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Forum Regionale Energia e Ambiente verso una governance regionale delle politiche energetiche. la promozione della Filiera e dei Distretti Agroenergetici Regionali. Attuazione di Kyoto dalla riduzione della dipendenza alla diversificazione delle fonti energetiche
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Forum Regionale Energia e Ambiente verso una governance regionale delle politiche energetiche la promozione della Filiera e dei Distretti AgroenergeticiRegionali Attuazione di Kyoto dalla riduzione della dipendenza alla diversificazione delle fonti energetiche e sviluppo del mercato libero delle energie qualificate idee e proposte bozza di consultazione a cura del gruppo di lavoro per la promozione della filiera agroenergetica
agricoltura ed energia: i grandi motori delle civiltà • l’opinione pubblica e scientifica internazionale sta imparando a riconoscere gli stretti legami esistenti tra ambiente, territorio, uso delle risorse, sviluppo economico e occupazionale, futuro del globo e dell’umanità • Gli obiettivi di Kyoto obbligano a rivedere lo schema classico di utilizzo dei combustibili “tradizionali” a favore di tutte le soluzioni che coniugano il risparmio con la adozione di fonti energetiche “pulite, alternative e rinnovabili” • se l’energia, lungo la storia dell’umanità rappresenta il “grande motore delle civiltà e degli imperi” –Howard Odum- l’agricoltura è stata ed è sistema energetico vitale dei bisogni fisiologici dell’uomo • il modello di agricoltura intensiva sviluppato nell’ultimo secolo, condizione essenziale per la crescita del sistema economico ed urbano su cui poggia la civiltà attuale, è totalmente dipendente dall’uso dei combustibili fossili promozione della Filiera e dei Distretti AgroenergeticiRegionali
la triplice sfida salvaguardia del clima, fuoriuscita progressiva dai fossili, rilancio dell’economia le grandi compagnie petrolifere forniscono elementi di valutazione -poco pubblicizzati- secondo i quali il picco della produzione di petrolio sta raggiungendo il vertice massimo lungo la curva a campana di Hubbert e si avvia verso la sua fase discendente il gas naturale, non solo è agganciato al prezzo del petrolio, ma anche alle sue sorti e disponibilità future -aumento 10% del gas per uso domestico nel 2004- la disponibilità e le riserve certe di gas e petrolio sono localizzate in aree particolarmente problematiche da un punto di vista geopolitico secondo la rivista internazionale “Fortune”, se Cina e India aumentassero il proprio fabbisogno pro capite non ai livelli occidentali, ma a quelli molto più a loro vicini della Corea del Sud, il loro fabbisogno di petrolio equivarrebbe a quasi il doppio dell’intera domanda mondiale attuale promozione della Filiera e dei Distretti AgroenergeticiRegionali
contesto comunitario e nazionale • Libro Bianco dell'UE sulle fonti energetiche rinnovabili –1997- prevede un contributo crescente delle FER alla copertura della domanda globale di energia, con un obiettivo del 12% al 2010 • Libro Verde dell’UE -da presentare nel 2006 - obiettivi: riduzione domanda di energia, maggiore ricorso a fonti energetiche alternative, diversificazione delle fonti energetiche, intensificazione della cooperazione internazionale • Politica Agricola Comune -PAC -2003- finalità: creare le condizioni per una multifunzionalità del sistema agricolo. Con tale concetto si esprime la possibilità di affiancare alla classica produzione agricola di alimenti e di materie prime per uso non alimentare, la fornitura di servizi di varia natura • Condizionalità -riforma Fischler reg. CEE 1782/03 la produzione agricola primaria e la fornitura di servizi può e deve essere in grado di generare iniziative sinergiche con le finalità e gli impegni del protocollo di Kyoto • Piano d’Azione per le Biomasse UE –dicembre 2005- promuove l'impiego della biomassa con misure trasversali concernenti l’approvvigionamento, il finanziamento e la ricerca nel settore della biomassa, l’aumento dell'utilizzo di energia ricavata da prodotti forestali, agricoli e dai rifiuti, prevedendo oltre 20 iniziative in tre settori -riscaldamento, elettricità e trasporti– promozione della Filiera e dei Distretti AgroenergeticiRegionali
