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DEFINIZIONE DI IGIENE

DEFINIZIONE DI IGIENE. E’ quella parte della medicina che ha per oggetto la conservazione della salute G. Ciani, 1936

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DEFINIZIONE DI IGIENE

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  1. DEFINIZIONE DI IGIENE E’ quella parte della medicina che ha per oggetto la conservazione della salute G. Ciani, 1936 La branca delle scienze mediche che si occupa dell’ambiente che circonda l’uomo e che cerca di scoprire e di eliminare i fattori capaci di provocare danni all’organismo o che si oppongono al raggiungimento della massima efficienza. Flugge, 1881 Lo studio delle misure per mantenere ed aumentare la salute Hueppe, 1909 L’arte di vivere in piena salute, evitando malattie e dando al corpo ed allo spirito il massimo di sviluppo normale Courmonr, 1914 La branca della medicina che mira a mantenere lo stato di salute Puntoni, 1948 La disciplina il cui fine altissimo si identifica con la tutela e l’innalzamento della salute umana. Cefalù, 1975 Scienza che agendo sull’uomo e sull’ambiente tende a rendere la vita umana più sana, più sicura e più felice. Disciplina, appartenente alle scienze bio-sanitarie che attraverso il potenziamento dei fattori utili alla salute e all’allontanamento o la correzione dei fattori responsabili delle malattie, tende a conseguire uno stato di completo benessere fisico, mentale sociale dei singoli e delle collettività. Disciplina che si propone di promuovere conservare la salute sia individuale che collettiva FATTORI NEGATIVI FATTORI POSITIVI + - SALUTE

  2. DEFINIZIONE DEL CONCETTO DI SALUTE La salute non è semplicemente l’assenza di malattia, è qualcosa di positivo, un’attitudine felice verso la vita ed una lieta accettazione delle responsabilità che la vita stessa comporta per l’individuo. Sigerist, 1941 La salute è un completo benessere fisico, mentale e sociale e non consiste solamente in una assenza di malattia o di infermità. Atto di Fondazione O.M.S., 1946 La salute è espressa da livelli di resistenza alla malattia. Gordon, 1953 La salute è il prodotto di una relazione armoniosa tra l’uomo e la sua ecologia. Rossdale, 1965 La salute è lo stato di capacità ottimale di un individuo per l’efficace svolgimento dei ruoli e dei compiti per i quali egli è stato socializzato. Person, 1972 La salute è l’adattamento perfetto e continuo di un organismo al suo ambiente. Wylie, 1970 Stato di salute è una condizione di continuo adattamento e perfezionantesi equilibrio tra organismo (corpo e psiche) e l’ambiente naturale e sociale, fino al raggiungimento del completo benessere fisico, psichico, spirituale, sessuale, ecologico. Il termine benessere va preso nelle sue accezioni di benessere oggettivo (star bene), soggettivo (sentirsi bene) e psicologico (sapere ed essere convinti di star bene) Bo, 1977

  3. TIPOLOGIE DI FATTORI CONTESTO Geo-orografici Biologici Fisici Chimici … AMBIENTE NATURALE LIVELLI DI QUALITA’ DELLA VITA Culturali Sociali Istituzionali Lavorativi Economici Civili Costruiti … AMBIENTE PRODOTTO SALUTE min max Genetici Costituzionali Comportamentali … AMBIENTE INDIVIDUALE min max MALATTIA max min IL “CONTINUUM” SALUTE - MALATTIA – + + + + + + + + + + – – + + + + + + + + + – – – + + + + + + + + – – – – + + + + + + + – – – – – + + + + + + – – – – – – + + + + + – – – – – – – + + + + – – – – – – – – + + + – – – – – – – – – + + – – – – – – – – – – + • valore negativo • + valore positivo

  4. Schema riassuntivo delle caratteristiche positive necessarie al conseguimento della condizione di “salute” (da Noack H., WHO reg. Publ. Europ. Series N° 22, mod.)

