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I Sofisti

Il contesto storico. I sofisti sono un gruppo di filosofi assimilabili per dottrina, atteggiamento complessivo di fronte alla realt

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    1. I Sofisti La ragione in una strada senza uscita

    2. Il contesto storico I sofisti sono un gruppo di filosofi assimilabili per dottrina, atteggiamento complessivo di fronte alla realt e contesto storico-geografico in cui agiscono. La fioritura del movimento sofistico da collocarsi nellAtene del V secolo, appena uscita vittoriosa dalle guerre contro i Persiani e governata, non senza discussioni, ripensamenti e conflitti interni, da un regime democratico, il cui maggior esponente Pericle (495-429 a.C.).

    3. Il termine sofista La parola deriva dal greco sophists che significa sapiente. Quindi possiede una connotazione decisamente positiva. Tuttavia, anche a causa delle reazioni dei filosofi successivi (soprattutto Platone e Aristotele), il termine assunse un significato spregiativo. Infatti nei sofisti vennero indicati coloro che utilizzavano il sapere per il proprio vantaggio personale, adattandolo alle esigenze di coloro da cui venivano pagati, con una sostanziale indifferenza per la verit delle cose, cui associavano unelevata competenza retorica, in grado di elaborare discorsi convincenti, belli, apparentemente giusti quanto capziosi e sottilmente ingannevoli.

    4. Una rivalutazione? La critica filosofica si da tempo emancipata dai giudizi di condanna espressi da Platone e Aristotele (e da molti contemporanei), cercando di valutare con pi equilibrio la loro filosofia. Di essa oggi viene rivalutata la componente illuministica particolarmente affine ai temi della riflessione moderna.

    5. Illuminismo 1 A che cosa si allude con la locuzione componente illuministica? Si allude alla consonanza della riflessione dei sofisti con latteggiamento di un movimento filosofico nato nel secolo XVIII che, insistendo sul primato assoluto della ragione umana, le affidava il compito di emancipare luomo da tutte le credenze religiose, da tutte le tradizioni civili, sociali e culturali provenienti da un passato considerato preda della superstizione e dellignoranza. Il tutto per costruire un mondo umano e politico pi a misura duomo, finalmente capace di riconoscere lautonomia di ogni individuo, luguaglianza universale tra gli uomini e la possibilit di una grande impresa associata dellumanit nel progresso tecnico finalizzato al dominio su tutte le forze della natura. Di tale movimento bisogna sottolineare certo gli aspetti positivi della promozione della critica razionale delle idee tradizionali e dei luoghi comuni, cosa che peraltro una caratteristica della filosofia di tutti i tempi.

    6. Illuminismo 2 Nondimeno non si pu tacere la sua componente prometeica: cio latteggiamento di orgoglio e superbia verso tutte le produzioni delle diverse tradizioni culturali e civili che non avessero con loro una sufficiente affinit. A ci si aggiunga lambizione di dominio nei confronti della natura, considerata come il luogo di libera azione della volont umana, non trattenuta da una verit superiore, non limitata da nulla se non da se stessa e dai propri scopi, ritenuti di per s razionali. Questo generale atteggiamento di superbia, tramutatosi in azione politica, gener il Terrore durante la Rivoluzione francese e larrogante imperialismo napoleonico che, tra le altre cose, senza liberare nessuno dalla tirannia dellautorit, depred lItalia di innumerevoli tesori darte e di civilt.

    7. Illuminismo sofistico Lilluminismo dei sofisti, influenz molti personaggi della politica ateniese, anche se non determin un grande rivolgimento sociale, civile e, diremmo, epocale, come la Rivoluzione francese della fine del XVIII sec. Lanalogia con il periodo dei philosophes si deve pertanto prudentemente limitare 1) all esaltazione dellautonomia della ragione umana; 2) alla critica serrata delle credenze religiose e delle filosofie che ambivano a giungere ad un concetto univoco di verit; 3) allidea, presente solo in alcuni filosofi, di unuguaglianza universale degli uomini fondata sul possesso del logos, in grado di superare le differenze culturali tra le varie civilt e le differenze sociali allinterno di ciascuna di esse.

