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La sedentarietà e le malattie croniche

La sedentarietà e le malattie croniche. Francesco Mastinu. Oristano 30/04/2010.

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La sedentarietà e le malattie croniche

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Presentation Transcript


  1. La sedentarietà e le malattie croniche Francesco Mastinu Oristano 30/04/2010

  2. Secondo il rapporto del 2002 dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, esistono alcuni fattori di rischio in grado di influenzare concretamente e in modo negativo la durata della vita di un uomo. Di seguito sono riportati i dati relativi alla perdita di anni dovuta a fattori di rischio nei paesi industrializzati: 12,2 Fumo 10,9 Ipertensione 9,2 Alcol 7,6 Ipercolesterolemia 7,4 Sovrappeso 3,9 Ridotto consumo di frutta e verdura 3,3 Sedentarietà 1,8 Sostanze illecite

  3. 500 450 400 350 300 1990 Numero di decessi annuali (in migliaia) 250 200 2000 150 100 50 0 Dietainadeguata & Inattività fisica Uso illecito di droghe Armida fuoco Tabacco Consumodi alcol Infezionimicrobiche Agentitossici Veicolia motore Comportam.sessuale Cause di morte negli U.S.A. Adattato da Mokdadet al. JAMA 2004;291:1238-1245

  4. Percorrenza media: 13 Km al giorno

  5. Attività fisica e salute vascolare nei ragazzi in età scolare Walther C, Gaede L, Adams V, Gelbrich G, Leichtle A, Erbs S, Sonnabend M, Fikenzer K, Körner A, Kiess W, Bruegel M, Thiery J, Schuler G.Circulation. 2009 Dec 1;120(22):2251-9. Lo stile di vita inattivo, prevalente tra i bambini dei paesi industrializzati, è associato ad una serie di fattori di rischio, tra i quali l’obesità, l’insorgenza precoce di Diabete mellito e l’Ipertensione. In particolare il rapido aumento dell’Incidenza di obesità suggerisce che fattori comportamentali, come l’insufficiente attività fisica, e non genetici, ne possano essere la causa principale. In questo studio sono stati valutati i benefici di un programma scolastico annuale che prevedeva una lezione di educazione fisica tutti i giorni, in confronto al programma tradizionale che comprende solo due ore settimanali, sullo stato di salute generale di studenti (12-13% di obesi) di 11 anni di età. I risultati hanno mostrato, nel gruppo di intervento, un miglioramento della forma fisica, documentato dall’aumento della capacità polmonare, ed un incremento significativo del numero di cellule progenitrici circolanti (indice di una maggiore capacità di “riparazione” dell’endotelio vascolare) nei soggetti sottoposti ad un più intenso programma di attività fisica, nonché una tendenza alla riduzione della Prevalenza di obesità e sovrappeso. Questo studio conferma che un intenso programma di educazione fisica può rappresentare una valida strategia per ridurre il rischio cardiovascolare nei ragazzi in età scolare. Studi a più lungo termine saranno necessari per valutare l’impatto di questi benefici nell’età adulta.

  6. Più grassi con la TV in camera Bambini con la TV in camera da letto a rischio più elevato di sovrappeso. Adachi-Mejia AM, Longacre MR, Gibson JJ, Beach ML, Titus-Ernstoff LT, Dalton MA Int J Obes (Lond). 2007 Apr;31(4):644-51Per scongiurare il rischio di situazioni di sovrappeso e obesità nei più giovani è necessario condurre uno stile di vita attivo, riducendo al minimo il tempo speso in attività sedentarie (TV, video giochi, computer). In particolare, numerosi studi hanno identificato nella televisione il maggior responsabile dell’aumento di peso di bambini e adolescenti e, secondo un’indagine pubblicata sull’International Journal of Obesity, la presenza della TV nella cameretta dei bambini aumenterebbe ulteriormente il rischio di “metter su” chili di troppo. Su 2343 bambini di età compresa tra i 9 e i 12 anni il 22,3% era sovrappeso e quasi la metà (il 48,2%) del campione in esame aveva una televisione in camera da letto.Indipendentemente da altri fattori quali il livello di attività fisica, la situazione sociodemografica, l’utilizzo del computer e il tempo passato davanti al teleschermo, è emerso che nei bambini che avevano la TV in cameretta, l’Incidenza di sovrappeso era superiore rispetto ai coetanei che non avevano l’apparecchio televisivo nella propria stanza (27,3% contro 17,7%).