  5. Caratteristiche e/o fattori negativi la cui assenza è indispensabile per la salute MALATTIE CONDIZIONI PREMORBOSE STATI DI RISCHIO E/O PREDISPOSIZIONE HANDICAP DEFICIENZE O MENOMAZIONI DISADATTAMENTO INCAPACITÀ O DISABILITÀ FASTIDIO E/O DISAGIO

  6. Caratteristiche e/o fattori negativi la cui assenza è indispensabile per la salute Malattie Condizioni premorbose Stati di rischio e/o predisposizione Handicap: situazione, condizione di svantaggio che mette in difficoltà una persona e le impedisce di esprimersi in tutte le sue possibilità oppure menomazione o alterazione fisica o psichica, sia congenita sia acquisita o traumatica, che rende gravemente e permanentemente invalido chi ne è affetto Deficienze o menomazioni Disadattamento: Condizione in cui l'individuo non riesce a trovare un soddisfacente equilibrio con l'ambiente che lo circonda. Il termine viene però usato prevalentemente in riferimento all'ambiente sociale, cioè ai rapporti che intercorrono fra l'individuo e le altre persone e gli eventi sociali con cui viene in contatto. Incapacità o disabilità: perdita della capacità e della possibilità di adempiere a determinate mansioni. Fastidio:senso di molestia (fisica o psichica) che dà luogo a insofferenza Disagio: imbarazzo, dovuto a situazione psicologica che frena la spontaneità del comportamento

  7. Scienze matematiche ingegneristiche Scienze economiche legali Scienze umane e del comportamento SALUTE PREVENZIONE TUTELA PROMOZIONE SANITA’ PUBBLICA DEMOGRAFIA STATISTICA SANITARIA INGEGNERIA SANITARIA MEDICINA DI COMUNITA’ ECONOMIA SANITARIA LEGISLAZIONE SANITARIA ORGANIZZAZIONE SANITARIA PROGRAMMAZIONE SANITARIA STORIA DELLA MEDICINA EDUCAZIONE ALLA SALUTE IGIENE DEL LAVORO IGIENE DELL’AMBIENTE IGIENE DELL’ALIMENTAZIONE IGIENE OSPEDALIERA EPIDEMIOLOGIA Etica Storia Filosofia Psicologia Sociologia Antropologia Statistica Matematica Edilizia Urbanistica Organizzazione Economia Diritto Genetica Biologia Microbiologia Chimica Fisica Fisiopatologia Semeiotica Clinica medica Discipline biologiche Discipline cliniche Scienza medica

  8. MISURA DELLA SALUTE Principali indicatori delle condizioni sanitarie della popolazione

  9. Tasso di natalità: rapporto tra il numero di nati vivi in un certo periodo in una zona geograficamente definita e la stima della popolazione della zona. Viene generalmente riferito a 1000 persone per anno. Tasso di fecondità: rapporto tra il numero di nati vivi in un certo periodo in una zona geograficamente definita e la popolazione femminile in età fertile (generalmente 15-44 anni) della zona. Viene generalmente riferita a 1000 donne per anno. Tasso di riproduzione lordo: esprime il numero medio di femmine che una donna partorirebbe negli anni di potenziale maternità data la fecondità corrente delle donne ad ogni età. Tasso di riproduzione netto: fornisce indicazioni sul numero di femmine che, nate dalla donna media, sopravviverebbero all’età feconda se fossero soggette all’andamento di mortalità corrente. Tasso grezzo di mortalità: rapporto tra il numero totale di morti in una zona geograficamente definita in un dato periodo e la stima della popolazione della zona. E’ generalmente riferito a 1000 persone per anno. Tasso di mortalità specifico per causa: rapporto tra il numero di morti per una determinata causa in una zona geograficamente definita in un dato periodo e la stima della popolazione della zona. E’ generalmente riferito a 1000 persone per anno. Tasso di mortalità specifico per età (e sesso): rapporto tra il numero di morti di una data classe di età (o sesso) in un dato periodo in una zona geograficamente definita e la stima della popolazione della zona della corrispondente classe di età (o sesso). E’ generalmente riferito a 1000 persone per anno.

