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c.2 L’INTERPRETAZIONE DELLE DOTTRINE ECONOMICHE

c.2 L’INTERPRETAZIONE DELLE DOTTRINE ECONOMICHE. introduzione. -le teorie econ si riferiscono a particolari contesti mutevoli -il nostro sforzo è di individuare la loro visione di uomo e società.

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c.2 L’INTERPRETAZIONE DELLE DOTTRINE ECONOMICHE

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Presentation Transcript


  1. c.2 L’INTERPRETAZIONE DELLE DOTTRINE ECONOMICHE

  2. introduzione • -le teorie econ si riferiscono a particolari contesti mutevoli • -il nostro sforzo è di individuare la loro visione di uomo e società

  3. -le teorie chiuse non considerano la dimensione storico sociale che è il presupposto ma anche il risultato, -partono dalle risorse iniziali (lavoro terra capitale capacità imprenditoriali) come un portato della natura e indipendenti dalle condizioni storiche istituzionali

  4. - le teorie aperte: le risorse iniziali sono dipendenti dagli assetti di potere della società, ruolo della politica economica, diverse correnti • -la globalizzazione secondo i neoliberisti e i neointerventisti

  5. 1.Teorie chiuse e teorie aperte e modelli di mercato • 2.l’efficienza del mercato in senso paretiano • 3.Il modello dell’equilibrio generale • 4. Economia politica keynesiana e analisi neoclassica: alcune differenze • 5. Economia politica keynesiana e analisi neoclassica: possibili complementarietà

  6. 1. Teorie chiuse, teorie aperte e modelli di mercato • A) la scuola storica studia non le leggi economiche ma lo sviluppo delle istituzioni e degli avvenimenti (dimensione storica dell’economia, influenze politiche, culturali…motivazioni umane es. il lavoro) • -connessione tra cultura e domanda di mercato es. la domanda di zucchero

  7. -von Mises: l’elasticità della domanda è un fatto storico, la cui spiegazione è oggetto della scienza storica non della teoria economica • -la scuola storica: la teoria economica è anche una scienza storica • -per i neoclassici l’analisi della cultura economica è al di fuori dell’analisi della teoria economica

  8. -la scuola storica (Hildebrand, Schmoller) sottolinea l’unità di teoria positiva, di economia etica e di economia politica: l’uomo al centro, non i beni e il capitale • -l’economia diventa una scienza sociale e culturale (contro Marx). Ciò è provato anche dai mercati di oggi: il consumatore non guarda solo ai prezzi, la cultura come fattore competitivo

  9. -le istituzioni econ riflettono e interpretano un significato culturale • -aspetti coerenti con la DSC: attenzione al contesto culturale, il posto dell’etica sociale • -crit. La scuola storica tende verso una teoria evoluzionista

  10. B)la scuola istituzionalista (Veblen, Galbraith, Myrdal) si concentra sulla formazione delle istituzioni in prospettiva giuridica: l’economia è un’entità sociopolitica, i mercati sono giudicati dalle norme dell’economia

  11. il progresso verso una società umana e non la crescita è il fine dell’economia, riforme contro la concentrazione di potere, non dualismo tra economico e non economico. • Veblen: diverse motivazioni es. lavoratore

  12. C)marginalismo e neoclassici: (1870 Jevons) il problema non è più la trasformazione indotta dall’avvento del capitalismo e il funzionamento del nuovo sistema (i classici) • -ma la determinazione della struttura dell’economia: analisi statica, priorità della microeconomia, visione armonica della realtà, enfasi sul ruolo della formazione del prezzo dei fattori di produzione

  13. -scuola keynesiana: dopo la crisi del 1929 la domanda di intervento pubblico nella regolazione dell’economia. Di fronte all’instabilità dei mercati lo stato interviene sul piano generale delle attività lasciando l’iniziativa ai mercati • -gli effetti fiscali sono più forti di quelli monetari (Keynes, Ohlin, Wicksell)

  14. -il monetarismo nasce dalla sottovalutazione dei fenomeni monetari e dell’inefficienza del settore pubblico • -significato tecnico: l’economia reale è stabile, la moneta è l’origine delle fluttuazioni economiche, l’azione monetaria più forte dell’azione fiscale • -secondo significato: politica fiscale e monetaria

  15. terzo significato: conservatorismo economico con privatizzazioni… • -quarto significato: ideologia libertaria con deregulation, privatizzaz dello stato sociale, catallaxy • -Hicks, Friedman

  16. -tra individualismo e politiche economiche (evoluzione d.società) l’esigenza di nuovi rapporti tra stato e mercato • -le politiche keynesiane sono spiegate dalla crescita dei ceti medi e delle corporazioni, degli intrecci tra potere politico ed economico.

