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Politica economica mod.A

Politica economica mod.A. A cura di: Miccoli Tiziana Rastelli Sonia Rogora Rosanna Veronesi Jacopo Viganò Giovanni . LA DISOCCUPAZIONE E L’UE: NATURA, CAUSE E RIMEDI TRA PASSATO PRESENTE FUTURO.

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Presentation Transcript


  1. Politica economica mod.A A cura di:Miccoli Tiziana Rastelli Sonia Rogora Rosanna Veronesi Jacopo Viganò Giovanni LA DISOCCUPAZIONE E L’UE: NATURA, CAUSE E RIMEDI TRA PASSATO PRESENTE FUTURO

  2. Introduzione alla discussione

  3. Il lavoro in esame ha per oggetto il problema della disoccupazione, visto nella prospettiva della situazione europea nel passato (ultimi decenni), nel presente e nel prossimo futuro. Oggetto della relazione

  4. Obiettivi • Definizione delle caratteristiche generali del problema della disoccupazione • Analisi delle cause della disoccupazione in Europa • Presentazione e analisi dei dati sulla disoccupazione nell’Unione Europea, con riferimento sia al passato, sia alla situazione attuale • Studio dei possibili rimedi di politica economica adottabili per ridurre l’entità del fenomeno

  5. Struttura della relazione • La relazione risulta dunque suddivisa in quattro parti: • Anatomia e costi della disoccupazione • Le cause della disoccupazione in Europa • La disoccupazione in Europa: evidenza empirica • Il ruolo della politica economica nella lotta alla disoccupazione in Europa

  6. PARTE PRIMA ANATOMIA E COSTI DELLA DISOCCUPAZIONE

  7. La disoccupazione: nozioni generali Disoccupazione Inflazione FALLIMENTI DI MERCATO Squilibri bilancia dei pagamenti Sottosviluppo Manifestazioni di instabilità dell’economia

  8. La disoccupazione: definizione DISOCCUPAZIONE INVOLONTARIA DISOCCUPAZIONE Essa sorge quando vi sono lavoratori (potenziali) disposti ad occuparsi al tasso di salario reale vigente, o anche ad uno leggermente inferiore, ma la domanda di lavoro è insufficiente per occuparli.

  9. Anatomia della disoccupazione • 4 caratteristiche della disoccupazione (dati empirici): • Il tasso di disoccupazione non è uniforme ma varia molto a seconda dell’età, della razza e del grado di esperienza del gruppo di individui considerato • Nel mercato del lavoro vi è un notevole turnover, ossia i flussi in entrata e in uscita sono consistenti rispetto al numero assoluto degli occupati e dei disoccupati • Il turnover è in larga misura legato alle fasi del ciclo economico: infatti i licenziamenti aumentano nei periodi di recessione, mentre le assunzioni aumentano nei periodi di espansione • Le persone che perdono il lavoro in buona parte rimangono disoccupate solo per un breve periodo

  10. Variabilità del tasso di disoccupazione a seconda del gruppo considerato Dietro il tasso di disoccupazione complessivo si celano valori disomogenei Relazione algebrica: u = w1u1 + w2u2 + …. + wnun w = quota di forza lavoro totale che rientra in ciascun gruppo un = tasso di disoccupazione in ciascun gruppo Il tasso di disoccupazione può dunque variare se varia w o u (es. un incremento del gruppo dei giovani rispetto al totale della popolazione solitamente fa aumentare il tasso complessivo

  11. Il bacino della disoccupazione BACINO DELLA DISOCCUPAZIONE FLUSSI IN ENTRATA FLUSSI IN USCITA • Dimissioni volontarie • Esuberi • Licenziamenti • Ingresso nel mondo del lavoro • Assunzioni • Fine esubero • Fine ricerca di lavoro (uscita dalla forza di lavoro)

  12. La disoccupazione: concetti chiave • Popolazione in età lavorativa: popolazione con età superiore ai 15 anni; • Forza lavoro: numero di persone che dichiarano di essere occupate o che dichiarano di essere disoccupate; • Disoccupati: sono disoccupati coloro che non hanno un lavoro e che: a) hanno attivamente cercato un’occupazione nelle ultime quattro settimane b) stanno aspettando di riprendere servizio dopo essere stati temporaneamente sospesi perché in esubero; • Persone non in forza lavoro: individui in età lavorativa, ma non appartenenti alla forza lavoro (essi non sono considerati disoccupati). Tra di essi rientrano, ad esempio, i pensionati le casalinghe e i cosiddetti “lavoratori scoraggiati”, ossia quei soggetti che hanno smesso da tempo di cercare un impiego.

