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La rivoluzione industriale

La rivoluzione industriale. Definizioni. “Serie di innovazioni convergenti nell’agricoltura, nel commercio, nei trasporti e soprattutto nell’industria, che agirono cumulativamente in Inghilterra prima che altrove” [P. Malanima, Economia preindustriale , Milano 2000]. Definizioni.

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Presentation Transcript


  1. La rivoluzione industriale

  2. Definizioni • “Serie di innovazioni convergenti nell’agricoltura, nel commercio, nei trasporti e soprattutto nell’industria, che agirono cumulativamente in Inghilterra prima che altrove” [P. Malanima, Economia preindustriale, Milano 2000]

  3. Definizioni “La prima rivoluzione industriale fu insieme il risultato di una rivoluzione demografica, di una rivoluzione agraria, di una rivoluzione commerciale e di una rivoluzione nei trasporti” Phillis Deane [P. Deane, La prima rivoluzione industriale, Bologna 1973].

  4. Definizioni La rivoluzione industriale “fu figlia di una lunga serie di cambiamenti intervenuti nell’economia e nella società europea a partire dai secoli centrali del Medioevo: lenti progressi nell’agricoltura, più rapidi cambiamenti nell’industria, allargamento delle relazioni commerciali all’interno e fuori del continente, attenzione crescente al problema delle soluzioni tecniche nelle attività economiche” P. Malanima, Economia preindustriale, Milano 2000

  5. Discontinuità • Il fondamentale fattore di discontinuità: tecniche sempre più perfezionate sfruttamento di nuove fonti energetiche  rapido incremento della capacità produttiva.

  6. Attenuazione della discontinuità • Nathan Rosenbergha sottolineato gli effetti positivi sulla disponibilità di beni esercitati dall'accresciuta produttività del lavoro e ha ribaltato il giudizio sull'immiserimento del proletariato, sostenendo il miglioramento delle condizioni di vita della classe operaia rispetto alla massa dei diseredati che popolava le campagne inglesi nel Seicento e nel Settecento. • In quest'ottica anche le tecnologie innovative introdotte con la rivoluzione industriale, nel campo tessile e della forza motrice (la macchina a vapore), sono considerate meno direttamente funzionali all'incremento dello sfruttamento della classe lavoratrice da parte dei capitalisti industriali. N. Rosenberg, L.E. Birdzell, Come l'Occidente è diventato ricco, Il Mulino, Bologna 1988

  7. Elemento decisivo Energia derivante dal carbon fossile: energia a buon mercato e su vasta scala Edward A. Wrigley, La rivoluzione industriale in Inghilterra: continuità, caso e cambiamento, 1992 (ed. orig. 1988)

  8. Carbon fossile • “Fattore inserito in un contesto capace di massimizzarne il rendimento, contenere i costi, i prezzi di vendita bassi, l’automatizzazione” [V. Zamagni, Dalla rivoluzione industriale all’integrazione europea, Bologna 1999]

  9. Effetti della Rivoluzione industriale in Europa • aumento esponenziale della quantità di beni e servizi a disposizione • incremento della popolazione • miglioramento degli standard di vita • continue trasformazioni ed accelerazioni della vita economica …. ancora in atto: - dal 1820 al 1980 il PIL dei paesi attualmente industrializzati è cresciuto di 60 volte, la loro popolazione di 4, il prodotto pro capite di 13 volte, la produttività del lavoro di almeno 20 volte [A. Maddison, Phases of capitalism development, Oxford 1982].

  10. Dalla GB all’EU • dalla GB  altre regioni del continente dove sviluppi anteriori di lungo periodo avevano preparato il terreno …affinché … •  “questo esantema di puntini rossi [l’industrializzazione], che varca le frontiere mentre evita vaste zone di uno stesso paese potesse passare dal rosa pallido al rosa deciso, e così via fino al cremisi più acceso” [ S. Pollard].

  11. Europa • Secondo la cronologia proposta dallo storico Rostow, il decollo industriale sul continente interessò: - Belgio e Francia (fra il 1830 e il 1860) - Germania (anni cinquanta-settanta) - Russia (fine secolo) - Italia (inizio Novecento)

  12. Non industrializzazione/deindustrializzazione • Vi furono anche regioni, in questo processo, che non si industrializzarono e altre che si “deindustrializzarono”, videro decadere la loro produzione manifatturiera tradizionale senza che se ne sviluppasse una moderna: es. Spagna e Italia meridionale

  13. Perché in Gran Bretagna? GB: la popolazione nel 1700 superava di poco i 5,5 milioni; fra il 1640 ed il 1690 aveva subito crisi politiche particolarmente acute; Francia: all'inizio del Settecento contava più di 20 milioni di abitanti, appariva uno stato forte, saldamente organizzato sotto la sovranità assoluta di Luigi XIV

  14. Perché in Gran Bretagna La Gran Bretagna riuscì a riunire più rapidamente degli altri paesi europei il maggior numero di condizioni favorevoli alla crescita.

