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PSICOLOGIA DELL’ ADOLESCENZA

PSICOLOGIA DELL’ ADOLESCENZA. Prof.ssa Marinella Majorano Dipartimento di Psicologia marinella.majorano@unipr.it. Modulo III Le relazioni famigliari. Palmonari , A. (1993). Psicologia dell’adolescenza. Bologna: Il Mulino. Cap. 7. Palmonari , A. (2001). Gli adolescenti: Il Mulino. Cap. 4.

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PSICOLOGIA DELL’ ADOLESCENZA

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  1. PSICOLOGIA DELL’ ADOLESCENZA Prof.ssa Marinella Majorano Dipartimento di Psicologia marinella.majorano@unipr.it

  2. Modulo IIILe relazioni famigliari • Palmonari, A. (1993). Psicologia dell’adolescenza. Bologna: Il Mulino. Cap. 7. • Palmonari, A. (2001). Gli adolescenti: Il Mulino. Cap. 4. • Maggiolini, A., PietropolliCharmet, G. (2004). Manuale di psicologia dell’adolescenza: compiti e conflitti. Milano: Francoangeli. (Cap 4 Parte seconda) • PietropolliCharmet, G. (2000). I nuovi adolescenti. Milano: Cortina Editore. Cap 1. • PietropolliCharmet, G. (2005). Adolescenza istruzioni per l’uso. Milano: Fabbri Editori. Cap 4.

  3. Le famiglie degli adolescenti

  4. L’interesse per la famiglia è molto forte a partire dagli anni 80 • Approccio dello sviluppo: famiglia come piccolo gruppo caratterizzato da una storia passata da aspettative per il futuro capace di cambiamento e di adattamento attivo a stimoli provenienti sia dall’interno che dall’esterno • Ciclo di vita famigliare: passare del tempo, fasi di sviluppo e compiti di sviluppo

  5. Le relazioni famigliari sono caratterizzate da: • Forti vincoli e limitati gradi di libertà; • Gerarchie; • Attaccamento, cura e lealtà

  6. Le relazioni tra genitori e figli si modellano e cambiano anche il relazione al contesto storico-culturale • Con il XX secolo le famiglie hanno iniziato a delegare eternamente alcuni aspetti di socializzazione dei figli: precoci esigenze di autonomia da parte dei figli • Adolescenza come IMPRESA EVOLUTIVA CONGIUNTA di genitori e figli • Il ragazzo deve costruire la propria autonomia sapendo di poter avere una base sicura. I genitori devono riconoscere l’alterità del figlio, è fuori ma è parte

  7. La richiesta di emancipazione avviene in un contesto famigliare esistente con caratteristiche estremamente variabili • L’adolescente vive il processo di individuazione per cui “rinnega” parzialmente le figure genitoriali per cercare al di fuori nuovi elementi con cui identificarsi e costruire un’identità propria rielaborando l’eredità famigliare in base alle esperienze proprie

  8. Il compito evolutivo famigliare di questa fase è di progredire vero una sempre maggiore differenziazione e una sempre più profonda individuazione, adeguando a questo i legami che uniscono i membri • Attualmente tale compito è più difficile perché si è abbassata l’età della pubertà e si è innalzata l’età dell’effettiva acquisizione dell’autonomia economica

  9. Per gli adolescenti il processo di emancipazione non è lineare: l’autonomia può essere desiderata il prima possibile o temuta con oscillazioni di periodi. Dipende da fattori interni ed esterni: • Autonomia emozionale-affettiva: destituzione dell’infallibilità dei genitori; • Ruolo del gruppo dei pari: nuova identificazione che attutisce il dolore del distacco • Autonomia comportamentale: possibilità di avere spazi autonomi • Autonomia decisionale: agire con regole proprie

  10. Approccio sistemico • Famiglia come sistema dinamico e aperto integrato in una gerarchia di sistemi paralleli e sovraordinati, in cui tutti i membri sono strettamente interdipendenti, legati cioè a influenze bidirezionali e reciproche • Il sistema tende a funzionare in modo fluido e stabile cercando via via nuovi equilibri • In ogni microtransizione i membri devono far fronte a compiti specifici