    8. Sofisti in politica I sofisti in politica usufruirono dei vantaggi del clima aperto alla discussione offerto dallordinamento democratico. Essi quindi in gran parte appoggiarono scelte politiche democratiche, quando i loro interessi non furono orientati pi direttamente da una vicinanza a uomini politici di diversa estrazione. In tal caso i sofisti, (per esempio Callicle) non ebbero remore a stabilire che la legge di natura alla quale far riferimento nellorganizzazione dello Stato doveva identificarsi con il diritto del pi forte e che le leggi civili non erano altro che stratagemmi inventati dai deboli per salvaguardarsi dai potenti. In ogni caso essi furono oggetto di una severa accusa: laver favorito la decadenza di Atene con la loro educazione amorale, che avrebbe creato le condizioni per il successo di demagoghi senza scrupoli, ammaliatori del popolo, senza una precisa linea politica e senza valori di riferimento (sul modello, per esempio, di Alcibiade).

    9. Caratteristiche teoretiche e culturali del movimento sofistico Al di l delle diversit tra filosofo e filosofo, possiamo individuare ulteriori caratteristiche comuni alla speculazione dei sofisti: Lo spostamento dellasse della riflessione filosofica dalla PHYSIS allUOMO. Consapevoli delle diverse e inconciliabili soluzioni che i fisici avevano proposto al problema fisico-cosmologico, i sofisti lo abbandonarono in quanto privo di reale interesse, per dedicarsi alle questioni ANTROPOLOGICHE, ETICHE e POLITICHE Coerentemente con la loro critica del sapere e delle usanze tradizionali, ritennero che la cultura potesse essere appannaggio di chiunque avesse ascoltato con seria applicazione i loro discorsi. Ebbero dunque a cuore il problema educativo, dedicandosi allinsegnamento e alla ricerca di allievi ai quali comunicare la loro prospettiva filosofica. Linsegnamento era per loro una professione nel senso che essi richiedevano un compenso ai loro allievi, con il quale potevano condurre la loro vita itinerante di citt in citt, al servizio di chiunque avesse voluto ascoltarli. Anche tale abitudine fu aspramente stigmatizzata da Platone e Aristotele, che li accusarono, non senza una qualche ragione, di offrire al committente di turno la verit che egli voleva sentirsi dire e gli strumenti tecnici migliori per difenderla.

    10. Il metodo argomentativo dei sofisti I sofisti sono considerati gli inventori delle tecniche di persuasione, cio di un metodo atto a rendere ogni discorso convincente e affascinante ossia di unarte della retorica. Essa anzitutto si qualifica come uneristica.

    11. Leristica Eris=contesa. I sofisti prediligevano la discussione con lavversario. Cercavano il contrasto per far prevalere la propria tesi contro una tesi contraria. Il loro atteggiamento era dunque dialettico (cio fondato sul confronto di argomenti contrari) e polemico. La finalit particolare e occasionale di far prevalere una tesi sullaltra indicava che latteggiamento dei sofisti non ambiva alla ricerca di una verit comune, ma semplicemente, grazie alluso di specifiche tecniche del discorso, alla vittoria nei confronti dellavversario. Per questo motivo, in Platone e Aristotele, leristica diverr sinonimo di arte di ingannare, cio di affermare una qualsiasi opinione a prescindere dalla sua verit.

    12. Macrologia e brachilogia Il discorso a seconda delle circostanza poteva essere lungo e articolato, per fornire un adeguato sostegno ad una tesi e per anticipare le possibili obiezioni (discorso macrologico da macrs = lungo, grande + logos = discorso). Oppure poteva essere breve e pungente, per far cadere con una battuta penetrante la tesi avversaria (discorso brachilogico da brachs = breve + logos = discorso).

