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LA FORZA DEL CORPO NELLA STORIA

LA FORZA DEL CORPO NELLA STORIA. Il corpo è tempio dello spirito. “Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi?” 1Cor.6,19

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LA FORZA DEL CORPO NELLA STORIA

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Presentation Transcript


  1. LA FORZA DEL CORPO NELLA STORIA

  2. Il corpo è tempio dello spirito • “Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi?” 1Cor.6,19 << Il corpo dell’uomo esprime l’unità di tutte le forze in comunione con Dio e tra loro, nella pace, nella dignità, nella relazione con il suo Creatore, nella relazione con la sua compagna e con tutta la creazione>>.

  3. La forza del corpo nella storia • La storia ci mostra come l’uomo dopo aver perduto la forza di Dio, dell’anima, del sesso e dei nervi, non è più in grado di cogliere la profonda comunione della forza del corpo con tutte le altre forze e ne resta soggiogato e vinto, facendo del corpo , di volta in volta, un idolo, un nemico da punire e castigare, solo carne da mostrare o seviziare, massa informe senza volto, né storia, né identità.

  4. Il corpo oggi “Oggi nell’età della secolarizzazione e della scienza l’uomo è fondamentalmente corporeità e la passione è l’espressione della corporeità”. (S. Vegetti Finzi docente di Psicologia Dinamica Università di Pisa) Questo è il punto di arrivo di un lungo processo che attraverso i secoli ha visto sempre più perdersi il collegamento tra le forze della persona e la loro relazione con Dio. L’uomo non sa più chi è e, fuori dall’Amore, pensa di essere ciò che percepisce e vede: il proprio corpo.

  5. Il corpo nell’antichità • Il corpo per i Greci di Omero era inscindibile dall’anima, che durante la vita dava forza ai nervi ed ai muscoli e si rendeva evidente nel vigore del fisico. • La virtù, il valore, per gli eroi dell’Iliade, era nella forza fisica che consentiva la vittoria nei combattimenti, ma questa non era mai separata dalla forza dell’anima, dal coraggio, dallo spirito che fortificava le membra e che era sostenuto dalla costante presenza della divinità, raffigurata sul campo di battaglia insieme ai suoi prediletti.

  6. Corpi oltraggiati • L’oltraggio del corpo durante il combattimento era considerato molto temibile, la decapitazione per esempio riduceva il morto ad un tronco senza volto e identità, da evitare anche per chi la infliggeva perché poco nobile; non era nobile neppure abbandonare il cadavere agli animali, che lo avrebbero distrutto, sminuzzato e digerito, dissolto nella confusione, diventando nulla. • La morte perfetta si aveva solo quando il cadavere bruciato veniva inumato, perché solo così la sua anima poteva trovare pace e scendere nell’Ade.

  7. I Greci però, pur intuendo che il corpo possiede energia e vita oltre la sua stessa corporeità, non riescono a cogliere la grandezza della creazione di Dio nell’uomo e, pur onorandolo per la sua bellezza e forza, non avendo Cristo, non possono assaporare la gioia del corpo reso glorioso sulla terra dalla croce personale con la Croce di Cristo ed immaginano un’anima che scende tristemente nell’Ade dove vivrà come pallida ombra, avendo perduta l’unica dimensione possibile anche per lei: la corporeità.

  8. Il corpo dell’eroe • Il corpo dell’eroe è sempre bellissimo, perché l’eroe è nobile d’animo, è coraggioso e possiede la virtù. • La bellezza interiore è per i Greci bellezza esteriore (kalokagatia, kalòs = bello e agatòs = buono), molti ricorderanno l’episodio dei Odisseo e Tersite, dove quest’ultimo volendo vilmente tornare in patria ed abbandonare l’assedio di Troia, viene descritto come brutto e deforme anche fisicamente…autorizzando Odisseo a picchiarlo !