  11. Il contesto socio-culturale: i pregiudizi sulle famiglie fino agli anni 80 • Pregiudizio maschilista • Pregiudizio della famiglia nucleare • Pregiudizio etnocentrico

  12. Le declinazioni dell’approccio sistemico • Studio della comunicazione (chiarezza e modalità) • Analisi della struttura della famiglia (confini, gerarchia, ruoli) • Descrizione dei modelli interattivi (alleanze, conflitti) • Focus sulle credenze e sui valori

  13. I contesti della ricerca psicologica sulla famiglia: il contesto scientifico Le relazioni famigliari: dimensioni e livelli di analisi

  14. Livello strutturale-relazionale

  15. Dalla famiglia normale alla normalità delle famiglie Kantor e Lehr (1975): si definisce “normale” quel gruppo famigliare che soddisfano la maggior parte dei propri bisogni definiti in modo collettivo e congiunto, che mettono in grado i propri membri di realizzare gli scopi definiti da ciascuno e che non impediscono sistematicamente ai propri membri di perseguire obiettivi individuali. Mantiene COESIONE di gruppo ed AUTONOMIA dei membri

  16. Non assenza di conflitto ma negoziazione (Scabini, 1982), CONFLITTO • Non modelli di norme prestabilite ma capacità delle famiglie di attivare le proprie risosrse MOLTEPLICITA’ • Non tanto assenza di disagio e capacità di affrontarli CRISI

  17. La famiglia come sistema di interazioni: tipologie unidimensionali • 2 processi principali di studio: • Relazione tra COESIONE e INDIVIDUALITA’ • Relazione tra PROCESSI MORFOSTATICI e MORFOGENETICI

  18. Due Livelli di analisi: • PROCESSI COMUNICATIVI: • chiarezza, • Continuità tematica • Impegno • Accordo/disaccordo • Intensità emotiva • Qualità della relazione

  19. PROCESSI SISTEMICI • Modalità interattive • Struttura

  20. Tipologie multidimensionali • 1)Epstein et al (1978) • Problem-solving • Comunicazione • Ruoli famigliari • Sensibilità/coivolgimento emotivo • Controllo comportamentale (regole) • 2) Olsonet al. (1979): modello circonflesso • Coesione (disimpegnato, separato, connesso, invischiato) • Adattabilità (caotico, flessibil, strutturato, rigido) • comunicazione

  21. Livello simbolico

  22. Sistemi di credenze famigliari: i miti famigliari (Ferreira) • Credenze condivise dai membri della famiglia relativo a ciò che la propria famiglia è o dovrebbe essere. Ad esempio: • Mito dell’armonia (siamo sempre tutti felici) • Mito della pseudomutualità (non bisogna mai litigare) • Mito della salvezza (non siamo responsabili delle nostre azioni) • Mito del capro espiatorio • Mito del catastrofismo • Mito dell’unità • Mito della trasparenza • Mito dell’incomunicabilità

  23. Sistemi di credenze famigliari: i paradigmi famigliari (Reiss, Oliveri, 1983) • Analisi di come le credenze influenzano il comportamento. 3 dimensioni: • Configurazione (come le famiglie percepiscono l’ambiente sociale) • Coordinazione (come la famiglia pensa di essere percepita dall’ambiente) • Chiusura (apertura rispetto alle informazioni) • In base a queste caratteristiche le famiglie affrontano e tentano di risolvere i problemi in modo molto diverso

  24. Ciclo di vita famigliare e microtransizioni • Focus sul cambiamento e stabilità. Tre tipologie di approccio: • Sviluppo per fasi • Sviluppo per oscillazioni • Sviluppo per eventi critici • Le capacità di coping della famiglia sono legate alla sua configurazione e al rapporto con l’ambiente sociale

  25. Individuazione e comunicazione famiglie degli adolescenti • Con l’età adolescenziale il rapporto genitori-figli diventa più simmetrico e la forma comunicativa si centra maggiormente sugli aspetti astratti. I genitori devono trovare la forma adeguata di comunicazione. • INDIVIDUAZIONE: sforzo del singolo per acquisire un’identità originale superando le identificazioni con i genitori. Avviene una rinegoziazione dei ruoli per cui ogni membro deve trovare una nuova collocazione rispetto agli altri. • COMUNICAZIONE: fondamentale per la negoziazione o meno dei conflitti. Differenze legate al genere.

