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Italia, terra di immigrazione

Italia, terra di immigrazione. L’Italia è genericamente riconosciuta come “paese di recente immigrazione”, ma la definizione non è del tutto corretta.

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Italia, terra di immigrazione

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Presentation Transcript


  1. Italia, terra di immigrazione L’Italia è genericamente riconosciuta come “paese di recente immigrazione”, ma la definizione non è del tutto corretta. Per ragioni naturali, infatti, la nostra penisola è stata per secoli predisposta a divenire terreno di incontro di correnti migratorie ed esperienze culturali disparate, che hanno caratterizzato e conformato la vita sociale e culturale.

  2. Le numerose minoranze etniche e linguistiche (tedeschi, albanesi, serbo-croati, catalani e franco-provenzali) presenti ancora oggi sul suolo italiano, costituiscono una testimonianza importante di questi fenomeni, anche se difficile da cogliere, dato che si tratta di comunità ben integrate nel tessuto sociale e produttivo nazionale.

  3. Età moderna • Progressiva decadenza dell’economia urbana italiana. • Attenuazione dell’immigrazione e crescita esponenziale dell’emigrazione. • XVI-XVIII sec. – Contesto europeo: migrazioni legate alle attività preindustriali. 1) migrazioni di carattere coloniale, dirette a un insediamento stabile; 2) movimenti circolari, a carattere stagionale, per impieghi nelle attività agricole o manifatturiere.

  4. XVIII e XIX sec. • Rivoluzione industriale in Europa: forte polarizzazione fra le regioni più ricche e quelle sempre più povere. • Nascita di nuovi sistemi migratori, più stabili e diretti verso destinazioni più lontane. • Inizio dell’emigrazione di massa verso il continente americano: l’Italia si inserisce da subito nei nuovi flussi.

  5. XX sec. • L’Italia rimane caratterizzata da alti tassi di emigrazione. • Nel secondo dopoguerra si accentuano i fenomeni di migrazione interna, diretti in particolare dal sud verso il nord e dalla campagna verso le principali città del paese. • Fino agli anni ’70 non si parla mai di immigrazione, ma semplicemente di presenza straniera.

  6. A partire dagli anni ’70 la struttura dell’economia mondiale subisce profondi mutamenti, conseguenza della crisi del capitalismo fordista: • David Harvey – “Accumulazione flessibile” • Daniel Bell – “Società postindustriale” • Scott Lash e John Urry – “Capitalismo disorganizzato” 1) Flessibilizzazione occupazionale; 2) Esportazione all’estero e disarticolazione della produzione; 3) Crescita dell’occupazione nel settore dei servizi; 4) Centralità del sapere teorico; 5) Nuova economia virtuale di flussi monetari transnazionali.

  7. Un nuovo sistema migratorio • Di fronte al generale rallentamento dell’economia mondiale e alla preoccupazione generata dalla presenza degli stranieri, i principali paesi di immigrazione istituiscono nuove barriere all’entrata di lavoratori. • La prima è la Svizzera, nel 1970, seguita da Svezia, Germania, Francia e Benelux. • Si teme la stabilizzazione dei lavoratori stranieri, con il conseguente aumento degli oneri sociali sul sistema di welfare.

  8. Nuovi poli di attrazione • Conseguenze dell’irrigidimento delle normative: • Contrazione dei movimenti interni all’Europa; • Sviluppo di nuovi poli di attrazione per la manodopera proveniente dai paesi ad alto tasso di disoccupazione; • Diminuzione dell’importanza dei rapporti di dipendenza coloniale nella generazione delle correnti migratorie; • Generazione di correnti sud-sud.

  9. Il caso italiano • L’arrivo di nuclei di immigrati di consistenza quantitativamente rilevante si verifica all’inizio degli anni ’70. • Alla fine del 1970 gli stranieri soggiornanti regolarmente in Italia sono 143.838. • Questo flusso si caratterizza fin dall’inizio come conseguenza di fattori di espulsione dai paesi di esodo e non di attrazione da parte del tessuto produttivo e sociale italiano, investito della crisi economica tanto quanto il resto d’Europa e impreparato all’accoglienza di nuova popolazione immigrata.

