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La modernizzazione

La modernizzazione. Cambiamenti nell’economia. Il capitalismo.

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Presentation Transcript


  1. La modernizzazione Cambiamenti nell’economia

  2. Il capitalismo • Nelle società moderne c’è un’economia complessa di scambio basata sul capitalismo. La nozione di capitalismo è stata introdotta da Marx per indicare il modo di produzione tipico dell’economia moderna. Per Marxquella capitalistica è un’economia di sfruttamento (vedi capitolo su Marx) • Tuttavia secondo altri pensatori più recenti il capitalismo ha anche aspetti positivi, in quanto si configura come un’economia di sviluppo, fondata sulla imprenditorialità, ovvero la tendenza a dar vita a imprese, a organizzazioni produttive gestite razionalmente in vista di un profitto crescente. Secondo Schumpeterl’imprenditore è un innovatore, il quale usando la ragione e ricorrendo alla scienza e alla tecnica cerca di ridisegnare l’attività della sua impresa al fine di conseguire il profitto, che poi reinveste in gran parte nell’impresa stessa

  3. L’economia di mercato • L’economia moderna è un’economia di mercato. Per mercato si intende il sistema di liberi scambi di merci, in cui compratore e venditorenegozianosu un piano di parità e i prezzi sono in gran parte definiti spontaneamente, attraverso il gioco di domanda e offerta

  4. Il potenziamento della produzione • La produzione nelle economie moderne è legata a un massiccio sfruttamento dell’energia inanimata • Cresce la capacità di attingere l’energia inanimata dall’ambiente e di controllarla • Si moltiplicano le fonti di energia: • l’energia termica, oltre che dal legname, è ricavata dal carbon fossile, poi dal petrolio e dai gas naturali • alla termica si aggiunge l’energia nucleare • comincia la produzione di energia elettrica, ottenuta per trasformazione di energia idraulica, termica o nucleare

  5. L’agricoltura moderna • L’agricoltura moderna è più avanzata ed efficiente • Nasce il capitalismo agrario: aziende agricole gestite da proprietari con spirito imprenditoriale • Già nel XVII e XVII secolo si cominciano a usare le prime macchine (trebbiatrice e seminatrice) e migliorano le tecniche agrarie (rotazione quadriennale) • Tra il XIX e XX secolo la meccanizzazione comincia a sfruttare l’energia inanimata. L’aratro a vapore compare nel 1860, dapprima negli USA. I trattoridotatidi motore a scoppio fanno la loro comparsa nel 1907 negli USA (i motori, fin dal primo apparire delle locomotive e delle navi a vapore, favorirono l’agricoltura anche indirettamente, facilitando i trasporti, la distribuzione e la commercializzazione)

  6. Il salto in avanti dell’agricoltura moderna • La macchina in una singola operazione semina, fertilizza e diserba

  7. L’industria • Una caratteristica fondamentale dell’economia moderna è l’importanza dell’industria, la quale è un’attività produttiva secondaria, ovvero di trasformazione delle materie prime in prodotti finali e si differenzia dall’artigianato tradizionale in quanto basata sul sistema della fabbrica (uno stabilimento in cui sono concentrati molti lavoratori, la lavorazione si avvale di macchinari, si seguono programmi tecnici stabiliti, il lavoratore ha il ruolo di controllare o integrare le operazioni sulle macchine) • L’industria compareinOccidentecon la rivoluzione industriale (tra metà del XVIII e primi decenni del XIX secolo). Comincia in Inghilterra e si diffonde negli altri paesi. Dopo la fase di rivoluzione industriale si susseguono altri cambiamenti e l’industria continua a svilupparsi

