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ANALISI FUNZIONE DOCENTE

ANALISI FUNZIONE DOCENTE. intervista all'insegnante modello. Laura Rizzi. CHI E’ LAURA?. Laura è nata a Cremona il 23 novembre 1968, insegna da 19 anni. CHE STUDI HAI INTRAPRESO PER OTTENERE L’ABILITAZIONE ALL’INSEGNAMENTO?.

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ANALISI FUNZIONE DOCENTE

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Presentation Transcript


  1. ANALISI FUNZIONE DOCENTE

  2. intervista all'insegnante modello

  3. Laura Rizzi

  4. CHI E’LAURA? Laura è nata a Cremona il 23 novembre 1968, insegna da 19 anni.

  5. CHE STUDI HAI INTRAPRESO PER OTTENERE L’ABILITAZIONE ALL’INSEGNAMENTO? Mi sono diplomata presso l’Istituto Magistrale di Cremona poi mi sono iscritta alla facoltà di lettere a Milano dove mi sono laureata.

  6. Ho poi frequentato la scuola per interprete specializzandomi nelle lingue francese ed inglese, ma con una conoscenza anche dello spagnolo. Ho superato infine il concorso magistrale iniziando a fare le prime supplenze.

  7. DOVE INSEGNI? Insegno presso la scuola primaria “Santa Francesca Saverio Cabrini” di Grumello Cremonese.

  8. COSA INSEGNI ED IN QUALE CLASSE? Insegno in classe 5^matematica, scienze, informatica, inglese e musica. ….

  9. QUANDO È INIZIATA LA TUA CARRIERA LAVORATIVA? Come ho già detto diciannove anni fa, nonostante fossi laureata e potessi insegnare alla scuola secondaria di primo e/o secondo grado, scelsi di lavorare alla scuola primaria poiché mi piaceva stare a contatto con i bambini.

  10. COME CONSIDERI IL RUOLO DELL’INSEGNANTE NELLA SOCIETÀ ATTUALE? Fare l’insegnante nella società d’oggi è molto difficile perché difficili sono i bambini d’oggi: molto impegnativi, curiosi, abili nell’uso dei videogiochi e del computer. Spesso risultano disattenti e disinteressati all’attività didattica fin dalla prima e spetta alla docente risvegliare la loro curiosità e l’interesse che si sono sopiti. COMPITO MOLTO ARDUO! La matematica così come la geometria, sono spesso materie ostiche fin dai primi anni della scuola primaria ed è molto difficile sciogliere le riserve dei bambini, ma quando ciò avviene è una grande soddisfazione!

  11. QUALI CARATTERISTICHE DEVE AVERE PER TE “L’INSEGNANTE MODELLO”? L’insegnante deve essere: severa, materna, flessibile, accattivante.

  12. COSA PREFERISCI DEL TUO LAVORO? La sorprendente capacità di apprendimento dei bambini e lo loro innata curiosità. L’insegnante elementare ha una importanza enorme nella vita dei bambini: è una seconda mamma! Seguire la loro crescita ti dà grandi soddisfazioni.

  13. QUALI SONO, AL CONTRARIO, I DIFETTI DI QUESTO LAVORO? Beh! Ci sono diversi contro. Il primo è la difficoltà nel contattare il servizio sanitario quando se ne ha bisogno. Il secondo è il rapporto scuola-famiglia spesso inesistente e difficoltoso perché i genitori si sostituiscono ai docenti, prendono le difese dei loro figli ed entrano a forza in un campo che non è di loro competenza creando problemi anche in aula. Il terzo riguarda il rapporto con i colleghi che non sempre è positivo. Difficile mettere d’accordo 3 o più teste!

  14. HAI SEMPRE DESIDERATO FARE L'INSEGNANTE? Sì, insegnare è sempre stata la miapassione, AMO IL MIO LAVORO.

  15. QUAL ERA IL TUO RAPPORTO CON LA GEOMETRIA QUANDO ERI PICCOLA? Nonostante abbia scelto una facoltà umanistica, ho sempre avuto un buon rapporto con le materie scientifiche ottenendo ottimi voti sia in matematica che in geometria.

  16. QUAL È IL TUO RAPPORTO CON QUESTA MATERIA OGGI? É sempre molto buonoancheperché “devotenerequotidianamenteilritmo” con i bambini.

  17. UTILIZZI STRUMENTI INFORMATICI IN CLASSE? QUALI? In classe ho uncomputerperòquandodevolavorarecontutta la classe, la porto in aulainformaticapoichécisono sei postazioni. Abbiamoanche la LIM cheperòusoraramenteperchépreferiscofar “agire” i bambini, preferiscoil “fare”. L‘attivitàesperienziale NON ha eguali!

