1 / 84

Filosofia NDT ( Non Destructive Testing)

chung
Télécharger la présentation

Filosofia NDT ( Non Destructive Testing)

An Image/Link below is provided (as is) to download presentation Download Policy: Content on the Website is provided to you AS IS for your information and personal use and may not be sold / licensed / shared on other websites without getting consent from its author. Content is provided to you AS IS for your information and personal use only. Download presentation by click this link. While downloading, if for some reason you are not able to download a presentation, the publisher may have deleted the file from their server. During download, if you can't get a presentation, the file might be deleted by the publisher.

E N D

Presentation Transcript


  1. CONTROLLI NON DISTRUTTIVI (NDT TECHNIQUES) PER LE STRUTTURE AERONAUTICHEProf.Claudio ScarponiDipartimento di Ingegneria Aerospaziale e Astronautica, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”-Via Eudossiana 18-00184 Roma. Tel. 06 44585313, e-mail claudio.scarponi@uniroma1.itCampagnano, 5 Dicembre 2006

  2. Filosofia NDT (Non Destructive Testing) Scopo dei Controlli non Distruttivi è ispezionare, qualificare e valutare la qualità di una struttura senza produrre fratture o rotture o qualsiasi altro significativo cambiamento della struttura stessa. Le metodologie NDT per i diversi materiali vanno dalla semplice ispezione visiva ed il cosiddetto “coin tapping” (battitura con la moneta) a tecniche anche molto sofisticate.

  3. Applicazioni sui diversi materiali Le diverse tecniche presentate nascono per impieghi su materiali isotropi ed omogenei (alluminio e sue leghe, acciai, titanio ecc.) e solo in un secondo momento sono state testate e validate (con le modifiche del caso) per i materiali compositi, impiegati in maniera sempre più massiva nelle costruzioni aeronautiche (compositi a matrice polimerica, rinforzati con fibre di vetro, carbonio, aramidiche ecc.).

  4. Introduzione ai CONTROLLI NON DISTRUTTIVI CND • Controlli Non Distruttivi CND o NDT Non-Destructive-Testing: • informazioni sull’integrità di un componente, senza alterarne le caratteristiche meccaniche o provocarne la distruzione. • Le Prove Non DistruttivePNDsi applicano in due fasi particolari: • Fase produttiva accettazione di pezzi sulla base della presenza di difetti; • Fase di ispezione in servizio sorveglianza del degrado subito dal pezzo in condizioni di lavoro. • Le PND sono applicate in vari settori ed attività fra cui quello civile, meccanico, aeronautico, energetico, nella ricerca, nell’arte e nella geologia. Università degli studi di Roma “La Sapienza”

  5. L’Importanza dei CND in Campo Aeronautico • La maggiore affidabilità dei CND ha permesso di cambiare i criteri di progettazione in campo aeronautico, passando dal criterio “SAFE-LIFE” al criterio “DAMAGE-TOLERANCE” attraverso il “FAIL-SAFE”. • “SAFE-LIFE”: presuppone che la struttura sia in grado di impedire che il danno si verifichi prima che la sua utilizzazione abbia raggiunto un prefissato periodo di tempo. • “FAIL-SAFE”: si ammette la possibilità di innesco del danno per “fatica”, purché la struttura sia progettata in modo da contenere il difetto. • “DAMAGE-TOLERANCE”: soddisfa il binomio sicurezza-economia. Conoscendo le leggi della meccanica della frattura si possono stabilire con sufficiente approssimazione, il tempo che occorre affinché l’avaria si sviluppi completamente ed il minimo intervallo di tempo per eseguire le ispezioni periodiche. I CND sono realizzati per garantire elevati fattori di sicurezza e di qualità, i quali peraltro, nella gestione aziendale contribuiscono ad un migliore andamento dei fattori economici. Università degli studi di Roma “La Sapienza”

  6. Cosa si intende per qualità delle strutture • La qualità è definita in termini di cricche o difetti (vuoti, inclusioni, difetti reticolari), sia di tipo microscopico che macroscopico, dovute al processo tecnologico od originatesi nel corso della vita della struttura. • Nel caso dei materiali compositi, i difetti peculiari riguardano sia la matrice, che le fibre, che l’interfaccia fibra-matrice che i difetti di incollaggio tra lamina e lamina (delaminazioni).