  9. Il dio Asclepio • Finita l’epoca degli eroi che avevano al loro fianco gli dei, per gli uomini resta un corpo da curare affidandosi al dio della medicina, Asclepio. Questi compariva in sogno al malato che veniva a dormire nel suo tempio e prescriveva la cura per il male. In ricordo della guarigione venivano lasciati oggetti votivi rappresentanti la parte guarita. • La guarigione non viene dalle medicine, ma dalla divinità che parla all’inconscio e guarisce, fondamentalmente, il male dell’anima.

  10. Separazione dell’anima dal corpo • Anche in Grecia, però, si attua ben presto la separazione tra anima e corpo. Platone ritiene l’anima l’unica ad essere pura, mentre il corpo diviene sede e linguaggio delle passioni. • La malattia è per i Greci un cedimento del corpo ad elementi esterni patogeni e un cedimento dell’anima alle pulsioni corporee o alle sollecitazioni esterne quali il desiderio di gloria o di ricchezza. • La passione è ritenuta dunque da Platone la vera malattia dell’anima da sottomettere e governare con la ragione, per evitare le conseguenze.

  11. La termodinamica delle passioni • Sono i fluidi corporei, cioè il sangue, lo pneuma vapore, il fluido spermatico, che portano le malattie dell’anima attraverso il corpo ma Galeno, nel V secolo, non cogliendo l’importanza dell’ intuizione di questo collegamento, riduceva la cura della malattia del corpo al prevalere nell’organismo di uno di questi fluidi e tutto si risolveva, sia nel corpo che nell’anima, nel loro controllo attraverso salassi o bagni freddi.

  12. Il corpo diviene un idolo Nell’ultimo secolo della loro storia i greci, come già abbiamo detto in precedenza, perduto ogni collegamento tra le forze naturali nell’uomo, indeboliti dal lungo esercizio della ragione, non più in grado di sentire la forza della sessualità quale grande forza di identità maschile e femminile, raffigurano il corpo asessuato ed efebico dei loro amori omosessuali e lo rendono oggetto di grande attenzione.

  13. La potenza fisica eroica, la bellezza del corpo, la ricerca della sua armonia, diviene sempre più impercettibilmente l’esaltazione della mancanza della forza di identità della persona ridotta, lontana da Dio, imprigionata nella passione per un corpo che diviene punto di partenza per l’amore ideale.

  14. La malattia delle passioni Così come nella malattia anche nell’amore il corpo torna sano e capace di vivere l’amore solo se ha sperimentato l’Amore di Dio e quindi l’armonia della forza dell’anima con Lui, per una sessualità forte, espressione di carattere e di una identità che fornisce vigore ai nervi ed al corpo. Le passioni sono certo malate se non si sono guariti i condizionamenti inconsci dell’anima e ingovernabili, tanto meno dalla ragione. Esse gridano il dolore dell’anima lontana dal suo Creatore e del corpo disordinatamente in balia di se stesso.

  15. La dignità del corpo in Cristo • Cristo con la sua nascita, con la sua morte e con la sua resurrezione conferisce al corpo una nuova dignità, la dignità della vittoria continua sui condizionamenti del passato che lo dividono da Dio e riducono le forze della vita. • Attraverso l’esperienza di Cristo, fatta concretamente dagli apostoli e dai primi cristiani come Paolo e Stefano, i nostri corpi di carne possono trasfigurarsi in corpi capaci di collegare tutte le forze della vita nello Spirito. • La difficoltà però di partecipare a questo continuo e profondo cammino di conversione per arrivare a vivere in Cristo è testimoniata dalla storia dei secoli a loro successivi.

  16. Il corpo nel Medioevo • Durante il Medioevo scompaiono le terme, lo sport, il teatro, eredità tutte dei Romani e dei Greci; dai giochi dello stadio si passerà agli agoni teologici all’interno delle università, il riso, la comicità, la gestualità riprovati, condannati trucco e travestimenti, lussuria e gola. • Il corpo è considerato il carcere dell’anima, svilito, tormentato e flagellato. • L’ideale ascetico sarà considerato libertà spirituale e ritorno a Dio.