  13. Il concetto di piena occupazione PIENA OCCUPAZIONE: situazione teorica in cui, nel sistema economico, vi è un pieno impiego di tutti i fattori produttivi TASSO DI DISOCCUPAZIONE NATURALE: è il tasso dovuto alle normali frizioni che caratterizzano il mercato del lavoro e che si registra anche quando esso è in equilibrio dipende da FREQUENZA DELLA DISOCCUPAZIONE DURATA DELLA DISOCCUPAZIONE

  14. Durata della disoccupazione Periodo di disoccupazione: intervallo di tempo consecutivo durante il quale un individuo rimane senza lavoro Per durata della disoccupazione s’intende il tempo medio per il quale ciascun individuo rimane disoccupato. Considerando la durata della disoccupazione si può capire se normalmente si tratta di una condizione a breve termine o se invece la disoccupazione a lungo termine è un problema diffuso • L’organizzazione del mercato del lavoro • la composizione demografica della forza lavoro • la possibilità e la volontà dei disoccupati di continuare a cercare un impiego migliore(legata ai sussidi di disoccupazione) Fattori che influiscono sulla durata

  15. Frequenza della disoccupazione Per frequenza della disoccupaziones’intende quante volte in media, in un dato periodo di tempo, i lavoratori rimangono disoccupati • la variabilità della richiesta di lavoro da parte delle diverse imprese operanti all’interno del sistema economico; maggiore è la variabilità della domanda di lavoro da parte delle diverse imprese, più alto èil tasso di disoccupazione • il tasso di crescita della forza lavoro: più essa è rapida, maggiore è il tasso naturale di disoccupazione Fattori che influiscono sulla frequenza Tutti questi fattori possono variare nel tempo; dunque anche il tasso naturale di disoccupazione è soggetto a variazioni

  16. Stime del tasso naturale Il valore del tasso naturale di disoccupazione, u*, viene stimato usando una formula molto simile all’equazione che esprime il tasso di disoccupazione complessivo in funzione dei tassi di disoccupazione dei diversi gruppi di popolazione considerati: u* = w1u*1 + w2u*2 + …. + wnu*n Per stimare, dunque, il valore corrente del tasso naturale in un paese in genere si prende in considerazione un periodo in cui si suppone che nel paese vi sia stata piena occupazione; questo valore viene quindi adeguato tenendo conto dei cambiamenti intervenuti nella composizione della forza lavoro (cioè dei cambiamentidei pesi w) e di eventuali variazioni dei tassi naturali di disoccupazione relativi ai singoli gruppi.

  17. Soluzioni per ridurre u* Il dibattito sui possibili metodi per ridurre il tasso naturale di disoccupazione tende a concentrarsi sull’alto tasso di disoccupazione giovanile e sulla consistente quota di disoccupati di lunga durata. Problema: i giovani trovano poco gratificanti i lavori loro offerti Soluzione: - periodo di formazione professionale - abbassamento del salario minimo Disoccupazione giovanile Problema: i sussidi fanno aumentare il tasso di disoccupazione, in quanto consentono di prolungare la ricerca del lavoro e rendono meno grave la perdita del lavoro Soluzione: ridurli (nel tempo e nell’ammontare) ma non eliminarli Disoccupazione di lunga durata

  18. I costi della disoccupazione I principali costi della disoccupazione sono due: PERDITA DI PRODUZIONE EFFETTI INDESIDERATI SULLA DISTRIBUZIONE DEL REDDITO Esistono poi altri costi della disoccupazione (prevalentemente di carattere non economico)

  19. La perdita di produzione Chi non riesce a trovare un lavoro non produce, quindi la disoccupazione riduce la quantità di beni a disposizione della collettività LEGGE DI OKUN Per ogni punto di aumento della disoccupazione il PIL diminuisce del 2%

  20. Effetti indesiderati sulla redistribuzione del reddito La disoccupazione incide notevolmente sulla distribuzione del reddito e i suoi costi sono ripartiti in modo tutt’altro che omogeneo DISOCCUPATI GIOVANI SOGGETTI MAGGIORMENTE PENALIZZATI FASCE PIU’ POVERE CHI CERCA LA PRIMA OCCUPAZIONE