  7. Esercitarsi contro l’ipertensione. Attività fisica in giovani adulti e incidenza di Ipertensione dopo 15 anni di follow-up: lo studio CARDIA. Parker ED, Schmitz KH, Jacobs DR Jr, Dengel DR, Schreiner PJ Am J Public Health. 2007 Apr;97(4):703-9L’attività fisica, praticata nei primi anni dell’età adulta, aiuta a prevenire l’Ipertensione nel corso degli anni successivi. È questa la conclusione di uno studio pubblicato sull’American Journal of Public Health, che ha seguito per 15 anni quasi 3400 uomini e donne di età compresa tra i 18 e i 30, allo scopo di esaminare la relazione tra il livello di attività praticata e valori pressori elevati.All’inizio dello studio e dopo 2, 5, 7, 10 e 15 anni a tutti i partecipanti è stato richiesto il livello di esercizio fisico praticato ed è stata loro misurata la pressione sanguigna. Nel corso del follow-up sono stati diagnosticati 634 nuovi casi di Ipertensione (pressione sistolica ≥ 140 mmHg, pressione diastolica ≥ 90 mmHg). In particolare, è emerso che coloro che si esercitavano 5 volte a settimana, spendendo 300 calorie per ogni seduta di esercizio, correvano un rischio di sviluppare Ipertensione minore del 17%, rispetto ai partecipanti più sedentari. Inoltre, i partecipanti che nel corso dello studio avevano incrementato il tempo dedicato all’attività fisica, hanno visto diminuire le probabilità di sviluppare Ipertensione dell’11% per ogni incremento della spesa energetica pari a 1500 kcal settimanali.In seguito a una seconda analisi dei dati, tenendo conto della Circonferenza addominale e della sensibilità all’insulina, la relazione riscontrata è risultata alquanto indebolita, mentre è rimasta invariata per aggiustamento sulla base dei valori di indice di massa corporea. Secondo gli autori aumentare e mantenere elevato il livello di attività fisica praticata rappresenta un importante fattore di prevenzione nei confronti dell’Ipertensione.

  8. Televisione e calorie Excessive TV viewing among young children is linked to poor eating habitsMiller S, et al.American Heart Association’s 47th Annual Conference on Cardiovascular Disease Epidemiology and PreventionNei bambini che guardano molta TV aumenta l’apporto calorico e il rischio di “metter su chili di troppo”. Secondo uno studio presentato alla 47esima conferenza annuale dell’American Heart Association su Epidemiologia e Prevenzione delle patologie cardiovascolari, infatti, ogni ora passata davanti alla televisione equivale a un aumento dell’introito calorico pari a 46,3 kcal al giorno.Gli autori hanno basato la loro ricerca sulle risposte date da 1203 mamme di bambini di 3 anni; l’analisi dei dati ha evidenziato che i bambini che guardavano molta TV, rispetto a quelli che occupavano il tempo diversamente, non solo avevano un apporto calorico superiore, ma tendevano anche ad aumentare il consumo di cibi poco salutari e ridurre l’apporto di frutta, verdura, calcio e fibre.

  9. COMPLICANZE CARDIO-VASCOLARI Dimostrazione della presenza di disfunzione endoteliale in pazienti obesi in età pediatrica In Bambini obesi (età 9-12 anni) è alterata la funzione endoteliale e si riscontra un marcato aumento dello spessore della parete carotidea, regredibile col calo ponderale e l’attività fisica