  26. L’adolescente vive una sorta di saturazione rispetto agli aspetti famigliari • “Marginalità psicologica volontaria” che lo porta ad allontanarsi dalle figure genitoriali • Richiesta di esplorazione ma anche di essere dentro la famiglia • I genitori devono permettere l’esplorazione controllata delle diverse parti di sé

  27. Dalla parte dei genitori… • Parallelamente i genitori iniziano ad interrogarsi sulla propria vita, guardandola retrospettivamente ricercando il senso delle scelte effettuate • Ridefinizione delle relazione tra i coniugi • Difficoltà legate all’avanzare dell’età • Senso di inutilità e di estromissione da parte del figlio • Attualmente nella famiglia affettiva i ruoli sono più invischiati da cui risulta ancora più difficile separarsi • Possibili reazioni: permissivismo e disinteresse (negazione), aumento del controllo

  28. Attualmente nella famiglia affettiva i ruoli sono più invischiati da cui risulta ancora più difficile separarsi

  29. Compiti emotivi • Revisione dei legami di attaccamento che deriva dalla necessità di separazione • Ridefinizione dei confini del pudore che derivano dallo sviluppo puberale • Ridefinizione dei livelli di potere interni alla famiglia che derivano dalla richiesta di autonomia • Riconoscimento al figlio del ruolo di soggetto sociale autonomo

  30. Conflitti e tipi di famiglia • Non è generalizzato (non è sempre crisi e scontro) • Assenza di conflitto: problema delle famiglie poco cariche affettivamente per altri problemi più gravi o perche troppo distaccate • Riguarda problemi “futili” e più raramente aspetti valoriali • E’ reciproco: il figlio vuole staccarsi e il genitore fa fatica a cambiare ruolo • E’ necessario perché occorre mantenere l’unità famigliare aumentando la permeabilità dei confini • Attraverso il conflitto l’adolescente impara ad ascoltare, negoziare accettare le opinioni altrui • Spesso si attraversano fasi di svalutazione, ipercritica, disinvestimento da parte dei figli necessario per poi recuperare il rapporto • Spesso accompagnato da aggressività a volte necessaria per superare l’ansia del distacco

  31. Attualmente molto meno presente: solo il 10% dei ragazzi intervistati in Italia parla di vero conflitto con i genitori su tematiche importanti; la f. è rivalutata per la funzione affettiva che svolge; congruenza di valori (CENSIS, 1992)

  32. Dipende dalla legittimità che per il figlio ha l’autorità del genitore e dallo stile educativo famigliare misurato sulle dimensioni dell’accettazione e del controllo) • Classificazione di Baumrind (1971) • Autorevole (sollecito e permissivo) • Autoritario(ostile e severo) • Iperprotettivo (sollecito e severo) • Trascuranti (ostile e permissivo)

  33. Il modello ottimale è un clima di accettazione del figlio insieme ad alternanza tra dominanza e sottomissione • Necessità di chiarezza dei ruoli educativi e delle regole, esplicite ed implicite • PietropolliCharmet (2000): dalla famiglia delle regole alla famiglia degli affetti • IERI: rigidità nelle regole, regime autoritario, confini rigidi e distanziati tra i membri, gerarchia, precoce responsabilizzazione • OGGI: assenza o confusione di regole, continua negoziazione, confini inesistenti o confusi tra i membri, sovrapposizione dei ruoli, latitanza del ruolo paterno, processi più o meno espliciti per mantenere più a lungo i figli in famiglia

  34. Genitori affettuosi • “…Eppure sembrano vinti. Hanno un figlio adolescente e non lo capiscono temono di ferirlo, che altri lo feriscano, che la scuola lo umilii. Che lui stesso sia fragile, triste o annoiato…Non si sentono all’altezza…potrebbero pensare ai fatti propri ma non se la sentono. Sono genitori potenzialmente in crisi di una famiglia affettuosa. Il loro è un impegno full-time. Così ritornano a casa incerti, forse colpevoli, certamente confusi. Il figlio li fa stare con il fiato sospeso. Loro gli levano il fiato”