  7. I difetti indotti dal processo • I difetti indotti dal processo hanno origine da lacune nel controllo di processo (sui parametri di controllo, quali pressione, temperatura ecc.) oppure da erronee lavorazioni alle macchine utensili, inadeguata comprensione della normativa vigente, design non corretto delle attrezzature di fabbricazione ed errore umano. Ovviamente la natura dei difetti indotti dal processo dipendono dal particolare processo usato per il “manufacturing”.

  8. Difetti che si verificano nella “service life” • I difetti che si verificano nella “service life” possono essere causati da sovraccarichi non intenzionali, impatto, fatica etc., a fattori ambientali quali temperature elevate, aggressori chimici, problemi elettrochimici ecc. • I difetti derivanti da erronee attività di manutenzione fanno caso a sé.

  9. Primi controlli di qualità • I primi controlli di qualità si effettuano già sui materiali in ingresso e sui semilavorati (barre, tondi, lastre ecc. per i metallici; resine, fibre, tessuti, preimpregnati ecc. per i compositi). • Terminato il processo produttivo, vengono implementati alcuni semplici controlli (verifica della geometria, del peso…...). • Segue un’ispezione visiva, utile per vedere al primo impatto i difetti più evidenti, differenziati a seconda del tipo di materiale. • Per i materiali metallici marcature da utensile, cricche, scheggiature ecc.; per i compositi porosità, segni lasciati dal sacco, differenze di colore, ondularità ecc. • Il “tapping” può invece fornire indicazioni su difettosità presenti in prossimità della superficie. Si usano martelletti di diversi materiali (PVC, metallici ecc.).

  10. Altri controlli di qualità Ovviamente con i metodi descritti non sarà possibile rilevare i difetti interni alla struttura in esame (cricche, soffiature, inclusioni, vuoti ecc. per i materiali metallici; cricche intralaminari, scollamenti di interfaccia, delaminazioni, nel caso dei compositi). La mancata identificazione di tali difettosità può influenzare fortemente sia il comportamento a breve termine (resistenza, elasticità ecc.) che quello a lungo termine (vita a fatica, resistenza all’ambiente, meccanica della frattura ecc.). L’importante ruolo delle tecniche NDT è anche quello di fornire informazioni sui difetti interni.

  11. Difetti indotti dal processo produttivo: materiali metallici • Si è già detto che i difetti attesi sono chiaramente dipendenti dal tipo di processo. • Per processo si intende: trattamenti termici, trattamenti meccanici, rivestimenti, processi tecnologici a caldo ed a freddo, e così continuando. • Per i materiali metallici i difetti più comuni si presentano sotto forma di cricche (superficie di frattura/discontinuità nel materiale), sia in superficie che nell’interno. • All’interno si presentano soffiature, vuoti, inclusioni non metalliche, accumuli per invecchiamento ecc. • In superficie si possono risentire degli effetti delle lavorazioni alle macchine utensili (rigature, solchi, sbavature, forature imperfette,….). • La presenza di giunzioni comporta ulteriori verifiche (qualità di saldature, incollaggi, inserimenti di fitting meccanici quali viti, bulloni, rivetti ecc.).

  12. Difetti indotti dal processo produttivo: materiali compositi • 1. Contaminazioni dovute a particelle esterne, pezzi del materiale “peel ply”, come residuo superficiale dei “prepregs” ecc. • 2. Rotture di fibre o delaminazioni indotte dal taglio degli utensili e nel processo di foratura. • 3. Delaminazioni o separazioni di strati, dovute a scarsa compattazione. • 4. Non uniforme distribuzione di resina o già nel prepreg stesso o dovuta a flusso non uniforme nel processo di polimerizzazione. • 5. Disallineamento delle fibre, già nel prepreg o a seguito del processo (problema particolarmente sentito nel caso del filament winding).

  13. Difetti indotti dal processo produttivo: materiali compositi-2a • 6. Insoddisfacente grado di polimerizzazione, a seguito di improprio ciclo di cura. • 7. Ondularità, superfici non piane, presenza di sacche di accumulo di resina. • 8. Vuoti, dovuti ad aria rimasta intrappolata all’interno del laminato e/o a gas sviluppatisi durante il ciclo di cura. • 9. Dimenticanza di inserire uno strato nel laminato. • 10. Discontinuità o sovrapposizioni di strati, sia in fase di stesura degli strati, sia nelle fasi di dimensionamento e taglio delle tele da stendere. • 11. Forti disuniformità di spessore nel laminato stesso.

  14. Tecniche NDT per il rilevamento dei difetti di superficie • Ispezione visiva; • Liquidi penetranti fluorescenti; • Particelle magnetiche; • Correnti indotte (Eddy Currents).

