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Dalle subcuture ai fan

Dalle subcuture ai fan. Prof. Romana Andò Teoria e analisi delle audience. Le subculture.

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Dalle subcuture ai fan

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Presentation Transcript


  1. Dalle subcuture ai fan Prof. Romana Andò Teoria e analisi delle audience Perchè studiare i media?

  2. Le subculture • Per subculture si intendono piccoli gruppi o frammenti di classe, gruppi sociali che sviluppano il proprio “distinto modello di vita”, dando “forma espressiva alla loro esperienza di vita sociale e materiale”. • Le subculture sviluppano rituali di resistenza ai valori proposti dalla cultura dominante.(Hall e Jefferson 1976). • Per quanto nascano come subculture giovanili all’interno della classe operaia, la resistenza alla cultura egemonica e, al contempo alla cultura operaia dei genitori, non è rappresentata attraverso gli strumenti dell’opposizione politica, ma opera a livello dell’universo simbolico.

  3. Subcultura come rumore • “Le subculture rappresentano un ‘rumore’ (come opposto di suono): interferiscono nella normale successione che porta dagli eventi e dai fenomeni reali alla loro rappresentazione nei media”. • Il potere di significazione delle subculture va analizzato, quindi, come “un effettivo meccanismo di disordine semantico: una specie di blocco temporaneo nel sistema di rappresentazione”. (Hebdige, 2000, 99)

  4. “scatenare l’uragano e la tempesta” • Le violazioni dei codici autorizzati, tramite i quali il mondo sociale viene organizzato e vissuto, hanno un considerevole potere di provocazione e di disturbo. • Mettono in mostra la natura arbitraria dei codici che sono sottesi e danno forma ad ogni tipo di discorso (Hebdige, 100).

  5. La strategia • “Chiamo strategia il calcolo (o la manipolazione) dei rapporti di forza che divengono possibili dal momento in cui un soggetto dotato di una propria volontà e di un proprio potere (un’impresa, un esercito, una città, un’istituzione scientifica) è isolabile. Essa postula un luogo suscettibile d’essere circondato come spazio proprio e di essere la base da cui gestire i rapporti con obiettivi o minacce esteriori (i clienti, i concorrenti, i nemici, la campagna intorno alla città e gli oggetti della ricerca)” (De Certeau 1990)

  6. La tattica • “In rapporto alle strategie definisco tattica l’azione calcolata che determina l’assenza di un luogo proprio. Nessuna delimitazione di esteriorità le conferisce un’autonomia. La tattica ha come luogo solo quello dell’altro. Deve pertanto giocare sul terreno che le è imposto così come lo organizza la legge di una forza estranea. Non ha modi di mantenersi autonoma, a distanza […]. Non ha dunque la possibilità di darsi uno progetto complessivo […] si sviluppa di mossa in mossa” (De Certeau 1990)

  7. L’arte del più debole • “Questo non luogo le permette indubbiamente una mobilità […]. Deve approfittare, grazie a una continua vigilanza, delle falle che le contingenze particolari aprono nel sistema di sorveglianza del potere sovrano, attraverso incursioni e azioni di sorpresa, che le consentono di agire là dove uno meno se lo aspetta. • È insomma astuzia, un’arte del più debole” (De Certeau 1990)

  8. Le traiettorie • Secondo De Certau i consumatori danno vita attraverso le loro pratiche significanti, a delle “linee di percorso”; producono “tracciati”. • Queste ‘traiettorie indeterminate’ apparentemente insensate, formano frasi imprevedibili. • “Sebbene composte nei vocabolari delle lingue ricevute e sempre sottomesse a sintassi prescritte, tracciano le astuzie di interessi diversi e di desideri che non sono determinati né captati dai sistemi entro i quali si sviluppano”. (De Certeau 1990)

  9. Le tattiche quotidiane • La televisione gioca un ruolo cruciale nel mantenimento delle differenze. Prodotta dall’industria culturale e all’interno della forza egemonica, è, tuttavia, incontrata dalle tattiche di ogni giorno. • Ciò che è necessario indagare, sulla scorta della provocazione introdotta da De Certau, sono, dunque, gli usi tattici e quotidiani delle risorse culturali messe a disposizione dall’industria culturale.