  17. Corpi flagellati • Digiuni e imposizioni di sofferenze volontarie, cilici, flagellazioni, veglie divengono necessarie per imitare le sofferenze della passione di Cristo, molto spesso tra i laici, che si riuniscono in Confraternite di penitenti, con processioni espiatorie durante le quali si flagellano pubblicamente. • E’ nel Duecento che vengono imposti il digiuno quaresimale, dell’avvento, delle vigilie delle feste e dei venerdì.

  18. Il sangue • Il Sangue di Cristo sparso per la salvezza di tutti non è sufficiente ad evitare la ripugnanza verso tutti i liquidi corporei, non solo verso il sangue, ma anche verso il liquido seminale. • I sacerdoti non debbono versare né sangue, a differenza dei guerrieri, né sperma, con l’imposizione della castità; l’inferiorità della donna si fonda sul sangue mestruale, la trasgressione al divieto di avere rapporti sessuali durante le mestruazioni avrebbe comportato la nascita di figli affetti da lebbra. • La sessualità associata al sangue diviene il vertice della svalutazione del corpo.

  19. Il Santo Graal • Nasce però il mito del Santo Graal, il Sangue Purissimo di Cristo, raccolto dalla Maddalena ai piedi della Croce, che,separato, distinto dal sangue degli uomini, riproduce la dicotomia tra anima e corpo, umanità e Dio, colmabile solo attraverso la sofferenza fisica, vissuta da San Francesco d’Assisi e San Luigi, re di Francia (XIII secolo), mentre la maggior parte degli uomini, di chiesa e non, praticava poligamia, prostituzione e concubinaggio. • Nel Medioevo l’uomo cerca Dio, ma senza una cultura che lo riporti alla profonda armonia delle forze in Dio, la maggior parte degli uomini non Lo trova e, rimanendo lontana dall’ideale ascetico dei loro tempi, si perde in una vita poco rispettosa della loro dignità oppure, pochi, tentano di colmare questa lontananza attraverso il dolore del corpo e l’emissione di sangue nei quali cercano un’azione purificatrice e salvifica.

  20. Corpi vestiti • I vestiti coprono abbondantemente i corpi, sono larghi, lunghi, soprattutto per le donne, e con mantelli. La ricchezza della stoffa è l’unico distintivo sociale. • La nudità è ammessa solo quando si fa il bagno o quando si va a dormire. Fino all’VIII secolo si veniva battezzati nudi, la notte del sabato santo in una piscina ottagonale. Poi, scomparsa la pratica del battesimo per immersione, ebbe il sopravvento il simbolismo pagano e sessuale della nudità ed anche i crocefissi furono vestiti…! Per evitare che le donne li adorassero nudi e così idolatrati come simboli pagani di fecondità! • I corpi degli eletti in Paradiso poi, saranno nudi o vestiti ? Questo interrogativo angustierà non pochi teologi.

  21. Corpi malati • La peste bubbonica e la lebbra, le malattie più diffuse del Medioevo, erano però messe sullo stesso piano delle eresie. La malattia del corpo era associata al peccato ed alla possessione diabolica, i medici più di successo erano monaci e le guarigioni erano chiamate miracoli. • Paralitici per carenze alimentari, acqua infetta, malaria e tifo, fanciulli handicappati per traumi post o peri-natali, malattie psicosomatiche e mentali, nevrosi anche isteriche, sdoppiamenti di personalità, stati maniacali acuti o depressivi, epilessia. • Nel male era chiara l’azione del peccato e del demonio, la sofferenza sintomo di una colpa più profonda che arrivava fino al corpo.