  21. Gli altri costi della disoccupazione Sono prevalentemente di natura non economica Perdita di qualificazione e danni di lungo periodo Perdita di relazioni umane e di vita familiare Cattiva salute e mortalità Perdita di motivazioni e lavoro futuro Danno psicologico e povertà Disuguaglianza fra le razze e i sessi Perdita di libertà ed esclusione sociale Indebolimento dei valori sociali Riduzione delle entrate fiscali Inflessibilità tecnica e organizzativa

  22. Perdita di qualificazione e danni di lungo periodo Proprio come le persone “imparano facendo”, così “disimparano non facendo”, Deterioramento delle capacità Perdita di fiducia Perdita di libertà ed esclusione sociale Perdita di libertà di decisione Esclusione sociale (e non solo economica)

  23. Danno psicologico e povertà Sofferenza e stato d’angoscia Perdita di autostima nel tempo Aumento dei tassi di suicidio Cattiva salute e mortalità La disoccupazione può anche portare a Malattie clinicamente identificabili + elevati tassi di mortalità

  24. Altri effetti Perdita di relazioni umane e di vita familiare Perdita di motivazioni Effetti anche nel futuro (isteresi) Disuguaglianze fra le razze e i sessi La disoccupazione fa accrescere queste disuguaglianze Aumento dell’intolleranza e del razzismo Es. gli immigrati vengono visti come coloro che rubano il lavoro

  25. Inflessibilità tecnica e organizzativa Indebolimento dei valori sociali Le persone in uno stato di prolungata disoccupazione possono sviluppare un certo cinismo circa l’equità degli assetti sociali e anche la percezione di vivere a carico degli altri DISOCCUPAZIONE TECNOLOGIA Se la disoccupazione è forte, si possono trovare maggiore resistenze ad una riorganizzazione economica

  26. PARTE SECONDA LE CAUSE DELLA DISOCCUPAZIONE NELL’UNIONE EUROPEA

  27. Dove cercare le cause… Le cause della disoccupazione vanno solitamente ricercate NEL FUNZIONAMENTO DELL’ECONOMIA NEI MECCANISMI CHE REGOLANO IL MERCATO DEL LAVORO E IL SISTEMA DI WELFARE

  28. …e come individuarle Quando si analizza la disoccupazione devono essere prese in considerazione quattro dimensioni Quanti sono i disoccupati Chi è disoccupato Qual’è la durata della disoccupazione Come sta chi è disoccupato Sulla base di queste dimensioni si possono individuare diversi modelli nazionali della disoccupazione, radicati nella storia economica e sociale di ciascun paese (es. modello mediterraneo)

  29. Il modello mediterraneo E’ applicabile a buona parte dell’Europa meridionale (Italia compresa) CARATTERISTICHE • Basso tasso di partecipazione della forza lavoro (soprattutto femminile) • Elevato tasso di disoccupazione, concentrata tra i giovani • Disoccupazione di lunga durata • Disoccupazione scarsamente indennizzata CAUSE PRINCIPALI • Arretratezza produttiva e carenza di investimenti

  30. Possibili cause per la disoccupazione europea Non esiste un’unica causa ma diverse cause • Carenza delle qualifiche che sarebbero necessarie per ricoprire i posti vacanti (vi sono posti di lavoro disponibili ma i disoccupati non hanno le qualifiche idonee a ricoprirli) • Rilevante quota di disoccupati di lungo periodo, che non hanno incentivo a cercare un lavoro • Pressione fiscale eccessiva Queste motivazioni sono però state oggetto di alcune obiezioni, avvalorate dai dati reali (vedi pressione fiscale)

  31. Possibili cause per la disoccupazione europea (2) Oltre alle caratteristiche intrinseche del sistema economico, parte della disoccupazione può essere attribuita all’implementazione di politiche economiche erronee per la gestione della domanda e dell’offerta POLITICA FISCALE PARTICOLARMENTE RESTRITTIVE (per raggiungere l’obiettivo euro) POLITICHE DELLA DOMANDA POLITICA MONETARIA