  10. Strategie e tattiche • “le strategie puntano sulla resistenza che l’instaurazione di un luogo contrappone all’usura del tempo; • Le tattiche invece puntano su un’abile utilizzazione di quest’ultimo, sulle occasioni che esso presenta e anche sui margini di gioco che introduce nelle fondamenta di un potere “(De Certeau 1990)

  11. La superficie della subcultura • Gli usi tattici si evincono, dunque, negli oggetti mondani: “una spilla di sicurezza, delle scarpe a punta, una moto – che nondimeno assumono una dimensione simbolica, divenendo una sorta di marchio, emblemi di un esilio volontario” (Grandi 1992). • È nella superficie della subcultura che si trovano i riflessi delle tensioni tra gruppi dominanti e gruppi subalterni.

  12. Gli oggetti nelle subculture • Gli oggetti sono resi sempre più portatori di significato in quanto “stile” di una subcultura. • Comunicano con la loro presenza, la diversità di un gruppo e dei suoi componenti rispetto all’ideologia dominante. • Lo stile della subcultura è carico di significato: sfida il mito del consenso , portando avanti una “lotta tra discorsi differenti, fra definizioni e significati differenti all’interno dell’ideologia”

  13. Creazione come dilatazione di senso • Lo stile delle subculture non nasce dal nulla. Non è puro atto creativo, ma, per riprendere le parole di De Certau e Fiske, è furto, “appropriazione”, “consumo produttivo”, azione sovversiva. • È una lettura di ciò che altri non leggono negli oggetti ordinari della vita quotidiana: una dilatazione di senso frutto di una forte dimensione volontaristica.

  14. Il bricolage • “Lévi Strauss sostiene che le usanze magiche dei popoli primitivi devono essere considerate come sistemi di connessione implicitamente coerenti e in grado di estendersi all’infinito in quanto gli elementi di base possono essere utilizzati in una grande varietà di combinazioni capaci di generare fra loro nuovi significati” (Hebdige in Grandi 1992)

  15. Il lavoro del bricoleur nelle subculture • “Insieme, oggetti e significati costituiscono un segno e, all’interno di ogni cultura, questi segni sono assemblati, ripetutamente, entro forme caratteristiche di discorso. Tuttavia, quando il bricoleur ri-posiziona l’oggetto significante in una differente posizione all’interno di quel discorso, usando lo stesso complessivo repertorio di segni, o quando quell’oggetto viene posizionato all’interno di un insieme totale differente, un nuovo discorso viene costruito, un differente messaggio comunicato” (Clarke 1975)

  16. L’omologia • Contrariamente all’idea di massa che le sottoculture siano forme senza leggi, • “la struttura interna di ogni sottocultura specifica è caratterizzata da un’estrema regolarità: ciascuna parte è organicamente relazionata alle altre ed è grazie all’integrazione tra le varie parti che un appartenente alla sottocultura riesce a dare senso al mondo” • “Gli oggetti di cui ci si è appropriati, una volta raccolti di nuovo in apparati sottoculturali distinti, erano ‘resi tali da riflettere, esprimere e fungere da cassa di risonanza per (…) determinati aspetti della vita del gruppo” (Hebdige, 128)

  17. Il bricolage punk “Il punk esemplifica nel modo più chiaro l’utilizzazione da parte della sottocultura di questi moduli anarchici [...] Come i ‘ready made’ di Duchamp [...] gli oggetti più irrilevanti e più impropri - una spilla, una gruccia di plastica, un pezzo di televisore, una lametta da barba, un assorbente igienico - potevano essere portati entro la provincia della non-moda punk”. (D. Hebdige 1979)

  18. Il bricolage Mod • Nata sul finire degli anni ’50, questa sub-cultura si caratterizzò immediatamente per lo stretto legame che instaurò con gli immigrati indio-occidentali. La parola “Mod”, infatti, è l’abbreviazione di “modernist”, ovvero fan del modern jazz.

  19. Il bricolage Skinhead • Bretelle, abiti da lavoro, jeans, anfibi e capelli corti (durezza, mascolinità…). Tutti elementi caratteristici della working class che furono trafugati e riadattati alle necessità comunicative della sub cultura Skin, la quale si rispecchiava nel disagio sociale che serpeggiava tra i giovani inglesi della classe operaia.