  10. Benefici a lunga durata Sustained reduction in the incidenceof type 2 diabetes by lifestyle intervention: follow-up of the Finnish Diabetes Prevention StudyLindström J et al. The Lancet 2006; 368:1673-1679Il sovrappeso rappresenta uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo del Diabete di tipo 2; l’attività fisica e una dieta equilibrata aiutano a scongiurare l’insorgere della patologia. Inoltre, secondo il Diabetes Prevention Study pubblicato su Lancet i benefici derivanti da un programma di intervento mirato a uno stile di vita più sano durano nel tempo e continuano anche al termine dell’intervento stesso. I partecipanti allo studio, più di 500 uomini e donne di mezza età, sovrappeso e che presentavano un’alterata tolleranza al glucosio, sono stai suddivisi in due gruppi: quello di controllo e quello di intervento. In particolare, l’intervento mirava al miglioramento delle abitudini alimentari e aumento del livello di attività fisica. Al termine dei 4 anni di follow-up in coloro che avevano abbandonato le vecchie abitudini a favore di uno stile di vita più salutare (perdita di peso, riduzione dei grassi e aumento delle fibre con la dieta e incremento dell’attività fisica) l’Incidenza di Diabete di tipo 2 era minore del 58%, rispetto al gruppo di controllo. Ma gli autori non si sono fermati a questi risultati e hanno seguito i partecipanti che al primo follow-up non avevano sviluppato la patologia per altri 3 anni (dalla fine del programma di intervento) al termine dei quali i soggetti inseriti nel gruppo di intervento hanno riportato una riduzione del 36% del rischio di Diabete di tipo 2, rispetto al gruppo di controllo. In totale, nel corso dei 7 anni coloro che avevano modificato il proprio stile di vita hanno ridotto il rischio di sviluppare la patologia del 43%, rispetto a chi aveva mantenuto le vecchie abitudini.

  11. Quanta attività fisica occorre per tenersi in forma?Prescribing exercise at varied levels of intensity and frequency: a randomized trial Duncan GE, Anton SD, Sydeman SJ, Newton RL Jr, Corsica JA, Durning PE, Ketterson TU, Martin AD, Limacher MC, Perri MG. Arch Intern Med. 2005 Nov 14;165(20):2362-9   Un’attività fisica regolare consente di mantenere un’ottima forma fisica, con particolare riferimento alle capacità cardiorespiratorie, un basso rischio di incorrere in patologie croniche o eventi cardiovascolari e una maggior longevità. Tuttavia non c’è ancora un consenso generale sulla quantità di attività fisica, in termini di frequenza, intensità e durata, che consenta di raggiungere specifici benefici clinici. In questo studio, condotto su un campione di adulti sedentari, i partecipanti sono stati suddivisi in gruppi di intervento caratterizzati da 2 livelli di intensità (basso, 45-55% di maximal heart rate – numero massimo di battiti al minuto - e alto, 65-75% di maximal heart rate) e due livelli di frequenza (bassa, 3-4 volte a settimana e alta, 5-7 volte a settimana), oppure sono stati assegnati alla consulenza e alle raccomandazioni di un medico (gruppo di confronto). La durata dell’attività fisica era costante, 30 minuti, e l’attività consisteva in una camminata. L’obiettivo primario è stata la valutazione della capacità cardiorespiratoria, quantificata come massima quantità di ossigeno inspirato in millimetri per chilogrammo al minuto, e i cambiamenti nei fattori di rischio cardiovascolari, a 6 e 24 mesi. I risultati hanno dimostrato a 24 mesi un miglioramento delle capacità cardiorespiratorie attraverso un programma di esercizio ad alta intensità (sia alta che bassa frequenza) e moderata intensità ad alta frequenza. Quindi, in base ai risultati di questo e altri studi simili, si può concludere che la quantità di attività fisica consigliabile per ottenere buoni risultati in termini di benessere fisico si possa quantificare in: almeno 5 giorni alla settimana di attività fisica ad intensità moderata per 30 minuti al giorno, oppure almeno 3 giorni alla settimana di attività fisica ad intensità elevata per 20 minuti al giorno.

  12. Metabolic effects of interventions to increase exercise in adults with type 2 diabetesConn VS, Hafdahl AR, Mehr DR, Lemaster JW, Brown SA, Nielsen PJ Diabetologia. 2007 May;50(5):913-21La terapia per il Diabete di tipo 2 comprende un insieme integrato di modificazioni comportamentali che riguardano sia la dieta, sia l’attività fisica ed appropriati interventi farmacologici. Secondo una meta analisi pubblicata su Diabetologia i pazienti che si concentrano su un unico fattore, e specificamente, l’attività fisica, migliorerebbero il controllo della glicemia paradossalmente di più di coloro che cercano di intervenire su più fronti.Queste conclusione derivano dall’analisi di 103 trial che hanno coinvolto in tutto 10455 individui affetti da Diabete di tipo 2. È emerso che i valori di emoglobina glicosilata (HbA1c) erano più bassi in coloro che negli studi esaminati erano inseriti nel programma di intervento che prevedeva solo l’aumento dell’attività fisica, rispetto a coloro che dovevano seguire anche indicazioni farmacologiche e dietetiche. Sebbene per affrontare correttamente la patologia sia indispensabile un’alimentazione corretta e un’adeguata terapia farmacologica, i risultati di questo studio mettono in evidenza l’importanza ricoperta dall’esercizio fisico nel controllo dei livelli di glicemia.