politica pubblica per le energie qualificate che riassuma una capacità di intervento a livello istituzionale e un forte impulso rispetto agli spontanei meccanismi di mercato, nell’applicazione delle priorità e degli obiettivi energetico-ambientali e nella valutazione degli scenari possibili obiettivi di indirizzo dei comportamenti di mercato attraverso: • orientamento della produzione (offerta) verso lo sviluppo delle FER • orientamento del consumo (domanda) verso l’Uso Razionale dell’Energia URE • disponibilità del sistema creditizio a fornire supporto adeguato alle attività di sviluppo scelte attività interventi da porre in campo • informazione ed animazione territoriale • propensione ad investimenti non solo orientati alla produzione energetica –reti energetiche e produzione tecnologica di settore- • attenzione ai criteri e modalità di pianificazione ed intervento sul territorio delle infrastrutturazione tecnologica • redistribuzione territoriale e locale dei benefici economici e occupazionali Piano d’Azione per la Filiera e i Distretti Agroenergetici quadro organico di provvedimenti ispirati ad una corretta gestione del territorio, con riferimento all'insediamento di impianti FER di piccola e media taglia nei territori rurali promozione della Filiera e dei Distretti AgroenergeticiRegionali
agricoltura e energia: una governance locale agroenergia è la nuova parola chiave, nella doppia accezione di fattore di integrazione del reddito agricolo e volano di sviluppo/competitività per enti e imprese Lo status agricolo e rurale, le caratteristiche climatiche e geo-morfologiche di vaste porzioni del territorio regionale rendono disponibili significativi giacimenti energetici le FER rappresentano un fattore di competitività analogo al concetto di agriturismo, avanzando una integrazione al reddito agricolo-forestale per enti locali e imprese la cultura della multifunzionalità quale concreta espressione del mondo agricolo disciplina di una nuova figura di imprenditore agricolo, sempre più alle prese con qualità delle acque, qualità dell'aria, "ecocondizionalità" e diversificazione produttiva anche nel settore dell'energia -sottoprodotti agricoli il mantenimento della residenzialità nelle aree rurali è strettamente legato alla possibilità di sviluppare attività economiche e condizioni di vita nel rispetto delle risorse ambientali per tutte le considerazioni emerse, l’approccio dovrà basarsi su processi: • di concertazione con i diversi attori locali (amministratori; imprenditori; cittadini) • di sistema, con riferimento alle diverse realtà locali e/o ai diversi settori produttivi • uso ottimale del potenziale territoriale della Regione alla stregua di potenziali e risorse tradizionali quali giacimenti petroliferi e minerari • massima e integrale sostenibilità ambientale delle soluzioni e degli interventi • massima ricaduta socio-economica per tutti i livelli territoriali e amministrativi coinvolti: Comuni, Province, Regione promozione della Filiera e dei Distretti AgroenergeticiRegionali
filiere e sistemi energetici territoriali filiera agroenergetica • nuova modalità di intervento sul territorio, in cui il focus dell’iniziativa industriale viene spostato dalla sola aspettativa di business del singolo soggetto alla possibilità di armonizzare l’intervento sul territorio • non si intravede la costituzione di una filiera laddove ci sia semplice cooperazione di soggetti aventi “uguale funzione economica”, (es. pool di imprenditori) • è filiera l’interazione funzionale di tutti i soggetti interessanti e afferenti l’iniziativa, in primis il “Territorio” • definiti i precedenti obiettivi le filiere agro-energetiche non possono che essere definite per singola fonte energetica e/o problematica ambientale, poiché ciascuna fonte energetica rinnovabile o problematica ambientale presenta caratteristiche e peculiarità specifiche distretto agroenergetico • ambito territoriale in cui sono presenti tutti i fattori che consentono l’attivazione/strutturazione di una iniziativa secondo il modello operativo della “filiera agro-energetica” • Anche i distretti non sono univocamente individuabili, considerando che molte aree territoriali sub-regionali presentano caratteristiche e potenziali locali per concorrere alla attivazione/definizione di diversi distretti e filiere (es. compresenza di potenziale eolico e di biomasse) promozione della Filiera e dei Distretti AgroenergeticiRegionali
