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per il Programma di EMPOWERMENT

per il Programma di EMPOWERMENT. delle Amministrazioni Pubbliche del Mezzogiorno. TITOLO Dolores Deidda Resp. Pianificazione e Sviluppo Programmi FORMEZ 6 luglio 2006. LE CAPACITA’ AMMINISTRATIVE ED ISTITUZIONALI DA SVILUPPARE. Capacità strategica. Capacità gestionale.

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Presentation Transcript


  1. per il Programma diEMPOWERMENT delle Amministrazioni Pubbliche del Mezzogiorno TITOLO Dolores Deidda Resp. Pianificazione e Sviluppo Programmi FORMEZ 6 luglio 2006

  2. LE CAPACITA’ AMMINISTRATIVE ED ISTITUZIONALI DA SVILUPPARE Capacità strategica Capacità gestionale Capacità di cooperare

  3. Cosa dovranno fare gli EE.LL nei prossimi anni. DSM p. 94 5.2.1 Migliorare la capacità generale delle Regioni e delle altre Amministrazioni che operano nel Mezzogiorno e per il Mezzogiorno nel campo delle politiche per lo sviluppo e della erogazione dei servizi ai cittadini ed alle imprese. Nei prossimi anni le Regioni dovranno incrementare le attività di programmazione, di regolazione, di sorveglianza, di monitoraggio, di controllo strategico e di valutazione; gliEnti Locali dovranno produrre pianificazione strategica e praticare correttamente la sussidiarietà orizzontale anche migliorando la capacità di fare programmazione negoziataper mettersi in grado di governare una società civile ed un tessuto imprenditoriale che hanno ancora un forte bisogno di essere aiutati a innovarsi. Tutte le istituzioni dovranno incrementare le attività di negoziazione, di programmazione, di studio, di ricerca, di comunicazione, di gestione delle risorse umane; attuare il reengineering delle procedure e dei metodi di lavoro per reggere il peso della corsa alla modernizzazione tecnologica.

  4. IL NUOVO PARADIGMA valutazione partecipazione selettività NUOVA CLASSE DIRIGENTE scala del progetto cooperazione di area vasta

  5. Il carattere più o meno locale delle politiche regionali. QSN p. 19 Si vanno delineando gli elementi di uno schema concettuale a sostegno di una strategia di intervento pubblico articolata in tre direzioni: la produzione di servizi pubblici locali e di rete che, specie nelle aree più arretrate e anche per il modo in cui viene realizzata, crei i prerequisiti di uno sviluppo accelerato; un’azione di promozione della ricerca, dell’innovazione e del capitale umano, commisurata allo stadio tecnologico; la garanzia di condizioni di concorrenza ed efficacia dei mercati dei servizi e dei capitali che favorisca l’entrata e la rapida crescita di nuove imprese innovative. Questi elementi concettuali lasciano in realtà aperte diverse interpretazioni, almeno su un aspetto rilevante: il carattere più o meno locale delle politiche regionali.Queste politiche devono essere decentrate, realizzate cioè da istanze del territorio, o devono essere attuate dal centro?

  6. L’azione pubblica è locale e centrale QSN p. 20 La conoscenza dei fabbisogni e di come soddisfarli è frammentata in parte rilevante fra una moltitudine di soggetti privati. Le istituzioni pubbliche possono svolgere la funzione che la politica assegna loro se operano come “mediatori” e assemblatori di questa conoscenza. Ma essa è in larga misura locale e ciò richiede che locale sia, primariamente, la responsabilità della politica. Salvo in quei casi in cui la conoscenza è in misura preponderante non-locale. Al livello centrale di governo sta, in questo schema, la responsabilità decisiva di governare l’allocazione dei fondi fra territori e fra priorità, svolgendo a un tempo due ruoli: dare credibilità – per la distanza dagli interessi beneficiati – al sistema di regole preposto alla selezione dei progetti; assicurare alle scelte locali l’apporto di conoscenza non-locale, essenziale in un contesto di competitività globale. L’azione pubblica, insomma deve essere: locale, per agire come intermediaria fra risorse e interessi dei territori; centrale, per sfruttare saperi globali ed esternalità.

  7. Criticità nel trasferimento delle funzioni agli EE.LL. DSM p. 90 “L’insieme delle riforme istituzionali italiane ha configurato un rapporto di equiordinazione tra i livelli di governo nazionale, regionale e locale connettendoli secondo il principio di sussidiarietà… Il percorso di riforme legislative ed organizzative però non appare lineare e non ha interessato tutti i campi dell’attività delle Amministrazioni rilevanti ai fini dell’efficacia delle politiche pubbliche di sviluppo. Procede con enormi difficoltà l’applicazione della Riforma del Titolo V della Costituzione. Ne è testimonianza il vastissimo contenzioso tra Stato e Regioni”.