  10. Età media, età media di morte, speranza di vita Sommatoria delle età degli abitanti Media delle età degli abitanti di una popolazione Età media Numero di abitanti Sommatoria delle età di morte Media delle età in cui si verificano i decessi in una popolazione Età media di morte Numero di morti Media di anni che rimangono da vivere per soggetti di una determinata fascia di età in una popolazione Sommatoria degli anni di sopravvivenza Speranza di vita (vita attesa) (vita media a “x” anni) Numero di soggetti di una Determinata fascia di età

  11. DATI CARATTERISTICI ATTINENTI ALLA 3° ETA’ IN ITALIA (RAPPORTO ISTAT, 1994) Età media: maschi 73,3 anni; femmine 79,7 anni N° famiglie con almeno un ultrasessantenne 4.784.000 di cui unipersonali (costituite dal solo ultrasessantenne) 2.730.000 (57%) L’86% delle famiglie con un ultraottantenne sono unipersonali N° ultrasessantenni 11.200.000 di cui maschi 5.000.000 di cui femmine 6.200.000 Vivono soli 2.730.000 di cui maschi 470.000 di cui femmine 2.260.000

  12. CAUSE FAVORENTI LA MORTALITA’ PERINATALE CAUSE ESOGENE Agenti teratogeni Incidenti CAUSE LEGATE AL PARTO CAUSE ENDOGENE Malattie della madre Malattie ereditarie (emofilia) Anomalie della meiosi (trisomie) Isoimmunizzazione Rh

  13. Elenco degli agenti teratogeni noti Infezioni materne Lue Malattia da Citomegalovirus Rosolia Toxoplasmosi Varicella Herpes-Zoster Malattie materne Diabete mellito insulino dipendente Fenilchetonuria Les e altre malattie autoimmuni Malattie tiroidee autoimmuni con anticorpi circolanti Tumori virilizzanti Agenti ambientali Metil mercurio Bifenil policlorurati Trattamenti farmacologici o radianti Acido valproico Antimitotici, antagonisti dell’acido folico Fenitoinici Litio Metimazolo Minoxidil Ormoni ad azione androgena Penicillamina Retinoidi Streptomicina Tetracicline Warfarina ed altri derivati cumarinici Radiazioni ionizzanti terapeutiche 5-10 rad. Sostanze chimiche voluttuarie Alcool Cocaina

  14. Cause favorenti la mortalità perinatale • CAUSE GENETICHE • trasmissione di anomalie cromosomiche (emofilia, fenilchetonuria) • anomalie della meiosi: trisomie (cause di malformazioni congenite) • isoimmunizzazione Rh (M.E.N.), ormai raro • CAUSE CHIMICHE: farmaci, sostanze tossiche, alcool (cause di malformazioni congenite) • CAUSE FISICHE: radiazioni X, gamma (malformazioni) • SINDROMI RESPIRATORIE: ipossie prenatali, asfissia neonatale • DISTOCIE • PREMATURITA’ • CAUSE INFETTIVE: infezioni virali, es. rosolia, T.O.R.C.H

  15. Sintesi degli effetti delle radiazioni ionizzanti Rischi specifici dell’abuso di alcool in gravidanza • Ritardo nell’accrescimento intrauterino con basso peso alla nascita e circonferenza cranica di diametro inferiore alle norme • Ritardo dello sviluppo psicomotorio • Quadro malformativo con dismorfismo cranico-facciale associato o meno ad altre malformazioni (anomalie scheletriche, malformazioni cardiache, anomalie dei genitali) Rischi specifici dell’abuso di tabacco in gravidanza • Diminuzione dei mezzi di difesa nei confronti di agenti infettivi batterici e virali • Aumento di frequenza di menorragie gravidiche • Riduzione dell’aumento ponderale materno (malnutrizione materno-fetale) • Aumento di frequenza degli aborti • Maggior incidenza di nascite pretermine e di basso peso alla nascita • Maggior incidenza di mortalità perinatale

  16. Possibilità di prevenzione primaria dell’effetto di alcuni teratogeni noti

  17. Fattori causali Fattori di rischio Non rischio esposizione Non malattia malattia Malattia asintomatica Segni e sintomi Bisogno di salute Non percepito Riconoscimento del malessere (bisogno di salute) Bisogno di salute Non espresso Espressione del malessere Bisogno di salute Non soddisfatto Diagnosi-terapia PREVENZIONE PRIMARIA PREVENZIONE SECONDARIA PREVENZIONE TERZIARIA

  18. F4 F M F3 F1 F2 Malattia C Malattia B Malattia A Rapporto di rischio aspecifico e multiplo (malattie multifattoriali) Entità, durata, frequenza diversa di azione dei fattori di rischio * Inibizioni o potenziamenti reciproci tra fattori di rischio aspecificità molteplicità * * * Modulazioni ambientali Fattori dell’ospite MODULAZIONI FATTORI DI RISCHIO ASPECIFICI EFFETTO MULTIPLO

