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Direzione Didattica 1° circolo San Lazzaro di Savena

Direzione Didattica 1° circolo San Lazzaro di Savena. DIDATTICA SPECIALE L’integrazione dei bambini diversabili Bisogni educativi Approcci e strategie. a.s. 2012 - 2013. L’integrazione di qualità passa attraverso la qualificazione della didattica:

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Direzione Didattica 1° circolo San Lazzaro di Savena

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Presentation Transcript


  1. Direzione Didattica 1° circolo San Lazzaro di Savena DIDATTICA SPECIALE L’integrazione dei bambini diversabili Bisogni educativi Approcci e strategie a.s. 2012 - 2013

  2. L’integrazione di qualità passa attraverso la qualificazione della didattica: la didattica quotidiana è sempre speciale, nella misura in cui ogni individuo ha dei bisogni speciali.

  3. LA DIDATTICA SPECIALE I PRESUPPOSTI TEORICO-PEDAGOGICI DAL PARADIGMA MEDICO AL PARADIGMA BIO-PEDAGOGICO-SOCIALE

  4. LA DIDATTICA SPECIALE I PRESUPPOSTI TEORICO-PEDAGOGICI QUESTIONE TERMINOLOGICA SECONDO ICIDH-1980 (International Classification of Impairments, Disabilities and Handicaps) MENOMAZIONE DISABILITA’ HANDICAP Si manifesta a livello della persona Si manifesta nella interazione con l’ambiente Riguarda organi o apparati funzionali Perdita o anomalia (transitoria o permanente) strutturale o funzionale, fisica o psichica Limitazione nello svolgimento di un’attività (conseguente a una limitazione) secondo i parametri considerati normali Svantaggio che limita o impedisce la possibilità di ricoprire il ruolo normalmente proprio, in relazione all’età, al sesso, ai fattori socio-cultutrali

  5. LA DIDATTICA SPECIALE • I PRESUPPOSTI TEORICO-PEDAGOGICI • QUESTIONE TERMINOLOGICA SECONDO ICF – 2001 • (Classificazione Internazionale del Funzionamento della Disabilita' e della Salute) • Non più «disabilità» ma «limitazioni delle attività personali». • Non più «handicap» o «svantaggio esistenziale» ma «diversa • partecipazione sociale». • La persona non è più vista in rapporto al suo deficit funzionale e • sociale, ma è rapportata al concetto di salute • -benessere fisico, emotivo e sociale • - risorsa per la vita quotidiana • Approccio bio-psico-sociale

  6. LA DIDATTICA SPECIALE L’INTEGRAZIONE SCOLASTICA Inserimento VS Integrazione OBIETTIVO Sviluppare le potenzialità della persona handicappata nell’apprendimento, nella comunicazione, nelle relazioni e nella socializzazione (Art. 12 della Legge quadro n. 104 del 5 febbraio 1992). Principi fondamentali per la qualità dell’integrazione scolastica: 1. insegnamento individualizzato; 2. adeguata programmazione pedagogica; 3. razionalità del programma didattico; 4. accoglienza da parte della classe; 5. facilitazione delle attività didattiche.

  7. LA DIDATTICA SPECIALE LE 4 COORDINATE DELLA “DIDATTICA DI QUALITA” Riconoscimento delle differenze e conoscenza dei bisogni educativi speciali DIDATTICA DI QUALITA’ Collaborazione tra compagni di classe Progettualità individualizzata Efficacia relazionale e cognitiva

  8. I BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI «Le difficoltà scolastiche sono di tanti tipi diversi e spesso non sono la conseguenza di una causa specifica ma sono dovute al concorso di molti fattori che riguardano sia lo studente sia il contesto in cui egli viene a trovarsi» (Cornoldi, 1999). Alunni con BES CON diagnosi psicologica e/o medica • Ritardo mentale; • Disturbi generalizzati dello sviluppo; • Disturbi dell’apprendimento “DSA”; • Disturbi del comportamento; • Patologie della motricità, sensoriali, neurologiche o riferibili ad altri disturbi organici Alunni con BES SENZA diagnosi psicologica e/o medica • Svantaggio o deprivazione sociale; • Provenienza e bagaglio linguistico- culturale diverso; • Famiglie difficili; • Difficoltà psicologiche non diagnosticabili come psicopatolgie;

  9. I BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI Attivazione di risorse per l’inclusione ALUNNI CON BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI Bisogni letti attraverso l’ICF PROGRAMMAZIONE EDUCATIVA INDIVIDUALIZZATA bisogni particolari professioni particolari