  13. Antiossidanti esercizio fisico ed osteoporosi Chuin A, Labonté M, Tessier D, Khalil A, Bobeuf F, Doyon CY, Rieth N, Dionne IJ. Osteoporos Int. 2009 Jul;20(7):1253-8. L’Osteoporosi è uno dei maggiori problemi sanitari delle società a lunga vita media; essa è caratterizzata, come è noto, da una perdita della massa ossea associata all’età e dall’aumento del rischio di danno funzionale e di fratture. L’esercizio fisico intenso, soprattutto di resistenza, che favorisce la formazione dell’osso e contribuisce ad conservarne la densità, può essere controindicato nel paziente anziano, nel quale la contrazione muscolare comporta l’aumento dello stress ossidativo. Questo studio pilota è stato disegnato allo scopo di confrontare gli effetti della Supplementazione con antiossidanti (Vitamina E 600 mg/die + vitamina C 1000 mg/die) con l’esercizio fisico regolare per 6 mesi, sulla perdita della massa ossea in donne in post menopausa. Sebbene il trattamento con antiossidanti abbia comportato un profilo migliore rispetto al placebo, e simile a quello ottenuto con l’esercizio fisico regolare, nessun beneficio è stato dimostrato associando attività fisica e antiossidanti. I risultati suggeriscono che l’integrazione con antiossidanti possa rappresentare una strategia alternativa all’esercizio fisico di resistenza, utile nel controllo dell’Osteoporosi associata all’età. Gli effetti favorevoli dei due interventi esaminati non sono tuttavia additivi.

  14. Più attive contro il tumore al seno Recreational physical activity and riskof postmenopausal breast cancer based on hormone receptorstatusBardia A, Hartmann LC, Vachon CM, Vierkant RA, Wang AH, Olson JE, Sellers TA, Cerhan JR Arch Intern Med. 2006 Dec 11;166(22):2478-83 Praticare attività fisica aiuterebbe a scongiurare il rischio di tumore al seno. È questa la conclusione di uno studio condotto presso la Mayo Clinic e pubblicato sugli Archives of Internal Medicine che ha ricercato l’associazione tra il livello di attività fisica e l’Incidenza di tumore al seno in più di 40 mila donne in post-menopausa (55-69 anni). Mediante un questionario sottoposto alle partecipanti, sono state definite tre fasce di livello di attività fisica: alto (attività intensa 2 volte la settimana oppure moderata per 4 volte/settimana), medio (attività intensa 1 volta/settimana o moderata 1-4 volte/settimana) e basso (al di sotto di 1 volta/settimana). Nel corso dei 18 anni di follow-up si sino verificati 2548 casi di neoplasie al seno e l’Incidenza è risultata essere il 12% più bassa nelle donne incluse nella fascia più alta di attività, rispetto a quelle più sedentarie. In particolare, un elevato livello di attività fisica è stato positivamente associato a una riduzione del rischio di tre diversi fenotipi di tumore al seno: -13% per quello positivo ai recettori di estrogeni e progesterone (ES+/PR+), -33% per ES+/PR- e -20% per ES-/PR-. Una seconda analisi dei dati sulla base dei valori dell’indice di massa corporea ha evidenziato una riduzione dell’associazione per quanto riguarda l’Incidenza della neoplasia in generale (-9%) e del fenotipo ES+/PR+ (-6%), mentre è rimasta invariata per quanto riguarda la forma ES+/PR-, tipicamente più aggressiva.All’origine della protezione potrebbe esserci la minor presenza, nelle donne più attive, di tessuto adiposo che rappresenta la principale fonte di estrogeni dopo la menopausa.