  18. USI UN METODO SPECIFICO PER INSEGNARE LA GEOMETRIA? Così come per l’insegnamento della matematica, anche per la geometria uso il “metodo Pea” basato sull’esperienza diretta del bambino. Quando introduco un nuovo argomento non comincio mai col dare le definizioni dei concetti, ma lascio che siano i bambini, attraverso l’esperienza diretta, a ricavare le regole.

  19. CHI E’ BEPPE PEA? Beppe Pea è un insegnante di matematica, fisica, logica formale ed informale in vari Istituti Superiori, aggiornatore di didattica della matematica e dell’informatica con incarichi ministeriali, ha collaborato a riviste di didattica ed ha pubblicato presso varie case editrici testi di topologia, matematica e geometria.

  20. OGGI … Beppe Pea è formatore e responsabile di sperimentazioni metodologico – didattiche di Matematica nelle scuole primarie. Inoltre ricopre incarichi di docenza presso l'Università a Brescia (a Medicina e Scienze della formazione primaria), Parma e Udine (per la SISS) e Roma Tre (allo IUSM).

  21. COS’È IL METODO PEA? Il professor Pea usa un metodo basato sull’esperienzialità del bambino. La geometria è basata su concetti che possono essere compresi se vengono ricondotti ad altri concetti precedenti (anche servendosi delle definizioni) e questi, a loro volta, saranno ricondotti a concetti ancora precedenti.

  22. Nelle slide che seguono ci sono alcune citazioni e disegni tratti dal testo di Beppe Pea “Laboratorio di geometria” Esperienze geometriche per il 2° ciclo della scuola elementare e per l’inizio della scuola media. DESCA Edizioni. Queste pagine precedono gli elaborati degli alunni della maestra Laura relativi alla misurazione dell’area e degli angoli. Teoria e pratica del maestro, teoria e pratica … della maestra.

  23. IL BAMBINO ED IL MONDO Il bambino, attraverso esperienze compiute muovendosi, giocando nel cortile, sul pavimento di casa, in palestra, nel giardino, nell'aula, comincia a scoprire delle relazioni fra sé e l'ambiente, fra gli oggetti e l'ambiente e, quindi, comincia a relazionare fra loro gli ambienti in funzione della possibilità di muoversi e di giocare. Arrivato a questa capacità relazionale, il bambino scopre l'analogia tra il pavimento di una stanza, il pavimento di una palestra, il prato, il cortile, ecc., scopre cioè l'attributo comune a queste realtà diverse.

  24. LE NOSTRE ESPERIENZE PER “CONOSCERE” GLI ANGOLI Come al solito partiamo dalle esperienze legate ai percorsi nel piano, agiamo in una stanza (laboratorio psicomotorio) sgombra da strutture.

  25. INSOMMA LA PAROLA D’ORDINE È … ESPERIENZA

  26. GLI ANGOLI Un bambino si posiziona in un punto interno del piano di lavoro; tale posizione viene evidenziata con un segnaposto (birillo o altro). Si sposta con traiettoria rettilinea fino a raggiungere il confine del piano (la parete della stanza. Il percorso viene documentato da una corda.

  27. Il bambino deve ora percorrere un tratto del confine del piano rasentando la parete. Per rimarcare quest'ultima parte del percorso si porranno altre corde sugli spigoli formati dal pavimento con le pareti.

  28. Il bambino ritorna al punto di partenza, sempre con traiettoria rettilinea e documenta l'ultimo tratto di percorso con un'altra corda. La parte di piano delimitata dalle corde non è un poligono perché la sua frontiera non è una poligonale (è fatta da semirette e non da segmenti).

  29. La regione viene evidenziata disponendo sul pavimento strisce di carta, fogli e si dichiara che è un Angolo, rimarcando il confine fatto di Semirette. Si pongono le seguenti domande: - puoi raggiungere tutte le posizioni del piano senza scavalcare le corde? - La regione che hai descritto con il tuo percorso, da quali linee è delimitata? - Per quale motivo questa regione non è un poligono?

  30. Con altre corde si contorna la regione non rimarcata. Chiamate con "a" e "b" le due regioni del piano, si invitano due bambini a percorrere le semirette e le parti di confine del piano: Luca della regione "a", Pino della regione "b". Alla fine si pongono le seguenti domande: - entrambi hanno percorso due semirette? - Entrambi hanno percorso una parte del confine del piano? - Le due semirette percorse da Pino sono le stesse che ha percorso Luca? - Luca e Pino hanno percorso la stessa parte di confine del piano?