    13. Lantilogia Molto spesso di fronte ad unaffermazione di qualsiasi tipo, i sofisti opponevano lesatto contrario, per evidenziare linconciliabilit tra i due opposti. Se ci era possibile, diventava sufficiente sostenere la tesi preferita, per escludere necessariamente laltra, oppure dimostrare linconsistenza della tesi avversaria per affermare automaticamente la propria (come gi aveva fatto Zenone). Il problema stava tutto nel fatto che i sofisti si vantavano di possedere una tecnica tale per cui a seconda delle circostanze potevano far prevalere una qualsiasi delle due opinioni sullaltra, dissolvendo quindi lidea che vi fosse una verit certa da raggiungere e su cui fondare il proprio modo di vedere le cose.

    14. Il pregio dellantilogia Se utilizzata come metodo di confutazione dellavversario, lantilogia appare come uno strumento retorico senza ulteriore significato. Tuttavia esso pu essere estremamente utile al ragionamento filosofico in generale. Infatti attraverso lantilogia noi siamo chiamati ad uscire dalla nostra usuale opinione, per porre attenzione allaltra faccia delle cose, al lato nascosto che allinizio non avevamo considerato. Allora, lungi dal concludere che le cose non hanno n un senso, n una realt, possiamo conoscerle in modo pi completo ed esaustivo, tenendo adeguatamente conto di tutti i loro aspetti.

    15. Il linguaggio Se era possibile, con consumata abilit, sostenere qualsiasi tesi e il suo contrario, ci significa che il linguaggio, cio le nostre parole che vogliono descrivere una realt, perde la sua stretta correlazione con lessere. Il linguaggio non dice pi lessere delle cose, diviene una convenzione umana, cio linvenzione di vocaboli e di regole grammaticali-sintattiche cui, grazie ad un accordo collettivo si assegnano, alcuni significati, senza relazione con la verit di ci che di volta in volta viene detto e descritto. Se infatti posso sostenere qualsiasi tesi e il suo contrario, non vi alcun rapporto tra quello che dico e lunica realt che ho di fronte. La finalit del linguaggio non pi quindi quella di dire lessere, come in Parmenide, ma di convincere linterlocutore: essa perci persuasiva e non descrittiva.

    16. Protagora Nacque ad Abdera ,cittadina situata sulle coste della Tracia, nel 490 a.C. circa. Sub linfluenza di Eraclito e, nel corso della sua vita si spost spesso di citt in citt per insegnare, ottenendo notevoli successi. Fu anche amico di Pericle, capo carismatico dellAtene democratica al culmine della sua potenza politica. Ad Atene, malgrado lappoggio di Pericle, le sue idee suscitarono scandalo ed egli dovette abbandonare la citt. Mor in esilio nel 411, probabilmente in occasione di un naufragio. Tra le sue opere: le Antilogie e Sulla Verit (o i Ragionamenti demolitori).

    17. Luomo misura Laffermazione fondamentale della filosofia protagorea la seguente: Luomo misura di tutte le cose, di quelle che sono in quanto sono, di quelle che non sono in quanto non sono (fr. 1, in Platone, Teeteto, 152a).

    18. Che cosa significa dire che luomo misura? Laffermazione sostiene che la qualit di tutte le cose dipende dal modo in cui luomo le vede e le valuta. Insomma luomo il metro di tutto ci che noi indichiamo con il nome di cosa. Ma che cosa si intende per uomo? E che cosa si intende per cosa?

    19. Secondo Platone Secondo linterpretazione di Platone, luomo cui si riferisce Protagora il SINGOLO INDIVIDUO e le cose sono gli OGGETTI PERCEPITI CON I SENSI. Questa la lettura che ha avuto pi successo nella storia della filosofia e che ha contrassegnato la filosofia protagorea come RELATIVISTA.