  10. Le prime comunità • Giovani donne (filippine, eritree, somale, capoverdiane, latinoamericane) impiegate nel lavoro domestico nelle grandi città; • Lavoratori maghrebini, in particolare tunisini, impiegati nel settore della pesca in Sicilia; • Marocchini dediti al commercio ambulante su tutto il territorio nazionale; • Egiziani impiegati nella piccola impresa del nord; • Cinesi, richiamati dalle attività già avviate da connazionali negli anni ’60; • Jugoslavi impiegati nella ricostruzione del dopo-terremoto in Friuli (1976).

  11. Problemi statistici • Il dato più certo per calcolare la presenza straniera in Italia è costituito dal numero di permessi di soggiorno concessi dal ministero dell’interno, che però non considerano: • gli ingressi irregolari; • l’immigrazione di ritorno di ex emigrati di prima o seconda generazione; • gli immigrati provenienti da Europa e altri paesi avanzati.

  12. Caratteristiche della prima immigrazione in Italia • Molteplicità delle componenti etnico-culturali; • Forte concentrazione territoriale – rapporto stretto fra area geografica di immigrazione e paese di provenienza; • Direzione verso regioni a diverso grado di sviluppo, anche con alti tassi di disoccupazione, e di urbanizzazione; • Mobilità degli immigrati all’interno del paese, anche di intere comunità; • Elevata scolarizzazione.

  13. Anni ’80: la scoperta • Tra gli anni ’80 e ’90 si comincia a parlare più seriamente del fenomeno, anche se, da un punto di vista statistico, permangono le carenze e le stime azzardate. • Il problema principale è rappresentato dagli irregolari. Non si tratta di clandestini, ma di overstayers: persone entrate in Italia regolarmente, quasi sempre con visto turistico, e che alla scadenza si rtirovano in condizione di alegalità. • Manca una normativa specifica. L’immigrazione è regolata dal Testo Unico di polizia del 1931, che si limita a imporre un controllo sugli stranieri. L’accesso al lavoro è regolato da circolari del ministero del lavoro.

  14. Tra il 1979 e il 1980 si passa da 205.449 a 298.749 stranieri residenti nel nostro paese, con un incremento del 45,4%. • L’impennata si deve alla modifica del sistema di registrazione dei permessi di soggiorno: dai permessi superiori a 3 mesi a quelli superiori a un mese. • Negli anni ’80 seguono aumenti annuali contenuti, che però permettono di superare la quota 400.000 unità nel 1984.

  15. 1986 : la prima legge • Nel 1986 viene emanata la legge 943 – “Norme in materia di collocamento e di trattamento dei lavoratori extracomunitari immigrati e contro le immigrazioni clandestine”: è la prima regolamentazione normativa dell’attività lavorativa straniera. • La legge reca alcune importanti norme in tema di collocamento, trattamento dei lavoratori stranieri, ricongiungimento familiare e sanzioni per l’immigrazione clandestina.

  16. La sanatoria • La legge 943/86 prevede una sanatoriaper tutti gli immigrati che, entro tre mesi dall’entrata in vigore della legge, dimostrino di risiedere a qualsiasi titolo in Italia. • Un’altra regolarizzazione era stata ordinata nel 1981, ma aveva riguardato solo alcune migliaia di persone. • Anche i datori di lavoro possono denunciare gli immigrati assunti irregolarmente. • Nel 1986 vengono accolte 105.000 domande. Fra il 1986 e il 1988 si passa da 450.277 a 645.423 permessi di soggiorno rilasciati dal ministero dell’interno.

  17. 1989 – 1991: ancora incertezza statistica • In questi anni si registrano incongruenze nell’archivio e nella stima dei permessi: • 1989: 490.338 • 1990: 781.138 La spiegazione potrebbe trovarsi nella mancata soppressione dei permessi scaduti o nei casi di omonimia. Solo dal 1991 si hanno delle rilevazioni più attendibili.