  8. Cosa dovranno fare gli EE.LL nei prossimi anni. DSM p. 98-99 Decentramento agli Enti locali delle funzioni di attuazione delle politiche, dei programmi o dei servizi La condizione per un rilancio significativo e a tutto campo del decentramento in un sistema federale alla luce della riforma costituzionale è una forte cooperazione per la sua effettiva implementazione tra tutte le istituzioni interessate (Stato, Regioni, Enti locali). Aiuterà il percorso una ben più forte determinazione degli Enti locali a coordinare le proprie strutture e a cooperare tra di loro. Il coordinamento tra strutture dedicate alle politiche di sviluppo all’interno delle Province e delle grandi città, come pure la strutturazione di uffici unici per gli appalti da parte di associazioni di comuni saranno fortemente incentivati anche condizionando alla presenza di tali requisiti la delega di funzioni di responsabilità nell’ambito delle politiche di sviluppo (ad esempio l’attribuzione del ruolo di Organismi Intermedi) (…continua)

  9. (…continua) Cosa dovranno fare gli EE.LL nei prossimi anni. DSM p. 98-99 Decentramento agli Enti locali delle funzioni di attuazione delle politiche, dei programmi o dei servizi Ad esempio, l’attribuzione alle città, nel cui territorio agiscono più beneficiari finali, il ruolo di organismo intermedio (per alcuni ambiti specifici da definire in sede di programmazione) rende quella amministrazione più autorevole, ne aumenta la leadership e la capacità effettiva di coordinamento, rendendo potenzialmente più concreti e certi gli esiti degli interventi programmati. Affinché ciò avvenga davvero a promozione dell’efficienza e della qualità, è però indispensabile condizionare tale delega a precisi requisiti amministrativi e organizzativi. Va comunque tenuto conto che i meccanismi di delega sono praticabili solo per interventi e operazioni che non rientrino nelle grandi reti nazionali e regionali.

  10. Criticità nel trasferimento delle funzioni agli EE.LL. DSR ABRUZZO p. 11 il processo di trasferimento delle funzioni agli enti locali appare in forte ritardo; solo recentemente è ripresa la capacità della Regione di svolgere un ruolo attivo nei processi di cooperazione interistituzionale con lo Stato Centrale e con le altre Regioni; ancora debole appare la regolamentazione della sussidiarietà orizzontale

  11. RUOLO DELLE PROVINCE NELL’ELABORAZIONE ED ATTUAZIONE DELLE POLITICHE DSR Abruzzo p. 45 In Abruzzo il processo di riforma che ha promosso il partenariato e l’equiordinazione tra i livelli di governo, nel rispetto del principio di sussidiarietà, ha prodotto alcuni primi risultati nell’attuale periodo di programmazione e gestione dei fondi strutturali; tuttavia occorre ancora molto lavoro nella linea delle riforme innanzitutto dando piena attuazione a quelle già approvate. In particolare, un notevole contributo al miglioramento della governabilità sarà dato dal maggior coinvolgimento delle Province nel processo di implementazione delle azioni di sviluppo. Sia nelle nuove forme di strumentazione contenute nella proposta di Regolamenti comunitari per i Fondi Strutturali, sia nell’esperienza regionale con i Programmi Integrati Territoriali, viene in evidenza il ruolo particolare che anche nelle fasi di animazione e promozione nonché nella gestione degli interventi le Province devono assumere quale Organismo Intermedio.

  12. SUSSIDIARIETA’ VERTICALE DSR Basilicata p. 106 5.2.1. Sussidiarietà verticale Non vi è ambito tematico dell’agire pubblico a scala regionale che negli ultimi anni non abbia visto una crescita di ruolo da parte degli Enti locali quale portato dei processi di decentramento istituzionale in atto: una rassegna rischia quindi di essere in ogni caso parziale e lacunosa, è opportuno invece tentare una lettura in filigrana di quanto messo in campo in modo da cogliere le linee portanti attorno alle quali si è coagulata l’azione regionale assumendo come criteri guida di valutazione il riposizionamento rispettivamente delle Province, da una parte, e dei Comuni e Comunità Montane, dall’altra, nella trama delle relazioni interistituzionali. (…continua)

  13. (…continua) • SUSSIDIARIETA’ VERTICALE • DSR Basilicata p. 106 • 5.2.1. Sussidiarietà verticale • Il disegno istituzionale che ha ispirato il decisore regionale negli ultimi anni prevede che: • agli Enti provinciali siano assegnate le competenze e le funzioni di programmazione e gestione in campi di intervento che si possono definire di ‘contesto’ per lo sviluppo della Regione (ambiente, reti infrastrutturali, formazione professionale, mercato del lavoro, ecc.), previo coinvolgimento dei poteri locali minori; • ai Comuni ed alle Comunità Montane, invece, siano attribuite competenze e funzioni in tema di sviluppo locale (attraverso i progetti integrati territoriali, i PIT, e di sviluppo urbano, i PISU) e di servizi volti all’inclusione sociale (mediante i piani sociali di zona), nonché di partecipazione alle politiche di contesto di competenza provinciale.

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