    20. Il RELATIVISMO Il relativismo quellimpostazione filosofica per la quale tutto relativo e non vi dunque un verit assoluta cui far riferimento. Tutto relativo vuol dire che tutto dipende dal modo in cui il singolo individuo interpreta e legge la realt sensibile. Per esempio: relativamente a me il gelato buono; relativamente a unaltra persona lo stesso gelato cattivo. Relativamente a me un corpo pesante, relativamente ad Hulk Hogan lo stesso corpo leggero. Ci particolarmente evidente quando noi ci affidiamo ai nostri sensi, la cui conformazione cambia da persona a persona (diverso sarebbe per le verit logico-matematiche, in cui pi difficile dire relativamente a me 2+2=4 e relativamente a te 2+2=5).

    21. Una seconda interpretazione La stessa affermazione di Protagora sull uomo misura potrebbe essere intesa in modo da attribuire alla parola uomo il significato di umanit, razza umana e alla parola cosa il significato di realt in generale. In questo caso il relativismo verrebbe meno, perch ci troveremmo sempre, di fronte alla realt, ad essere concordi fra gli uomini, cio fra tutti coloro che posseggono la ragione. Le nostre valutazioni sarebbero allora stabili e non cambierebbero da individuo ad individuo.

    22. Umanismo In questultimo caso ci si troverebbe di fronte solamente ad una filosofia umanista (e non come prima umanista e relativista). Per umanismo si intende un pensiero che si concentra sulluomo, inteso quale centro primario dellinteresse filosofico, attorno a cui ruota tutto luniverso delle cose e della realt. Ci avviene in modo tale che senza luomo, in fondo, la realt non avrebbe alcun senso.

    23. Una terza interpretazione Nicola Abbagnano suggerisce anche la possibilit di una terza interpretazione, quella per cui uomo significa persona che appartiene ad una data civilt. In questultimo senso la frase di Protagora affermerebbe che la valutazione sulle cose in generale cambierebbe a seconda dei popoli e delle culture, infatti la cultura di una data comunit sarebbe metro di tutte le cose. Per esempio (lesempio non ovviamente di Protagora) se per un cristiano mangiare maiale non unazione sbagliata, per un mussulmano lo . Per gli uni la carne di maiale va benissimo, per gli altri impura.

    24. Relativismo In questo caso ci si troverebbe di fronte ad una diversa forma di relativismo, che assumerebbe come criterio di riferimento non il singolo, ma la collettivit. Non vi potrebbero essere giudizi stabili e veritieri, giacch la verit cambierebbe da regione a regione a seconda dei popoli e dei gruppi umani che le abitano. La terza interpretazione dunque, quanto alle conseguenze filosofiche, sarebbe del tutto assimilabile alla prima.

    25. In ogni caso Ogni interpretazione della frase protagorea dovrebbe comunque convenire sul fatto che a Protagora interessa comprendere come le cose APPAIONO alluomo. Lessere delle cose, cio la loro verit pi profonda, dipende dal modo in cui le cose appaiono al soggetto che le vede, le pensa, le soppesa e le valuta. Questa impostazione si pu chiamare FENOMENISTA (feonomeno=ci che appare).

    26. Linterpretazione preferibile: il relativismo Due delle tre interpretazioni fornite dagli studiosi insistono sul carattere relativistico della filosofia di Protagora. Se fosse vera la rimanente, cio quella che afferma lidea che le cose appaiono alluomo in quanto umanit fornita di logos, difficilmente il pensiero del nostro filosofo avrebbe suscitato le reazioni che ha prodotto nei contemporanei e nei filosofi immediatamente successivi e difficilmente la sofistica successiva avrebbe proseguito su questa strada, radicalizzando addirittura le impostazione del pensatore di Abdera. Dunque possiamo definire la filosofia di Protagora umanista, fenomenista e relativista. Luomo il metro di valutazione, le cose hanno una loro consistenza in quanto appaiono alluomo che le valuta, ma le valutazioni divergono da uomo a uomo e quindi non esiste una verit univoca per tutti.

