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Cooperazione, imprese sociali e innovazione

I profili identitari dell’impresa cooperativa: caratteristiche generali e profili settoriali. Cooperazione, imprese sociali e innovazione. Pierluigi Ossola. L’innovazione necessaria per valorizzare principi “altri”dal profitto e dallo scambio di equivalenti dentro l’attività economica.

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Cooperazione, imprese sociali e innovazione

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Presentation Transcript


  1. I profili identitari dell’impresa cooperativa: caratteristiche generali e profili settoriali Cooperazione, imprese sociali e innovazione Pierluigi Ossola

  2. L’innovazione necessaria per valorizzare principi “altri”dal profitto e dallo scambio di equivalenti dentro l’attività economica. L’applicazione del principio costituzionale della sussidiarietà l’assunzione da parte delle organizzazioni senza fine di lucro di una identità adatta ad affrontare le 2 sfide che precedono Tre sfide strategiche che si pongono oggi al non profit

  3. Cercherò di analizzare le 3 sfide: da un punto di vista socio-economico; basandomi sull’esperienza sviluppata in questi anni dall’Osservatorio sull’Economia Civile della Camera di commercio di Torino al quale faremo quindi più volte riferimento. Un punto di vista non giuridico

  4. Esiste un circolo vizioso che connette tra di loro l’insufficiente ruolo nei processi di innovazione del mondo del non profit, la sua identità non adeguata alle sfide oggi da affrontare e la scarsa applicazione del principio di sussidiarietà. Un circolo vizioso di cui prendere atto

  5. l’impresa sociale può essere la carta vincente per trasformare in circolo virtuoso il circolo vizioso che abbiamo identificato; le difficoltà dell’impresa sociale ad affermarsi sono in qualche modo collegate proprio alle ragioni che la rendono così attuale; E’ oggi particolarmente importante per la cooperazione assumere l’identità di impresa sociale 3 ipotesida verificare

  6. la prima sfidaINNOVAZIONE SOCIALE L’innovazione sociale è da intendersi come un processo continuo capace di sviluppare nuove sinergie tra imprese profit e non profit per sostenere lo sviluppo economico locale e affrontare i problemi della vulnerabilità di persone e imprese, anche attraverso la valorizzazione di fattori immateriali come l’inclusione sociale, l’etica e la reciprocità.

  7. sul considerare il territorio non come contesto casuale di innovazioni che avvengono all’interno delle singole aziende, ma come un soggetto collettivo (plurale), attivo sia come produttore che come utilizzatore di processi di innovazione generatori nel loro stesso svolgersi di preziosi beni locali per la competitività. sul coinvolgimento attivo come produttori e non solo utilizzatori di innovazione dei diversi attori economici e sociali presenti nel territorio INNOVARE L’INNOVAZIONE Innovazione sociale significa costruire un nuovo senso e significato del concetto di innovazione che si fonda:

  8. rendere beni locali per la competitività quell’insieme di servizi, necessari sia per le persone che per il sistema produttivo, che risponde a bisogni come: la formazione, la mobilità professionale, la conciliazione lavoro – famiglia, l’assistenza sanitaria, la tutela dell’ambiente, ecc.; diffondere verso il basso l’innovazione anche con processi di user driven innovation LE FINALITÀdell’ innovazione sociale

  9. nuove sintesi e sinergie tra i risultati della ricerca scientifica e tecnologica e l’ampio ventaglio di conoscenze, beni relazionali e bisogni di cui sono portatori gli attori locali e i cittadini; lo sviluppo e la sperimentazione di idee di business che coniugano un elevato contenuto imprenditoriale o tecnologico con modelli di miglioramento della qualità della vita, delle relazioni sociali e delle condizioni ambientali nell’ambito di laboratori di sperimentazione sociale la diffusione della responsabilità sociale di impresa nella collaborazione tra profit e non profit Cosa caratterizza l’innovazione sociale

  10. Una delle più importanti caratteristiche distintive dell’impresa sociale riguarda la sua vocazione a stabilire forti e organici legami con la comunità territoriale in cui opera. Questo va oltre il pur importante principio di mutualità che caratterizza cooperazione e società di mutuo soccorso. Riconoscersi quali imprese sociali significa per le organizzazioni non profit adottare un approccio inclusivo volto a rendere partecipi della propria azione tutti i potenziali stakeholder. L’ innovazione sociale e l’impresa sociale

  11. Abbiamo visto che l’innovazione sociale crea le condizioni culturali e economiche per lo sviluppo delle imprese sociali, e che … l’impresa sociale è essenziale per produrre innovazione sociale. Da dove cominciare ? Che fare ?

  12. risponde a interessi collettivi e tutti ne possono comprendere l’urgenza, l’importanza e le opportunità che apre; pone le organizzazioni non profit di fronte a nuovi scenari che le obbligano a mettersi in discussione; suscita nuova imprenditorialità sociale. La scelta dell’Osservatorio è di promuovere innanzitutto l’innovazione sociale, perché:

  13. In questo scenario si colloca la proposta avanzata dalla Camera di Commercio di Torino per la creazione di un Polo di Innovazione sociale e dell’Economia Civile come risorsa e strumento per lo sviluppo economico in una ottica di sostenibilità ambientale e sociale. La proposta è stata accolta dalla Giunta regionale piemontese nel mese di marzo 2010 con la DGR N. 45 Il Polo di innovazione sociale e dell’economia civile