  22. Amore e morte • La tensione spirituale medievale, il desiderio di Dio e i forti condizionamenti culturali, a volte residui del paganesimo, portano a separare e non ad unire in un’unica armonica e completa visione la forza del corpo con quella dei nervi, del sesso, dell’anima con Dio. • L’Amore per Dio è perfetto, spirituale e quindi ideale, per essere vissuto anche tra gli uomini non deve essere corrotto dalla carne, non deve essere consumato e quindi deve prevedere la morte dell’amata/o, nutrirsi di un ideale di purezza assoluta (Tristano e Isotta), dove c’è “sazietà senza disgusto, desiderio senza inquietudine” secondo il pensiero di S.Bernardo di Chiaravalle.

  23. Il Medioevo, pur separando l’anima dalla sessualità, dai nervi e dal corpo, percepisce che esiste un collegamento perlomeno tra malattia e anima colpita dal male e dal peccato. Gli unici veri medici in questo periodo sono dunque i monaci che compiono attraverso la preghiera miracoli, scacciano i demoni e guariscono le malattie. • Ma ciò non è sufficiente. La mancanza di completezza nel collegamento delle forze non genera solo male per questi secoli, consente piuttosto al diavolo di fissarsi in condizionamenti culturali che si trasmetteranno di generazione in generazione, aggravando sempre più lo stato di sofferenza dell’uomo e del suo corpo. • Non far fronte al male, ogni volta che esso si presenta, consente al demonio di dilagare, di espandersi e di fissare collegamenti malati tra le cellule nervose, facendo ammalare i corpi e le menti.

  24. Senza Vita c’è la morte • “Fuori dall’ordine sacro e naturale che mette Dio e la creatura ciascuno al proprio posto, c’è la non-vita, il non-amore e quindi la morte.” • Non è un caso dunque che la vita media nel Medioevo si aggirava tra i 35 e 40 anni. Più bassa per le donne, che morivano di parto e di complicazioni post-partum, e per i bambini che venivano decimati nei primi anni di vita da ogni sorta di malattie.

  25. Un corpo libero • Nell’Umanesimo e nel Rinascimento l’uomo viene riscoperto e rivalutato anche nella sua dimensione corporea. Il corpo è studiato, sezionato, vivo o morto è comunque oggetto di grande interesse. • La ragione che voleva allontanare le costrizioni e le sofferenze in cui era stato stretto il corpo, non cogliendo il legame profondo tra le forze della persona, crede di poter essere sufficiente a liberare l’uomodai pesanti condizionamenti culturali che soffocavano la corporeità medievale.

  26. La bellezza del corpo La riscoperta del mondo classico porta ad un nuovo culto del corpo, in questa opera di Tiziano, “La Venere di Urbino”, egli presenta, secondo i critici, un’allegoria del matrimonio dove la bellezza fisica della donna appare messa in primo piano, indispensabile per la felicità dell’unione.

  27. Lo studio del corpo • L'anatomia poi rivolgeva la sua attenzione allo studio dei muscoli, ai nervi, alle vene e alle arterie degli arti, quindi ai muscoli della testa, poi agli organi interni e, da ultimo, al cervello. • Anche gli artisti conducevano dissezioni di corpi per comprenderne la struttura e cogliere i meccanismi che ne regolavano i movimenti, ma lo studio del corpo in sé non risolve il dolore, la ricerca di significato della vita, non allontana la malattia. • Il corpo senza il collegamento con le altre forze della vita resta in balia di sé stesso e conduce l’uomo alla morte. Il corpo privo del collegamento con le altre forze della vita, sia quando viene esaltato e studiato, sia quando viene flagellato e mortificato, porta al medesimo risultato: la morte.

  28. Analogamente “La nascita di Venere” di Botticelli, ci mostra un ideale d’amore classico, dove, come sappiamo, il corpo possiede un ruolo preponderante.