  15. Il tempo trascorso davanti alla TV peggiora il rischio metabolico anche in soggetti che praticano attività fisica Healy GN, Dunstan DW, Salmon J, Shaw JE, Zimmet PZ, Owen N. Med Sci Sports Exerc. 2008 Apr;40(4):639-45. Uno studio di Metanalisi effettuato su un campione rappresentativo di popolazione di adulti australiani fisicamente attivi ha concluso che anche in questo tipo di soggetti il tempo trascorso davanti alla televisione si ripercuote negativamente sulle variabili connesse alle patologie metaboliche. Esistono da ormai più di una decade linee guida che suggeriscono l’importanza di almeno mezz’ora di esercizio fisico al giorno, al fine di ridurre il rischio di insorgenza di patologie cardiovascolari, o di Diabete di tipo 2. Evidenze emergenti indicano come l’assenza di movimento (tipica di ad esempio di chi sta seduto davanti alla TV), sia un fattore di rischio indipendente per l’insorgenza delle stesse patologie, suggerendo che la riduzione di uno stile di vita sedentario sia altrettanto importante della promozione di una regolare attività fisica. Al fine di studiare la relazione tra sedentarietà e salute sono stati analizzati 2031 uomini e 2033 donne adulti sani reclutati per lo studio “Ausdiab” (Autralian Diabetes, Obesity and Lifestyle), che hanno dichiarato di effettuare almeno 2,5 ore alla settimana di esercizio fisico da moderato a intenso. Le analisi hanno evidenziato correlazioni positive e dose-dipendenti tra il tempo trascorso davanti alla TV e la Circonferenza addominale, la Pressione arteriosa sistolica, la glicemia a 2 ore dal pasto sia per gli uomini che per le donne, e con i Trigliceridi, la glicemia a digiuno ed il Colesterolo HDL solo nella popolazione femminile. Per tutte le variabili considerate, sono state rilevate correlazioni più forti per le donne. Queste osservazioni hanno messo in luce come il comportamento sedentario sia un aspetto da analizzare singolarmente e non come semplice indicatore della carenza di attività fisica regolare. I dati ottenuti suggeriscono l’importanza di linee guida per regolare il comportamento sedentario, oltre che per raccomandare un esercizio fisico regolare.

  16. Effetto combinato dell’attività fisica e dell’indice di massa corporea sul rischio di malattie coronariche Weinstein AR, Sesso HD, Lee IM, Rexrode KM, Cook NR, Manson JE, Buring JE, Gaziano JM.Arch Intern Med. 2008 Apr 28;168(8):884-90 E’ noto come la mancanza di attività fisica e l’obesità siano fattori di rischio modificabili dello sviluppo di malattie coronariche (CHD). Alcuni studi suggeriscono che l’attività fisica potrebbe giocare un ruolo più importante nella prevenzione cardiovascolare rispetto all’indice di massa corporea (BMI). Lo studio prospettico Women’s Health Study ha esaminato una popolazione di 38.987 donne di età media di 55 anni con un follow-up di 10.9 anni, per valutare se l’attività fisica potesse ridurre l’impatto negativo di un alto BMI sul rischio di sviluppare malattie coronariche. All’interno della popolazione analizzata era stato precedentemente osservato come sia un elevato BMI sia una ridotta attività fisica aumentavano individualmente il rischio di CHD. I risultati presentati in questo studio hanno mostrato come, rispetto ai soggetti fisicamente attivi e normo-peso, i rischi relativi per malattie coronariche erano rispettivamente pari a 1.54 per i soggetti in sovra-peso (BMI medio di 27) e fisicamente attivi, 1.87 per soggetti obesi (BMI medio di 34) e fisicamente attivi, 1.08 per individui normo-peso (BMI medio di 22) e fisicamente inattivi, 1.88 per soggetti in sovra-peso e fisicamente inattivi e 2.53 per soggetti obesi e fisicamente inattivi. Questi risultati evidenziano come l’attività fisica sia in grado di ridurre, ma non annullare il rischio di malattie coronariche associate ad un elevato BMI (≥ 25). Questo studio sottolinea quindi l’importanza di sensibilizzare le donne ad una maggiore attività fisica regolare e a mantenere un peso corporeo adeguato per ridurre più efficacemente il rischio cardiovascolare.