  15. Classificazione dei CND • I Controlli Non Distruttivi possono essere distinti in 2 grandi categorie: • TECNICHE DI RILEVAMENTO DI DIFETTI SUPERFICIALI Nella prima categoria ricadono: • POLVERI MAGNETICHE • ISPEZIONE VISIVA • EDDY CURRENT EC • LIQUIDI PENETRANTI Università degli studi di Roma “La Sapienza”

  16. Tecniche NDT per il rilevamento dei difetti interni • Tecniche radiografiche (Raggi X); • Tecniche Ultrasoniche (UT); • Tecniche Termografiche (Thermografy).

  17. TECNICHE DI RILEVAMENTO DI DIFETTI INTERNI Nella seconda categoria fanno parte: • TERMOGRAFIA • RAGGI X • ULTRASUONI Le varie PND sono basate su principi fisici differenti, quindi per ognuna di esse si individueranno vantaggi e svantaggi. Assai raramente sono fra loro alternativi, più frequentemente essi sono fra loro complementari. Università degli studi di Roma “La Sapienza”

  18. Elemento penetrante • Elemento penetrante: • il fluido fluorescente o visibile nel caso dei liquidi penetranti; • il campo magnetico nelle applicazioni tramite polveri magnetiche; • la corrente elettrica nel caso delle EC; • il fascio d’onde ultrasonoro per ciò che riguarda i CND ad ultrasuoni; • la radiazione per i CND con Raggi X; • il calore per quanto concerne la termografia.

  19. Elemento rivelatore • Elemento rivelatore: • la lampada di Wood o quella a luce bianca per i liquidi penetranti; • le polveri magnetiche per il metodo con particelle magnetiche; • l’indicazione di un oscilloscopio per le correnti parassite e gli ultrasuoni; • le pellicole radiografiche per i raggi X; • lo spettro di emissione per la termografia.

  20. Come scegliere il CND ottimale? • Per determinare dunque qual è il CND più appropriato per l’ispezione, bisogna tener conto di una serie di fattori, quali: • materiale; • tipo di difetto e locazione; • finitura superficiale; • forma e geometria del pezzo; • costi e tempi.

  21. Normativa relativa a personale per CND • Si evidenzia inoltre che ogni persona impegnata nello svolgimento di un’ispezione su un aeromobile o su un suo componente, deve essere in possesso della corrispondente certificazione NDT STANDARD approvata dal NAA (National Airworthiness Authority). • La lista che segue mostra alcuni esempi di Certificazioni e Qualifiche degli Standard del personale degli NDT.

  22. Normativa relativa a personale per CND-2a • NAS 410 (NAS): norma National Aerospace Standard; • EN 4179 (EN): European NDT Standard; • ISO 9712 (ISO): International Organization for Standardization; • SNT – TC – 1° (ASNT): American Society of Non-destructive Testing

  23. Normativa relativa a personale per CND-3a • La crescente professionalità richiesta agli addetti ha fatto sì che si sia avuta nel tempo un’evoluzione anche della legislazione e della normativa. • Un esempio di ciò è la Direttiva CEE n° 374/85 inerente la “Responsabilità civile per danno da prodotto difettoso”. • Senza volersi soffermare sugli aspetti normativi della certificazione, si evidenzia comunque l’esistenza di vari livelli in cui essa è suddivisa: I, II, III. • Tali livelli indicano rispettivamente che: • un tecnico in possesso del livello I può semplicemente eseguire il controllo sotto la supervisione di un livello II; • un tecnico di livello II può eseguire l’ispezione e dare un giudizio; • una persona qualificata per il livello III può portare a termine un controllo, dare dei giudizi, stilare delle procedure e formare gli altri livelli.

  24. Tecniche NDT per il rilevamento dei difetti di superficie-Visiva • Questo tipo di ispezione rappresenta il più diretto ed intuitivo fra i metodi di controllo non distruttivo. • L’ispezione visiva si basa sull’impiego della luce come mezzo di rilevazione di discontinuità superficiali su qualsiasi tipo di materiale. L’ispezione visiva è molto importante e distingue l’operatore esperto. • Può essere condotta ad occhio nudo o con l’ausilio di strumenti ottici, tra i quali i più importanti sono i microscopi, i boroscopi, minitelecamere ecc. • L’introduzione della tecnologia delle fibre ottiche introduce sempre nuove possibilità di indagine. • Si può ragionevolmente affermare che sia i liquidi penetranti che le particelle magnetiche sono ausilii all’ispezione visiva.