  29. Il Giudizio Universale di Michelangelo è il trionfo del corpo, studiato, analizzato, sezionato. Corpi nudi, corpi ammassati gli uni sugli altri, corpi che nel contempo richiamano, tutti, a quella realtà ultima alla quale esso stesso è chiamato, dannazione o gloria eterne. Per gli uomini rinascimentali queste divengono impossibili da gestire con la ragione e spesso si trasformano in angoscioso timore di giudizio e di condanna e la morte stessa un incubo che rende la vita un’esperienza da vivere il più intensamente possibile per allontanarne e procrastinarne, illusoriamente, la fine.

  30. Il corpo diviene scheletro, icona di morte . • Un inteso senso della morte lo ritroviamo anche nelle raffigurazioni pittoriche delle danze macabre, dove vengono rappresentate tutte le classi sociali in ordine gerarchico e ciascuno dei ballerini dà la mano a uno scheletro e tutti insieme intrecciano una danza. • La vita e la morte si danno la mano e insieme ballano in una giravolta vertiginosa che finisce quando la musica tace e le luci si spengono.

  31. La malattia e non più la persona Nonostante rimanessero malattie diffuse peste, lebbra e sifilide, la medicina nel Cinquecento resta un miscuglio di osservazioni anche precise, di sconcertanti superstizioni, e di inverosimili credulità. La farmacologia era mescolata all’alchimia, alla cabala e all’astrologia.Secondo queste teorie vi erano medicamenti che traevano dagli astri le loro virtù e la somministrazione dei farmaci doveva essere fatta sotto determinati segni zodiacali ed influenze astrali, in quanto ogni parte del corpo era sotto l’influsso di un segno dello Zodiaco. Fu Paracelso (1493-1541) a portare avanti il parallelismo fra uomo e universo e la corrispondenza fra macrocosmo e microcosmo e a sviluppare i processi vitali normali e patologici in termini chimici, dando origine alla iatrochimica e alla chimica fisiologica.Paracelso si scaglia contro la teoria galenica degli umori, che per lui sono inconsistenti e ritiene che la malattia debba venire riconosciuta come tale, contro l’idea fino a quel momento presente, che, invece, vedeva l’individuo malato.

  32. La macchina-corpo Ad Amsterdam, ove ha scelto di risiedere dal 1628, Cartesio frequenta macellerie, ospedali e teatri anatomici per osservare da vicino i meccanismi del corpo umano. Questo clima culturale non è estraneo a Rembrandt, a van der Meer e ai numerosi autori delle seicentesche Lezioni anatomiche. Il corpo, abbandonato dall'anima, rende lecita qualunque esplorazione e qualunque sperimentazione rivelandosi nient'altro che la cartesiana res extensa, un aggregato di materia sul quale si impone, con piena discrezionalità l'intelligenza dello scienziato (la res cogitans).

  33. Il corpo “illuminato” dalla ragione • Denis Diderot (1713 - 1784) è stato un filosofo e scrittore francese; fu uno dei massimi rappresentanti dell’Illuminismo. Fu insieme a D'Alembert , il principale redattore della Enciclopedia e noto massone. • Diderot con le sue opere e la sua vita conia un nuovo protagonista dell’illuminismo, il libertino. In perfetto stile illuminista e massonico il libertino nega la divinità del Cristo, del Peccato originale e della Provvidenza; critica il sacro e afferma una religione naturale comune a tutti gli uomini in cui Dio non è più il garante della moralità dei costumi. La vera saggezza deve insegnare la via della felicità, del piacere, del godimento terreno. • La passione del molteplice e nel contempo l’orrore per la monotonia e l’uniformità, in contrasto con la rigida educazione e l’osservanza alle regole sociali, è ciò che rende cinico appassionato, contraddittorio il libertino, amante dei corpi e del piacere, del cambiamento e dell’erotismo, che sempre più si allontana dall’incontro personale, per divenire rapporto carnale.

