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Corso di formazione

Corso di formazione. Commissione Benessere. INDICAZIONI NAZIONALI 2012. CULTURA SCUOLA PERSONA

erelah
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Presentation Transcript


  1. Corso di formazione Commissione Benessere

  2. INDICAZIONI NAZIONALI 2012 CULTURA SCUOLA PERSONA • La scuola nel nuovo scenario (funzioni educative meno definite- deleghe educative degli adulti- altre forme di socialità e di apprendimento- intercultura- mass media e perdita del monopolio culturale- nuove competenze di apprendimento-analfabetismo di ritorno)

  3. CENTRALITA’ DELLA PERSONA • Originalità della persona e del suo percorso (attenzione ai bisogni degli alunni- rispetto delle loro tappe evolutive) • La classe come sfondo sociale ideale per lo sviluppo del singolo (apprendimento cooperativo) • Sviluppo di competenze formative per la vita (educazione permanente)

  4. UNA NUOVA CITTADINANZA • Basi della vita sociale (regole del vivere e del convivere) • Alleanza con le famiglie • Apertura al territorio circostante • Formazione di cittadini in grado di migliorare la società • Diventare cittadini del mondo

  5. PROPOSTE DI LAVORO 1° PARTE Profilo dell’alunno di oggi dalla scuola dell’infanzia alla scuola secondaria di 1° grado

  6. CONTRIBUTI Filmati con interviste ad Anna Oliverio Ferraris – Giovanni Bollea Articoli: • I bisogni dei bambini • Le problematiche dell’adolescente alla ricerca di se stesso • Seduttività infantile e sfruttamento degli adulti • Erotizzazione del corpo delle bambine • Il nag factor e il bambino cliente • Il bullismo: cause, strategie, interventi

  7. PIRAMIDE DEI BISOGNI “Nello sguardo dell’altro io trovo il mio sé”(Jean Paul Sartre) ovvero l’importanza dell’ambiente di vita e del ruolo degli adulti nelle aspettative positive verso il bambino.

  8. 2° PARTE Profilo dell’insegnante di oggi e problematiche nella gestione della classe

  9. CONTRIBUTI Filmati (vari) Articoli: • Identità dell’insegnante e atteggiamento riflessivo • L’importanza del carisma e la funzione dell’insegnante come mèntore • Distorsioni psicologiche nella valutazione degli allievi: effetto Pigmalione-effetto alone-labeling

  10. 3° PARTE Strategie e tecniche di comunicazione e di gestione dei conflitti

  11. CONTRIBUTI Articoli: • La formazione comunicativa degli insegnanti e la tecnica dell’ascolto attivo di Thomas Gordon • Strumenti diagnostici per uso scolastico • Diapositive con test operativi sugli stili sociali degli insegnanti e per facilitare la gestione della classe.

  12. BRAINSTORMING Una prova della correttezza del nostro agire educativo è la felicità del bambino. (Maria Montessori) • Com’è un bambino felice? • Com’è invece un bambino infelice?

  13. DANIEL PENNAC ovvero quando la profezia iniziale negativa viene modificata positivamente Letture di brani da “Diario di scuola” • Cosa emerge dalla descrizione del bambino-ragazzo di oggi? Succede anche nelle nostre classi? • Aspetti problematici del bambino-cliente alle prese con le richieste scolastiche e “strategie” motivazionali adottate da scuola e famiglia per indurlo allo studio • Segnali di disagio scolastico: quali sono?

  14. DISAGIO SCOLASTICO (Tratto dall’articolo di C. Bontempo, Psicologia,pedagogia e didattica) Mancini e Gabrielli lo definiscono come <<uno stato emotivo, non correlato significativamente a disturbi di tipo psicopatologico, linguistici o di ritardo cognitivo, che si manifesta attraverso un insieme di comportamenti disfunzionali (scarsa partecipazione, disattenzione, comportamenti prevalenti di rifiuto e di disturbo, cattivo rapporto con i compagni, ma anche assoluta carenza di spirito critico), che non permettono al soggetto di vivere adeguatamente le attività di classe e di apprendere con successo, utilizzando il massimo delle proprie capacità cognitive, affettive e relazionali>>

  15. CATEGORIE DEL DISAGIO • difficoltà d'apprendimento; • disinvestimento/flessioni del rendimento (da non confondere con la situazione di difficoltà di apprendimento); • difficoltà relazionali; • svantaggio socioculturale.

  16. In ambito socio-educativo si parla di "difficoltà d'apprendimento" per riferirsi a mancanze nell'apprendimento della lettura e/o della scrittura oppure in aritmetica o nell'acquisizione delle nozioni logiche, matematiche, scientifiche, storiche e geografiche.L'espressione "difficoltà relazionali" è complementare a quella precedente, perché è utilizzata per soggetti che manifestano difficoltà a livello emotivo, affettivo e sociale.

  17. Mentre il termine difficoltà si riferisce agli "effetti", con "svantaggio socio-culturale" ci si riferisce a possibili cause di difficoltà. Lo svantaggio socio-culturale è una condizione (di tipo culturale, affettivo, linguistico, socio-relazionale) in cui si trova un determinato alunno. Si tratta di una categoria che può sovrapporsi alle precedenti.

