710 likes | 945 Vues
L’Unione Europea dall’Unione doganale al mercato interno. Globalizzazione e regionalizzazione dei flussi commerciali. Quanto è regionalizzato il commercio ? Le tre grandi aree (Nord America, Giappone e Asia sud-orientale, e UE) hanno un’alta percentuale di commercio intra-area .
E N D
Globalizzazione e regionalizzazione dei flussi commerciali Quanto è regionalizzato il commercio? Le tre grandi aree (Nord America, Giappone e Asia sud-orientale, e UE) hanno un’alta percentuale di commercio intra-area. Mentre il processo di regionalizzazione in Europa, era partito già con la CEE per poi rafforzarsi negli anni ‘80 con l’Atto Unico Europeo, oggi assistiamo a un’ondata di regionalismo globale più intensa che in passato (NAFTA in America Settentrionale, Mercosur in America Meridionale e ora anche nel blocco asiatico (Asean)).
Regionalizzazione del commercio nelle tre aree economiche più industrializzate: In percentuale del esportazioni e importazioni totali.
Quote delle esportazioni intra-regionali tra I paesi appartenenti a uno stesso accordo di scambio regionale (%)
Regionalizzazione e globalizzazione La rilevanza dei blocchi regionali è segnalata con forza anche dai recenti rapporti del World Bank. Si segnala in particolare il passaggio all’interno di questi blocchi (pur diversissimi l’uno dall’altro nella loro configurazione e nei loro scopi) non solo della eliminazione delle barriere al commercio, ma la creazione di meccanismi comuni per eliminare le barriere invisibili, facilitare i flussi di IDE intra-area, ecc.
Regionalizzazione e globalizzazione Il dibattito se questa regionalizzazione sia alternativa o complementare al sistema di liberalizzazione multilaterale non ha raggiunto conclusioni definitive. Sembrerebbe però chiaro che il sistema multilaterale regolato oggi dall’OMC, non sia in grado di operare il medesimo passaggio a forme di integrazione più approfondita.
Regionalizzazione e globalizzazione Integrazione europea. L’Atto Unico e l’Unione monetaria sembrano parte di un programma di preparazione alla globalizzazione. Vedi ondata di fusioni, dalla fine degli anni ’80 in poi, che rafforza le imprese più forti, in tutti i campi, spingendo molte imprese europee a investire negli USA.
Regionalizzazione e globalizzazione NAFTA (area di libero scambio fra USA/Canada e Messico creata nel 1994) – tra il 1993 e il 2000 il commercio estero Usa con i partner cresce del doppio che con il resto del mondo, da 300 a 650 miliardi di $. Flussi di IDE USA e canadesi in Messico. L’economia messicana si rafforza. Trasferimenti di manodopera esclusi da NAFTA. Mercosur (Argentina e Brasile, con Uruguay e Paraguay nasce nel 1994). Negli anni 1990 il commercio intra-area cresce di 5 volte e sale dal 8% al 25% del commercio totale dei paesi membri. Il Mercosur diventa l’area più appetibile per IDE nei paesi in via di sviluppo, con circa 20 miliardi di $ in entrata ogni anno.
Regionalizzazione asiatica Non esiste in Asia lo stesso tipo di costruzione istituzionale e di trattato che ha governato la regionalizzazione in Europa e in America del Nord. Vi sono varie organizzazioni regionali, come l’APEC, l’ASEAN, ma manca una direzione di progresso univoco. Questo dipende anche dal fatto che esistono vari paesi che aspirano a una leadership regionale o sub-regionale, quali India, Cina, Giappone e Usa. I paesi asiatici appartenenti all’ASEAN, Brunei, Indonesia, Malaysia, Filippine, Singapore, Thailandia, Vietnam, Laos, Cambogia, Myanmar hanno dato vita a un processo di liberalizzazione per creare una area di libero scambio,l’AFTA. Nel 2002 la Cina ha firmato un accordo per eliminare le barriere reciproche entro 10 anni.