  10. L’INSEGNANTE DI SOSTEGNO • COMPETENZE E CAPACITA’ RICHIESTE ALL’INSEGNANTE SPECIALIZZATO • Capacità relazione; • Capacità di iniziativa correlata alla disponibilità; • Capacità di coinvolgere non solo la classe ma tutta la scuola nel processo di integrazione; • Capacità di individuare gli specifici bisogni formativi di ogni alunno; • Capacità di rispondere ai bisogni educativi degli alunni con interventi calibrati sulle condizioni personali di ciascuno; • Capacità di conoscere sia la specifica situazione della persona, sia quelle del gruppo e della comunità scolastica in cui esso viene inserito e, pertanto, di diversificare tempi e modi di intervento in relazione alla natura e all’entità dell’handicap. • Principi Preparazione polivalente Formazione accurata Competenze psico-pedagogiche Conoscenze didattiche strategiche

  11. APPROCCIO ALLE DIFFICOLTA’ DI APPRENDIMENTO Difficoltà di apprendimento Intervento educativo speciale L’espressione “difficoltà di apprendimento” si riferisce a tutti quegli ostacoli o rallentamenti che si possono manifestare nei processi di apprendimento, i quali influenzano Negativamente l’integrazione nella vita scolastica e nella comunità, evidenziando così bisogni educativi speciali. Alunni con ritardo mentale dovuto a sindrome organica specifica e ben definita (cfr. Sindrome di Down) 1 Alunni con disturbi di Apprendimento (cfr. dislessici) 2 La Legge 8 ottobre 2010, nº 170 riconosce la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia quali disturbi specifici di apprendimento, denominati "DSA".

  12. APPROCCIO ALLE DIFFICOLTA’ DI APPRENDIMENTO DISABILITA’ MENTALI Un funzionamento intellettivo Inferiore alla media caratteristiche Un deficit o un’inadeguatezza nel comportamento adattivo Familiarietà nei genitori e nei consanguinei Ritardo mentale Basso livello economico (deprivazione sociale) Fattori scatenanti Fattori ambientali di rilevanza organica (es. malnutrizione) Ritardo mentale lieve Ritardo mentale lieve Ritardo mentale medio Tipologie Ritardo mentale grave Ritardo mentale gravissimo

  13. APPROCCIO ALLE DIFFICOLTA’ DI APPRENDIMENTO FOCUS SUI RITARDI MENTALI 50/55 < QI < 70 Disabilità minime Ritardo lieve 35/40 < QI < 50/55 Difficoltà nei rapporti interpersonali Ritardo medio Ritardo grave Ritardo gravissimo 20/25 < QI < 35/40 Significativi deficit motori QI < 20/25 Gravi limitazioni motorie

  14. APPROCCIO ALLE DIFFICOLTA’ DI APPRENDIMENTO DISTURBI GENERALIZZATI DI SVILUPPO Grave distorsione nello sviluppo di molte funzioni fondamentali Disturbo autistico Disturbi di sviluppo non altrimenti specificati Disturbo pervasivo dello sviluppo con compromissione di tre aree: 1. Deficit nell’interazione sociale; 2. Deficit nella sfera emotivo-relazionale; 3. Limitazione nel repertorio di attività e interessi. Disturbi di tipo relazionale/comunicativo non rientranti nei criteri di diagnosi di disturbo autistico, né di schizofrenia o di disturbo schizotipico o schizoide di personalità.

  15. APPROCCIO ALLE DIFFICOLTA’ DI APPRENDIMENTO DISTURBI DELL’APPRENDIMENTO “DSA” I disturbi di grande rilevanza a causa dei quali le normali modalità di apprendimento appaiono alterate sin dalle fasi iniziali della scolarizzazione Disturbo di sviluppo dell’articolazione della parola dislessia Difficoltà di lettura e comprensione del testo disgrafia Difficoltà a comporre le parole in sequenza corretta Disturbo di sviluppo nella comprensione del linguaggio discalculia Disturbo di sviluppo del linguaggio espressivo Difficoltà a fare calcolo numerico e ragionamento matematico

  16. APPROCCIO ALLE DIFFICOLTA’ DI APPRENDIMENTO DISTURBI DEL COMPORTAMENTO Presenza di comportamenti problematici piuttosto che di compromissione di una o più funzioni psichiche Disturbi da deficit di attenzione con iperattività Disturbo oppositivo-provocatorio Disturbi della condotta