  18. 1990: la legge Martelli • La legge 39/1990, o legge Martelli, è il primo vero tentativo di disciplina della realtà migratoria e, soprattutto, la prima occasione in cui l’Italia riconosce ufficialmente l’immigrazione come presenza stabile di stranieri che vivono e lavorano nel territorio nazionale. • Stabilite disposizioni urgenti in materia di asilo politico, di ingresso e soggiorno di cittadini extracomunitari, cercando di disciplinare in maniera esaustiva l’intera materia dell’immigrazione. • Ai soggetti migranti sono riconosciuti i diritti fondamentali della persona, non solo quelli propri dei lavoratori, e una sorta di cittadinanza connessa alla residenza. • Terza sanatoria per gli irregolari e i clandestini: vengono presentate circa 225.000 domande, accolte 217.626.

  19. Mutamenti qualitativi 1 • Tra gli anni ’80 e i primi anni ’90 l’immigrazione in Italia cambia: • La percentuale di stranieri provenienti dai paesi della Cee e dai paesi “avanzati” si riduce drasticamente, sebbene gli ingressi aumentino in valore assoluto (dal 75,8% del 1970 al 27,8% del 1994). • Oltre la metà degli immigrati nel 1994 proviene dai paesi del sud del mondo, a forte pressione migratoria (51,7%, erano il 15,9% nel 1970). • Dopo il 1989, cresce la percentuale degli europei dell’est: all’inizio si tratta prevalentemente di rifugiati politici o religiosi, poi di immigrati per lavoro.

  20. Mutamenti qualitativi 2 Ulteriore moltiplicazione delle provenienze degli immigrati. Ai gruppi già presenti si aggiungono: • quelli provenienti dall’Africa sub-sahariana e centro-occidentale, tra cui prevalgono senegalesi e ghanesi; • Indiani e cingalesi; • Latinoamericani, soprattutto brasiliani e peruviani; • Dal 1989, albanesi, jugoslavi, polacchi e rumeni.

  21. Mutamenti qualitativi 3 • Oltre l’80% dei migranti si trova in Italia per motivi di lavoro. • Aumenta la componente clandestina. • Cresce la stabilizzazione di alcuni segmenti di immigrati, dimostrata dai ricongiungimenti familiari.

  22. Distribuzione territoriale • Alla fine del 1994, circa il 51% degli immigrati si trova a nord (Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte); • Il 33% al centro (Lazio e Toscana); • Il 10% al sud (Campania e Puglia); • Il 6% nelle isole (Sicilia)

  23. Inserimento lavorativo • Nord: • Lavoro industriale nelle piccole e medie imprese. • Lavoro domestico e di assistenza nelle aree urbane. • Centro-Sud: • Lavoro stagionale in edilizia e agricoltura. Pagamento a cottimo, con paghe molto inferiori ai minimi sindacali. Nomadismo: movimento circolare sud-centro-sud • Molto rari gli impieghi a salari fissi

  24. Specializzazione su base etnica • Un altro dato che caratterizza l’immigrazione in Italia è la specializzazione occupazionale su base etnica: • Senegalesi e marocchini: maschi giovani non accompagnati dalla famiglia, si dedicano soprattutto al commercio ambulante (vu cumprà); • Egiziani: spesso accompagnati dalle famiglie e insediati stabilmente al nord, lavorano nell’industria; • Cinesi: attività imprenditoriale. Ristoranti in tutto il territorio nazionale e laboratori di abbigliamento e pelletteria in Toscana • Il lavoro domestico rimane prerogativa femminile. Alle provenienze tradizionali si aggiungono indiane e cingalesi; • Tra gli europei dell’est, i polacchi sono generalmente impiegati nel lavoro domestico e di assistenza e i rumeni nell’edilizia

  25. Soggiornanti stranieri 1991 – 2000

  26. L’andamento negli anni ‘90 • 1992: diminuzione dei permessi. Molti regolarizzati non riescono a trovare un lavoro ufficialmente dichiarato e non sono in grado di attestare il reddito minimo richiesto per il rinnovo del permesso di soggiorno. • Negli anni successivi gli aumenti, molto contenuti, avvengono per effetto delle quote programmate e dei ricongiungimenti familiari.