  19. Agente eziologico A Malattia infettiva A Rapporto causale biunivoco (malattie infettive) Fattori agente Fattori ambiente Fattori ospite CAUSA NECESSARIA CONDIZIONI DI SUFFICIENZA EFFETTO SPECIFICO

  20. Incidenza = Numeri di nuovi casi di malattia nel tempo t Popolazione a rischio di ammalare in quel periodo di tempo x K Numero di giornate lavorative perse per malattia x K Morbilità = Numero di giornate di lavoro totali Numero di morti per una malattia x K Letalità = Numero di malati per quella malattia Numero dei casi di malattia rilevati in un dato istante x K Prevalenza = (puntuale) Popolazione totale in quell’istante Numero dei casi di malattia rilevati in un dato periodo x K Prevalenza = (periodale) Popolazione media in quel periodo P = I x d

  21. popolazione A B C D E x x individui x x x x 1 luglio 1 gennaio insorgenza incidenza prevalenza luglio/gennaio = 4 casi 1 luglio = 2 casi 1 gennaio = 2 casi luglio/gennaio = 6 casi decorso (puntuale) (di periodo) x guarigione o morte N° Morti per una malattia Letalità = N° Malati per quella malattia

  22. Rischio relativo = Incidenza fra gli esposti Incidenza fra i non esposti RR = EM/E NEM/NE DEFINIZIONI DI RISCHIO Rischio assoluto = Incidenza fra gli esposti ad un fattore R As = EM/E Rischio attribuibile = Incidenza fra gli esposti – incidenza fra i non esposti RA = (EM/E) – (NEM/NE) Rischio attribuibile di popolazione = Incidenza totale – Incidenza fra i non esposti Oppure Rischio attribuibile x Prevalenza fattore di rischio RAP = RA x P = IT - INE

  23. SEGNALAZIONE DI CASISTICA DESCRIZIONE OBIETTIVO PRINCIPALE VANTAGGI SVANTAGGI SORGENTI DI DISTORSIONE ANALISI descrizione del verificarsi di più casi di malattia in soggetti esposti ad un fattore o di un improvviso aumento di casi di malattia giunta alla propria osservazione. Si tratta per l’appunto più di segnalazioni che di veri e propri studi. Suggerire ipotesi Estrema semplicità e facilità. Basta essere buoni osservatori Mancanza di confronti. Facili le false positività (associazioni casuali) e false negatività (è difficile accorgersi dell’aumento di una malattia già relativamente frequente, le segnalazioni di casistiche si sono dimostrate invece particolarmente utili nelle malattie molte rare) Tendenza ad ignorare i casi che insorgono nei non esposti e/o accertare la esposizione solo nei casi Cercare di accertare se con l’aumento dell’intensità dell’esposizione diminuisce il periodo tra inizio della esposizione e insorgenza clinica della malattia

  24. Forza si Plausibilità Plausibile Variabili Non plausibile no Variabile indifferente Agente eziologico Fattore di rischio Associazione tra variabili, rischio e causalità Studio della Studio della • Della correlazione • Statistica in termini di • Temporalità • Consistenza • Gradiente Dell’associazione Variabile/patologia Non significativa Massima specifica Significativa - aspecifica

  25. Tipo di studio DESCRITTIVO • Obiettivi • Analizzare statistiche correnti di mortalità e/o morbosità; • Illustrare il quadro della distribuzione delle varie malattie in rapporto a tempo, luogo e caratteristiche individuali; • Calcolare i tassi di mortalità grezzi, specifici e standardizzati; • Frequenza delle malattie (tassi di incidenza); • Andamento temporale attraverso l’analisi per coorti. • Vantaggi • I dati sono ricavati dalle statistiche di routine; sono spesso già disponibili e parzialmente elaborati; • In paesi in cui le reti di raccolta centrali dei dati funzionano bene, essi sono molto attendibili, soprattutto quelli di mortalità; • L’uso di classificazioni standard facilita i confronti anche a livello internazionale. • Svantaggi • Dati individuali non disponibili; • Difficilmente si possono vagliare ipotesi etiologiche specifiche; • Impiego frequente di classificazioni standard inadeguate o non aggiornate; • Talora non si conoscono con esattezza i “denominatori” adeguati (per emigrazioni e/o immigrazioni); • Lunghi tempi di latenza tra la raccolta e l’elaborazione dei risultati. • Bias comuni • Attendibilità del dato originale dubbia, variabile nel tempo e nello spazio e comunque difficilmente verificabile; • Variabilità nella codifica delle malattie; • Omissioni delle notificazioni; • Cause di morte errate. Varianti - Analisi per coorti