  8. Le 4 fasi del processo di industrializzazione • Fase 1 (1740-1840): rivoluzione classica • Predomina settore tessile • Meccanizzazione a vapore • Aumento produzione • Fase 2 (1840-1900) • Predomina settore siderurgico (ferro, acciaio, ecc.) • Sviluppo ferrovie e navigazione a vapore • Fase 3 (1900-1950) • Moltiplicazione dei settori (tra cui automobilismo e aereonautica) • Chimica industriale • Introduzione dell’elettricità • Avvento del consumismodi massa • Fase 4 (1950-oggi) • Energia nucleare • Robotizzazione e informatizzazione • Declino del fabbisogno di manodopera

  9. Lo sviluppo economico • Le società moderne sono più produttive e più ricche di quelle tradizionali • La loro ricchezza è in crescita: mentre l’economia tradizionale è di quasi stagnazione (non cresce o cresce poco), quella moderna è un’economia di sviluppo (ciò è evidente dall’aumento del consumo di energia e dall’incremento di produttività)

  10. Il benessere • Lo sviluppo porta con sé benessere economico. Il PIL pro capite nella storia dell’Occidente moderno aumenta • [IL PIL è il valore di mercato di tutti i beni e servizi finali prodotti in un paese in un dato periodo di tempo. Esso esprime quindi il valore della ricchezza o del benessere di un paese. Il PIL pro capite è il prodotto interno lordo di un paese diviso il numero di componenti la popolazione] • Il progressivo benessere è stato possibile nonostante la crescita demografica. La produzione è cresciuta più della popolazione e si è messo in moto un processo cumulativo: più aumentava la ricchezza, più si creava un surplus non consumato, che debitamente investito produceva nuova ricchezza • Sono cresciuti anche i salari e la gente ha avuto piùdisponibilitàdi denaro. L’eccedenza è stata spesa per consumi vari (beni e servizi)… e oggi??

  11. PIL PIL ultimi anni Italia e confronto Area Euro: http://www.banknoise.com/2010/05/andamento-del-pil-in-italia-confronto-con-area-euro-e-ue.html Crescita percentuale annua del PIL in Italia 1996 +2,1% 1997 +1,9% 1998 +1,4% 1999 +1,7% 2000 +3,9% 2001 +1,8% 2002 +0,3% 2003 +0,1% 2004 +1,1% 2005 +0,6% 2006 +1,9% 2007 +1,5% 2008 -1,4% 2009 -5,1% 2010 +1,3% Valori Concatenati ISTAT dal 2001 al 2005, Istat "Conti Economici Nazionali 2001-2005"

  12. Perché 2009 al -5,1%? • Anche il PIL italiano ha risentito della crisi finanziaria che si è originata nel 2008 in USA: • Gli Stati Uniti, l'economia più grande del mondo, sono entrati in una grave crisi creditizia e ipotecaria che si è sviluppata a seguito della forte bolla speculativa immobiliare (la nota vicenda dei mutui subprime a tasso variabile) e del valore del dollaro molto basso rispetto all'euro e ad altre valute • Dopo diversi mesi di debolezza e perdita di impieghi, il fenomeno è collassato tra il 2007 e il 2008 causando il fallimento di banche ed entità finanziarie e determinando una forte riduzione dei valori borsistici e della capacità di consumo e risparmio della popolazione • A settembre 2008, i problemi si sono aggravati con la bancarotta di diverse società legate al credito ed alla finanza immobiliare, come la banca di investimenti Lehman Brothers, le società di mutui Fannie Mae e Freddie Mac o la società di assicurazioni AIG • Il governo nordamericano è intervenuto iniettando liquidità per centinaia di miliardi di dollari con l'obiettivo di salvare alcune di queste società. Nel frattempo gli indici borsistici delle borse americane, specchio della salute dell'economia USA, sono letteralmente colati a picco con perdite che dall'inizio dell'anno hanno superato il 40% del valore.