  34. Casanova • Tra tutti i libertini ricordiamo Casanova( 1725-1798), divenuto sinonimo di questo comportamento. Costui era tenuto d'occhio dagli inquisitori che ne descrivevano minutamente i comportamenti, soprattutto quelli considerati socialmente sconvenienti. Era accusato di “libertinaggio" compiuto con donne sposate, in spregio della religione, di circonvenzione di alcuni patrizi e in generale di un comportamento pericoloso per il buon nome e la stabilità del regime aristocratico. • Casanova conduceva una vita disordinata, giocava, barava e aveva delle idee abbastanza personali in materia di religione e, quel che è peggio, non ne faceva mistero. • Anche la sua adesione alla Massoneria, che era nota agli Inquisitori, non gli giovava, così come la scandalosa relazione intrattenuta con "suor M.M.", certamente appartenente al patriziato, monaca nel convento di S. Maria degli Angeli in Murano e amante , oltre che di Casanova, anche dell’ambasciatore di Francia abate De Bernis. .

  35. Il corpo diviene solo carne: pornografia… • Restif de la Bretonne (1734-1804) nel 1798 dà origine ad un nuovo modo di accostarsi al corpo. “I sensi parleranno alla carne, egli dice, e l’amore viene ricondotto alla natura, libero da scrupoli e pregiudizi, porgendo solo immagini sorridenti e voluttuose.” • I suoi libri erotici sono spesso illustrati da immagini di donne dai piedi minuscoli e dalla bocca arrotondata. Tra gli altri scrive un libro sulle prostitute del Palais-Royal, presentato come una guida per i bassifondi, attraverso una serie di conversazioni quasi delle interviste, alla maniera del moderno giornalismo.

  36. La passione amorosa diviene trasgressione, erotismo, secondo alcuni tenerezza ludica e creativa, nella quale desideri e passioni si intrecciano e si moltiplicano… fino al feticismo di cui tale personaggio è l’inventore, tema che avvinse gli psicopatologi del secondo 800

  37. e….sadismo • Il Marchese De Sade (1790-1814)appartiene ad una antica famiglia aristocratica, viene educato in un prestigioso collegio di Gesuiti e appartiene alla cavalleria reale. Si sposa con “ l’approvazione della famiglia reale”, ma dopo pochi mesi viene arrestato "per deboscia reiterata". • Il destino di De Sade, è segnato. Pur partecipando alla Rivoluzione Francese, la sua singolare personalità  si manifesta rapidamente e, rapidamente, diviene oggetto di una reputazione inquietante. Le sue relazioni multiple e il suo libertinaggio dichiarato, gli valgono numerose incarcerazioni, perché numerose sono le denuncie e le condanne per sequestro di persona, violenze, sodomia, omosessualità, flagellazione.

  38. Napoleone Bonaparte lo fa arrestare a causa delle sue opere e incarcerare senza processo. La sua famiglia lo riuscirà a far dichiarare pazzo e a farlo internare in un manicomio, dove morirà. • Egli va oltre la pornografia, si spinge oltre il confine del Male, che egli ama e che desidera mostrare, fino al furore ossessivo e distruttivo rivolto contro il corpo, divenuto carne, quasi realtà separata dal resto del corpo, macchina che desidera e produce morte.

  39. L’abisso della ragione • L’Illuminismo e la Massoneria propagandano il relativismo in ogni campo attraverso l’esaltazione della razionalità, che però, come possiamo constatare, svincolata da ogni altra forza dell’uomo appare come una fissazione diabolica che precipita il corpo nella carne e nella morte. “Poiché se vivete secondo la carne, voi morirete” (Rom.8,13) • Questo è ciò che attende l’uomo scisso, separato, diviso da Dio e dalla sua vera natura: un futuro di fissazione nei condizionamenti, un futuro, anzi un eterno presente di morte senza Amore, senza anima, senza Dio. “Sono uno sventurato! Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte? ”(Rom.7.24)

  40. …e alla follia • Le passioni spinte all’eccesso generano follia e J.E.D.Esquirol, psichiatra francese e medico al Salpetrière di Parigi, fornisce anche la giusta terapia: il trattamento morale. In sostanza è necessario produrre delle scosse morali nel paziente che rendano possibile la guarigione. Contenerlo, isolarlo, recluderlo, sottraendolo al tumulto del mondo che lo ha lacerato e colpito, perché incapace di filtrare con la coscienza riflessiva l’impatto devastante delle passioni.