  25. Tecniche NDT per il rilevamento dei difetti di superficie-Visiva 2 • Le discontinuità più ricorrenti sono cricche, corrosioni, contaminazioni, difetti di giunzione ed altri; in ciascuno di questi casi l’operatore ha il compito di interpretare le immagini osservate ad occhio nudo, documentandole ove necessario. • All’ispezione diretta, che richiede accessibilità da parte dell’operatore alla superficie ispezionata, si aggiunge l’impiego di strumenti di precisione ottica (BOROSCOPIO RIGIDO o FLESSIBILE) idonei ad ispezionare corpi cavi non accessibili di forma anche complessa, come ad esempio le superfici interne delle tubazioni, dei serbatoi e del motore.

  26. Tecniche NDT per il rilevamento dei difetti di superficie-Visiva: il Boroscopio • Il Boroscopio è fondamentalmente costituito da una guaina esterna rigida o flessibile, di lunghezza variabile, alla cui estremità anteriore è incorporato un dispositivo ottico (obiettivo) in grado di riprodurre l'immagine di un oggetto posizionato di fronte allo strumento. • L'illuminazione della zona in esame viene effettuata da una piccola lampada a bassa potenza posizionata in prossimità dell'obiettivo, parte integrante del boroscopio; l'immagine viene trasmessa all'oculare, situato all'estremità posteriore, mediante un opportuno sistema di prismi e lenti posizionati all'interno della guaina.

  27. Tecniche NDT per il rilevamento dei difetti di superficie-Visiva: il Boroscopio-2a • Boroscopio rigido: il tubo può essere di diverse lunghezze, da 0.15 a 30.48 m, con diametri da 0.41 a 6.99 cm, le lenti sono usualmente da 3X a 4X, ma ci sono anche boroscopi ad elevata potenza (50X). Generalmente il Boroscopio ha un campo di visione di 55°, che può essere orientato in maniera diversa, a seconda del tubo rigido che si utilizza.

  28. Tecniche NDT per il rilevamento dei difetti di superficie-Visiva: il Boroscopio-3a • Boroscopio flessibile: il tubo ha una lunghezza superiore ai 12 m, con diametri da 0.140 a 1.27 cm. Il campo di visione è tipicamente compreso tra 40° e 60°.

  29. Tecniche NDT per il rilevamento dei difetti di superficie-Liquidi penetranti • L’ispezione con i liquidi penetranti è un metodo particolarmente indicato per localizzare discontinuità superficiali “aperte” (ad esempio cricche, porosità, ripiegature), in modo veloce, economico e con grande accuratezza, su materiali metallici e non. • L’attrezzatura necessaria per l’esecuzione del test prevede liquidi penetranti di tintura fluorescente o visibile (disponibili in vasche o bombolette) e una sorgente di luce ultravioletta o bianca. • Un accorgimento importante da adottare è quello di pulire opportunamente il pezzo in esame, sia prima che dopo il test.

  30. Tecniche NDT per il rilevamento dei difetti di superficie-Liquidi penetranti-2a • Il liquido penetrante viene applicato sul componente di interesse, in modo tale da formare un film; esso deve giacere sulla superficie per un tempo opportuno, per permettere la massima penetrazione per capillarità del liquido, all’interno di ogni difetto affiorante in superficie. Successivamente si passa alla rimozione del penetrante eccessivo: la porzione che si è introdotta nella discontinuità viene riportata in superficie e messa in evidenza con un adatto materiale assorbente detto rivelatore, definendo così un’indicazione visibile ad immagine della discontinuità stessa.

  31. Tecniche NDT per il rilevamento dei difetti di superficie-Liquidi penetranti-3a • LIMITAZIONI : • Non rileva discontinuità sotto pelle o chiuse in superficie, così come non rileva corrosioni e difetti troppo aperti; • Non è normalmente applicabile all’esame di superfici troppo rugose o porose, la sensibilità del metodo è infatti condizionata dal grado di finitura superficiale; • Si presta all’automazione solo per quanto riguarda la parte esecutiva, mentre l’interpretazione dei risultati deve essere fatta dal personale; • L’esame è di solito limitato a zone facilmente accessibili; • Si registrano elevati costi della depurazione degli ambienti dove vengono effettuati i test.