  17. Un’analisi di queste inefficienze non deve portare ad un’astratta richiesta di non intervento ma a nuovi rapporti tra stato e mercato, competizione e cooperazione

  18. D)modelli di mercato nei neoclassici • -Knight e scuola di Chicago: teoria chiusa in senso stretto, cioè i gusti, le risorse, le possib.tecnol.sono visti come dati che delimitano le possibilità per migliorare le allocazioni. Il sistema è circoscritto ai dati cioè chiuso e autoconsistente

  19. l’apparato offerta domanda non è alterato da eventi esterni. Questi sono presi in conto solo attraverso cambiamenti di parametri che producono nuovi valori di equilibrio per le variabili economiche

  20. -la scuola austriaca è meno chiusa: ciò che fa funzionare il sistema è la sua apertura a possibilità scoperte tramite la competizione. La funzione del mercato non è solo quella di allocare efficientemente le risorse, ma di ispirare gli atti di scoperta (funzione di coordinare la divisione del lavoro e di trasmettere l’informazione dispersa)

  21. -perché il meccanismo di scambio funzioni non è necessario che le uniche motivazioni siano l’interesse individuale, ma l’esistenza di un sufficiente numero di agenti con diversi obiettivi o preferenze. Sono possibili, in questo modello, motivazioni altruistiche (no profit).

  22. -i modelli keynesiani sono più aperti nel senso che i fattori non economici possono determinare direttamente le variabili economiche. Il sistema economico non è autoconsistente. L’economia si connette con le scienze sociali

  23. 2. l’efficienza del mercato in senso paretiano • A) l’efficienza è il primo criterio di valutazione dei neoclassici. Definita in senso paretiano guarda solo alla produzione e allo scambio senza considerare l’iniziale e finale distribuzione di fattori e di beni

  24. -l’ottimo paretiano è una situazione in cui non è possibile migliorare la condizione di un individuo senza peggiorare quella di un altro. (non una situazione in cui l’utilità della società è massima)

  25. -le condizioni per tale efficienza sono quelle del tipo ideale di mercato: consumatori razionali, prezzi che riflettono i costi, concorrenza perfetta e simmetria di informazioni, le risorse per le imprese più efficienti, la non esistenza di esternalità e beni pubblici

  26. -crit.: nei mercati reali queste condizioni si realizzano in modo imperfetto: disoccupazione ciclica, concentrazione di potere e minacce all’ambiente • -fin dove il teorema paretiano si avvicina alla realtà della moderna economia?

  27. -la struttura per l’analisi dell’efficienza è statica e non indica come misurare i gradi di efficienza e in che misura l’intervento nell’economia è richiesto

  28. B) l’efficienza è separata dalla ricchezza, è interessata all’uso della risorse non alla proprietà dei beni prodotti, è un mezzo di analisi che esclude le considerazioni sulla distribuzione dei beni, e quindi sulla giustizia

  29. -Dasgupta definisce l’efficienza come un congegno altruistico. Se i cittadini si prendessero cura gli uni degli altri, ciò implicherebbe enormi sforzi e caos. In un sistema di mercato in cui ognuno agisce per il proprio interesse, la competizione assicura un risultato efficiente e la tassazione la distribuzione dei redditi.

  30. -crit.: questa argomentazione presuppone un accordo sulla tassazione, un mercato efficiente e ignora i benefici sociali della solidarietà • -rimane vero che certi obiettivi necessitano una combinazione di mercato e tassazione

  31. -in conclusione il criterio adottato dal mercato per la redistribuzione dei redditi è l’efficienza allocativa non la giustizia • -bene, preferenze e benessere sono usati in senso soggettivo, • non connessi con una morale oggettiva

  32. -il bene della società è una collezione di beni individuali • -la DSC: la società è una comunità di persone in tensione verso il bene comune. L’efficienza in senso paretiano deve essere riformulata e integrata in una teoria sociale

  33. 3. Il modello dell’equilibrio generale • Walras: la legge della domanda e dell’offerta conduce gradualmente un sistema economico verso una posizione di equilibrio es. asta • A) nei classici il modello euristico dell’equilibrio provvede uno strumento per comprendere la proprietà e i processi econ e per scoprire forze dominanti che creano l’ordine

