E N D
1. Ruolo e funzione docente nella societ della conoscenza La forza di una professione
2. Sempre mossi dal desiderio, mai dal calcolo Come mai la scuola non riesce pi a trasmettere entusiasmo per la conoscenza?
Perch molti la individuano come inutile ed obsoleta?
3. La nostra, oggi, la scuola delle mille emergenze sociali da fronteggiare
per comprendere
le latitanze delle diverse istituzioni, naturalmente preposte a presidiare i vari momenti e i diversi aspetti
del processo di crescita
dei membri della societ
come persone e come cittadini
Ogni giorno da ogni angolo del paese si chiede ai docenti di sostenere un oneroso carico di lavoro per supplire ad alcune secche perdite di orizzonti educativi della societ.
4. Oggi la cornice di certezze educative si fortemente indebolita si evidenzia in modo sempre pi frequente una mancanza di assunzione chiara di responsabilit adulta
la costruzione del s possibile prima dal confronto con il reale, un processo difficile
5. cosa possiamo fare? dobbiamo avere un tempo di riflessione,
qualunque sia la scuola in cui operiamo.
6. Dobbiamo anzitutto farci carico di alcune contraddizioni: crescita esponenziale della qualit dei bisogni formativi (non pi conoscenze, ma competenze complesse)
e la refrattariet di strati sempre pi ampi di popolazione anche giovanile a lasciarsi coinvolgere nei processi di scolarizzazione (in Italia il 20,6% di giovani di 18-24 anni abbandonano senza diploma di scuola superiore o qualifica professionale)
7. 2. difficolt nellaffrontare lintreccio tra la cultura generale identificata con quella umanistica classica e la cultura scientifica, tecnica e tecnologica (solo il10,7% dei laureati lo sono nelle discipline scientifiche)
8. 3. gravissimo ritardo con cui la ricerca didattica e pedagogica si misura con il tema della crisi della parola scritta sequenzialmente organizzata come veicolo privilegiato della diffusione delle conoscenze (il 23,9% dei nostri allievi hanno competenze chiave minime)
9. 4. persistere di una concezione gentiliana della professionalit docente che a volte rende problematico per molti insegnanti fare i conti con le grandi conquiste della psicologia dellapprendimento e la necessit di superare la routine fondata sul binomio lezione interrogazione (lezione dei costruttivisti)
10. Dal Quaderno Bianco sullistruzione settembre 2007 Il sistema educativo italiano appare non governato e quando lo (riforme di strutture Berlinguer Moratti) si manifestano
enormi difficolt di attuazione delle innovazioni
ed una crisi endemica di consenso nella societ civile e fra gli addetti ai lavori
11. La nostra idea di scuola
non pu prescindere dallattuale complesso contesto sociale cos fortemente caratterizzato da rapide, profonde e continue trasformazioni.
Il sistema di formazione e di istruzione non potr implementare alcuna significativit sociale se non nella osservazione attenta e costante dei contesti di vita ai quali i giovani devono essere preparati.
12. Una societ
complessa,
globalizzata,
multiculturale, tecnologicamente avanzata, variabile e contradditoria
pone domande sempre nuove
che impongono
una profonda rivisitazione dellintervento formativo generale
ed un conseguente
riassetto del sistema di competenze, di funzioni e di relazioni.
(Libro Bianco di Delors Crescita, competitivit, educazione 1997)
13. Il Rapporto Delors (UNESCO 1995) sottolinea come, per riuscire nei suoi compiti, leducazione deve offrire simultaneamente le mappe di un mondo complesso in perenne agitazione e la bussola che consenta agli individui di trovarvi la propria rotta, organizzandosi attorno
a quattro tipi fondamentali di apprendimento:
imparare a conoscere
imparare a fare
imparare a essere
imparare a vivere insieme
14. Bisogna, allora, pensare, in positivo un sistema scolastico: che sappia agire e non subire
i cambiamenti
che interpreti unidea di
scuola/istituzione e scuola/servizio
che trovi un forte supporto nellAutonomia funzionale
15. che si faccia garante del diritto alleducazione e allistruzione in una visione culturale che porti alla costruzione di quella cittadinanza terrestre di cui il pianeta, dice Morin, ha bisogno;
che promuova il concetto di "equit", attualizzando il motto di don Milani:
"Non fare parti uguali tra disuguali"
16. che si configuri sempre pi come luogo di costruzione di conoscenza
che dia spazio allattivit di ricerca e di sperimentazione in unottica di sviluppo di tutte le professionalit in gioco.