  17. APPROCCIO ALLE DIFFICOLTA’ DI APPRENDIMENTO PATOLOGIE DELLA MOTRICITA’, SENSORIALI, NEUROLOGICHE O RIFERIBILI AD ALTRI DISTURBI ORGANICI Situazioni particolari da cui emergono bisogni educativi speciali (precisa diagnosi medica) Deficit motori: Paralisi Cerebrali Infantili (Spasticità), ecc. Deficit sensoriali: cecità, sordità, pluriminorazioni. Disturbi neurologici: lesioni prodotte da traumi, pat. neurologiche (Epilessia),ecc. Patologie organiche varie: immunodeficienze, allergie,ecc.

  18. ALCUNI STRUMENTI DI METODO •I mediatori didattici; • Insegnamento cooperativo; • Il tutoring: l’alunno che insegna all’altro alunno;

  19. I MEDIATORI DIDATTICIGiochi e materiali per l’apprendimento

  20. Mediatori didattici • Stimolare e rinforzare • l’autonomia sociale, es. • Giochi di orientamento spaziale • Giochi di orientamento temporale • Giochi sulla sicurezza,…. • Stimolare l’abilità • cognitiva, es. • Forme geometriche • Memory • Giochi sensoriali: • -Superfici tattili, manipolazioni • -Cassette sonore • -Colori a dita, tempere, pennarelli • -Esperienze sui sapori / odori • Puzzle,…. • Sviluppare il linguaggio, es. • Giochi di respirazione e soffio • Tombole e parole • Lettura di immagini • Famiglie di parole • Fiabe, sequenze,… • ABC,…… Se un bambino presenta un ritardo mentale • Stimolare e rinforzare le • abilità psicomotorie, es. • Giochi con il corpo/posture • Giochi con la palla/teli/nastri/corde… • Giochi di movimento/imitazione • Giochi oculo manuali,…. • Stimolare e rinforzare • l’autonomia personale, es. • Giochi su igiene e cura • Vestirsi svestirsi, allacciare, slacciare,.. • Riconoscimento oggetti personali,…

  21. Mediatori didattici • Problemi di generalizzazione, • scarsa attenzione e • immaginazione, es. • Raggruppa i colori • Immagini per insiemi • Classificazione oggetti • ……. • Linguaggio verbale carente o • assente e non legato al contesto, es. • Sequenze per parlare • Foto e immagini • Oggetti di ogni giorno • Parole, frasi,……. • Difficoltà a comprendere • Regole d’interazione sociale, es. • Cause – effetti • Comportamenti corretti-sbagliati • Linguaggio gesti-simboli • Abnormità a carico delle • funzioni motorie, es. • Psicomotricità • Cuscinoni • Amaca, • Tunnel, teli, corde,.. • Percorsi • Angolo riposo / tana • ……… • Alterazioni dell’affettività, es. • Pupazzi espressivi • Tenda / tana • Foto dei sentimenti • Burattini delle emozioni • ……. Se un bambino presenta un disturbo generalizzato dello sviluppo, es. autismo • Bisogno di tempi scanditi e • definiti, es. • Orologio del tempo • Orologio delle attività • ….. • Ipersensibilità o scarsa • reazione ai rumori, es. • Memo dei rumori • Strumenti musicali • Incastri sonori • …….. • Scarsa conoscenza dei • Pericoli, es. • Sicurezza vita quotidiana • Pericoli: riconoscerli, evitarli • ……

  22. Mediatori didattici • Difficotà a leggere e scrivere, es. • Tombole e parole • Alfabeti creativi • Laboratori pregrafismo • Tavole autocorrettive • Lettura immagini preposizioni, verbi • Difficoltà nel calcolo, es. • Abaco diverse tipologie • Tubo di pitagora • Numeri tattili • Tombole dei numeri • Domino dei numeri • ……… • Confusione destra-sinistra, es. • Giochi lateralità dx - sx • Giochi spaziali: • -Posizione • -Orientamento • Psicomotricità 1° e 2° anno Se un bambino ha disturbi specifici dell’apprendimento: Dislessia Disgrafia Discalculia • Difficoltà pensiero logico, es. • Dov’è l’errore? • Cosa manca? • Difficoltà a ricordare elencazioni • In sequenza, es. • Immagini in sequenza; • Immagini prima-durante-dopo • Sequenze cronologiche • …… • Scarsa coordinazione, es. • Motricità fine occhio mano • Spirali motricità • Infilature • ………. • Difficoltà a verbalizzare i • propri pensieri, es. • Carte dei sentimenti • Burattini delle emozioni • Scoperta delle emozioni • ……… • Difficoltà consapevolezza • del tempo, es. • Orologio del tempo • Orologio della giornata • Sequenze temporali • ……… • Bassa autostima, es. • Laboratorio autostima • Giochi autoefficacia • …….