  17. Modalità di raggiungimento del luogo di lavoro e rischio cardiovascolare Gordon-Larsen P, Boone-Heinonen J, Sidney S, Sternfeld B, Jacobs DR Jr, Lewis CE. ArchIntern Med. 2009 Jul 13;169(13):1216-23. Camminare rappresenta il modo più semplice ed accessibile di fare attività fisica. Per la maggior parte degli adulti sono infatti sufficienti 60 minuti al giorno di cammino di buon passo, in associazione con un’alimentazione equilibrata, per ridurre il rischio di sovrappeso. Raggiungere il posto di lavoro a piedi o in bicicletta contribuisce ad aumentare il tempo dedicato regolarmente all’esercizio fisico, anche al di fuori del tempo libero. In questo studio sono state messe in relazione l’ampiezza e la modalità degli spostamenti effettuati per recarsi sul luogo di lavoro con il rischio di obesità, con la forma fisica e con vari fattori di rischio cardiovascolare (pressione sanguigna, lipemia, glicemia e livelli di insulina) in più di 2.300 adulti di età compresa tra i 18 e i 30 anni al momento dell’arruolamento, appartenenti alla popolazione reclutata per lo studio CARDIA (Coronary Artery Risk Development in Young Adults). Tra gli uomini, il “pendolare” in modo attivo (e cioè a piedi o in bicicletta) è risultato inversamente correlato all’indice di massa corporea, alla frequenza di obesità, alla trigliceridemia, alla pressione diastolica ed all’insulinemia a digiuno, e positivamente associato ai livelli di Colesterolo HDL. Sia per gli uomini che per le donne questo tipo di esercizio fisico regolare si è dimostrato correlato ad una migliore forma fisica. Queste osservazioni confermano i benefici di una regolare attività fisica non solo nel tempo libero e suggeriscono che recarsi al lavoro regolarmente a piedi o in bicicletta possa rappresentare un’efficace strategia per migliorare il proprio stato di salute.

  18. Modificare lo stile di vita riduce il rischio cardiovascolare nei soggetti con sindrome coronarica acuta Chow CK, Jolly S, Rao-Melacini P, Fox KA, Anand SS, Yusuf S. Circulation. 2010 Feb 1. [Epub ahead of print] In questo studio di popolazione è stata valutata l’influenza della modificazione dello stile di vita, che è di fondamentale importanza nella prevenzione primaria e secondaria delle patologie cardiovascolari, attuata subito dopo un evento coronarico acuto, sul rischio a breve termine (cioè nei 6 mesi successivi) di comparsa di ulteriori eventi. Nei 18809 pazienti osservati nell’ambito dello studio OASIS (Organization to Assess Strategies in Acute Ischemic Syndromes) l’adesione alle indicazioni fornite sullo stile di vita (astensione dal fumo, correzione dietetica e esercizio fisico regolare) è stata analizzata tramite appositi questionari a 30 giorni dall’evento acuto. La cessazione del fumo o l’aderenza ad una dieta corretta accompagnata dall’esercizio fisico regolare hanno determinato una riduzione del rischio cardiovascolare compresa tra il 40 e il 50% a 6 mesi. Un effetto modesto è stato invece registrato per la dieta o l’attività fisica considerate singolarmente. Tra i pazienti che hanno continuato a fumare e che non hanno modificato lo stile di vita dopo l’evento acuto è stato rilevato un rischio di infarto, di Ictus e di mortalità di circa 4 volte superiore rispetto ai pazienti non fumatori che dopo l’evento coronarico acuto hanno adottato una dieta corretta e hanno iniziato a praticare attività fisica. In conclusione, i risultati di questo studio indicano che gli interventi sullo stile di vita attuati subito dopo un evento coronarico acuto hanno la stessa importanza e priorità degli interventi farmacologici o chirurgici per ridurre la probabilità di comparsa di ulteriori eventi cardiovascolari.

  19. 35-74 anni

  20. Insulino-resistenza e Diabete MT2

  21. Effetti sfavorevoli dell’iperinsulinemia FFA /Akt

  22. La prevalenza del Diabete tipo 2 è più bassa al Nord (4,0%) rispetto al Centro (4,4%) e al Sud Italia (5,6%). Anche dopo standardizzazione per età, la differenza tra le tre aree geografiche rimane.

  23. Disuguaglianze sociali nelle aspettative di vita

  24. basso vs alto livello di istruzione, uomini 2 , 2 2 1 , 8 1 , 6 1 , 4 1 , 2 1 F i n l a n d i a N o r v e g i a D a n i m a r c a T o r i n o Contesto: costante miglioramento dello stato di salute generale e dell’aspettativa di vita… …tuttavia, persistono e si accentuano diseguaglianze di mortalità e morbosità (Mackenbach, 2003) RR mortalità generale 1981-85 1991-95

  25. 2 , 2 basso vs alto livello di istruzione, donne 2 1 , 8 1 , 6 1 , 4 1 , 2 1 F i n l a n d i a N o r v e g i a D a n i m a r c a T o r i n o …in Italia si accentuano le diseguaglianze soprattutto tra le donne (Mackenbach, 2003) RR mortalità generale 1981-85 1991-95

  26. La marginalizzazione sociale riflette l’incertezza del reddito, della casa e dell’alimentazione associate all’indebolimento dei meccanismi di protezione sociale (welfare state) Il diabete mellito e le malattie cardiovascolari, sono patologie più comune tra i poveri e gli emarginati. L’evidenza a sostegno dei fattori genetici è limitata quando la si paragona a quella a favore del ruolo dei fattori socio-economici.