Distretti agroenergetici e sviluppo delle FER Nella prima fase dello sviluppo degli impianti eolici (dal 1992 al 31.03.2001: CIP 6/92) è apparsa poco soddisfacente la ricaduta dei benefici, limitata: • al ricorso minimo ad imprese e a manodopera locale per la realizzazione dell’impianto, tipicamente per le opere civili, la manutenzione ordinaria e la sorveglianza • a qualche “lascito” infrastrutturale (a volte miglioramenti alla viabilità, in molti casi, nelle convenzioni con gli Enti Locali, gli oneri per il ripristino dei siti erano a carico dell’Ente) • ai fitti dei terreni interessati dalle installazioni (in genere 300-500 Euro per palo all’anno) • ad una partecipazione marginale degli Enti Locali ai ricavi prodotti (in genere 1,5%) sentendo propria la risorsa vento o la risorsa bosco è legittima da parte delle popolazioni locali l’attesa di vantaggi e ricadute tangibili in ogni caso è essenziale che un piano di sviluppo delle FER in un’area: • sia ritenuto "sostenibile" dalle comunità e non sia subito come fenomeno estraneo • sia percepito come integrato con tutte le altre attività gestite dall'Ente Locale e con il contesto territoriale • assicuri la partecipazione di tutti i "gruppi principali": Pubblica Amministrazione, imprese, popolazione, organizzazioni • riguardi scelte a medio e lungo termine e non solo risultati "pronto effetto", anche se questi sono importanti per gli esiti politici e motivazionali promozione della Filiera e dei Distretti AgroenergeticiRegionali
Distretti agroenergetici formula territoriale: Cantine Sociali Agrienergetiche • sistema/rete di governance locale “gestito” attraverso un organismo di natura consortile da definire con interventi di programmazione di bacino, in cui l'istituzione seleziona le aree da destinare alla coltivazione delle agroenergie con processi di programmazione partecipata • il piano di ambito sarà approvato dalla Regione con apposita V.A.S. • Tale processo dovrebbe portare alla selezione di un numero limitato di siti, con centrali eoliche, da biomasse e fotovoltaiche, ciascuno caratterizzato da installazioni di potenza rilevante • la Regione potrebbe individuare numerosi siti da 60-100 MW di potenza installata. formula gestionale: Aziende e Fattorie del vento, del sole e del legno • interventi a carattere diffuso, ciascuno di piccola-media potenza (es. eolico con pale da 0,2-0,6 MW) in cui il soggetto rilevante è l'azienda agricola medio-grande • Questi progetti hanno l’obiettivo di pianificare e incentivare lo sviluppo di impianti e di offrire servizi energetici, occupandosi, tra l’altro, di valorizzare per i piccoli produttori i vantaggi che derivano dalla produzione e dall’utilizzo di Kilovattora “verdi” I piccoli impianti FER vanno organizzati e coordinati attraverso la rete delle "cantine sociali" che divengono consorzi di raccolta e vendita, struttura di servizi e di sostegno organizzativo e infrastrutturali per le fattorie. promozione della Filiera e dei Distretti AgroenergeticiRegionali
La filiera delle biomasse È bene ricordare che i fattori essenziali di successo per la diffusione di una filiera regionale risiedono non solo nell’efficacia della governance territoriale di settore, ma anche nella soluzione ottimale dei fattori economici determinanti: i costi di lavorazione della materia prima i costi di trasporto della materia prima agli impianti/centrali la collocazione sul mercato locale della produzione energetica nella sua più ampia accezione termica ed elettrica Le attività principali della filiera possono ricondursi alle seguenti azioni: sviluppo di colture agricole energetiche per la produzione di biomasse e di biocombustibile valorizzazione della biomassa della manutenzione del patrimonio forestale pubblico e privato e degli scarti delle lavorazioni agricole nell’ambito del distretto raccolta del prodotto agricolo in piedi e cippatura in sito mediante cippatrice mobile trasporto e stoccaggio presso i siti di trasformazione localizzazione e installazione di impianti di trasformazione energetica di tipo concentrato –piccole e medie centrali in cogenerazione- e di tipo diffuso –caldaie e microgenerazione distribuita- presso aziende o strutture pubbliche e/o private trasformazione energetica con produzione di energia elettrica e termica commercializzazione dei due prodotti energetici verdi e dei titoli –c. verdi e TEE - autoproduzione e consumo in attività agricole e/o industriali di vario genere promozione della Filiera e dei Distretti AgroenergeticiRegionali