  34. -con il marginalismo si passa da un equilibrio strutturale con un bilanciamento dei settori dell’economia ad un equilibrio comportamentale acquisito attraverso l’interazione degli individui. • -L’attenzione va verso la comprensione delle proprietà del modello e non verso la struttura dell’economia (contemporanea è la scuola storica)

  35. -sotto l’influsso del circolo di Vienna la matematica divenne il linguaggio della teoria economica Debreu • -nei modelli keynesiani il prezzo e la quantità in equilibrio sono governati da un sistema socioeconomico

  36. -nei modelli neoclassici l’equilibrio risulta dal comportamento ottimizzante degli agenti coordinato dal meccanismo del mercato che è automatico • Korai mostra che molte affermazioni della teoria dell’equilibrio sono scorrette: essa presume mercati atomizzati e concorrenza perfetta.

  37. -Davis: essa usa concetti statici e aprioristici • -la teoria esclude la storia e la società

  38. -molti neoclassici applicano la teoria al di là dell’economia, in tutti i settori sociali: imperialismo economico • -la teoria analizza l’economia ipotetica e non quella attuale: più che scienza è ideologia

  39. B)Keynes critica l’autoregolazione del sistema economico, il suo equilibrio è valutato rispetto al livello dell’occupazione, ammette un obiettivo esterno e un meccanismo di controllo. Diventa possibile una politica economica che tiene conto anche delle condizioni sociali e non solo delle condizioni per lo stabilirsi dei prezzi in equilibrio

  40. C) l’uso dei modelli matematici è connesso con la teoria dell’equilibrio. Mentre il metodo di Keynes è organico e tratta con i sistemi sociali, quello dei neoclassici è meccanicistico e pone in evidenza non le relazioni sociali ma le relazioni tra gli agenti e le cose (funzioni di utilità e comportamento ottimizzante).

  41. Ciò conduce ad un approccio individualistico e meccanico. La teoria economica si avvicina alla matematica e la spiegazione dei fenomeni è lasciata agli storici.. • -per Keynes la matematica ha un ruolo limitato, giustificato per gli aspetti quantitativi, ma quelli qualitativi sono molto importanti.

  42. -l’econometria e la statistica sono importanti per i problemi micro e mesoeconomici che trattano con il comportamento degli individui (curve di domanda e offerta) • -le tecniche matematiche sono metodi formali adatti per aspetti specifici della realtà da un punto di vista individualistico

  43. -rischio del riduzionismo, necessità di considerare i fatti non economici per l’economista

  44. D) le analogie meccaniche e le equazioni sono utili per quanto riduttive e astratte. L’equilibrio è un ideale o idea regolativa per comprendere il processo del mercato ma non una descrizione di un processo empirico • -visto dal di dentro il mercato è un modello di interazione sociale per il quale non sono adatte né l’analogia meccanica né quella organica

  45. -l’aggiustamento (tatonnement di Walras) implica l’adattamento a stati mentali attesi, reazione e apprendimento che trascendono la reazione meccanica e la teoria dell’evoluzione darwiniana

  46. -visto dal di fuori il mercato è un mezzo meccanico per mediare le forze e allocare le risorse, ma visto dalla prospettiva interna dei partecipanti il mercato è un contesto di interazioni teleologiche: nell’anticipazione il soggetto è se stesso e l’altro in un continuo intreccio e scambio di anticipazioni e adattamenti anche a stati mentali

  47. -la teoria dell’equilibrio tende ad oscurare la distinzione tra lo strato fisico e quello mentale e sociale della realtà.

  48. 4.Economia politica keynesiana e analisi neoclassica: alcune differenze • A) i neoclassici partono da un principio individualistico: il sociale consiste nelle interazioni tra gli individui coordinate da meccanismi come il mercato

  49. -i keynesiani partono dalla società. Le istituzioni sono precondizioni per le azioni degli individui che non sono coordinate automaticamente. Le istituzioni hanno una vita largamente indipendente dalla volontà degli individui es frugalità-risparmio

  50. -la differenza è nella diversa concezione delle relazioni tra individui e società. I keynesiani trattano essenzialmente con il funzionamento del sistema economico politico, mentre i neoclassici con il comportamento autointeressato degli individui e gruppi • Per i neoclassici il punto di partenza è l’individuo e lo scambio, la produzione è un’applicazione dello scambio

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