La creazione delle Comunità europee • I primi trattati: CECA e CEE. • L’Unione doganale e la PAC negli anni 1960. • La Gran Bretagna e il processo di integrazione. Aderisce alla CEE nel 1973 insieme a Danimarca e Irlanda. • Crisi e nuovi sviluppi degli anni 1970: il problema dell’inflazione e la necessità di politiche economiche efficaci. La creazione dello SME.
Trattato CEE Alla base del Trattato CEE del 1958, dell’Atto unico del 1987 e dei Trattati successivi, vi è lo sviluppo della integrazione “orizzontale”, e cioè la liberalizzazione degli scambi interni all’Unione accompagnato dalla costruzione di una tariffa esterna comune e di una politica commerciale comune nei confronti dei paesi terzi. Si è parlato di “Mercato Comune”, e più in particolare di una unione doganale, poiché tale era il primo obbiettivo del Trattato CEE, poi di “Mercato interno” e, infine, di “Mercato unico”. Nel Trattato CEE il “Mercato comune” costituiva un elemento di grande importanza. Gli veniva affidato il ruolo di promuovere i fini ultimi della Comunità (sviluppo economico, l’espansione, l’avvicinamento fra gli Stati membri).
Trattato CEE Nel titolo 1 e 3 del Trattato CEE venivano iscritte le cosiddette “quattro libertà”, i principi su sui si regge il Mercato unico europeo: a) la libera circolazione delle merci; b) la libera circolazione dei lavoratori e il diritto di stabilimento; c) la libera circolazione dei servizi; d) la libera circolazione dei capitali. Il titolo 2, invece, era dedicato alla politica agricola comune (PAC), una politica di settore anch’essa da considerarsi pilastro del processo di integrazione, ma costruita su principi molto diversi: e cioè dirigismo, protezione, compensazioni ai produttori
Il mercato comune • Il mercato comune era costruito su una Unione Doganale, la libera circolazione dei fattori di produzione • Politiche comuni nel campo della agricoltura, dei trasporti, delle relazioni commerciali con i paesi terzi e della concorrenza. • Per l’Unione doganale era previsto un calendario. Per le altre misure tutto era lasciato alla attuazione del trattato. • Non erano previste competenze in campo monetario e fiscale.
Nella prima fase la priorità spettò all’unione doganale. Per la progressiva abolizione dei dazi doganali applicati ai prodotti industriali il Trattato CEE fissò un periodo di 12 anni, estendibili fino a 15, articolato in tre distinte tappe. Venne fissato anche un calendario per l’ eliminazione dei contingenti che regolavano ancora una parte dei commerci reciproci fra i Sei stati membri. La prima riduzione dei dazi reciproci ebbe luogo il 1 gennaio 1959, per una entità modesta del 10%. Si decise, poi, di accelerare il ritmo di riduzione dei dazi, in modo di anticipare di 18 mesi il termine del periodo transitorio. L’unione doganale entrava, pertanto, in vigore il 1 luglio 1968. Parallelamente all’abolizione delle barriere doganali, si avvicinarono progressivamente fra di loro i dazi doganali esterni, fino a raggiungere una tariffa doganale comune, che veniva contemporaneamente abbassata in seguito agli accordi negoziati in sede GATT. (vedi in particolare il Kennedy Round 1964-67). Trattato CEE e Unione Doganale
Già al tempo della firma dei Trattati di Roma si era evidenziato un nesso commerciale molto stretto fra i sei paesi firmatari, al cui centro si situava la RFT (Repubblica Federale Tedesca), che in virtù della sua straordinaria ripresa post-bellica si era imposta come primo partner commerciale di ciascuno degli altri paesi membri. Trattato CEE - Effetti dell’Unione Doganale Vi fu un ampio dibattito se la creazione dell’ Unione Doganale generasse creazione o diversionedi traffici. Nel Trattato non mancavano aspetti di cautela protezionistica, dettata da interessi settoriali, e questo sia all’interno del mercato comune, per cui valevano molte clausole di eccezione, che all’esterno, nel dazio doganale esterno, per la cui fissazione non si seguì la strada del minimo comune denominatore. [i] (Tsoukalis, 2005 16)