  18. ALUNNO STRANIERO • Problemi di disagio collegati all’apprendimento scolastico; • Problemi di disagio emotivo – comportamentale; • Problemi di linguaggio.

  19. Indicatori del disagio scolastico • Iperattività. • Mutismo. • Introversione. • Attenzione labile • Svogliatezza. • Aggressività. • Assenza di concentrazione. • Esibizionismo. • Lentezza nell’apprendimento. • Scarso possesso delle abilità strumentali. • Apatia. • Scarsa disponibilità a relazionarsi con gli altri. • Scarse capacità comunicative a livello linguistico. • Difficoltà nella comprensione dei testi. • Difficoltà di lettura e/o scrittura. • Disturbi a livello di coordinazione motoria. • Disturbi non-verbali.

  20. EDUCAZIONE EMOTIVA • Le emozioni hanno relazioni con l’apparato cognitivo perché si lasciano modificare dalla persuasione. (Aristotele) • La facoltà che governa settori decisivi dell’esistenza non è l’intelligenza astratta dei soliti test, ma una complessa miscela in cui hanno un ruolo predominante fattori come l’autocontrollo, la perseveranza, l’empatia e l’attenzione agli altri. L’intelligenza emotiva consente di governare le emozioni e guidarle nelle direzioni più opportune; spinge alla ricerca di benefici duraturi piuttosto che al soddisfacimento degli appetiti più immediati; si può apprendere, perfezionare e insegnare ai bambini, rimuovendo alla radice le cause di molti e gravi squilibri caratteriali. (Daniel Goleman)

  21. EMPATIA • Se ci fosse più empatia nel cuore di ogni essere umano il mondo sarebbe completamente diverso. Se le persone fossero empatiche l'una con l'altra non si ucciderebbero, non si aggredirebbero, non si farebbero del male. L'empatia è un sentimento pacifico, forse il più pacifico dei sentimenti. Più dell'amore. (Geraldine Brooks, giornalista inviata di guerra) • I BAMBINI E GLI ADOLESCENTI IMPARANO PER MODELLI E NON TRAMITE LE PAROLE E LE DICHIARAZIONI D’INTENTI FATTE DAGLI ADULTI. • PER QUESTO E’ IMPORTANTE ESSERE CONSAPEVOLI DEL MODELLO CHE NOI PROPONIAMO ATTRAVERSO LA NOSTRA COMUNICAZIONE VERBALE E NON VERBALE E IL CLIMA RELAZIONALE CHE COSTRUIAMO IN AULA.

  22. I BAMBINI IMPARANO COSI’ • Se i bambini vivono con le critiche, imparano a condannare • Se i bambini vivono con l’ostilità imparano a combattere • Se i bambini vivono con la paura, imparano a essere apprensivi • Se i bambini vivono con la pietà, imparano a commiserarsi • Se i bambini vivono con il ridicolo, imparano a essere timidi

  23. Se i bambini vivono con l’incoraggiamento, imparano a essere sicuri di sé • Se i bambini vivono con la tolleranza, imparano a essere pazienti • Se i bambini vivono con la lode, imparano ad apprezzare • Se i bambini vivono con l’approvazione, imparano a piacersi • Se i bambini vivono con il riconoscimento, imparano che è bene avere un obiettivo • Se i bambini vivono con la condivisione, imparano a essere generosi

  24. Se i bambini vivono con l’onestà, imparano a essere sinceri • Se i bambini vivono con la correttezza, imparano che cos’è la giustizia • Se i bambini vivono con la gentilezza e la considerazione, imparano il rispetto • Se i bambini vivono con la sicurezza, imparano ad avere fiducia in se stessi e nel prossimo • Se i bambini vivono con la benevolenza, imparano che il mondo è un bel posto in cui vivere. Dorothy Law Nolte(dal libro “I bambini imparano quello che vivono” ,ed. Rizzoli)

  25. IL CAMBIAMENTO “Solo quando mi accetto come sono, posso cambiare (…) Noi non possiamo cambiare, non possiamo allontanarci da ciò che siamo, finché non accettiamo fino in fondo ciò che siamo. Allora sembra che il cambiamento avvenga quasi inavvertitamente. (…) Più mi sforzo di essere semplicemente me stesso in tutta la complessità della vita, e mi sforzo di capire e di accettare quanto c’è veramente in me e negli altri, più ho la possibilità di provocare un cambiamento maggiore. CARL ROGERS (1961), “La terapia centrata sul cliente”

  26. TEACH BACK • Gli errori che un bambino fa sono utili per conoscerlo. • Gli errori sono utili per conoscere l’istituzione educativa nella quale vive. • Gli errori nei contesti educativi non esistono perché sono occasioni e strutture di riconoscimento reciproco. Noi dobbiamo essere capaci di operare attraverso queste tre modalità di rapporto e di approccio al problema degli errori in educazione. Andrea Canevaro

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