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IL BULLISMO IN ADOLESCENZA

IL BULLISMO IN ADOLESCENZA. Il comportamento aggressivo. Teoria freudiana: teoria freudiana (ipotesi pulsionale): frustrazione e privazioni, attivazione delle pulsioni primarie, aggressione verso la fonte del disagio.

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IL BULLISMO IN ADOLESCENZA

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Presentation Transcript


  1. IL BULLISMO IN ADOLESCENZA

  2. Il comportamento aggressivo

  3. Teoria freudiana: teoria freudiana (ipotesi pulsionale): frustrazione e privazioni, attivazione delle pulsioni primarie, aggressione verso la fonte del disagio

  4. Teoria dell’apprendimento sociale: ipotesi ambientale: frustrazione e privazioni, mediazione dei fattori ambientali, risposta appresa in relazione al contesto, aggressione, ansia e depressione inibizione all’azione

  5. Teoria dell’apprendimento osservativo: azione compiuta da un modello significativo, feedback positivo erogato dal modello, osservazione , valutazione delle conseguenze, motivazione a riprodurre

  6. Ipotesi genetica: Carenze neuropsicologiche e temperamento, influenze ambientali, cronicità ed intensificazione del comportamento aggressivo • Effetto dei traumi perinatali

  7. Aggressività reattiva: deriva da un clima altamente conflittuale • Aggressività strumentale (proattiva): esercitata per esercizio del potere personale a discapito degli interessi altrui

  8. DEFINIZIONE • Forma di comportamento aggressivo basato su uno squilibrio di potere tra due o più persone e caratterizzato dalla ripetizione nel tempo. • Aggressioni ripetute che appaiono ingiuste a chi osserva e che hanno ripercussioni per le vittime • Abuso sistematico di potere • Non è un processo individuale che coinvolge solo bulli e vittime ma è un processo di gruppo che coinvolge ruoli diversi (assistenti, rinforzi, spettatori, difensori…)

  9. Tipi di bullismo a scuola • Aggressività fisica • Aggressività verbale (più frequente) • Aggressività indiretta (relazionale, sociale): sociale: utilizzo degli altri come mezzi per attaccare, manipolazione dei rapporti sociali per isolare un compagno; relazionale: esclusione del compagno

  10. Differenze di genere • Aumentano con l’aumentare dell’età • Maschi: aggressività fisica e la giudicano più pericolosa • Femmine: aggressività verbale o indiretta e la giudicano più pericolosa

  11. I ruoli nel gruppo • Bulli (8.2%: leader che aggrediscono e incoraggiano gli altri a partecipare) • Assistenti (6.8%, individui più passivi dei bulli che li aiutano nelle attività aggressive ma non le promuovono) • Rinforzi (19.5%, ridono per le offese alla vittima e li incoraggiano a continuare) • Difensori (17.3%, offrono aiuto alla vittima) • Spettatori (23.7% mantengono le distanze) • Vittime (11.7% oggetto di ripetute aggressioni) • Nessun ruolo (12.7%) Comportamenti relativamente stabili nel tempo. I primi 3 sono correlati. Vittime passive: ansiose insicure ed incapaci di difendersi Vittime provocatrici (bulli-vittime): impulsive e reattive agli insulti atteggiamenti che provocano i bulli Finte vittime: per farsi accettare dal gruppo Bulli/vittime: alternano i ruoli (rari) Vere vittime/paranoidi/ negano il ruolo

  12. Perché il bullismo? • Fattori intrapersonali (caratteristiche fisiche o temperamento) • Dinamiche famigliari • Aspetti relazionali • Aspetti socioculturali

  13. Ruolo delle relazioni famigliari • Bulli e vittime: famiglie aggressive, con alto livello di conflitto, criteri educativi incoerenti, controllo povero, assenza di affettività positiva e di calore, figli maschi in lotta per la dominanza. Sono maggiormente le femmine a diventare vittime • Bulli: disciplina rigida, membri distanti e poco coinvolti, genitori bulli • Maggiori difficoltà famigliari i maschi bulli e le femmine vittime (ruolo padre ostile e madre iperprotettiva per i maschi e madre ostile per le femmine). Porta alla formazione di modelli operativi interni

  14. Caratteristiche intrapersonali • Vittime: chi ha particolari caratteristiche fisiche o problemi (goffaggine, balbuzie, vista debole, disturbi di apprendimento, difficoltà particolari), hanno meno forza fisica, caratteristiche di temperamento (ansia o debolezza), appartenenza ad un’etnia.