Il discorso era ben diverso per i prodotti agricoli, essendo la PAC disegnata con l’intento esplicito di costituire un mercato protetto e privilegiato per i produttori dei Sei. Va sottolineato lo scarso progresso effettuato, in questa fase, dalla liberalizzazione dei servizi all’interno dei Sei, e ancora di più a livello internazionale, in quanto essi non vennero inclusi nelle trattative del GATT. Anche al livello della liberalizzazione dei capitali i progressi furono molto limitati, rimanendo le disposizioni diverse da Stato a Stato, con forti limitazioni alla mobilità imposte da alcuni Stati membri. I limiti della CEE
La Conferenza dell’Aja (dicembre 1969) Lanciate tre politiche: • A) Completamento. (Risorse proprie, IVA, aggiustamenti alla PAC) • B) Approfondimento. (Cooperazione politica e tentativo fallito di Unione monetaria) • C) Allargamento. Trattative con GB, Irlanda e Danimarca. Il mutamento del clima economico rallenta il processo di integrazione
La Conferenza dell’Aja: allargamento • Si aprono i negoziati con la GB (giugno 1970). • Punti chiave: rapporti con il Commonwealth, adesione britannica alla PAC, e contributo della GB al budget CE. • La posizione GB è più debole e il premier Heath è un convinto europeista. La GB deve accettare “l’acquis communautaire”. • Importante vertice fra Pompidou e Heath (maggio 1971) suggella il negoziato. • La soluzione più controversa è quella del contributo della GB al budget, che contribuisce una obbiettiva sperequazione e sarà rinegoziato in seguito. • Processo di ratifica in GB, ha successo solo perché l’ala europeista del partito laburista appoggia Heath.
L’economia europea negli anni 1970 • Il rialzo dei prezzi del petrolio del 1973 causa scatenante di processi già in corso • Rallenta la crescita • Forti oscillazioni cicliche • Alti tassi di inflazione • Instabilità monetaria • Calano i tassi di profitto delle imprese
Anni ‘70: lo scenario dell’integrazione economica • Difficoltà nei rapporti economici USA-Europa. Fluttuazione dei cambi. • Integrazione e disintegrazione nel Mercato Comune. Penetrazione crescente di prodotti giapponesi e delle tigri asiatiche. • Misure protezioniste: cartelli internazionali, e restrizioni volontarie all’export. Proliferano le barriere invisibili. Crisi industriali e ristrutturazioni.
Momenti dell’integrazione europea negli anni Settanta • Allargamento della Comunità, da 6 a 9. Sviluppi nella politica regionale, industriale e sociale. • Dal tentativo fallito di Unione Monetaria alla creazione dello Sme (1979) • Istituzionalizzazione del Consiglio Europeo (Vertice dei capi di Stato e di Governo) • Elezione diretta del Parlamento Europeo (giugno 1979)
L’Economia europea dopo il grande boom: analisi e interpretazioni Come si spiega la fine del grande boom? • Il grande boom come esperienza irripetibile • Le politiche economiche keynesiane sotto accusa • Si parla di “Eurosclerosi” • Il problema della disoccupazione • Nuove politiche economiche liberiste: il ritorno al mercato: privatizzazione, deregulation, flessibilità
L’Economia europea negli anni 1980 • Il secondo shock petrolifero (Opec 1979) • Recessione (1980-1982). • Ripresa della crescita dal 1983. • Processi di ristrutturazione industriale. • Crescita degli investimenti e dell’esportazione. • Politiche economiche restrittive e contenimento dell’inflazione.