  14. “Raggruppamenti di imprese attivi in un particolare settore o ambito territoriale di riferimento. Sono destinati a stimolare l’attività innovativa incoraggiando l’interazione intensiva, l’uso comune di installazioni e lo scambio di conoscenze ed esperienze, nonché contribuendo in maniera effettiva al trasferimento di tecnologie, alla messa in rete e alla diffusione delle informazioni tra i soggetti aggregati al Polo.” Cosa sono i Poli di innovazione

  15. L’art. 118 della costituzione italiana afferma che “… Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”. Questo significa che il bene comune e il rispetto dei diritti di cittadinanza ad esso connessi sono una responsabilità collettiva. Allo Stato è assegnato il compito fondamentale di regolare le forme con cui questa responsabilità si esercita e di sostenerla in modo sussidiario intervenendo con la propria azione diretta dove “i cittadini singoli o associati” non sono in grado di far fronte a tutte le necessità. la seconda sfidaSUSSIDIARIETA’

  16. a impegnare nel risolvere i problemi chi li vive più da vicino; a responsabilizzare i livelli superiori a intervenire per dare il proprio apporto quando serve; a dar vita a nuove forme di welfare comunitario capaci di valorizzare il principio di reciprocità; A cosa serve la SUSSIDIARIETA’ ?

  17. le posizioni di potere presenti negli Enti Pubblici e nei singoli servizi; la rassegnazione del terzo settore a svolgere un ruolo subalterno; gli interessi volti a sostituire al principio di sussidiarietà quello della privatizzazione di quei servizi di welfare in grado di produrre profitto. Cosa ostacola l’attuazione dellaSUSSIDIARIETA’ ?

  18. superare una visione culturale e politica che identifica i beni pubblici con ciò che viene gestito direttamente da enti pubblici; moltiplicare nel territorio la presenza di “imprese sociali” in grado di attuare il principio di sussidiarietà nel rapporto con i propri stakeholder pubblici e privati Cosa fare per attuare laSUSSIDIARIETA’ ?

  19. Si collocano in questa visione: il master per il management del nuovo welfare rivolto a quadri e dirigenti degli enti pubblici e del mondo del non profit; i numerosi gruppi di lavoro attivati presso l’Osservatorio per sviluppare nuove soluzioni basate sul principio di sussidiarietà ai problemi socio-economici del territorio. La scelta dell’Osservatorio è di promuovere nuove sedi di dialogo e di progettazione congiunta tra quadri e dirigenti pubblici e del non profit

  20. L’identità è una (auto)rappresentazione che comprende ciò che ciascuno considera rilevante e distintivo per definire e comunicare l’immagine che desidera avere/dare di sé. Riconoscersi in una identità collettiva significa scegliere tra le proprietà distintive che si possiedono quelle che si ricercano anche in altri soggetti per riconoscerli come compagni di strada con cui condividere una comune “bandiera”. la terza sfidaIDENTITA’

  21. su una netta e non più attuale separazione tra la sfera economica e quella sociale sull’ideologia del “noi siamo diversi”, che fa del non profitto un alibi per rimanere in posizione subalterna e non assumere responsabilità imprenditoriali di “continuità, qualità, sostenibilità” Le visioni tradizionali dell’identità Non profit e terzo settore dono identità poco adatte a sostenere i processi di innovazione e di sussidiarietà oggi necessari perché si basano:

  22. Le diverse forme di rappresentanza si costruiscono sulle mission, strategie e obiettivi delle diverse organizzazioni. Valori comuni non sono oggetto di rappresentanza ma di testimonianza. Un importante comun denominatore tra le organizzazioni che operano nel sociale è il loro riconoscersi come “imprese mission-based”, cioè caratterizzate dalle proprie mission di tipo sociale. Una nuova identità per rafforzare la rappresentanza

  23. Dar vita a reti di collaborazione, è oggi indispensabile anche per chi opera sul piano sociale. Le reti si costruiscono su convergenze e complementarietà tra identità che riflettono strategie obiettivi e modi di operare delle diverse organizzazioni. Perché lasciare l’identità imprenditoriale ai soggetti for profit ? Una nuova identità per dar vita a nuove reti di collaborazione

  24. Le organizzazioni che operano con finalità diverse dal profitto sono una componente essenziale di un nuovo modello di sviluppo e di welfare perché a loro compete di far trovare posto dentro l’attività economica ai principi “altri”dal profitto e dallo scambio di equivalentima per esercitare questa loro funzione devono riconoscersi come imprese, curando continuità, qualità e sostenibilità anche economica della loro azione Una nuova identità per dar vita a un nuovo modello di sviluppo

  25. porre al centro dell’attenzione i temi concreti dell’innovazione sociale e della sussidiarietà; promuovere il confronto su strategie e obiettivi più che sui valori che li ispirano; rompere il legame culturale esistente tra impresa e profitto; promuovere i valori della responsabilità e dell’imprenditorialità come fondanti di qualsiasi società democratica. Come fare per superare le NON identità di terzo settore e non profit ?

  26. L’analisi svolta conferma: l’esistenza dei circoli viziosi individuati tra innovazione, sussidiarietà e identità delle organizzazioni che operano in campo sociale senza fini di lucro la possibilità di trasformarli in circoli virtuosi impegnando il mondo del non profit a confrontarsi sui problemi del welfare e dello sviluppo con gli enti pubblici e le imprese private, senza complessi di superiorità/inferiorità per proporre e contribuire ad attuare, con spirito e modalità imprenditoriali, nuove soluzioni sostenibili e coerenti con obiettivi di giustizia, equità e benessere. Concludendo …

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