  26. Futuro Passato Presente (soggetti a disposizione) esposti Non malati malati Non esposti Non malati malati casi esposti esposti Non esposti Non esposti controlli Esposti malati Non malati malati Non malati Non Esposti Coorte prospettivi Quanti diverranno Quanti diverranno quanti sono stati Caso/controllo quanti sono stati quanti sono divenuti Popolazione a rischio Coorte storici quanti sono divenuti Modelli di studi di epidemiologia costruttiva

  27. PRINCIPALI FONTI DISPONIBILI PER LA RACCOLTA DEI DATI STATISTICO-EPIDEMIOLOGICI IN ITALIA

  28. Tipo di studio PREVALENZA • Obiettivi: • Descrivere l’entità di un fenomeno (malattia o altra variabile) in una comunità o campione di essa, a scopo di una valutazione epidemiologica, della diagnosi precoce (screening), della pianificazione sanitaria; • ottenere informazioni sugli atteggiamenti della popolazione nei confronti dei servizi sanitari, sui bisogni di assistenza percepiti, sull’utilizzo dei servizi sanitari stessi; • analizzare la possibile associazione di un fattore di rischio con una malattia (limitatamente ad alcune circostanze). • Vantaggi • Libera scelta sia della popolazione da cui selezionare il campione, sia dei metodi di rilevazione (ad es. questionario e/o accertamenti clinici), sia dei criteri diagnostici da applicare; • È di breve durata e relativamente poco costoso; • Se il campionamento viene effettuato correttamente, i risultati sono generalizzabili a tutta la popolazione. • Svantaggi • Non si addice a malattie molto rare o di breve durata: • Se si effettuano interviste, i dati riferiti al passato possono essere poco attendibili; • Non fornisce indicazioni sull’incidenza ma solo sulla prevalenza del fenomeno • Bias comuni • campionamento non corretto • interpretazione errata del ruolo di un fattore causale (associato alla maggior sopravvivenza invece che all’incidenza della malattia) • Adesione all’indagine non elevata • Varianti • campagne di screening

  29. FATTORI DA TENERE IN CONSIDERAZIONE NELLA PREPARAZIONE DI UN QUESTIONARIO 1. Decidere quali informazioni sono necessarie 2. Stabilire la via di somministrazione 3. Revisione bibliografica e discussione tra colleghi 4. Scegliere le singole domande 5. Usare un linguaggio adeguato 6. Scegliere forma grafica e modalità di presentazione 7. Pensare alla codifica delle risposte 8. Predisporre bozza da validare 9. Effettuare uno studio pilota 10. Stampa della versione finale

  30. LINEE GUIDA PER LA VALIDAZIONE DI UN QUESTIONARIO (modificata da: Dillmann, 1974) Le domande sono comprensibili? Le domande vengono interpretate in modo univoco da tutti i rispondenti? Ci sono domande che evocano risposte non interpretabili? • Le domande a risposta chiusa hanno una risposta adattabile ad ogni rispondente? Ci sono domande prive di risposta?

  31. CARATTERISTICHE DELLE DIVERSE METODICHE DI INDAGINI AD HOC

  32. Tipo di studio CASO-CONTROLLO • Obiettivi • valutare il ruolo di uno o più fattori di rischio attraverso una rilevazione retrospettiva di dati ricavati da due gruppi di individui, di cui uno costituito da soggetti con una specifica malattia (o altra condizione) e l’altro da soggetti senza quella condizione • stimare il rischio relativo (odds ratio) • Valutare il ruolo dei singoli fattori di rischio e dell’eventuale sinergismo in caso di etiologia multifattoriale • Vantaggi • è organizzativamente semplice, poco costoso e rapido • consente di indagare contemporaneamente su diversi possibili fattori di rischio • permette di saggiare ipotesi recentemente emerse • può essere utilizzato anche per malattie molto rare • è relativamente semplice mantenere costanti le modalità di rilevazione • Svantaggi • non permette di calcolare l’incidenza o la prevalenza delle malattie ma solo la stima dei rischi relativi • non è adatto se il fattore di rischio è poco frequente nella popolazione esaminata • mancanza di dati oggettivi sull’entità dell’esposizione • Bias comuni • selezione non accurata dei casi e dei controlli • atteggiamenti psicologici e ricordi diversi nei casi rispetto ai controlli (recall bias) • Atteggiamenti diversi dell’intervistatore • Se si utilizzano casi “prevalenti” anziché “incidenti” si possono scambiare per fattori di rischio condizioni associate con una maggiore sopravvivenza • Varianti • studio caso-controllo a controlli appaiati (matching) e non appaiati