  32. Possibili cause per la disoccupazione europea (3) POLITICA FISCALE E’ dovuta ai parametri di Maastricht e si è rivelata essere molto restrittiva, tenuto conto della contemporanea politica monetaria, altrettanto restrittiva, e dell’esistenza di una situazione di elevata disoccupazione, che a sua volta ha provocato un’ulteriore contrazione delle entrate fiscali. Da ciò è derivato un rallentamento degli investimenti pubblici in infrastrutture, che sono complementari agli investimenti privati

  33. Possibili cause per la disoccupazione europea (4) POLITICA MONETARIA E’ stata resa uniforme dal fatto che i tassi di cambio andavano mantenuti rigorosamente fissi, mentre era stato rimosso ogni vincolo al libero movimento dei capitali. In tali condizioni, i tassi d’interesse dovevano convergere in tutti i paesi candidati all’euro e non vi era spazio di manovra a disposizione delle banche centrali nazionali per perseguire una politica monetaria autonoma. La politica monetaria comune si è rivelata fin troppo restrittiva, soprattutto in considerazione dell’irrigidimento della politica fiscale, e ha provocato un periodo prolungato di tassi d’interesse reali eccessivamente elevati, che hanno scoraggiato l’investimento e gonfiato la disoccupazione.

  34. Possibili cause per la disoccupazione europea (5) ALTRO ELEMENTO DI ANALISI LA DOMANDA DI LAVORO Il tasso di crescita della domanda è sceso notevolmente al di sotto di quello del prodotto potenziale E’ stato possibile soddisfare la domanda senza un aumento apprezzabile dei posti di lavoro, mentre la crescita della forza lavoro, pari a circa il 2%, è andata a ingrossare le fila dei disoccupati.

  35. Possibili cause per la disoccupazione europea (6) ALTRO ELEMENTO DI ANALISI ERRATE POLITICHE DI TUTELA PER GLI OCCUPATI PER I DISOCCUPATI LEGISLAZIONE SUL SALARIO MINIMO SICUREZZA DEL POSTO DI LAVORO SUSSIDI DI DISOCCUPAZIONE

  36. La legislazione sul salario minimo SALARIO MINIMO In Europa sono troppo elevati Divieto imposto per legge alle imprese di impiegare personale pagandolo al di sotto di un livello minimo fissato dai contratti nazionali o, il che è lo stesso, proibendo ai lavoratori di accettare lavori non remunerati con un salario minimo Problema dell’interazione fra minimo salariale e contributi sociali

  37. La legislazione sulla sicurezza del posto di lavoro Tale legislazione riduce sia i licenziamenti (perché rende più costoso per i datori di lavoro licenziare i propri dipendenti), sia le assunzioni (perché scoraggia i datori di lavoro dall’assumere nuova manodopera che rischiano di dover licenziare in futuro) Fattore di rigidità del lavoro

  38. Alla ricerca della flessibilità… Passaggio dal sistema di produzione fordista, che premia la stabilità, a quello dell’appropriatezza, ove domina la capacità di essere flessibili per far fronte all’incertezza META’ ANNI ‘90 Studi sulla flessibilità del lavoro Diverso grado di protezione del lavoro nell’UE Probabilità individuale di perdere il lavoro vista come una connotazione positiva, poiché contribuirebbe a ridurre la disoccupazione nel complesso

  39. I sussidi di disoccupazione 2 tipologie ASSICURATIVI ASSISTENZIALI Forma di risarcimento del danno subito per la rottura del rapporto di lavoro Sono previsti per chi si trovi in stato di bisogno Legati ai contributi versati in passato e indipendenti dalle condizioni economiche Non legati al passato e concessi finché lo stato di bisogno perdura

  40. I sussidi di disoccupazione (2) • Funzione di stabilizzatore automatico • Rendono più facile accettare occupazioni poco stabili • Consentono di ripartire in modo abbastanza omogeneo i costi della disoccupazione Vantaggi • Fanno aumentare la durata della disoccupazione (e il tasso naturale) • Con essi si attribuisce minore gravità alla perdita del lavoro Svantaggi Critiche sull’entità e sulla durata dei sussidi in Europa

  41. Usa vs. Europa USA EUROPA • Basso tasso di disoccupazione • Bassa durata della disoccupazione • Forti differenziali retributivi • Molti lavoratori a bassa produttività e retribuzione • Bassa tassazione • Scarsi servizi sociali • Alto tasso di disoccupazione • Elevata durata della disoccupazione • Bassi differenziali retributivi • Tanti lavoratori ad alta produttività e retribuzione • Alta tassazione • Diffusi servizi sociali