  20. Il bricolage Rasta Il terrore, la schiavitù e la sottomissione vennero rielaborati in modo tale da non rappresentare più uno stigma ma un motivo d’orgoglio. Attraverso la sofferenza i Rasta riuscirono ad elevarsi al di sopra della cultura occidentale e a guardare la nostra Babilonia con occhi compassionevoli. La prima rielaborazione che avvenne per mano dei Rasta fu sicuramente quella relativa alla Bibbia. Attraverso una nuova interpretazione di quest’ultima, infatti, riuscirono a trovare la sacralità necessaria per rafforzare la propria battaglia contro l’imperialismo inglese. La bandiera etiope, però, fu l’elemento che subì il maggior numero di rielaborazioni da parte della sub-cultura Rasta. Questa se ne appropriò in tutta la sua essenza (compreso il significato dei colori), fino a farla diventare vessillo della lotta contro la schiavitù e l’oppressione.

  21. L’esperienza delle subculture • L’esperienza sociale delle subculture non rimane grezza, ma è sempre mediata dai sistemi di rappresentazione mediale. • Sono le stesse rappresentazioni mediali la cornice ideale al cui interno le subculture costruiscono il loro discorso e rappresentano se stesse. • “Parte del successo della cultura punk sta nella sua capacità di riflettere e simbolizzare i problemi sociali contemporanei” (Crane, 1992)

  22. Le subculture come testo • Analizzare le subculture significa sia osservare le mappe di significato che esse compongono, sia il senso attribuito dal gruppo alle pratiche, alle istituzioni e agli oggetti. • Le subculture vengono cioè analizzate come testo, intendendo per testo sia i singoli prodotti dell’industria culturale che esse decodificano, sia le pratiche comportamentali, più o meno ritualizzate dei componenti del gruppo, sia gli oggetti mondani ri-semantizzati.

  23. Leggere le subculture • Una subcultura dovrebbe essere analizzata a tre livelli (Cohen 1980) : • il livello storico, in grado di isolare la problematica specifica di una particolare porzione di classe • il livello strutturale o semiotico (lo stile), • il livello fenomenologico, ovvero un’analisi etnografica di come le subculture vivono se stesse e il senso di appartenenza.

  24. Integrazioni delle subculture • L’emergere di una sottocultura spettacolare è sempre accompagnata da un’ondata di isterismo nei media. • Le innovazioni stilistiche per prime attraggono l’attenzione dei media; successivamente sono gli atti devianti a conquistare spazio e visibilità e vengono utilizzati per spiegare lo stile “innaturale”. • In questo modo la propagazione dello stile si accompagna alla riduzione della tensione sottoculturale.

  25. Integrazioni delle subculture • “i media […] non solo registrano la resistenza ma anche la ‘posizione entro il sistema dominante dei significati’, e quei giovani che hanno scelto di vivere all’interno di una cultura giovanile spettacolare vengono simultaneamente rinviati, da come sono rappresentati alla televisione e nei giornali, alla posizione dove il senso comune li avrebbe voluti sistemare” (Hebdige, 102)

  26. La forma di merce • La prima forma di integrazione riguarda il rapporto tra subculture e industrie che le servono e le sfruttano. • “dopotutto una sottocultura riguarda prima e soprattutto il consumo. Opera esclusivamente nella sfera del tempo libero […]. Comunica attraverso merci anche se i significati uniti a quegli oggetti sono di proposito distorti o ribaltati” (Hebdige, 103)

  27. La forma ideologica • Due sono le strategie discorsive con cui vengono affrontate le sottoculture in quanto minaccia: • “la prima: l’Altro può essere reso banale, esser naturalizzato, addomesticato. In questo caso la diversità è semplicemente negata (“ogni Altro è ridotto all’identico”). • Come alternativa l’Altro può essere trasformato in esotismo insignificante, un “puro oggetto, spettacolo, clown”.

  28. Il recupero delle subculture • Quando il vocabolario (visuale e verbale) dei sottogruppi diventa sempre più familiare, il processo di recupero delle subculture all’interno della mitologia dominante ripara l’ordine rotto con l’avvento delle stesse. • I media, infatti, non solo registrano la resistenza, ma la situano all’interno della cornice dominante, riportando simultaneamente le culture giovanili all’interno del senso comune. • Questo processo di recupero avviene attraverso: • la conversione dei segni delle subculture in merci prodotte per la massa • l’etichettamento e la ridefinizione di comportamenti devianti da parte di gruppi dominanti (per es. gli hooligans definiti “animali”)

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