  32. Tecniche NDT per il rilevamento dei difetti di superficie-Liquidi penetranti-4a

  33. Tecniche NDT per il rilevamento dei difetti di superficie- Polveri Magnetiche • L’esame con particelle magnetiche è un metodo atto a rilevare difetti superficiali e subsuperficiali in materiali ferromagnetici o magnetizzabili. • I materiali a cui si applica sono tipicamente: cobalto; nickel; ferro; acciai al carbonio ed acciai basso legati. • Essi sono utilizzati nelle seguenti applicazioni: fusioni in acciaio a struttura ferritica; fucinati; estrusi; stampati; saldature ecc. • Il test si basa sul fatto che le discontinuità disposte in senso trasversale al campo magnetico generato, determinano una deviazione delle linee di flusso del campo magnetico stesso.

  34. Tecniche NDT per il rilevamento dei difetti di superficie- Polveri Magnetiche-2a • Per evidenziare il difetto sarà sufficiente applicare, sulle superfici, delle particelle magnetiche a secco o mediante una sospensione in opportuno agente liquido, colorate o fluorescenti per risultare visibili in luce bianca o in luce di Wood. • Le particelle si concentreranno lungo le linee di flusso del campo magnetico, creando così un “profilo” della discontinuità che ne indica la posizione, la dimensione, la forma e l’estensione.

  35. Tecniche NDT per il rilevamento dei difetti di superficie- Polveri Magnetiche-3a La tecnica di controllo è molto sensibile, semplice ed economica e può rilevare difetti anche su pezzi ricoperti da sottili strati protettivi (ad esempio vernici), seppur con lieve riduzione di sensibilità. Barretta ferromagnetica caratterizzata dalla presenza di una cricca.

  36. Tecniche NDT per il rilevamento dei difetti di superficie- Polveri Magnetiche-4a • LIMITAZIONI : • Applicabilità ai soli materiali ferromagnetici; • Scarsa sensibilità per i difetti rotondeggianti; • E’ possibile introdurre processi di automazione solo per la parte esecutiva; • L’interpretazione dei risultati presenta sempre un certo margine di soggettività; • L’esame è normalmente limitato a zone facilmente accessibili; • Smagnetizzare fino a valori residui molto bassi può essere difficoltoso.

  37. Tecniche NDT per il rilevamento dei difetti di superficie-Correnti indotte (Eddy Currents) • Il controllo con correnti indotte consiste nell’indurre piccole correnti elettriche all’interno di un materiale conduttore e nell’osservare le interazioni che si creano tra il materiale e le correnti stesse. • Un certo numero di fattori all’interno del materiale influenzerà il flusso delle correnti indotte (dette anche di Focault o parassite); il comportamento di tali correnti in relazione a questi fattori costituisce il risultato del controllo. • Le correnti parassite possono essere applicate a scambiatori di calore, cilindri, tubi, lamiere e rivestimenti e forniscono un mezzo per misurare la conducibilità, la permeabilità, rilevare discontinuità e determinare lo spessore di rivestimenti e placcature.

  38. Tecniche NDT per il rilevamento dei difetti di superficie-Correnti indotte (Eddy Currents)-2a • Le sonde EC misurano la risposta dei materiali a campi elettromagnetici in uno specifico range di frequenza, tipicamente tra qualche kHz ed alcuni MHz per i tradizionali CND. • Dalla risposta, possiamo avere informazioni su diversi aspetti del materiale, quali durezza, spessori, presenza di corrosione o difetti quali porosità e cricche. • Le due proprietà fondamentali del metodo sono la conduttività elettrica e la permeabilità magnetica. • Il campo elettrico sul pezzo viene generato da induzione magnetica. Le correnti elettriche generate si muovono in un circuito chiuso, generalmente circolare e sono dette “eddy currents”.

  39. Tecniche NDT per il rilevamento dei difetti di superficie-Correnti indotte (Eddy Currents)-3a

  40. Tecniche NDT per il rilevamento dei difetti di superficie-Correnti indotte (Eddy Currents)-4a

  41. Tecniche NDT per il rilevamento dei difetti di superficie-Correnti indotte (Eddy Currents)-5a • LIMITAZIONI : • Il metodo è applicabile soltanto su materiali conduttori, nei quali si possono localizzare discontinuità superficiali o subsuperficiali a profondità non superiori a 6.25 mm. • Esistono difficoltà nell’individuare la specifica tipologia del difetto, in quanto numerose variabili influenzano contemporaneamente l’indicazione d’uscita; • Le discontinuità sono indicate in modo qualitativo e non quantitativo.