  31. Occorre rimarcare che le sole due semirette non bastano per individuare un angolo; infatti due semirette con l'origine in comune dividono il piano in due angoli. A quale dei due ci si sta riferendo? Pino parte dal punto "A" di confine del piano e, con andamento rettilineo, raggiunge un punto interno, cambia direzione e riparte raggiungendo, sempre in modo rettilineo, un altro punto "B" del confine del piano. Le due semirette vengono evidenziate con corde in modo da rimarcare la partizione del piano in due regioni. Domande: - Pino, col suo percorso, ha ripartito il piano in due regioni. E' possibile distinguere una regione dall'altra? - Il percorso eseguito da Pino ci fa capire a quale delle due regioni si sta riferendo? - Se Pino percorre una parte di confine del piano, si può capire a quale delle due regioni si sta riferendo? - Senza percorrere una parte di confine del piano, come è possibile distinguere a quale delle due regioni ci si sta riferendo?

  32. Come già detto precedentemente, in questo caso non è possibile stabilire a quale delle due parti ci si sta riferendo. I bambini vengono invitati a trovare un modo per distinguere una regione dall'altra e troveranno diverse risposte. Per portarli al segno convenzionale si fanno le seguenti proposte.

  33. 1) Il bambino, in piedi sul vertice, si orienta su una semiretta e ruota fino a trovarsi orientato sull'altra semiretta. Il verso della rotazione indica la regione cui si riferisce. Nella figura è evidenziata la regione "b". 2) Il bambino parte da un punto di una semiretta e raggiunge un punto dell'altra semiretta con un percorso curvilineo. Si evidenzia il percorso con una corda. Nella figura è stata evidenziata la regione "a".

  34. UN PO’ DI DEFINIZIONI. Come già detto, qualsiasi regione piana che ha queste caratteristiche viene chiamata ANGOLO, perciò, riassumendo: - si chiama angolo ciascuna delle due regioni in cui è stato ripartito il piano mediante due semirette aventi l'origine in comune; - le due semirette vengono chiamate lati; - il punto in comune ai due lati viene chiamato vertice dell'angolo.

  35. SCHEDE SUGLI ANGOLI

  36. ANGOLI INTERNI DI UN POLIGONO In un poligono si consideri un vertice A e i due lati consecutivi ("a" e "b") aventi tale vertice in comune. Partendo dal vertice A, i due lati "a" e "b" individuano due semirette aventi per origine il vertice. Tali semirette suddividono il piano in due angoli, uno dei quali contiene tutto il poligono quando questo è convesso o, in alcuni casi, contiene la parte di poligono compresa tra i due lati "a" e "b", quando questo è concavo. In entrambi i casi questi angoli vengono definiti ANGOLI INTERNI del poligono. Ogni poligono ha tanti angoli interni quanti sono i suoi vertici e quindi quanti sono i suoi lati.

  37. Si delimita sul pavimento, con un nastro adesivo, un pentagono concavo. I bambini, con delle corde, devono indicare un angolo interno del poligono che contenga interamente il poligono. L'uso delle corde serve per rimarcare che non è il poligono che contiene l'angolo, ma è l'angolo (individuato tramite le due semirette) che contiene il poligono o parte di esso.

  38. Sullo stesso poligono si chiede di disporre le corde in modo da individuare un angolo interno contenente solo una parte del poligono. Disporre due corde in modo da individuare un angolo concavo interno del poligono. Questo angolo contiene interamente il poligono ?

  39. SCHEDE SUGLI ANGOLI INTERNI

  40. COSA CONSIGLIERESTI A DELLE INSEGNANTI IN FORMAZIONE COME NOI? Consiglierei di seguire il mio esempio, ovvero di utilizzare la mia stessa metodologia legata strettamente all’esperienza così da favorire l’apprendimento per quei bambini che generalmente hanno delle difficoltà nell’interiorizzare concetti geometrici spesso studiati solo in forma astratta.

  41. Nella slide seguente vedremo come l’insegnante ha spiegato il concetto di angolo partendo dal concetto di ore: si parte dalla misura dell’angolo retto per passare agli angoli ottusi o acuti. Nel compito individuale poi, viene richiesto ai bambini di riproporre esercizi similari. L’ insegnante è partita da semplici giochi che aiutassero i bambini a capire il concetto di angolo.

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