  27. la maggiore incidenza di sindrome metabolica e di diabete, in analogia con quanto accade per le malattie cardiovascolari e patologie connesse e la maggiore mortalità specifica, sono dovuti a cambiamenti nelle abitudini alimentari e nel grado di attività fisica. Diversi lavori hanno rilevato che bassi livelli di reddito sono fortemente associati a bassi livelli di attività fisica ricreativa

  28. in Ontario il rischio di avere il diabete è quattro volte maggiore tra le donne a basso reddito rispetto a quelle ad alto reddito. Il tasso di incidenza per gli uomini a reddito medio/basso è del 50% maggiore, rispetto a quelli a reddito più alto Dati analoghi sono stati raccolti nel Regno Unito La mortalità per diabete e malattie cardio-vascolari in Canada a partire dalla metà degli anni ’80 è stata molto maggiore nelle comunità urbane a basso reddito. Dati analoghi sulla morbilità e mortalità nei gruppi a basso reddito provengono dagli Stati Uniti e dal Regno Unito

  29. Il supporto che le relazioni sociali e la comunità di cui si fa parte possono dare per facilitare l’attività fisica e le opportunità di svago sono risultati di estrema importanza per le donne. Queste evidenze, dunque, rafforzano la necessità di comprendere meglio il ruolo che le condizioni sociali e materiali di vita giocano nell’influenzare gli stili di vita e il grado di attività/inattività, soprattutto per le madri a basso reddito che vivono in condizioni disagiate e che sono a rischio di malattie cardio-vascolari e diabete tipo 2 o le hanno già.

  30. L’esposizione a stress psicosociale condiziona l’adozione di comportamenti scorretti come inattività e cattiva alimentazione, tutti associati a maggiore probabilità di sviluppare malattie cardiovascolari e diabete . Costruire una cultura della sana alimentazione così come impegnarsi in un’attività fisica può essere molto difficile quando le preoccupazioni per la soddisfazione delle necessità primarie per casa, cibo e vestiti occupano la maggior parte del tempo quotidiano.

  31. Il diabete è un esempio paradigmatico di malattia cronica più diffusa tra i soggetti socialmente sfavoriti

  32. A livello internazionale…

  33. In Italia…

  34. Complicanze diabetiche documentate e riferite persone più svantaggiate vs.meno * valori significativi (Bachmann, 2003)