La crisi dell’Europa dell’inizio degli anni 1980 • Fallimento dei progetti per l’unificazione politica. • Le oscillazioni della Francia di Mitterand • La Thatcher e la controversia sul budget • L’allargamento mediterraneo: difficili negoziati con Grecia, Spagna, Portogallo. • Recessione economica, protezionismo, sfide concorrenziali provocano un contraccolpo: rimettendo in moto il processo di liberalizzazione
La Thatcher e la controversia sul budget • Nel 1979 vincono i Conservatori con un programma di radicale liberismo e di nazionalismo britannico. • La GB era il settimo paese per reddito pro-capite ma il secondo contribuente alle finanze della Comunità. Nel 1979 il 75% delle spese comunitarie erano devolute alla PAC, di cui la GB beneficiava pochissimo. • Diplomazia molto aggressiva della Thatcher fin dal primo vertice di Dublino, in cui parlò per 4 ore sempre sullo stesso tema “I want my money back”. • 1980- accetta un rimborso temporaneo per due anni. • La GB pone con forza il problema della riforma della PAC. Prime, modeste, correzioni alla PAC introdotte nel 1983. • Soluzione raggiunta nel 1984 con un rimborso permanente pari a 2/3 del contributo GB alle casse CEE.
L’allargamento mediterraneo: difficili negoziati con Grecia, Spagna, Portogallo. • I tre paesi escono da una lunga esperienza di regimi di destra-autoritari. L’adesione alla CEE vista come ancoraggio democratico. • Paesi con basso PIL pro-capite, con un settore agricolo esteso (16% del Pil in Grecia, 10% in Spagna) e inefficiente (di sussistenza), che rischia di gonfiare i sussidi PAC. Timori dei paesi membri di dover elargire ingenti risorse. • Gli agricoltori italiani e francesi temono la concorrenza di prodotti mediterranei soprattutto dalla Spagna. • Si teme una forte migrazione di lavoratori disoccupati verso gli altri paesi della CEE. • Settore industriale protetto e inefficiente. Alti tassi di inflazione e monete instabili.
L’allargamento mediterraneo: difficili negoziati con Grecia, Spagna, Portogallo • Grecia: primo paese a fare richiesta di adesione (1977) e primo paese a firmare il trattato di adesione (1979). Diventa il 10° paese membro nel 1981. • Spagna e Portogallo firmano nel 1985 e divengono membri nel 1986. • Periodi di transizione. Paesi iberici: 7 anni per l’abolizione delle barriere, 7 e 10 anni per il pieno ingresso nella PAC; 7 anni per la libera circolazione dei lavoratori. • L’adesione alla CEE costituisce un fattore di sviluppo molto forte soprattutto per la Spagna negli anni 1980 e 1990.
Verso il mercato interno - Frammentazione del mercato – barriere invisibili ↓ Perdita di competitività - Convergenza nelle politiche economiche degli stati membri ↓ Il programma liberista- thatcheriano. - Imprese in Europa → joint ventures Fusioni e acquisizioni + collaborazione in R&D. Ruolo di stimolo del European Round Table ↓ Programma ESPRIT.