a cura di Ing. Felice Lucia VALUTAZIONE DEI BIOCOMBUSTIBILI SOLIDI NELLA REGIONE CAMPANIA Forest By-products Availability
a cura di Ing. Felice Lucia VALUTAZIONE DEI BIOCOMBUSTIBILI SOLIDI NELLA REGIONE CAMPANIA Agricultural By-products Availability
a cura di Ing. Felice Lucia VALUTAZIONE DEI BIOCOMBUSTIBILI SOLIDI NELLA REGIONE CAMPANIA Agro-industrial Residues Availability
a cura di Ing. Felice Lucia VALUTAZIONE DEI BIOCOMBUSTIBILI SOLIDI NELLA REGIONE CAMPANIA Total Solid Biofuel Availability
a cura di Ing. Felice Lucia VALUTAZIONE DEI BIOCOMBUSTIBILI SOLIDI NELLA REGIONE CAMPANIA Biomass Density
Scarti agricoli (ton/a) Biomassa Forestale (ton/a) Scarti agroindustriali (ton/a) Totale (ton/a) Legna Scarti e sottoprodotti Caserta 420.947 84.456 21.114 13.009 539.526 Napoli 253.595 24.383 6.096 15.493 299.567 Avellino 245.677 113.348 28.337 16.778 404.140 Benevento 198.571 46.192 11.548 23.766 280.077 Salerno 424.740 240.939 60.235 33.249 759.163 Totale Regione 1.543.530 509.318 127.330 102.295 + 200.000 circa sansa esausta 2.282.473 Regione Campania Disponibilità annua di Biomasse combustibili dati a cura dell’ing. Gianpiero Tombolillo SDI – Sentieri Di Innovazione Scarti agricoli: paglie, stocchi, steli, foglie, semi, rami e parti legnose (frumento, orzo, avena, mais, girasole, leguminose, vite, ulivo, agrumi, alberi da frutta, pomodoro, nocciole, noci, …) Scarti agroindustriali: vinacce e raspi, carta, legno da rifiuti, gusci di nocciole, … Biomassa forestale (nota): nei primi anni, partendo da boschi scarsamente manutenuti, i quantitativi asportabili (soprattutto per la categoria scarti e sottoprodotti) sono fortemente maggiori. Scarti agricoli: paglie, stocchi, steli, foglie, semi, rami e parti legnose (frumento, orzo, avena, mais, girasole, leguminose, vite, ulivo, agrumi, alberi da frutta, pomodoro, nocciole, noci, …) Scarti agroindustriali: vinacce e raspi, carta, legno da rifiuti, gusci di nocciole, … Biomassa forestale (nota): nei primi anni, partendo da boschi scarsamente manutenuti, i quantitativi asportabili (soprattutto per la categoria scarti e sottoprodotti) sono fortemente maggiori.
Comunità Montane e manutenzione attiva dei boschi il ruolo di presidio territoriale sulla manutenzione e programmazione delle risorse boschive comporta sempre più un onere pubblico insostenibile che induce a mettere in discussione la stessa sopravvivenza delle comunità montane • le Comunità Montane, con un appropriato processo di riforma gestionale e normativa possono e devono trasformarsi da soggetti che si occupano di manutenzione passiva a soggetti che fanno manutenzione attiva dei boschi • sforzo culturale, economico e tecnologico: trasformare un fattore di costo sociale in costo di produzione per la valorizzazione di una risorsa primaria del nostro territorio, a cominciare dalla ottimizzazione del ciclo di manutenzione boschiva a panneggio delle Comunità Montane con la propria forza lavoro • 400.000 ettari di bosco in Campania rappresentano il valore numerico al ribasso di questa risorsa sottovalutata in larga parte sprecata • Condizione necessaria per la competitività della risorsa, da un punto di vista del suo sfruttamento energetico, risiede nella capacità di utilizzazione della parte povera della risorsa, quella finora senza un valore d’uso proveniente dallo sfollo e dal diradamento della manutenzione boschiva • una adeguata riforma della norma che ne regola la materia, così come si sta procedendo da un punto di vista regionale con le modifiche alla LR 11 in materia e la riforma dei contratti degli operatori –BAIF-, il tutto attraverso appropriati vincoli, criteri e meccanismi premiali potrà favorire uno stimolo all’efficienza del ciclo gestionale mettendo in valore una risorsa sottoutilizzata (un bosco ben tenuto aumenta di 25/30 mc/anno in luogo dei 2 mc/anno se tenuto male). promozione della Filiera e dei Distretti AgroenergeticiRegionali