  41. Anche l’amore è distruttivo, fino alla morte… Nell’800 poi l’amore è anche malattia dell’anima ma anche del corpo, produce malinconia e desiderio di morte perché deve essere vissuto solo come sentimento puro e, valga per tutti il romanzo “I Dolori del giovane Werther” di Goethe, produce gli effetti dell’ebbrezza e della febbre, se tradito o deluso lascia dietro di sé l’abisso del nulla e apre la strada al suicidio.

  42. L’isteria tra corpo e anima La sofferenza dell’anima senza Dio si manifesta in una serie di disturbi, deviazioni e riduzioni della sessualità, la forza della sessualità disancorata dall’Albero della Vita è, come sappiamo, preda del Diavolo che attraverso di essa si fissa nei condizionamenti e sulle cellule nervose, generando disturbi mentali e malattie del corpo. L’isteria, malattia diffusissima tra le donne del XIX secolo, gridava la sessualità repressa, senza anima e senza Dio, fino a colpire i nervi e poi il corpo.

  43. Una nuova realtà: la massa • La società capitalistica tra la fine dell’800 e l’inizio del 900 registra una svolta significativa grazie ai processi di concentrazione dei capitali e delle imprese, alla applicazione della scienza e della tecnica alla produzione ed al taylorismo (per ogni lavoro un lavoratore adatto, per l’ottimizzazione dei processi produttivi), questa nuova struttura della società industriale viene chiamata “società di massa”. • La massa è il nuovo ceto costituito da impiegati e tecnici, concentrati nelle aree urbane, dominati dal mercato, che partecipano alla vita politica e culturale attraverso l’istruzione e i nuovi mezzi di comunicazione, anch’essi “di massa”.

  44. La perdita della persona • Manipolabilità, anonimato, conformismo ed omogeneità dei comportamenti quali: stili di vita, aspettative, consumi, valori, fruizione della cultura e dell’informazione. Queste le caratteristiche della massa. Da qui la necessità di una scienza che la studi: la psicologia delle folle (G.Le Bon 1895). La folla è suggestionabile, impulsiva, è volubile, facile da soggiogare per oratori che la conoscano. La folla secondo Freud sta insieme perchè cerca la soddisfazione immediata di tutti i desideri, origine della facile manipolabilità.

  45. Tutto diviene “di massa”, il turismo, l’informazione, la moda, i trasporti, anche la politica, perché l’allargamento del suffragio lo rende indispensabile, ma soprattutto l’istruzione, sottratta alla Chiesa e divenuta di stato, e l’informazione, necessari per il processo di integrazione della masse, che deve rendere gli individui “cittadini” , “ produttori” e “consumatori”, per creare un nuovo immaginario collettivo in cui entrino nuove emozioni, nuovi divi e nuove storie ed anche il cinema (1895 fratelli Lumiere).

  46. Corpi di celluloide • Il fatto che un attore cinematografico dovesse soprattutto piacere al pubblico, che la nascente industria cinematografica cercasse costantemente nuovi attori e pagasse loro delle vere fortune quando sfondavano, che la fama enorme di cui godevano poteva arrivare all'idolatria, tutto questo rese il mestiere di attore del cinema un sogno, un miraggio che catturò la fantasia delle masse: tutti volevano diventare attori. • I corpi, dopo essere divenuti carne, diventano celluloide privi anche della consistenza loro materiale. • Gli attori, in ogni tempo, svuotati della loro vita, delle loro forze sono in balia dei produttori, dell’audience, del gradimento, delle aspettative di un pubblico che non ammette per loro né dolore, né sofferenza, ma eterna giovinezza e bellezza proiettando sui loro volti le insoddisfazioni, le ferite, le mancanze, l’anonimato di una società massificata e senza identità.