    27. Conseguenze del relativismo Per essere coerente con unimpostazione relativista bisogna abituarsi a convivere con il caos e il disordine pi assoluto nella propria e nellaltrui vita. Infatti se tutto relativo, nulla propriamente vero, e se nulla vero, come debbo regolarmi per agire nella mia vita? Poich i giudizi sulle cose dipendono dallo stato momentaneo di una persona o dalla casualit che lo ha posto a vivere in una regione della terra piuttosto che in unaltra, manca un criterio assoluto per agire e mantenere un comportamento piuttosto che un altro.

    28. Per esempio Per esempio ci si pu domandare: giusto compiere un sacrificio umano ad un dio? Il relativista coerente risponderebbe: Se per chi lo compie giusto, allora giusto; se per un altro sbagliato, allora sbagliato Come dunque regolarsi ?

    29. Per uscire dallimpasse Per tentare di superare questo scoglio, Protagora opta per una soluzione UTILITARISTA. Cio elegge, in mancanza di una verit valida per tutti, il criterio dellutile come modello per orientare lazione. Pertanto quando ci si appresta a compiere unazione, ci si domander sempre quale sia lutilit di quellazione per chi la compie. Tale utilit i sofisti, per, agganciavano alla comunit in modo da ricercare sempre lutile collettivo pi che quello individuale.

    30. Razionalit debole: il criterio dellutile tuttavia innegabile che anche il criterio dellutile o vero e giusto per tutti (cio tutti dovrebbero farlo proprio in quanto superiore agli altri), e allora contraddice limpostazione relativista, oppure non lo , e allora non pu essere assunto in maniera filosoficamente giustificata. Per questo si parla di una razionalit debole, cio di unindicazione di massima, senza pretese di universalit e validit, ma solo come rimedio particolare alla mancanza di criteri, data la necessit per gli individui di prendere comunque delle decisione su che cosa fare nella quotidianit della vita. La razionalit debole ha un carattere dunque provvisorio, locale, limitato nello spazio e nel tempo, non pienamente giustificato e non giustificabile, senza pretese di verit, di contro alla ricerca di una verit autentica e stabile propria della razionalit forte.

    31. La religione Latteggiamento di Protagora nei confronti della religione fondamentalmente agnostico (a-gnosis= non-conoscenza; quindi degli dei non possiamo dire nulla perch non si possono conoscere): Degli dei non sono in grado di sapere n se sono, n se non sono, n quali sono: molte sono infatti le difficolt che si frappongono: la grande oscurit della cosa e la limitatezza della vita umana (fr. 4).

    32. La politica e le leggi Le leggi civili non hanno una natura divina, bens sono esclusivamente convenzioni umane, cio norme che luomo ha deciso, di elaborare al fine di poter rendere possibile la convivenza. Ci avvenuto attraverso un accordo dei singoli su alcuni comportamenti che necessario mantenere o evitare. Dunque non possiedono una verit superiore, ma sono ugualmente da rispettare, perch altrimenti la societ non potrebbe sussistere, e senza la societ non sarebbe possibile nemmeno la vita del singolo.

    33. Il nichilismo di Gorgia Gorgia di Lentini, citt situata nelle colonie della Magna Grecia (in Sicilia, nellodierna provincia di Siracusa), nacque nel 485 circa e mor a 109 anni a Larissa in Tessaglia (Grecia). Fu discepolo di Empedocle e scrisse, tra le altre opere, Sul non essere e lEncomio di Elena (di cui rimangono solo alcuni frammenti). Egli laltra grande personalit del movimento sofistico, insieme a Protagora. La sua filosofia pu essere definita nichilistica.

    34. Nichilismo Il termine ovviamente successivo, e deriva dal latino NIHIL=niente, nulla. Una filosofia si dice nichilistica quando giunge a negare la possibilit di conoscere la realt da parte delluomo. Anzi, quando tale negazione associata allidea che nulla pu esistere, e che lessere delle cose in realt pura illusione.

    35. Nulla esiste e nulla conoscibile n comunicabile Latteggiamento relativistico di Gorgia viene portato alle estreme conseguenze. Se tutto dipende dal modo in cui io vedo le cose, e se il mio punto di vista diverso da quello degli altri, che pure ugualmente sostenibile attraverso un discorso adeguato, ci significa che 1) Nulla esiste cio non c una realt univoca a cui fare riferimento, 2)e se anche ci fosse non riuscirei a conoscerla, 3)e se anche la conoscessi, non potrei comunque comunicarla agli altri.