  35. Prevenzione dell'obesità e attività fisica: è tempo di agire Promuovere l’attività fisica nei bambini e nei giovani: un ruolo leader per la Scuola: a scientific statement from the American Heart Association Council on Nutrition, Physical Activity, and Metabolism (Physical Activity Committee) in collaboration with the Councils on Cardiovascular Disease in the Young and Cardiovascular NursingPate RR, Davis MG, Robinson TN, Stone EJ, McKenzie TL, Young JC; American Heart Association Council on Nutrition, Physical Activity, and Metabolism (Physical Activity Committee); Council on Cardiovascular Disease in the Young; Council on Cardiovascular NursingCirculation. 2006 Sep 12;114(11):1214-24  Commento di Claudio Maffeis Prof. Ass. di Pediatria, Università di VeronaL'obesità nei bambini e negli adolescenti è un problema sanitario di dimensioni imponenti e che sembra progredire in modo apparentemente inarrestabile. La Sezione Regionale Europea dell'Organizzazione Mondiale della Sanità ha recentemente pubblicato un documento, la Carta Europea sull'azione di contrasto all'obesità (vedi focus “Una carta contro l’obesità” su questo stesso sito), in cui viene ribadita l'importanza e l'urgenza di arginare l'incremento dell'Incidenza di obesità sin dall'età evolutiva attraverso misure preventive, che coinvolgono vari attori (politici, scuola, sanità, privati, media, organizzazioni di volontariato, etc.) a vario livello.L'attività metabolica del muscolo scheletrico è determinante per il controllo del metabolismo glucidico e lipidico. L'incremento dell'attività fisica sembra quindi un percorso ineludibile, accanto all'intervento sulla nutrizione, per prevenire e curare l'obesità di oggi ed il Diabete e l'Ipertensione di domani. Purtroppo le modalità e le strategie sinora sperimentate per indurre un cambiamento dello stile di vita, sia motorio che nutrizionale, della popolazione sono risultate poco efficaci.Utili indicazioni per focalizzare gli obiettivi dell'azione di promozione dell'attività fisica nei bambini e nei giovani sono riportate in un recente articolo pubblicato sulla prestigiosa rivista Circulation, a cura dell'American Heart Association. Gli autori riportano una serie di concrete evidenze sul fatto che la scuola sia sede privilegiata per attuare programmi di intervento di promozione dell'attività motoria durante l'età evolutiva. Tra l'altro è stato dimostrato come le abitudini motorie apprese durante l'infanzia e l'età giovanile tendano ad influenzare le abitudini motorie in età adulta. Questi programmi dovrebbero idealmente gravitare intorno alla scuola anche se prevedono interventi precedenti o successivi all'orario scolastico (modalità di effettuare il percorso casa-scuola-casa, attività parascolastiche ricreazionali e/o sportive), attraverso il coinvolgimento di organismi e strutture di comunità, associazioni di volontariato, strutture e organizzazioni private.Il testo riporta alcune raccomandazioni evidence-based che costituiscono un utile riferimento anche per il nostro paese. Tra queste mi preme ricordare:a. la scuola dovrebbe garantire a tutti gli studenti programmi di educazione fisica correlati alla salute che rispettino le raccomandazioni nazionali;b. la scuola dovrebbe incentivare gli studenti ad usare il cammino o la bicicletta per il trasferimento da casa a scuola e viceversa;c. almeno il 50% del tempo di durata di una lezione di attività fisica scolastica dovrebbe essere dedicato ad attività fisica di intensità moderata o vigorosa e i programmi di educazione fisica dovrebbero permettere agli studenti di apprendere le capacità motorie e comportamentali necessarie per poter praticare l'attività fisica nelle età successive;d. la scuola dovrebbe offrire a tutti gli studenti la possibilità di seguire programmi di educazione alla salute mirati alla riduzione della sedentarietà e a promuovere l'attività motoria;e. ogni studente dovrebbe avere la possibilità di effettuare ogni giorno, non solo durante le ore scolastiche, ma anche al di fuori di esse, almeno 30 minuti di attività fisica di intensità moderata-intensa.Tutte queste indicazioni sono percorribili ma necessitano di uno sforzo organizzativo sinergico tra famiglia, scuola, sistema socio-sanitario e organizzazioni ricreativo/sportive.E’ probabilmente tempo di agire anche a livello di ogni singola comunità.

  36. Raccomandazioni evidence-based :a. la scuola dovrebbe garantire a tutti gli studenti programmi di educazione fisica correlati alla salute che rispettino le raccomandazioni nazionali;b. la scuola dovrebbe incentivare gli studenti ad usare il cammino o la bicicletta per il trasferimento da casa a scuola e viceversa;c. almeno il 50% del tempo di durata di una lezione di attività fisica scolastica dovrebbe essere dedicato ad attività fisica di intensità moderata o vigorosa e i programmi di educazione fisica dovrebbero permettere agli studenti di apprendere le capacità motorie e comportamentali necessarie per poter praticare l'attività fisica nelle età successive;d. la scuola dovrebbe offrire a tutti gli studenti la possibilità di seguire programmi di educazione alla salute mirati alla riduzione della sedentarietà e a promuovere l'attività motoria;e. ogni studente dovrebbe avere la possibilità di effettuare ogni giorno, non solo durante le ore scolastiche, ma anche al di fuori di esse, almeno 30 minuti di attività fisica di intensità moderata-intensa.Tutte queste indicazioni sono percorribili ma necessitano di uno sforzo organizzativo sinergico tra famiglia, scuola, sistema socio-sanitario e organizzazioni ricreativo/sportive.E’ probabilmente tempo di agire anche a livello di ogni singola comunità.

  37. Grazie per l’attenzione Attività fisica

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