  33. Tipo di studio A COORTE • Obiettivi • calcolare incidenza e mortalità delle malattie • quantizzare il rischio attraverso il calcolo dei tassi di incidenza negli esposti, nei non esposti e negli esposti a vari gradi e livelli • calcolare il rischio relativo ed attribuibile • confronti tra soggetti esposti in modo diverso • analisi differenziate per età e durata della esposizione • Vantaggi • calcolo diretto dei tassi di incidenza nei gruppi esposti (ai diversi gradi) e non esposti • tutti i casi di malattia o di complicazioni che si verificano in un tempo definito possono essere accertati obiettivamente • La rilevazione dei fattori di rischio non può essere influenzata dalla presenza della malattia • Svantaggi • di lunga durata, organizzativamente difficile e costoso • è difficile mantenere costanti nel tempo le modalità di rilevazione • non si possono saggiare ipotesi etiologiche suggerite successivamente all’inizio dello studio • non si addice a malattie rare nella coorte in esame • Bias comuni • perdite di follow-up • la conoscenza dell’esposizione o meno a fattori di rischio può influire sull’accertamento della malattia • cambiamenti nel tempo delle metodiche di rilevazione • Varianti • coorti storiche

  34. Tipo di studio SPERIMENTALE • Obiettivi • paragonare l’efficacia di due o più trattamenti terapeutici • valutare l’efficacia di un intervento di prevenzione o di rimozione di fattori di rischio su un gruppo di persone o su un’intera comunità • Vantaggi • è il più corretto studio da un punto di vista metodologico, per la distribuzione casuale dei fattori non conosciuti nei gruppi che si confrontano (attraverso la randomizzazione) e per la possibilità di eliminare il condizionamento psicologico di paziente e sperimentatore (studi in cieco) • unico caso in cui sono rispettati perfettamente i principi dell’inferenza statistica • Svantaggi • applicazioni limitate nell’uomo per problemi etici • spesso di difficile organizzazione, di lunga durata e costoso • Bias comuni • perdite al follow-up • rifiuto alla partecipazione • la conoscenza del trattamento può influenzare l’accertamento dell’esito (se non si utilizzano gli studi in cieco • Varianti • sperimentazioni cliniche controllate • Interventi sul campo • Interventi comunitari

  35. STUDIO EPIDEMIOLOGICO STUDI SPERIMENTALI STUDI OSSERVAZIONALI Sperimentazioni cliniche controllate Sperimentazioni in comunità Studi trasversali Studi retrospettivi Studi prospettici Valutazione dell’efficacia Ed efficienza di un Intervento sanitario Valutazione dei Bisogni di salute Identificazione dei Fattori di rischio Di malattie rare Identificazione dei Fattori di rischio Delle malattie Area della valutazione Area della programmazione Area dell’etiologia Rapporto tra tipo di indagine ed area di intervento epidemiologico Studi in funzione del tempo Esposizione o caratteristica Osservata al momento dello studio Campionamento in funzione della causa Campionamento in funzione Della malattia

  36. EPIDEMIOLOGIA GENERALE DELLE MALATTIE INFETTIVE STORIA DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA AGENTE EZIOLOGICO VIE DI PENETRAZIONE ED ELIMINAZIONE MODALITA’ DI CONTAGIO E TRASMISSIONE CONDIZIONI PREDISPONENTI E IMMUNIZZANTI IN BASE ALL’EVOLUZIONE NEL TEMPO Malattie decrescenti: febbre tifoide, malattie veneree Malattie stazionarie: epatite virale (da A ad E) Malattie recrudescenti: tubercolosi, salmonellosi Malattie cicliche: Cicli stagionali: influenza, malattie esantematiche, febbre tifoide Cicli poliennali: malattie esantematiche, pertosse Cicli secolari: influenza, colera