  42. Altre possibili cause • L’isteresi della disoccupazione europea dopo gli anni ’70, è probabilmente interpretabile nei termini di un livello troppo alto dei salari, sostenuti dalle lotte sindacali e conseguenti ad una politica monetaria inflazionistica (spiegazione classica), e di un generale rallentamento della crescita economica (spiegazione keynesiana). • . Molti studiosi ritengono che le cause della disoccupazione di oggi siano di tipo strutturale, siano cioè imputabili al fatto che il sistema Europa non funzioni a pieno regime, ma stia attraversando una serie di processi di ristrutturazione economica (es. informatizzazione della produzione, integrazione europea) • Teoria della jobless growth.

  43. PARTE TERZA LA DISOCCUPAZIONE NELL’UNIONE EUROPEA: EVIDENZA EMPIRICA

  44. Disoccupazione 2003 Il tasso di disoccupazione nell'Unione Europea rilevato nel gennaio 2003, è stato del 7,9%, mentre quello della zona dell'euro del 8,6%. Osservando il grafico 1, possiamo notare che questi tassi sono sensibilmente più elevati rispetto al tasso rilevato nello stesso periodo negli USA. Questa disparità, come detto in precedenza,è dovuta a molteplici fattori; infatti se analizziamo i paesi dell'Unione Europea, osserviamo notevoli differenze: ad esempio nel Regno Unito, dove la rigidità del mercato del lavoro è molto bassa, e simile a quella degli Stati Uniti, notiamo un ridotto tasso di disoccupazione, mentre nelle regioni come l'Italia e la Spagna, in cui si ha una situazione opposta, i tassi sono notevolmente più alti. Il Lussemburgo, con il suo 2,7% presenta il tasso di disoccupazione più basso all'interno dell'Europa dei 15,mentre la Spagna con il 12,1% si rivela la nazione con la percentuale di disoccupati più elevata.

  45. Grafico 1

  46. Disoccupazione per categorie sociali Nei seguenti tre grafici (grafici 2, 3 e 4) si rileva come le disparità maggiori presenti nelle diverse categorie (rispettivamente popolazione maschile e femminile, popolazione con meno di 25 anni, popolazione con più di 25 anni), si osservano nei paesi con una disoccupazione più elevata e in particolare nelle zone dell'area mediterranea: Spagna, Italia e Grecia. Questi sono anche gli stati con il mercato del lavoro maggiormente rigido e con una serie di tradizioni difficili da abbandonare. Ad esempio nel grafico 2 se prendiamo in considerazione la situazione anglosassone e quella spagnola, vediamo che nel mercato inglese la differenza tra il grado di disoccupazione maschile e femminile è solo di un punto percentuale (circa), al contrario di quello spagnolo in cui questa differenza sale a ben 8,9 punti, rivelando appunto una situazione in cui la donna incontra ancora difficoltà nella ricerca di un posto di lavoro.

  47. Disoccupazione per categorie sociali (2) Anche analizzando il tasso di disoccupazione della popolazione con meno di 25 anni e quello della popolazione dai 25 anni in su, notiamo notevoli differenze dalla situazione maschile a quella femminile: infatti per quanto riguarda i giovani nei paesi mediterranei citati in precedenza, si nota che anche la disoccupazione giovanile femminile, come per la popolazione femminile totale, risulta notevolmente più alta rispetto alla medesima categoria maschile (anche questa già molto elevata), dimostrando che in questi stati la categoria che incontra le maggiori difficoltà è quella dei giovani e in particolare di quelli di sesso femminile. Al contrario in molte nazioni dell'area centro-settentrionale, anche se il tasso di disoccupazione giovanile totale risulta più elevato rispetto al tasso dell' intera popolazione, il tasso maschile e quello femminile non risultano molto divergenti, manifestando anzi una situazione migliore nel mondo giovanile-femminile.

  48. Disoccupazione per categorie sociali (3) Le medesime conclusioni, chiaramente escludendo il confronto tra la disoccupazione totale per la fascia d'età dai 25 anni in su e quella dell'intera popolazione, in cui in primo tasso risulta minore del secondo (come facilmente intuibile), si traggono analizzando la popolazione con più di 25 anni; quindi questo dimostra ulteriormente la diversità tra i rispettivi mercati del lavoro e tra le rispettive culture.

  49. Grafico 2

  50. Grafico 3

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