoli di domini/predomini stranieri (1559-1859) 3.2 L’Italia conquista l’indipendenza grazie all’appoggio di altri Stati europei 3.3 La limitazione della sovranità di altri Stati e dei diritti di altre popolazioni 3.4 L’Italia riperde e riconquista l’indipendenza (1943-1945) 3.5 Condizionamenti degli ‘Stati-guida’ (USA e URSS) du- rante la ‘guerra fredda’ 3.6 Altre limitazioni alla sovranità nazionale italiana

  46. 3.1 Tre secoli di domini/predomini stranieri (1559-1859) Dopo le guerre per l’egemonia europea (1494-1559) in Italia predominano prima gli Absburgo di Spagna (1559-1713), poi gli Absburgo d’Austria e i Borboni (1713-1796), poi la Francia napoleonica (1805-1815) e infine gli Absburgo d’Austria e i Borboni (1815-1859).

  47. 3.2 L’Italia conquista l’indipendenza grazie all’appoggio di altri Stati L’Italia conquista l’indipendenza e l’unità grazie all’appoggio indiretto inglese (es.: spedizione dei Mille) e diretto francese (se- conda guerra d’indipendenza: 1859), prus- siano (terza guerra d’indipendenza: 1866) e dell’Intesa (‘Grande Guerra’).

  48. 3.3 La limitazione della sovranità di altri Stati e dei diritti di altre popolazioni A) Colonie italiane in Eritrea (1890), Somalia (1905), Libia e Dodecaneso (1912) ed Etiopia (1936) in seguito a guerre di aggressione ad altri Stati (es.: Etiopia, Impero ottomano). B) Annessione dell’Alto Adige austriaco (1919). C) Italianizzazione forzata in epoca fascista della maggio- ranza sudtirolese dell’Alto Adige e francese/franco-proven- zale in Valle d’Aosta e delle minoranze slovene e croate in Venezia Giulia, Istria e Dalmazia; mancato riconoscimento dei diritti delle altre minoranze linguistiche e religiose. D) Leggi razziali nelle colonie e antiebraiche (1938).

  49. 3.4 L’Italia riperde e riconquista l’indipendenza (1943-1945) A) L’Italia riperde e riconquista l’indipenden- za durante l’occupazione tedesca (1943- 1945). B) L’Italia riconquista l’indipendenza grazie alla Resistenza e agli Alleati.

  50. 3.5 Condizionamenti degli ‘Stati-guida’ durante la ‘guerra fredda’ Fra il 1947 e il 1989 (e in particolare durante le va- rie fasi della ‘guerra fredda’) i governi a guida DC sono subordinati a USA e NATO; il PCI si sgancia molto lentamente dal PCUS. Alla fine, dopo la caduta dei regimi ‘comunisti’ del- l’Europa orientale (1989) e la dissoluzione dell’URSS (1991), si afferma il modello USA.

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