  23. Mediatori didattici • Tempi di attenzione ridotti, es. • Cerca l’errore • Associazione forme e colori • Memory • …… • Difficoltà soluzione problemi, es. • Tangram • Blocchi logici • Prima e dopo • Problemi e soluzioni • puzzle Disturbo dell’attenzione e iperattività • Difficoltà autocontrollo, posture, • impazienza,coordinamento, es. • Giochi motricità fine • Orologio del tempo • Tiro bersaglio • Giochi a turno • Psicomotricità 1° e 2° anno • Difficoltà relazionali e gestione • delle emozioni, es. • Plastilina da modellare • Burattini delle emozioni • Riconoscere le emozioni • Collana aiutare i bambini a….. • Attività grafico espressive • ……..

  24. Mediatori didattici • Associare immagini a • suoni e oggetti, es. • Incastri sonori • Tombole sonore • Laboratori sonori • Controllo della respirazione e • sviluppo muscoli della bocca, es. • Soffiature • Smorfie e boccacce allo specchio • Fischietti diverse tonalità • Giochi fonologici • Le bolle • Esercitare costantemente • il linguaggio, es. • Letture • Immagini • Tombole • Sequenze Se un bambino ha problemi con il linguaggio • Giochi di cooperazione, es. • Paracadute • Giochi con acqua e sabbia • Scatole azzurre • Disegni in coppia-gruppo • Stimolare le capacità logico • Cognitive, es. • Sequenze cronologiche • Raggrupamenti • Domande e risposte • Esprimere le emozioni, es. • A volte come mi sento • Fiabe sulle emozioni • Burattini delle emozioni

  25. L’APPRENDIMENTO COOPERATIVO E’un approccio didattico che utilizza piccoli gruppi in cui gli alunni lavorano insieme per migliorare reciprocamente il loro apprendimento

  26. PERCHÉ IL GRUPPO LAVORI BENE OCCORRE • Abituarsi a chiedere l’opinione degli altri; • • Decidere quali norme e quali abilità serviranno per la • situazione di lavoro; • • Cogliere ed adeguarsi alle necessità del gruppo; • • Diventare consapevoli dei bisogni degli altri;

  27. L’APPRENDIMENTO COOPERATIVO Obiettivi • Tutti devono contribuire e nessuno dovrebbe dominare il gruppo; • Viene stimolato lo sviluppo di abilità cognitive di ordine superiore; • Si sviluppa impegno e motivazione nel lavoro; • Si costruiscono relazioni interpersonali positive; • Viene favorito il benessere psicologico;

  28. LE DIVERSE INTERCONNESSIONI

  29. IL TUTORING L’alunno che insegna all’altro alunno

  30. TUTORING L’alunno che insegna all’altro alunno ruolo di tutor svolto da alunno “più bravo” “più competente” alunno in difficoltà o alunno disabile

  31. EFFICACIA DEL TUTORING obiettivi sociali di integrazione Nel momento in cui l’alunno disabile, o a rischio, assume una funzione di tutor si riconosce che è in grado di fare qualche cosa ed è degno di considerazione. Se tutti gli alunni sono in certi momenti “insegnanti ”, è più probabile che si crei in classe un’atmosfera favorevole all’apprendimento, cooperativa e integrante.

  32. BIBLIOGRAFIA per approfondimenti: • • Cottini L. “Didattica speciale e integrazione scolastica” Carocci, 2004 • Novak J., “L’apprendimento significativo” Ed. Erickson,2001 • • Ianes D.,“Didattica speciale per l’integrazione” Ed. Erickson, 2001 • Ianes D., Macchia V. “La didattica per i Bisogni Educativi Speciali : • strategie e buone prassi di sostegno inclusivo”, Ed. Erickson, 2008 • Parente M., “La fabbrica dei giochi : strategie ludiche per bambini • con BES”, Erickson, 2010 • Vianello R., Tortello M., Esperienze di apprendimento cooperativo, Ed. • Junior, 2000 • Ianes D., Canevaro A., “Buone prassi per l'integrazione scolastica” Ed. • Erickson, Trento, 2001

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