  15. Ambiente e clima condizioni climatiche e geomorfologiche particolarmente favorevoli • paese pianeggiante • clima temperato e abbondanza di acque • ricco di carbone e di altre materie prime strategiche, ferro, piombo e rame; • risorse localizzate in prossimità di porti o fiumi  trasferimento economico

  16. Sistema politico istituzionale • Il sistema politico-istituzionale nella sua evoluzione predispose le migliori condizioni per l’esercizio dell’iniziativa imprenditoriale, lo sviluppo dell’innovazione e degli investimenti • Dalla Glorious Revolution del 1688-89 [Dichiarazione dei diritti (Bill of Rights, 1689)] l’Inghilterra entrò in un periodo di stabilità politica interna con una forte azione del parlamento che assunse il controllo diretto della finanza pubblica limitando i poteri della corona

  17. Atti legislativi per la regolamentazione del mondo degli affari e delle attività produttive • fondazione della Banca d’Inghilterra (1694); • ristrutturazione del sistema fiscale all’inizio del Settecento (rafforza gli investimenti e il risparmio); • sistema legale non rigidamente codificato common law; • leggi sull’usura, • Bubble Act (1720): fino al 1826 vieta la libera costituzione di società per azioni, subordinandone la nascita all'esplicita concessione della Corona o del Parlamento inglese

  18. Enclosures  permisero la privatizzazione delle terre e il loro sfruttamento razionale attraverso la rotazione delle culture  accelerarono i processi di progressiva ‘privatizzazione’ delle terre e di trasformazione fondaria in direzione di una più razionale utilizzazione del suolo  assecondarono la rivoluzione agraria dalla seconda metà del Seicento permettendo forti incrementi di produttività ed il conseguente affrancamento di ampie fasce della popolazione dalle attività nel settore primario

  19. Crescita demografica crescita demografica ulteriormente accelerata aumento della domanda di beni e dell’offerta di braccia da lavoro per l’industria

  20. Rivoluzione commerciale • la forte crescita del commercio esteroed anche di quello interno alimentarono la trasformazione complessiva • Sei e il Settecento: rivoluzione commerciale •  esplorazioni geografiche, incremento del commercio internazionale e miglioramento dei trasporti via mare; • GB prima nazione commerciale al mondo, forte impulso al colonialismo, supera Portogallo, Spagna e Paesi Bassi. • Legami commerciali con il Nord America e l’Asia assicuravano mercati di sbocco per prodotti manufatti inglesi e un costante approvvigionamento di materie prime  forte accumulazione di capitali.

  21. Ruolo dello Stato Lo Stato favorì l’acquisizione di fondamentali vantaggi competitivi: • Atti di Navigazione con cui dal 1651 in poi si imponeva che il commercio da e verso l’Inghilterra venisse fatto con navi battenti bandiera inglese • Si strappò così il primato del commercio marittimo ai Paesi Bassi e si diede incentivo alla crescita dell’industria delle costruzioni navali • il Calico Act del 1701 e 1721 proibiva l’importazione dei tessuti di cotone stampati indiani  stimolò sviluppo industria cotoniera; • assenza di dazi interni (nel 1707 la Scozia venne unita politicamente all’Inghilterra); • efficiente sistema di strade e di canali, sistema di infrastrutture evoluto • espansione sistema ferroviario dal 1830

  22. Sistema bancario banche commerciali (merchant banks), specializzate invece in prestiti di lungo periodo per imprese commerciali ed attività internazionali. banche locali (country banks), specializzate in prestiti di breve periodo per il capitale circolante,

  23. Protoindustria • All'inizio degli anni ‘70 Franklin Mendels ha introdotto il concetto di protoindustrializzazione F. Mendels, Proto-industrialization: the first phase of the industrialization process, 1972

  24. Protoindustria e sistema di fabbrica • La protoindutrializzazione è stata vista come una fase precedente al processo d’industrializzazione, ma allo stesso tempo indipendente da esso. • Sebbene costituisca una fase importante del processo di crescita, non esiste alcuna linearità fra protoindustrializzazione e sistema di fabbrica.