  27. I decreti Dini e la legge del 1996 • Dal 1992 al 1996 vengono emanati sei decreti legge nel tentativo di adeguare l’impianto della legge del ‘90 alle esigenze concrete della società. • Il decreto emanato dal Governo Dini nel 1995, contiene un provvedimento di regolarizzazione, ma non viene convertito in legge. • È necessaria la legge n. 617/1996 per fare salvi gli effetti della regolarizzazione iniziata nel dicembre del 1995. • Tre possibilità offerte come occasione di regolarizzazione: per lavoro subordinato, per iscrizione nelle liste di collocamento (con l’impegno a trovare un lavoro entro un anno), per ricongiungimento familiare. • Sono accolte 246.000 domande.

  28. 1997 • 130 nazionalità: • Marocco, 115.000 • Albania, 67.000 • Ex Jugoslavia, 75.000 • Filippine, 56.000 • Distribuzione geografica: • Centro, 30% • Nord-ovest, 30% • Nord-est, 21% • Sud e isole, 19% • Maggiore equilibrio fra uomini e donne • Crescono la stabilità e il lavoro autonomo

  29. La legge Turco-Napolitano • Legge 6 marzo 1998n. 40 – “Disciplina dell’immigrazione e della condizione dello straniero”, recepita e integrata nel decreto legislativo 25 luglio 1998 n. 286, Testo Unico. • Programmazione dei flussi di ingresso per lavoro; • contrasto dell’immigrazione clandestina (istituzione dei Cpt); • aggravamento delle sanzioni penali per il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina; • disciplina della carta di soggiorno; • norme a tutela della famiglia; • integrazione scolastica; • parità di assistenza sociale e sanitaria; • repressione della discriminazione e parità della tutela giurisdizionale.

  30. Ancora una sanatoria • La legge T-N prevede un’ulteriore regolarizzazione degli stranieri presenti in Italia: • lavoratori autonomi (14%); • ricongiungimento familiare (3%); • lavoratori dipendenti (78%); • soggetti in cerca di occupazione (5%). Le domande accolte sono 215.000, superando così abbondantemente il milione di presenze.

  31. Soggiornanti stranieri 2001 - 2005

  32. La legge Bossi-Fini • Legge 189/2002. Punti principali: • maggior controllo delle frontiere - rafforzamento dei poteri di polizia; • aiuti agli Stati che collaborano nel contrasto dell’immigrazione clandestina e del traffico di esseri umani, riduzione delle quote per gli Stati che non collaborano; • espulsione immediata dei clandestini; • estensione a 60 giorni del periodo di trattenimento nei Cpt; • aumento di pena per i trafficanti di clandestini; • rilevazione delle impronte digitali agli stranieri; • ingresso regolare solo a seguito di chiamata nominativa o numerica e collegato strettamente a: contratto di soggiorno, idonea sistemazione alloggiativa e impegno al pagamento delle spese per il rientro da parte del datore di lavoro; • riduzione da un anno a sei mesi del permesso di “attesa occupazione”; • rilascio della carta di soggiorno dopo sei anni di regolare permanenza, e non più cinque.

  33. L’ultima sanatoria • La legge Bossi-Fini prevede un’ulteriore sanatoria: le domande presentate sono 705.404, quelle accolte 634.728. La regolarizzazione si dimostra il provvedimento più utilizzato nella storia italiana per uniformare l’ordinamento alla realtà dell’immigrazione. Una presa d’atto effettiva, non formale, perché non cambia la programmazione annuale dei flussi di ingresso, che non riflette i dati reali, e manca una strategia di pianificazione di lungo periodo. L’ingresso in Italia degli stranieri avviene soprattutto clandestinamente e si calcola che 2/3 degli immigrati attualmente regolari abbiano trascorso almeno un periodo da irregolari.

  34. Minore segmentazione • In seguito alla sanatoria le prime dieci nazionalità di immigrati rappresentano il 75% del totale: erano il 51%. • Il 60% delle domande proviene da cittadini dell’Europa orientale: • 132.769 rumeni • 100.131 ucraini • 47.060 albanesi • 30.343 polacchi • 29.154 moldavi

  35. Gruppi di immigrati prima e dopo la regolarizzazione

  36. Oggi • Secondo gli ultimi dati diffusi dalla Caritas, i migranti regolari presenti nel nostro paese a fine 2005 sono 3.035.000, pari al 5,2% della popolazione italiana. • Il 70% non supera i 40 anni di età. • La maggioranza dei permessi di soggiorno ha carattere stabile: 62,6% per lavoro e 29,3% per motivi familiari. • Nel mercato lavorativo gli stranieri rappresentano il 10% degli occupati. • 130.969 titolari d’azienda. • 424.683 studenti nelle scuole italiane sono figli di immigrati. Solo 38.298 iscritti all’università sono stranieri.