  47. Corpi alla moda • Il vero salto di qualità nella riflessione sulla moda avviene alla fine del secolo e nei primi anni di quello successivo con gli studi di G. Simmel. Simmel pubblica nel 1895 un breve saggio sull'argomento, indagato come manifestazione collettiva di imitazione, nella quale si esprime il bisogno di approvazione sociale, e come spinta incessante alla differenziazione individuale e al cambiamento. In modo chiarissimo il grande pensatore tedesco coglie il rapporto biunivoco tra i comportamenti dei consumatori e le trasformazioni della produzione di moda. • Si crea un vero e proprio circolo: quanto più rapidamente cambia la moda, tanto più gli oggetti devono diventare economici e, quanto più gli oggetti diventano economici, tanto più invitano i consumatori e costringono i produttori a un rapido cambiamento della moda.

  48. I nuovi dei: immagini di carta • Di una bellezza considerata straordinaria, Rodolfo Valentino (1895-1926) era dotato di un fascino magnetico ed ambiguo che ne faceva un latin lover moderno e differente dai modelli datati di un Casanova, ma in sostanza non molto diverso; complice anche la voce di una sua più o meno latente omosessualità, egli è uno dei primi sex symbol della storia moderna, vero e proprio oggetto del desiderio, destinato al culto di massa. • Dopo un brevissima esistenza contraddistinta da molte relazioni poco fortunate, muore a 31 anni per un’ulcera gastrica e una peritonite. Il giorno del suo funerale a New York vi furono scene di isteria e fanatismo, oltre che una trentina di suicidi ( non si sa quanto legati alla sua morte ).

  49. Fino a che punto…? • L'anoressia è la prima causa di morte tra le cosiddette malattie psichiatriche e colpisce soprattutto la popolazione femminile, evidentemente la più influenzata dalla moda; il 60,4% delle ragazzine tra i 12 e i 14 anni sostiene la magrezza come unico canone di valutazione, il 24% si è già sottoposta a dieta, il 34% ha deciso di mettersi a dieta senza consultare un medico. • Ana Carolina Reston era bella, bellissima. Lavorava per alcune delle più importanti agenzie di moda di New York. E’ morta a soli 21 anni per anoressia. Al momento del decesso pesava 40 chili, era alta 1,73 metri. Ricoverata in un ospedale di San Paolo del Brasile per insufficienza renale, il giorno dopo sarebbe dovuta partire per Parigi, per quel lavoro che era anche ossessione del peso, paura di ingrassare, rifiuto del cibo.

  50. La morte di massa • La Prima guerra mondiale secondo gli storici ha una funzione particolare, quella di educare le masse alla modernità. Questa guerra infatti ha incorporato e accelerato la maggior parte delle trasformazioni prodotte dallo sviluppo della società industriale. • “Ciò di cui milioni di uomini fecero esperienza tra il 1914 e il 1918 non era solo la guerra, ma il mondo moderno: un mondo in cui c’erano l’industria e la scrittura, il grammofono ed il cinema e in cui la vita e la morte, il lavoro ed il tempo libero assumevano nuovi contorni(…) Nello stesso tempo utilizza e potenzia le nuove tecnologie industriali, estende la sperimentazione di nuove forme di organizzazione del lavoro, di mobilitazione intensiva e di mobilizzazione coatta di grandi masse.” (A.Gibelli) • L’esperienza della società di massa entra nella coscienza collettiva europea come esperienza di morte di massa.

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