  42. Tecniche NDT per il rilevamento dei difetti di superficie-Correnti indotte (Eddy Currents)-6a • VANTAGGI: • elevata sensibilità d’esame; • grande affidabilità; • segnale indicante lo status del materiale, ottenuto quasi istantaneamente; • introduzione di processi di automazione; • possibilità di esaminare pezzi in movimento: metodo non a contatto.

  43. Tecniche NDT per il rilevamento dei difetti interni • Tecniche radiografiche (Raggi X); • Tecniche Ultrasoniche (UT); • Tecniche Termografiche (Thermografy);

  44. Tecniche NDT per il rilevamento dei difetti interni-Tecniche radiografiche (Raggi X) • Il metodo radiografico è stato tra i primi metodi d’indagine non distruttiva ad essere introdotto nell’industria per il rilievo dei difetti interni. • Esso può essere utilizzato per esaminare componenti e assemblati metallici e non metallici. Obbligatoria come controllo delle saldature. • In campo aeronautico è applicato di solito sulle seguenti strutture: fusoliera, attuatori, pannelli di rivestimento e attacchi alari. • Questo metodo consiste nel rilevare su pellicola o altri dispositivi come schermo fluorescente e monitor, le variazioni d’attenuazione che un fascio di RAGGI X subisce in funzione degli spessori attraversati, penetrando nei particolari in esame.

  45. Tecniche NDT per il rilevamento dei difetti interni-Tecniche radiografiche (Raggi X)-2a • Nelle tecniche radiografiche una superficie è interessata da un flusso di energia mediante radiazioni di natura elettromagnetica, più comunemente usata quella proveniente da un tubo a raggi X. • Parte dell’energia è assorbita dai constituenti nel materiale al suo passaggio attraverso lo spessore della parte. • L’energia trasmessa va ad impressionare una lastra fotografica posta direttamente al di sotto della superficie opposta. • I difetti producono una variazione dell’energia trasmessa che fornisce immagini di ombra sulla pellicola.

  46. Tecniche NDT per il rilevamento dei difetti interni-Tecniche radiografiche (Raggi X)-3a X-Ray concept

  47. Tecniche NDT per il rilevamento dei difetti interni-Tecniche radiografiche (Raggi X)-4a Le discontinuità eventualmente presenti nei materiali risultano pertanto evidenziate sulla pellicola radiografica sottoforma di zone diversamente annerite. L’immagine del difetto viene rappresentata con dimensioni reali grazie l’utilizzo di tecniche di radiografia “digitale”, che elaborano, mediante un software, quanto impressionato sulla lastra; che visualizza solamente due dimensioni della discontinuità, perdendo informazioni sulla profondità. Schematizzazione del funzionamento dei raggi X

  48. Tecniche NDT per il rilevamento dei difetti interni-Tecniche radiografiche (Raggi X)-5a • LIMITAZIONI : • Se le discontinuità sono localizzate in strutture o componenti non accessibili, potrebbe essere difficile poter posizionare correttamente la sorgente di raggi X; • I difetti bidimensionali come le cricche possono non essere rilevati se il loro orientamento rispetto all’asse del cono radiante è inclinato. • Non possono essere esaminati componenti di grandi dimensioni, a causa delle limitate dimensioni delle pellicole radiografiche. • Il massimo spessore di acciaio esaminabile con radiografia è dell’ordine di 400-500 mm, (ottenuto impiegando acceleratori lineari ad alta energia). • L’utilizzazione di questo metodo richiede il rispetto delle leggi di radioprotezione con conseguente aumento dei costi.

  49. Tecniche radiografiche (Raggi X)-Difetti rilevabili nei compositi polimerici • I difetti rilevabili nei materiali compositi polimerici sono le zone ricche o povere di resina, non uniforme distribuzione od errati orientamenti delle fibre (dovuto a buckling, ad esempio), particelle estranee e vuoti. • Difetti piani, del tipo delaminazioni, non sono rilevabili per tutti i materiali (ad esempio, per le carboresine), a meno che non si iniettino opportuni liquidi di contrasto, che vanno a riempire le cavità interne. • Questa tecnica è denominata “Penetrant-Enhanced X-ray Radiography (PEXR). • Differenti tecniche di immagine, quali la “real-time display per le immagini X-ray su schermi fluorescenti (“Fluoroscopy”) e tecniche CAT (computer-aided tomography), sono comunemente impiegate. • La CAT è particolarmente utile, in quanto consente anche una vista 3D del difetto, a partire da immagini X-ray ottenute da diverse angolazioni.

  50. Carbon fiber/epoxy composite aircraft skin and frame with integrated fiber-optic sensor used as delamination detectors.

More Related