  25. Modello di Mendels Combinava tre elementi fondamentali: • 1. una simbiosi economica e sociale fra agricoltura ed industria su base stagionale (alcuni storici hanno però identificato una ‘protoindustria urbana’, cioè un sistema simile a quello descritto per l'ambito rurale, ma all'interno del più tradizionale sistema urbano); • 2. una produzione coordinata damercanti imprenditori; • 3. un’industria dipendente da mercati lontani (presenza di una domanda estera o comunque da parte di mercati lontani - come ha sottolineato da Carlo Poni “il mercato protoindustriale produceva beni per il mercato mondiale”).

  26. Dinamiche microsociali • Il concetto di protoindustrializzazione ha messo in luce l’importanza delle dinamiche microsociali. • “La protoindustrializzazione fu un fenomeno distintamente regionale. All'interno di ogni singola regione la protoindustrializzazione si basò su di una relazione funzionale fra capitale mercantile, sistema produttivo rurale ed economia familiare”. (Maxine Berg)

  27. L’età delle macchine, del carbone e del vapore.

  28. Tecnologia e nuove fonti di energia • Tra il 1730 e il 1830 la tecnologia associata con lo sfruttamento di nuove fonti di energia divenne il fattore chiave dello sviluppo. • Vi sono anche esperienze precedenti a tale data: le lavorazioni della porcellana nell’industria ceramica, la sbiancatura al cloro e il processo di produzione della soda (Berthollet e Nicholas, Leblanc) nel settore chimico. • Fu l’industria italiana della seta a creare le prima macchine automatiche per la filatura azionate ad energia idraulica e il molino da seta alla bolognese sperimentò la prima organizzazione di lavoro accentrato

  29. Modernizzazione delle economie europee • L’Inghilterra non va dunque considerata un caso eccezionale, ma una delle possibili storie in una casistica complessa che chiamiamo modernizzazione delle economie europee. • La produzione di fabbrica non soppiantò il sistema domestico che per secoli era stato alla base del sistema manifatturiero inglese. • Macchinari come le “giannette” o i telai trovavano spazio nelle abitazioni e davano forza tecnologica ad operazioni tradizionali. • Il legame con la protoindustrializzazione o con sistemi produttivi di piccola impresa o di laboratorio appare evidente se si esaminano i censimenti inglesi almeno fino alla metà dell’Ottocento.

  30. Macchinismo • Le macchine consentirono di aumentare notevolmente la produttività, cioè la produzione per lavoratore e per unità di tempo •  la messa a punto in un settore di una macchina a forte produttività creava una strozzatura della produzione in un altro settore situato a valle o a monte. • Il problema stimolava ingegneri, tecnici o semplici artigiani. • La convergenza degli sforzi  scoprire una soluzione pratica, che, spesso, a sua volta originava nuovi problemi.

  31. Innovazioni • Adozione di innovazioni solo in determinati momenti, quando invece le conoscenze scientifiche e tecniche avrebbero teoricamente permesso di scoprirle prima. • L’innovazione tecnologica fu il risultato dello sforzo convergente e cumulativo di molti innovatori, abili artigiani forniti di buone conoscenze meccaniche • [R. Giannetti, Tecnologia e sviluppo tecnologico, in P. A. Toninelli (a cura di), Lo sviluppo economico moderno dalla rivoluzione industriale alla crisi energetica (1750-1973), Venezia 1996, p. 260.].

  32. Settore tessile • Punto critico dell’innovazione tecnologica era qui la meccanizzazione della filatura: • filatoio meccanico di Richard Arkwright • la spoletta volante (jenny) brevettata da James Heargraves nel 1764 • la mule (il mulo), filatoio brevettato da Samuel Crompton nel 1779 che combinava le migliori caratteristiche dei filatoi precedenti • il carrello della jenny e i rulli del filatoio idraulico, • negli anni Ottanta la macchina a vapore fu aggiunta alla mule aumentando ulteriormente l’efficienza della produzione • Solo nel 1815 la filatura era veramente meccanizzata.

  33. Tessitura • Nella tessitura rimase a lungo in uso il telaio a mano dell’industria a domicilio. • Il telaio di Cartwright, messo a punto nel 1787, si diffuse solo dopo il 1820 quando i progressi della filatura imposero di meccanizzare anche la tessitura. • I progressi tecnici si susseguirono per tutto il secolo: la self-actingmule (1830), che permise l’automazione completa della filatura, e il telaio meccanico aumentarono notevolmente la produttività. • La spettacolare affermazione del cotone fu dovuta alla facilità di colorazione e di lavaggio, all’elasticità dell’offerta di materia prima, all’adattabilità della fibra ai processi di meccanizzazione.