Il Libro bianco del 1985 Ostacoli per il completamento del Mercato interno: A – Barriere tariffarie B – Barriere fiscali C – Standard tecnici differenti D – Appalti delle p. amministrazioni E – Mancata liberalizzazione dei servizi
Alle origini di questo processo, c’era l’urgenza di: affrontare la competizione globale, superare il frazionamento dei mercati europei, raggiungere e sostenere economie di scala in alcune produzioni di massa, assecondare la spinta verso fusioni transfrontaliere e gli investimenti delle imprese multinazionali Si tentava così di rimettere in moto il meccanismo della crescita che si era arrestato negli anni 1970 e non accennava a riprendere nella prima parte del decennio seguente. Fu un programma ispirato da una convergenza verso concetti economici liberisti, promossi in Europa dal governo britannico della Thatcher, ma adottati in varia misura da quasi tutti i paesi della Comunità/Unione e sostenuti attivamente dalle maggiori imprese multinazionali europee e dalle organizzazioni imprenditoriali. L’Atto unico europeo del 1987
All’approvazione dell’Atto unico europeo si arrivò attraverso un complesso negoziato intergovernativo, in cui il ruolo essenziale fu svolto da Francia, Gran Bretagna e Germania.L’elemento centrale dell’accordo fu l’assunzione del Libro bianco sul completamento del Mercato interno, opera del commissario Lord Cockfield, che elencava 300 misure da prendere durante la vita di due successive Commissioni, entro la fine del 1992. L’Atto unico europeo del 1987
Consiglio di Milano decide a maggioranza ↓ Conferenza Intergovernativa ↓ Approvato l’Atto Unico Europeo ↓ Entra in vigore l’Atto Unico Europeo Giugno 1985 Settembre 1985 ↓ Dicembre 1985 ↓ 1 Luglio1987
Atto Unico Europeo • A – Completamento del Mercato Interno – entro il 1992 • 300 misure da prendere per eliminare le barriere invisibili • ↓ ↓ • Principio di mutuo riconoscimento • Liberalizzazione dei servizi • Liberalizzazione dei movimenti di capitali. • Prevista una conferenza intergovernativa in caso di necessari ulteriori sviluppi in campo economico e monetario (porterà all’Unione Economica e monetaria)
Atto Unico Europeo • B – Si allarga il campo di azione della CEE abbracciando • Politiche sociali miglioramento dell’ambiente di lavoro e tutela di salute e sicurezza dei lavoratori • Ricerca e sviluppo • Misure ambientali: principio di responsabilità degli inquinatori • Politica di coesione regionale rafforzata (porterà alla riforma dei Fondi Strutturali del 1988)
Atto Unico Europeo: riforme istituzionali • Reintrodotto il voto a maggioranza qualificata nel Consiglio per tutte le materie del Mercato interno, tranne misure fiscali, e questioni del lavoro. Si pone termine alla paralisi iniziata con il compromesso di Lussemburgo del 1966. • La Commissione riprende ruolo di iniziativa. • Aumento dei poteri del Parlamento Europeo: “procedura di cooperazione” e «di parere conforme», in casi di atti rilevanti.
L’Atto Unico L’Atto Unico introduceva rispetto a “mercato comune”, la definizione di “mercato interno”, che viene definito come “uno spazio senza frontiere interne, nel quale è assicurata la libera circolazione delle merci, delle persone, dei servizi e dei capitali”. La nozione di mercato interno è più ampia di quella di mercato comune poiché i principi delle quattro libertà fondamentali vengono integrati e arricchiti con nuove competenze attribuite alla Comunità e con una più larga visione degli scopi perseguiti.
L’Atto Unico L’Atto Unico traeva forza dalla simbologia della scadenza del 31 dicembre 1992, entro cui sarebbero dovute essere abolite tutte le barriere rimanenti, vuoi fisiche, tecniche, e fiscali, al pieno funzionamento del mercato unico. Dal 1993 in poi il discorso pubblico a livello dell’Unione cambiava: si ritornava al concetto dilibertà – libertà di movimento di persone, di beni, di servizi, di capitali oltre che diritto di accesso, e mercato aperti e trasparenti per appalti pubblici, energia, legge societaria, protezione dei consumatori e altro. In questa accezione più ampia la legislazione sul mercato interno riguardava circa l’80% dell’interno corpo della direttive comunitarie.
Barriere e Mutuo riconoscimento Sono 3 le categorie principali in cui il Libro bianco ha diviso le rimanenti barriere: quelle di ordine fisico; tecnico; fiscale. Il programma di riforma europeo venne concepito secondo criteri nuovi, antiburocratici, quali il principio del mutuo riconoscimento (scaturito dalla sentenza della Corte di giustizia Cassis de Dijon nel 1979), e cioè l’accettazione, in linea di massima, da parte di ogni singolo paese, dei prodotti riconosciuti come legali negli altri stati comunitari. Il principio consente di evitare o snellire il processo di armonizzazione fra le diverse legislazioni nazionali. Valorizzava, quindi, il cosiddetto principio di sussidiarietà.