Smaltimento delle deiezioni provenienti dal settore zootecnico: da problema ambientale a opportunità per il territorio La Campania è caratterizzata da due aree una elevata presenza di allevamenti zootecnici bufalini e lo smaltimento dei reflui prodotti ha aumentato il rischio di contaminazione delle acque sotterranee e di eutrofizzazione dei corpi idrici superficiali la Direttiva 91/676/CEE nota come Direttiva Nitrati fissa un Codice di Buona Pratica Agricola la Regione ha proceduto alla individuazione delle zone vulnerabili ai nitrati di origine agricola (DGR 700/2003 Individuazione delle zone vulnerabili ai nitrati di origine agricola ma ha anche emanato tutte le normative tecniche necessarie per mitigare i rischi di inquinamento da nitrati provenienti dai reflui degli allevamenti zootecnici scenario punto di partenza: necessità non più prorogabile di dar soluzione ad un problema ancora sottovalutato dagli operatori del settore effetti: rischio di obblighi e sanzioni con notevole aggravio dei costi di produzione del settore zootecnico e caseario di un prodotto di punta per il sistema Campania punto di arrivo: microfiliera in grado di risolvere tutte le fasi di raccolta, trattamento e valorizzazione delle deiezioni e del siero caseario L’idea progettuale deve prendere in esame diverse soluzioni impiantistiche: il sistema centralizzato (che serve più allevamenti) e quello singolo (che serve un solo allevamento), con la possibilità di smaltimento anche degli scarti delle lavorazioni casearie collegate al settore e di un uso cogenerativo dell’energia prodotta proprio presso i caseifici annessi agli allevamenti promozione della Filiera e dei Distretti AgroenergeticiRegionali
attività e strumenti del Piano d’Azione direttrici sulle quali intende muoversi il Piano d’Azione: • disciplinare - promozione della Filiera e dei Distretti Agroenergetici Regionali • regolamentazione di settore – Linee Guida e Codice dell’adattamento paesaggistico dell’eolico; Catasto e Certificazione delle biomasse regionali • pianificazione territoriale - individuazione e razionalizzazione dei Distretti, ambiti territoriali ottimali di sviluppo delle energie qualificate; Piano di infrastrutturazione distrettuale delle reti e dei percorsi • VAS – Valutazione Ambientale Strategica di compatibilità della pianificazione ai sensi della Dir. UE 42/2001. • animazione/concertazione/comunicazione territoriale • Programmazione/promozione della filiera e dei consorzi distrettuali, accordi/contratti di programma - comparti di produzione di componenti tecnologiche obiettivi programmatici • parte integrante della programmazione regionale, coerente con gli indirizzi assunti dal Governo Regionale per il 2006 • progetto portante per la programmazione regionale 2007/2013 • piano stralcio del Piano Energetico Ambientale Regionale –PEAR Campania- • disciplinare ancorato al dettato normativo in itinere del ddl regionale in materia di energia, assumendone e interpretandone i risvolti più innovativi il processo costituirà un corpus normativo e pianificatorio tale da favorire percorsi agevolati e semplificati, sempre in ottemperanza al Dlgs 387/03 e alla restante normativa in materia. promozione della Filiera e dei Distretti AgroenergeticiRegionali
Conclusioni: Distretti e Filiera Agroenergetica sistemi di infrastrutturazione territoriale attraverso i quali governare un processo dai risvolti essenziali per le comunità locali distretto quale strumento di governance territoriale della filiera, regolato da appositi protocolli d’intesa, tra stakeholders pubblici e privati, per regolarne scopi generali e particolari, definire regole, finalità, obiettivi I distretti consentiranno benefici economici rilevanti –riduzione costi bolletta energetica dovuti all’autoproduzione, integrazione del reddito d’impresa nel settore agricolo e entrate di bilancio dovute alla vendita dell’energia verde- il distretto deve anche evocare la suggestione di un territorio alla riscoperta di una propria identità sul mercato globale -Cantina sociale, fattorie del vento, del sole e del legno- in sostanza, deve rappresentare un importante strumento di marketing, di promozione, informazione e divulgazione delle agroenergie ed un momento di confronto e di sperimentazione di processo delle FER provenienti dall’agricoltura e dalla selvicoltura in conclusione, questa formula permetterà di ancorare il prodotto al territorio, costituendo fattore d’identità e di marketing per il territorio stesso, quindi, elemento di attrattività per le aree interessate promozione della Filiera e dei Distretti AgroenergeticiRegionali