    36. La dimostrazione Queste tesi vengono dimostrate con un abile utilizzo di quella stessa modalit di ragionamento inaugurata da Zenone e da Melisso di Samo (seguaci di Parmenide), consistente, da un lato, nel sostenere razionalmente le proprie conclusioni, dallaltro, e soprattutto, nel portare allassurdo le opinioni contrarie.

    37. Prima affermazione: lessere non esiste, ma se lessere ci fosse Secondo le testimonianze convergenti di un testo pseudo aristotelico e di Sesto Empirico, il ragionamento gorgiano avrebbe il seguente andamento. Nulla esiste (tesi di Gorgia, da dimostrare) Se qualcosa esistesse (ammissione della tesi contraria) potrebbe essere (discussione delle conseguenze, fino allassurdo): 1) Essere (potrebbe esistere lessere) O 2) Non essere (o potrebbe esistere il non essere).

    38. Lessere che , eterno ma Se lessere , pu essere a)eterno, b)generato, c)oppure eterno e generato insieme. Se lessere eterno, non ha principio, cio non ha un inizio nel tempo. Se non ha un inizio nel tempo, illimitato. Questo il passaggio critico del ragionamento. Infatti assume come identici il non aver inizio nel tempo e lillimitatezza nello spazio, deduzione che appare del tutto arbitraria, ma che Gorgia intende vera. Dunque se lessere eterno e non ha principio, esso illimitato nello spazio. Se lessere illimitato, non in alcun luogo, perch essere in un qualche luogo significherebbe che lessere CONTENUTO in quel luogo. Ma non possibile che qualcosa di illimitato possa essere contenuto in qualche luogo. Ma ci che non in nessun luogo, non esiste, quindi, essendo lessere eterno inesistente, lipotesi in questione da rifiutare.

    39. Lessere che , generato B) se lessere, invece, fosse generato sarebbe x) generato dallessere, ma se cos fosse, sarebbe generato da se stesso, e quel se stesso gi cera prima. Quindi non sarebbe generato (e si ritorna al punto A); y) generato dal non essere, ma ci impossibile perch dal nulla non pu venire nulla. Dunque lessere non nemmeno generato.

    40. Lessere che , generato ed eterno assieme Questo non possibile perch generazione ed eternit sono termini in contraddizione e si escludono a vicenda. Quindi se lessere, che , non n eterno, n generato, se ne deduce che non pu esistere.

    41. Seconda possibilit: esiste ci che non 2) Passiamo ora al secondo punto. Si era detto allinizio che se qualcosa esiste, pu esistere ci che e ci che non . Al primo punto abbiamo dimostrato che non possibile che lessere sia esistente, adesso si dimostra che non parimenti possibile che il non essere sia esistente. Infatti dire che esiste il non essere significa dire che ci che in realt non , cio attribuire, in palese violazione del principio di non contraddizione, due predicati contrari allo stesso soggetto nello stesso tempo e sotto il medesimo punto di vista. Infatti dire essere = dire ci che , e dire che lessere non significa dire ci che , al tempo stesso , non . Questo manifestamente assurdo. Dunque alla fine si dimostrato che lessere non pu esistere perch non possibile n che sia, n che non sia.

    42. Seconda affermazione: se lessere esistesse non sarebbe conoscibile Possiamo pensare cose non esistenti: per esempio la chimera, o il sarchiapone (lesempio ovviamente non di Gorgia o forse?)? Evidentemente s. Ma se cos, semplificando la complessa deduzione gorgiana, la conclusione che ci che esistente non lo possiamo pensare. Infatti Gorgia la mette cos: SE le cose pensate (P) non sono esistenti (non E) ALLORA ci che esiste (E) non pensato (non P). Il ragionamento sembra tenere. Proviamo a metterlo in forma di equazione: P= -E dunque E= -P, tutto fila, nevvero?