Barriere fisiche Comprende essenzialmente tutti i controlli di frontiera che erano rimasti nonostante fosse stata istituita l’unione doganale nel luglio del 1968. Alcuni di essi erano il risultato di buchi venutisi ad aprire nella politica commerciale comune. Un esempio era la sopravvivenza di restrizioni quantitative nazionali su vari prodotti importati dal Giappone, per i quali di volta in volta era necessaria l’applicazione di controlli di frontiera intra-CEE per verificare la provenienza delle merci. Vedi anche le restrizioni quantitative CEE su alcuni prodotti importati da paesi terzi quali materiali tessili e abbigliamento nel contesto dei vari accordi multifibre (MFA) e come i prodotti siderurgici per i quali, durante la crisi del 1980-85, venne stabilito un regime di quote. La PAC costituiva un’altra importante ragione per la sussistenza delle barriere fisiche.
Barriere fisiche: risultati dell’AUE • Forte azione di semplificazione e di armonizzazione dei controlli alle frontiere con abolizione di formalità doganali alle frontiere. Sono state aboliti circa 60 milioni di formulari doganali e una riduzione dell’85% delle operazioni di transito. Molti controlli si effettuano invece sulle merci nei luoghi di partenza
Barriere tecniche Le differenti regolamentazioni tecniche, che hanno un valore vincolante in ciascun paese, e gli standard, che sono codificazioni volontariamente concordate, scritte da organismi di standardizzazione nazionali e considerati indicatori di qualità, erano stati per lungo tempo considerati i principali fattori di frammentazione nel mercato UE Erano particolarmente importanti in settori specifici quali le attrezzature meccaniche e elettriche o il settore del trasporto merci. Possono anche essere un mezzo di protezione coperto, per quanto molto efficace, contro i produttori stranieri. Azioni prese: La Commissione ha incoraggiato la normazione e certificazione degli standard a organizzazioni internazionali riconosciute dalla Comunità. • A
Eliminazione delle barriere Il Libro bianco puntava a una maggiore trasparenza e all’allargamento delle concorrenza ai quattro settori che erano stati esclusi dalle precedenti direttive CEE, e cioè acqua, energia, trasporti e telecomunicazioni. Un aspetto importante della politica di concorrenza CEE ha a che fare con gli aiuti statali. L’articolo 92 del Trattato di Roma contiene una proibizione generica di simili aiuti, per le distorsioni prodotte nella concorrenza intra CEE. Il Libro bianco ha messo in luce la necessità di una più rigorosa applicazione in questo ambito.
Barriere fiscali Le distorsioni derivanti dalla diversità dei sistemi fiscali costituiscono da sempre un nodo problematico della teoria dell’integrazione economica, e ciò trovò un puntuale riconoscimento nelle normative previste dal Trattato di Roma sull’argomento. Il punto di maggior rilievo era la tassazione indiretta e i suoi effetti sull’assegnazione delle risorse all’interno di un’unione doganale o di un mercato comune. La CEE è riuscita a sostituire differenti imposte sul giro d’affari con un singolo sistema di tassazione indiretta ovverosia l’IVA. L’applicazione del principio di destinazione aumentò tuttavia la necessità di controlli fiscali di frontiera e di compensazioni fiscali di confine. Il Libro bianco si proponeva esattamente di porre fine a questo. Lo scopo finale era tassare le vendite oltre confineallo stesso identico modo di quelle interne ad un paese.
Il consiglio Europeo di Hannover (1988) • Liberalizzazione dei capitali (effettiva al 1990) • Esame dei progressi sul Mercato Interno e diffusione Rapporto Cecchini: • Stima effetti completamento Mercato Interno: più 7% del PIL e 5 milioni posti di lavoro. • Si stabilisce un Comitato Delors per fare un rapporto sull’Unione Monetaria.