  13. Rapporto Debito/PIL Più che il valore assoluto del debito, un importante indice della solidità finanziaria ed economica di uno Stato (come prescritto anche nel caso del Patto di stabilità e crescita vigente nell'Unione Europea) è il rapporto tra il debito pubblico ed il Prodotto interno lordo, in quanto il PIL in questo caso rappresenta un indice o parametro di quanto lo Stato è in grado di risanare il proprio debito pubblico tramite ad esempio imposizione fiscale

  14. Chi ha in mano il debito pubblico italiano?

  15. I debiti pubblici Europei (che intreccio!)

  16. Cenni sull’economia italiana • Membro del G8, secondo la Banca Mondiale nel 2010 l'Italia rappresenta l'ottava potenza economica del pianeta per PIL nominale assoluto, davanti all'India e dietro al Brasile. • Nel 2009 l'Italia occupa la 27ª posizione al mondo per PIL pro capite nominale (12ª nell'Unione europea) e la 25ª per PIL pro capite per potere d'acquisto (12ª nell'Unione europea), ponendosi nel contempo all'ottavo posto per valore delle esportazioni e al settimo per quello delle importazioni. • L'economia italiana è fortemente orientata verso il settore dei servizi, che nel 2006 ha rappresentato quasi i 2/3 del PIL prodotto. Il tessuto produttivo dell'economia è formato in prevalenza di piccole e medie imprese: quelle di maggiori dimensioni sono gestite in gran parte dalle famiglie fondatrici e, in taluni casi, da gruppi stranieri. Il modello di public company, impresa a capitale diffuso gestita da un management, è poco diffuso. • Durante gli anni novanta l'Italia ha perseguito una rigida politica fiscale per far fronte alle richieste dell'Unione economica e monetaria, e ha tratto beneficio dai tassi più bassi di inflazione e di interesse. Tuttavia, problemi come l'evasione fiscale, l'elevato debito pubblico (119,1% del PIL) e, nel Mezzogiorno, la malavita organizzata, continuano ad ostacolare lo sviluppo dell'economia nazionale • Il Paese ha aderito all'euro nel 1999, sostituendo la lira a partire dal 2002 • A causa della dura crisi economica del 2008-2010, nel 2010 il tasso di disoccupazione in Italia ha raggiunto l'8,4%, vicino di nuovo all'8,6% del 2002 ma lontano dai minimi degli ultimi anni del 6,1% del 2007.

  17. Cenni sull’economia italiana La tabella qui sotto riporta il PIL prodotto in Italia ai prezzi correnti di mercato nel 2010, espresso in milioni di euro, suddiviso tra le principali attività macro-economiche:

  18. Disoccupazione in Italia • Articoli per approfondire: • http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2011-10-31/disoccupazione-italia-sale-settembre-100257.shtml?uuid=AayUCTHE • http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2011-09-15/ocse-italia-disoccupazione-giovanile-101108.shtml?uuid=AaBiCa4D&fromSearch

  19. L’evoluzione dei settori produttivi • Con la modernizzazione c’è stato un progressivo spostamento dell’economia dall’agricoltura verso l’industria e i servizi (settore terziario) • Il terziario è il settore economico in cui si producono o forniscono servizi e comprende tutte quelle attività complementari e di ausilio alle attività dei settori primario (agricoltura, allevamento, estrazione delle materie prime, ecc.) e secondario (industria) che vanno sotto il nome di servizi. In sostanza si occupa di prestazioni immateriali le quali possono essere incorporate o meno in un bene • Il settore terziario si può suddividere in tradizionale, comprendente servizi tradizionalmente presenti praticamente in ogni epoca e cultura, e avanzato, caratteristico degli ultimi decenni. Se in un'economia poco sviluppata esistono senz'altro attività di questo settore (si pensi ai servizi alberghieri), la società in cui si sviluppa il settore terziario avanzato offre servizi sempre più complessi (servizi commerciali, assicurativi, bancari, informatica, di ricerca e sviluppo; consulenza legale, fiscale, tecnica; analisi, collaudo, formazione, comunicazione, marketing…)

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