    43. Il problema Il guaio che il ragionamento contiene anche qui un piccolo inganno. Infatti se io dico che POSSO pensare qualcosa di non esistente, come la chimera e il sarchiapone, non significa che tutto ci che penso sia inesistente. Ma il ragionamento di Gorgia d per scontato, quando dice se le cose pensate non sono esistenti, che TUTTO ci che penso sia inesistente. Solo cos il ragionamento funziona. Infatti solo se tutto ci che penso non esiste, ci che esiste non lo penso. Ma in realt bisognerebbe metterla cos: qualche cosa che penso non esiste, alloracon questa premessa il ragionamento di Gorgia non funziona. Inoltre un parmenideo direbbe comunque che ci che non esiste e che tuttavia si pensa non altro che una composizione di ci che esiste, se infatti lo descriviamo nei particolari, chiedendoci che cosa , descriveremmo particolari tratti da cose realmente esistenti: nel caso della chimera la testa di leone, la testa di capra, il corpo di leone e la coda di serpente

    44. Terza affermazione: se anche lessere fosse conoscibile non sarebbe comunicabile Se lessere fosse e fosse conoscibile non sarebbe comunicabile. Infatti quando io pronuncio una parola, essa manifestamente non la cosa che io intendo comunicare con la parola. Infatti la parola ruota, non la ruota della mia Opel corsa, poich la auto non vanno su quattro parole, ma su quattro ruote. Vi cio una differenza ontologica fondamentale tra le parole e le cose. Le parole non sono le cose e le cose non sono le parole. Questo secondo Gorgia rende impossibile alle parole significare le cose, cio essere usate per dire le cose nella loro vera consistenza di cose. Il problema che le parole, non essendo le cose, nascono come SEGNI per indicare le cose e questo tuttaltro che impossibile, come non impossibile che una freccia indichi la direzione in cui andare per raggiungere una meta.

    45. Le affermazioni gorgiane Nonostante i problemi che si sono sottolineati in questo breve percorso, Gorgia sostiene, dunque, e ritiene di aver dimostrato il suo triplice assioma nichilistico. Esso va soggetto ad un altro pi generale problema che proprio anche del relativismo protagoreo:

    46. sono assai problematiche In Protagora dire che tutto relativo significa dire: vero che tutto relativo, con un evidente contraddizione tra ci che si dice nella prima parte della frase (qualcosa vero in senso assoluto), e ci che si dice nella seconda (tutto relativo e quindi non esiste una verit assoluta). In Gorgia dire che nulla esiste, implicherebbe linesistenza di colui che parla, delle parole che dice, dei significati che esse esprimonocosa che renderebbe inutile ogni affermazione e ogni idea. Inoltre dire che nulla conoscibile implica che almeno una cosa conoscibile: il fatto che nulla conoscibilesiamo ancora in palese contraddizione. Infine dire che se qualcosa fosse conoscibile non sarebbe comunicabile, analogamente implicherebbe che almeno una cosa sia comunicabile: il fatto che nulla comunicabile (altrimenti per quale ragione si dovrebbe dire che nulla comunicabile)terza e finale contraddizione! Cos la dialettica sofistica entra in un vicolo cieco e si autodistrugge.

    47. Scetticismo Il nichilismo che dice nulla esiste possiamo considerarlo come una diretta conseguenza dello scetticismo, cio del dubbio sulle possibilit che luomo ha di dire realmente come stanno le cose. Se da un lato tale impostazione lascia grande libert alluomo di dire e fare quello che vuole, dallaltro lo consegna ad una disperata consapevolezza della sua fragilit e nullit. Il destino umano di conseguenza assolutamente privo di un senso superiore, senza alcuna via duscita oltre la semplice morte dellindividuo, che la fine di tutto, la cancellazione di ogni speranza e desiderio, di ogni bellezza e verit, nellabisso del nulla in cui tutte le cose sono condannate a scomparire.

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