  37. Provenienze • La maggioranza degli stranieri residenti nel nostro paese è europea: 48,8% a fine 2005, in prevalenza donne. • Il 78% provengono da paesi non comunitari dell’Europa orientale, con un’incidenza del 38,2% sulla presenza straniera complessiva. • Il secondo continente per numero di stranieri è l’Africa: 23,1% nel 2005. • Marocco (10,3% del totale) • Tunisia (2,7%) • Egitto (2,1%) • Algeria, Sudan, Libia e Africa Sub-sahariana in perc. inferiori • Il terzo continente è l’Asia (17,4%) • Cina (4,9%) • Filippine (3,4%) • India (2,3%) • Sri Lanka (1,9%) • Bangladesh (1,6%) • Pakistan (1,5%) • Infine l’America (10,6% - 9,3% Sud America) • Perù (2,2%) • Ecuador (2,1%) • Brasile (1,4%)

  38. Ripartizione territoriale (%)

  39. Minori • Il numero complessivo dei minori in Italia è difficilmente rilevabile. La Caritas stima alla fine del 2005 una presenza di 586.483 cittadini stranieri da 0 a 18 anni, pari al 19,3%. • Erano 128.000 nel 2001. • I minori stranieri non accompagnati sono, secondo i dati del Comitato Minori per Stranieri, 7.583, in maggioranza provenienti da Romania, Marocco e Albania.

  40. Gli stranieri nel lavoro • Integrazione subalterna:gli immigrati sono accettati nei luoghi di lavoro sulla base dell’idea che il loro ruolo sia quello di ricoprire occupazioni cui gli italiani non ambiscono più • I lavori degli immigrati sono quelli delle 5 P: • Precari • Pesanti • Pericolosi • Poco pagati • Penalizzati socialmente

  41. Il ruolo delle reti etniche • Fondamentale per l’incontro fra domanda e offerta di lavoro è l’azione delle reti di contatto fra parenti o connazionali che vivono nello stesso territorio. • In particolare per gli immigrati più recenti e per gli irregolari che si inseriscono nel mercato del lavoro sommerso. • Per i datori di lavoro si applica la “discriminazione statistica”: la provenienza diventa rapidamente un indicatore della capacità del lavoratore di inserirsi in determinati ambiti occupazionali. • Permangono le “specializzazioni etniche”: le competenze personali o il grado di istruzione contano meno della nazionalità ai fini dell’inserimento lavorativo.

  42. Aree di occupazione • Sistemi dell’industria diffusa – Lombardia, Triveneto, Emilia-Romagna, Marche, Toscana, Umbria e Abruzzo; • Economie metropolitane, in cui gli immigrati si inseriscono nei servizi a bassa qualificazione e nell’edilizia; • Attività stagionali esposte all’irregolarità, prevalentemente nel centro-sud; • Attività stagionali in cui i rapporti di lavoro rientrano prevalentemente nella regolarità; • Attività domestiche e di cura, dove vengono impiegate prevalentemente donne immigrate, direttamente dalle famiglie; • Imprenditoria: pulizie, piccoli trasporti e consegne rapide; servizi rivolti ad altri immigrati: phone center, macellerie islamiche, servizi di money transfer; commercio di cibi e prodotti artigianali esotici; attività rilevate da italiani; soggetti autonomi solo de iure.

  43. Bibliografia • Dossier statistico immigrazione Caritas/Migrantes 2005 e 2006; • T. Barrucci e S. Liberti, Lo stivale metticcio, Carocci 2004 • M.I. Macioti e E. Pugliese, L’esperienza migratoria, Laterza 2003 • P. Corti, Storia delle migrazioni internazionali, Laterza 2003 • M. E. Tonizzi, Le grandi correnti migratorie del Novecento, Paravia 1999

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