  34. Lana • Nell’industria della lana, cardata e pettinata, la materia prima più delicata da lavorare rispetto al cotone rese più lenta la meccanizzazione. • In Inghilterra la mule si impose solo negli anni ’30 e il telaio meccanico dopo il 1840. Pressoché contemporaneamente essi vennero introdotti anche in altre industrie laniere del continente.

  35. Nuovo paradigma energetico • Il paradigma del carbone. • Le attività industriali basate sull’energia termica (laterizi, vetrerie, siderurgia) erano “divoratrici di foreste”. • Una media fonderia funzionante ad anni alterni assorbiva la produzione di 2.000 ettari di foresta.  Deforestazione, dissesti geologici, aumento combustibile.

  36. Adozione del carbone • In Inghilterra, già dal Seicento l’alto costo del legname, l’aumento della popolazione e la casuale disponibilità di fossile condussero alla progressiva adozione del carbone nelle lavorazioni in cui si richiedeva semplice energia termica (vetrerie, birrerie, fornaci, raffinerie di sale, lavanderie, ecc.), con l’eccezione della siderurgia.

  37. Sea coal • Nel Settecento, la vicinanza dei giacimenti al mare, le vie navigabili e la rete dei canali, estesa anche in rapporto alle esigenze di trasporto del fossile, permisero di distribuirlo con relativa facilità (sea coal in contrapposizione al charcoal ottenuto dalla legna).

  38. Carbone cokizzabile • 1709, Abraham Darby, proprietario di una ferriera, riuscì a produrre buona ghisa usando fossile riscaldato ad alta temperatura in assenza d’aria che liberava in forma gassosa la maggior parte delle impurità lasciando un prodotto spugnoso e leggero: il coke. • A metà Ottocento la nuova geografia industriale del continente europeo si disegnava intorno ai bacini ricchi di carbone cokizzabile che consentirono lo sviluppo dell’industria pesante e dei beni strumentali: - i “paesi neri” dell’Inghilterra, del Galles e della Scozia; - i dipartimenti della Loira, del Nord – Pas de Calais in Francia, - la Vallonia belga - la Ruhr prussiana (sviluppo tra il 1850 e il 1870)

  39. Due fondamentali innovazioni • Aumento domanda carbone •  miniere profonde • congegni per eliminare l’acqua dai pozzi azionati a vapore •  miniere della Cornovaglia e dell’Inghilterra settentrionale •  si diffuse in Francia, Germania, Belgio, Italia e poi anche in Svezia e negli Stati Uniti.

  40. Carbon coke • La lavorazione del ferro con l’utilizzo del carbon coke con i successivi perfezionamenti permise di produrre ghisa e poi acciaio attraverso il pudellaggio non solo liberandosi dalla dipendenza del sempre più scarso carbone di legna, ma anche producendo un prodotto più affidabile e resistente.

  41. Watt e Boulton • I perfezionamenti apportati alle innovazioni originarie conferirono loro una ben diversa portata: • James Watt, Boulton  assicurarono alla macchina a vapore un successo dimostrato dalle 2.500 unità costruite prima della fine del XVIII secolo. • La macchina a vapore di Watt venne adottata nelle miniere, in ferriere e filature. • Innovazioni fondamentali  disponibilità di innovazioni complementari (pompe idrauliche, macchine perforatrici … ).

  42. Meccanizzazione dei trasporti  nuova distribuzione delle fonti energetiche. Piroscafi e ferrovie trasportarono energia fossile anche dove non ne esistevano adeguate dotazioni. Nel XIX secolo si instaurò per la prima volta un sistema integrato che, producendo e distribuendo energia, ne diventava a sua volta un grande consumatore.

  43. Lento abbandono dell’energia idraulica • Per tutto il Settecento la forza motrice per eccellenza rimase l’energia idraulica In Inghilterra, nel 1830, quando il vapore stava ormai per trionfare nell’industria inglese, 1/4 della potenza installata nel settore cotoniero era ancora di origine idraulica

  44. Affermazione della macchina a vapore • Solo nel 1850 il rapporto E idraulica/E vapore scese ad 1/7 ma nel comparto laniero esso era ancora pari ad 1/3 del fabbisogno di energia. • La definitiva affermazione della macchina a vapore avvenne tra il 1800 e il 1850

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