  35. Contesto sociologico • Attuali mutamenti sociali e tecnologici hanno accelerato i ritmi ed ampliato le scelte rendendo più ampia l’esplorazione • Il destino delle persone non è più deciso ma è frutto di costruzione individuale • I pardi fanno fatica a prevedere il futuro dei figli • Non esiste più una matrice educativa ritenuta valida a priori • Il padre non è più colui in grado di separare il bambino dal mondo materno • Prima era valorizzata la capacità di adattarsi al proprio destino oggi è valorizzata la capacità della famiglia di costruire un futuro ch evalorizzi il talento • Problema della durata lunga

  36. Cambiamento delle figure parentalinon più rottura ma continuità • Madre lavoratrice che tende ad inserire molto precocemente il bambino in contesti extrafamigliari • Padre non più come rappresentante delle norme sociali ma spesso funzione “materna” (a partire dalla condivisione del parto) • Famiglia come “rifugio” dalla società che non rappresenta più il singolo (famiglia come primario valore). Famiglia come ruolo indispensabile nello sviluppo

  37. Conseguenze • Ragazzi poco avvezzi al dolore mentale e alla rinuncia • Insofferenza ed intolleranza alla frustrazione • Necessità di riempimento del vuoto • Non conoscono le regole e quindi non possono disubbidire • Non possono opporsi e quindi non riescono ad emanciparsi

  38. La carenza della figura paterna genera opposizione, disobbedienza, disagio, delinquenza per il suo ruolo di controllo, sanzione, separazione, rappresentante delle regole sociali di assunzione di responsabilità all’interno del contesto sociale • Famiglie strette e lunghe per carenza di sostegno sociale • Necessità di ridefinizione del ruolo paterno inteso come colui che responsabilizza

  39. PADRE DISERTORE: colui che vive continuamente altrove senza sentirsi incolpa, vive il figlio come fastidioso, incapace di assumere il ruolo • PADRE DEBOLE: presenza costante intrigante e seduttiva, ha bisogno dei figli e della loro approvazione e della madre, falso padre quasi fratello, non ha il rispetto dei figli, in fondo combatte l’autorità e la figura paterna dimostrando con armi seduttive che ha torto • PADRE GELOSO: incapaci di essere padri ma sono solo uomini, eterno giovane che ha paura della responsabilizzazione

  40. Le paure materne • MADRE E PUBERTA’: stesse paure dalla gravidanza; problema della ricontrattazione degli affetti; la distanza può generare forti sentimenti di perdita e di depressione • MADRE E ADOLESCENZA: “nuova madre” più curiosa e tollerante nei confronti dei nuovi interessi dei figli; ansia rispetto a condotte devianti; ruolo di congiunzione con la scuola • MADRE E GIOVANE ADULTO: rapporto con la nuova coppia; paura che la nuova relazione annienti ciò che lei ha costruito

  41. Ruolo materno e separazione • bisogno di elaborare il lutto della perdita mentale del figlio; più difficile con la figlia femmina per la confusione dei confini

  42. Differenze padre -madre • Madri descritte come più aperte e disposte all’ascolto in particolare con le femmine • Madri e figlie più problemi di confini e di confidenza e di conflitto. • I padri sono più distanti e non riescono a far fronte ai cambiamenti (in particolare con le femmine) • I padri hanno rapporto meno emotivo e centrato più su cose pratiche con i padri, le madri sono vissute come troppo intrusive • Madre con rapporto di autorità temperato dall’intimità e da momenti di uguaglianza. Conflitto sulle buone maniere, scuola

  43. Un evento non normativo: la separazione dei genitori • Scarse le ricerche sui figli adolescenti e con risultati contrastanti • Wallerstein e Kelly (1980): il divorzio sembra generare più necessità di autonomia e ridurre i conflitti aperti • Problema: tipo di risoluzione dei conflitti e di affidamento. Divorzio come processo: inizialmente genera rabbia paura che con il tempo vengono attutite. Dipende da variabili individuali e socio-culturali.

  44. Tre tradizioni di ricerca • Sociologica: gruppi ampi con scarso controllo • Clinica: gruppi piccoli con aspetti qualitativi • Evolutiva: molteplicità di misure e campioni ampi Recente interesse e dati in corso di confronto

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