17. Una prima istanza di cambiamento Riguarda lesigenza di mettere in gioco i soggetti esterni al sistema (genitori, le comunit,le istituzioni locali,il mondo delle imprese)
E la voce del pubblico che pu stimolare il miglioramento e si apre lo scenario dellaccountability, cio della rendicontazione pubblica
18. Si tratta di rendere espliciti i propri compiti formativi, di dare conto dellimpegno delle risorse, di presentare i risultati raggiunti per costruire un clima di fiducia nel pubblico, aumentando la credibilit verso listituzione scolastica
Le modalit di comunicazione verso lesterno possono andare dalla predisposizione della carta dei servizi, da un Piano dellofferta formativa fino a forme pi raffinate di bilancio sociale
19. Una seconda istanza per il cambiamento La qualit del sistema scolastico, in un epoca di cos grandi trasformazioni sociali ed economiche, legata alla professionalit dei lavoratori della scuola ed in particolare dei docenti
La formazione, la valutazione del lavoro svolto, le figure professionali richieste, il rapporto tra autonomia professionale e collegialit sono argomenti che vanno approfonditi.
20. Recuperare una professione che cambia Il profilo del docente, inteso come identit professionale costituito da un mix di conoscenze disciplinari
competenze didattiche e pedagogiche
complesso di strumenti e di tecniche, che sono gli attrezzi di un mestiere specifico
21.
La crescita vertiginosa delle interazioni con lambiente comporta, per gli insegnanti, non solo un aumento quantitativo di competenze e responsabilit,
ma anche un mutamento qualitativo riconducibile, sostanzialmente,
al restringimento dellarea delle routine e allallargamento di quello della progettazione
22. E necessaria la costruzione di una cultura professionale fondata sulla ri-costruzione del senso di questo lavoro
Essere idonei allinsegnamento, nella societ attuale, significa possedere le capacit di
mettere in situazione le conoscenze,
riflettere sulle esperienze,
studiare gli esiti
23. Portfolio di competenze E necessario definire un portfolio di competenze che delinei il profilo professionale dellinsegnante come professionista tecnico dellinsegnamento disciplinare, che opera in unorganizzazione di servizio pubblico che produce pacchetti formativi e che dotata di una significativa autonomia
24. Educare
E un verbo delicato, il docente non pu essere un professionista per caso
Essere idonei
Per il docente una funzione pubblica, ha un valore sociale e collettivo, il servizio erogato pubblico, il rapporto di lavoro oggi regolamentato da un contratto pattizio che definisce una idoneit prevalentemente quantitativa
25. Ogni insegnante dovrebbe porsi tre obiettivi fondamentali Aiutare gli allievi a crescere come persone
Aiutarli a crescere intellettualmente e culturalmente
Ottenere il loro spontaneo coinvolgimento nelle attivit di apprendimento.
26.
Sono obiettivi pedagogici,
ma la psicologia pu dare molte preziose
indicazioni su come conseguirli
27. Ad un insegnante che voglia svolgere
in modo efficace la propria attivit educativa
non basta:
conoscere bene la disciplina che insegna
ma
deve aver chiaro il tipo di adulto di cui vuole promuovere lo sviluppo e il tipo di allievo con cui desidera interagire e
possedere strategie e tecniche idonee per gli obiettivi che si propone
inoltre
indispensabile che conosca la materia prima sulla quale opera, ovvero la vita mentale dei suoi allievi, la loro psicologia considerata nei suoi vari aspetti, compresi quelli evolutivi.
28. Si possono individuare tre diverse aree: 1. le conoscenze psicologiche che riguardano i processi mentali intesi in senso lato:
la natura della percezione
lintelligenza
lapprendimento
la razionalit e la fantasia
il linguaggio
29. Ma sono aspetti della vita mentale anche:
laffettivit
la motivazione
lemotivit
la socialit
la moralit
lattivit metacognitiva
30.
2. Le tecniche psicologiche:
la discussione di gruppo
il colloquio individuale
il questionario
l utilizzo di test
31. 3. Gli atteggiamenti educativamente rilevanti:
la curiosit cognitiva
lintraprendenza inventiva
la flessibilit cognitiva
il rispetto di chi esprime una propria opinione
32. Oltre alle
competenze culturali, pedagogiche, didattiche e psicologiche, ben integrate fra loro,
necessaria anche la presenza
di certe motivazioni
e
di certe disponibilit
che si concretizzano nella qualit dei rapporti che un insegnante riesce a stabilire con i propri allievi sia a livello di classe sia a livello di singoli.
33. Sono note le teorizzazioni e le ricerche che Kurt Lewin e alcuni suoi collaboratori hanno dedicato su questo importante tema agli inizi degli anni 40.