  37. IN BASE ALLA DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA Malattie esotiche: peste, colera, malaria, febbre gialla Malattie endemiche: tifo, epatite virale (da A a E), tetano, morbillo, influenza Malattie ubiquitarie: tetano, influenza, morbillo, epatite virale (da A a E) ENDEMIA EPIDEMIA (da malattia esotica o endemica) PANDEMIA • Protozoi • miceti o funghi • batteri • spirochete • micoplasmi • rickettsie • clamidie • virus

  38. DISPOSIZIONE DI ALCUNE MALATTIE INFETTIVE UMANE SECONDO L’INFETTIVITA’, LA PATOGENICITA’ E LA VIRULENZA DEI LORO AGENTI ETIOLOGICI (da Fox, Hall e Elveback, 1970)

  39. PORTATORI Portatori Soggetti che eliminano uno specifico agente patogeno in assenza di segni clinici di malattia Portatori precoci Soggetti che si trovano nel periodo di incubazione di una malattia e che possono diffondere l’agente patogeno anche prima del manifestarsi della malattia stessa Portatori convalescenti Malati che continuano ad eliminare l’agente patogeno anche dopo la guarigione clinica Portatori cronici Portatori sani Soggetti che si infettano ed eliminano l’agente patogeno senza sviluppare la malattia

  40. ASPETTI PIU’ IMPORTANTI PER L’EPIDEMIA GENERALE DELLE MALATTIE TRASMISSIBILI STORIA E DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA (comportamento temporale e spaziale) AGENTI ETIOLOGICI (virus, chlamydiae, rickettsie, scizomiceti e micoplasmi, ifomiceti e lieviti, protozoi RISERVE O SERBATOI E SORGENTI DI INFEZIONE (in particolare UOMO e ANIMALI) malati convalescenti portatori precoce sano tardivo e cronico VIE DI PENETRAZIONE cute DEI MICRORGANISMI mucose delle vie respiratorie “ digerenti “ genitourinarie congiuntivale placenta (toxoplasma, listeriosi, rosolia, CMV, Herpes, etc. VIE DI ELIMINAZIONE cute mucose (come sopra) sangue (trasfusioni, manipolazioni, insetti ematofagi) MODALITA’ DI CONTAGIO trasmissione diretta per contatto fisico vero e proprio per rapporto di estrema vicinanza trasmissione indiretta a mezzo di veicoli quali: aria (goccioline, nuclei delle goccioline, granuli di polvere acqua (per lo più per inquinamento secondario) alimenti (contaminazione primaria o secondaria) suolo oggetti d’uso (fomites) a mezzo di vettori distinti in: meccanici o passivi attivi o obbligati e di arricchimento

  41. TRASMISSIONE DIRETTA (PER CONTATTO) • Contatto diretto • Contatto intercutaneo: • Patologia cutanea da Staphylococcus aureus e da staphylococcus epidermidis (paterecci, foruncoli, favi ecc • Patologia cutanea da Streptococcus pyogenes, malattie da Streptococchi dei gruppi C e G (ascessi, flemmoni, erisipela ecc.) • Dermatofizie (Microsporum, Trycophyton) • Scabbia (Sarcoptes scabie) • Pediculosi pubica (Phthirius pubis) o dei capelli (Pediculus capitis) • Bacio: • Virus HS tipo 1 • Malattia citomegalica (Cytomegalovirus) • Mononucleosi infettiva (virus Epstein-Barr) • Epatite B (virus HBV) • Malattie veneree • Verticale • Durante il passaggio attraverso il canale del parto: • Meningite purulenta (Listeria monocytogenes) • Meningiti e sepsi neonatali (Strept. agalactiae gr. B) • Congiuntivite gonococcica neonatale (Neisseria gonorrhoeae) • Malattia da virus HS tipo 2 • Epatite B (HBV) • Candidosi (Candidae) • Tricomoniasi (Trichomonas vaginalis) • Infezione da Campylobacter (Campylobacter foetus) • Per via trans-placentare ed ematica: • Sifilide (Treponema pallidum) • Rosolia (Togavirus) • Toxoplasmosi (Toxoplasma gondii) • Granuloma infattisettico (Listeria monocytogenes) • Tripanosomiasi (Trypanosoma brucei) • HIV • Semidiretta

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