  15. Bambini con esigenze speciali • Il disadattamento è il pretesto per gli atti di bullismo • I bambini non si integrano da un punto di vista sociale • Alcuni diventano essi stessi bulli (vittima aggressiva)

  16. Fattori interpersonali • Vittime sono poco popolari e molto rifiutate, si sentono sole a scuola e dichiarano di avere pochi amici. Ruolo protettivo dello status sociale degli amici • Bulli : popolarità media coesistenza di punteggi di rifiuto e di accettazione (controversi). I rinforzi sono molto popolari • I bulli tendono ad aggregarsi tra loro, le vittime tendono ad aggregarsi ad un difensore

  17. Abilità sociali • Gli aggressivi tendono ad avere una interpretazione dei segnali sociali limitata (poche informazioni) • Gli aggressivi tendono ad interpretare maggiormente il comportamento dell’altro come ostile • Optano per risposte aggressive • Hanno buone capacità di manipolare e dominare l’altro e di leggere le intenzioni ma poca empatia • Le vittime hanno poca autostima • Bulli alta autostima come forma di difesa • Vittime con orgoglio umile (alta autovalutazione, poco percepita dagli altri)

  18. Dalla parte delle vittime • Fenomeno sottostimato perché le vittime spesso non parlano e perché la violenza è spesso indiretta • Il 50% delle vittime non dichiara (soprattutto i maschi grandi) per paura per non consapevolezza del proprio ruolo o per scelta consapevole di autonomia di fronte agli adulti (ignorare il bullo)

  19. I coetanei come terapia • I Bambini più deboli vengono aiutati ed ascoltati • Si crea un clima di maggiore sicurezza • Si stimola la capacità di aiutare gli altri • I bambini vittime vengono supportati da amici che li possono proteggere • Occasione per una cittadinanza democratica nella scuola • Responsabilizza i compagni

  20. I bambini iperattivi e con difficoltà motorie • Spesso sono vittime provocatrici • Attirano di più l’attenzione dei compagni • Hanno relazioni sociali meno intense • Mostrano condotte sociali più negative • Presentano più problemi di comunicazione • Sono più frequentemente rifiutati • Sono spesso sia vittime che bulli • I goffi sono descritti come maggiormente introversi e sottomessi • I goffi sono spesso vittime

  21. Il bullismo nella ricreazione • Occasione di limitato controllo degli adulti, di esplorazione e di sperimentazione di conflitti, cooperazione, confronto ma anche aggressività (41.3% degli episodi)

  22. Strategie • Migliorare l’osservazione da parte dell’adulto • Corretta individuazione da parte dell’adulto delle condotte violente • Utilizzare sanzioni eque e tempestive • Ruolo dell’adulto come tutore specialmente con i piccoli

  23. Ricerca osservativa • I bulli (23 su 168) utilizzano una strategia relazionale di coercizione attiva sull’altro in particolare durante le partite di calcio ma anche in attività di difesa. I 24 spettatori tendono a non intervenire specialmente laddove la vittima è singola e si dedicano ai giochi con regole o di cooperazione. Le vittime (19) prediligono il gioco in piccolo gruppo perché non vengono accolti dal grande gruppo.

  24. Interventi basati su tecniche cooperative tra coetanei • Incontri mensili di supervisione insieme all’utilizzo da parte dell’insegnate di una strategia 1 volta a settimana + IPR • Role-play • Discussioni in gruppi di lavoro • Letteratura come stimolo • Giochi cooperativi (problemsolving) • Interpersonal processrecall : intervista per analizzare il livello simbolico del processo (esplorazione di sé, percezione degli altri, il proprio comportamento, valutazione e supposizioni, riflessioni, conclusione)

  25. Coinvolgere i genitori • Famiglie dei bulli: eccessivamente differenziate e con eccessivo distacco dal mondo esterno • Famiglie delle vittime: eccessivamente unite e chiuse, mondo interno percepito come sicuro e mondo esterno percepito come minaccioso • Le vittime provocatrici (bulli-vittime): famiglie disgregate, caotiche, conflittuali con pessima comunicazione

  26. E’ importante che i genitori vengano coinvolti ed aiutino il bambino a: • Facilitare il suo sentirsi parte del gruppo • Abituarlo a esercitare la teoria della mente • Aumentare la sua fiducia e la sua capacità di farsi aiutare nei casi di aggressione

  27. Strategie • Sensibilizzare le famiglie sul fenomeno • Creare la presa di coscienze del ruolo del genitore nel fenomeno • Offrire spazio e tempo per le famiglie per ascolto • Creare relazioni tra genitori • Individuare e confrontarsi sulle strategie

  28. Contratto con le famiglie: inquadramento del fenomeno, ruolo degli attori, analizzare gli indicatori del disagio, individuare strategie per la gestione del fenomeno • Primo incontro: brainstorming, scatola delle paure • Secondo incontro: tecniche proiettiva per i ruoli lettura de “L’inventore dei sogni” di McEwan (brano “Il prepotente”) • Terzo incontro: rafforzamento dell’autostima del bambino, esercizi di assertività, ascolto, gioco di ruolo

  29. Bulli alle scuole superiori • Meno indagato rispetto alle scuole medie ed elementari • Più dell’80% dichiara la presenza di episodi di prepotenza a danno di compagni • Prese in giro • Scherzi pesanti esclusioni e offese • Piccoli furti minacce • Furti importanti aggressioni fisiche La 4 è la più frequente ma cala durante l’anno per ritiro scolastico. Luogo: classe, corridoi, bagni

  30. Caratteristiche • Entrambi i sessi coinvolti • Solo 1/5 dichiara l’intervento degli adulti ma molta differenza tra istituti • I bulli stanno meglio a scuola e sono più accettati le vittime dichiarano più malessere • Le vittime definiscono i bulli soprattutto “stupidi e ignoranti”; le vittime sono definite dai bulli come deboli e inferiori • Scarsa comunicazione con gli adulti sul fenomeno. • Molta differenza valoriale: valori egoistici dei bulli,altruistici e sociali per le vittime

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