A quel tempo Lewin giudicava troppo semplicistica la tendenza a suddividere gli stili di guida solo in autoritari e non autoritari e riteneva fosse necessario, nellambito degli stili non autoritari, distinguere ulteriormente uno stile democratico e uno stile permissivo
34. Si possono descrivere in termini di
atteggiamenti e di comportamenti
i tratti distintivi dei tre stili:
il leader autoritario
il leader democratico
il leader permissivo
Ad un certo stile di guida dellinsegnante corrisponde una certa atmosfera di classe
35. Un insegnante dovrebbe essere disposto:
ad accettare tutti
valorizzare tutti
mantenere un atteggiamento di rispetto per gli allievi e per le opinioni che essi manifestano
mettersi in discussione
continuare a studiare
collaborare con i colleghi
stabilire rapporti organici e positivi con i genitori
36. La plasticit che si reputa presente negli alunni come presupposto necessario per qualsiasi intervento educativo deve, in una certa misura, essere presente anche nei docenti e permettere loro di ottenere certi tratti e assumerne altri che possano rendere pi efficace e pi soddisfacente il loro lavoro.
Gi tra la fine degli anni 30 e la fine degli anni 50 Mayo e la sua scuola ponevano laccento sulla natura emotiva e sociale dellagire umano e quindi sulla necessit di creare ambienti gradevoli ed organici curando anche la dimensione relazionale perch essa stessa fattore di produttivit
37. La cura cosa essenziale per la vita umana, una apriorit esistenziale, viene prima di ogni situazione dellesserci in quanto peculiare struttura dellessere.
Questa affermazione ontologica attestata dal fatto che il tipo di forma che prende la nostra vita in stretta connessione con il tipo di cura di cui facciamo esperienza.
Sono i modi della cura che scolpiscono la nostra esistenza.
38. Si pu individuare, quindi, lessenza della cura in una pratica relazionale che impegna chi ha cura nel fornire energie e tempo per soddisfare i bisogni materiali ed immateriali dellaltro.
Come deve configurarsi il setting educativo che attualizzi la primariet della cura?
E quali sono le tipologie di esperienze educative da promuovere?
39.
Si tratta di definire come ladulto responsabile della relazione educativa debba situarsi nella relazione stessa affinch possa aver cura in modo giusto che, come afferma Platone, il trovare la giusta misura del rapportarsi allaltro
40. Le posture di cura delleducatore
ricettivit
responsabilit
disponibilit cognitiva ed emotiva
empatia
attenzione sensibile
ascolto
passivit attiva
riflessivit
sentire nella cura
41. Aver cura della vita della mente
pensare radicalmente
coltivare lo spazio interiore
meta-pensare
pensare il sentire
coltivare relazioni pensose
pensare politicamente
pensare a partire da s
42.
Il vero viaggio di scoperta
non consiste
nel cercare nuove terre,
ma nellavere nuovi occhi
(Marcel Proust )
43.
Un insegnante costruisce la sua professionalit non necessariamente secondo unevoluzione lineare, ma allinterno di un processo dinamico le cui influenze derivano sia dalla sfera personale, sia da quella organizzativa.
44. Una professionalit particolare Valutare la professionalit dei docenti nel rapporto con i risultati raggiunti dagli allievi implica la costruzione di un modello di valutazione capace di misurare lincidenza dellinsegnamento di ciascun docente sui processi di apprendimento di ciascun allievo
Si sa che su questo ricadono tutte le variabili: sociali, ambientali, familiari, logistiche, organizzative e poi ancora psicologiche, relazionali.
45. Valutare lazione dinsegnamento L azione dinsegnamento un oggetto difficile da valutare.
La sua natura processuale impedisce una valutazione a freddo, distanziata nel tempo e nello spazio, bens richiede di fare i conti con la dinamica degli eventi nel corso del loro svolgimento
La sua natura contestuale non consente lassunzione di idealtipi di comportamento universali, bens richiede di calibrare la realt e le azioni in rapporto al qui e ora unico e irrepetibile.
La sua natura relazionale permette di limitare non permette di limitare losservazione al piano del contenuto, bens richiede unassunzione delle modalit di reciproca interazione e della dinamica relazionale agita con i singoli e con il gruppo.
46. La sua natura plurale, in quanto rivolta ad un gruppo di allievi nel quale ciascuno portatore di un proprio insieme di bisogni, motivazioni, preconoscenze attitudini, stili di apprendimento, richiede di valutare lefficacia in rapporto alle risposte fornite a tali diversit.
La sua natura pragmatica, finalizzata al raggiungimento di determinati risultati, implica lesigenza di commisurare i comportamenti professionali e le azioni didattiche in rapporto agli apprendimenti effettivamente conseguiti dagli alunni.
La sua natura istituzionale, in quanto agita allinterno di un contesto scolastico dotato di norme, indicazioni programmatiche, codici simbolici, richiede di collocare lazione del singolo insegnante entro un quadro interpretativo pi ampio.
47. Necessit di un serio sistema di valutazione
In un mondo e in uneconomia coinvolti da un processo di crescente globalizzazione necessario pensare a come avviene il confronto efficace dellistruzione impartita agli alunni, confronto che non pu essere limitato al piano nazionale e locale, ma deve estendersi anche al di l di essi