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LE TEORIE DELLA FORMA URBANA

LE TEORIE DELLA FORMA URBANA. CENTRALITA’ DELLA FORMA URBANA. L’urbanistica quantitativa, poco attenta alla forma della città, al suo decoro, alla sua “bellezza” è la conseguenza di un processo di urbanizzazione intenso e di una pressante domanda di abitazioni ed infrastrutture

gibson
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LE TEORIE DELLA FORMA URBANA

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Presentation Transcript


  1. LE TEORIE DELLA FORMA URBANA

  2. CENTRALITA’ DELLA FORMA URBANA • L’urbanistica quantitativa, poco attenta alla forma della città, al suo decoro, alla sua “bellezza” è la conseguenza di un processo di urbanizzazione intenso e di una pressante domanda di abitazioni ed infrastrutture • L’attuale rallentamento del processo di urbanizzazione ha riportato l’attenzione dell’urbanistica verso i temi della forma e dell’estetica della città

  3. K. LYNCH, A Good City form • Sosterrò la tesi che la forma di un insediamento è la struttura spaziale che ospita l’attività delle persone, ma anche il flusso di persone, di merci e di informazioni che ne deriva e le configurazioni fisiche che intervengono a modificare lo spazio in modo significativo in rapporto a quelle attività: delimitazioni, superfici, canali, ambienti, oggetti. La descrizione deve inoltre comprendere i ciclici e secolari cambiamenti di quell’assetto spaziale, il controllo dello spazio e la sua percezione. Gli ultimi due aspetti naturalmente rappresentano un'incursione nel dominio delle istituzioni sociali e della vita psichica... • A mio modo di vedere sono gli atti ed i pensieri degli esseri umani a costituire il terreno decisivo su cui giudicare la qualità. Questi fenomeni apparentemente effimeri divengono ripetitivi e significativi in almeno tre situazioni: nella persistente struttura delle idee che costituisce una cultura, in quelle relazioni durature tra le persone che sono le istituzioni sociali e nelle relazioni di lunga durata delle persone con il proprio luogo di appartenenza (pp. 50-1).

  4. LE TEORIE DELLA FORMA URBANA • STORICISMO E MODERNISMO • FUNZIONE E SIGNIFICATO • CITTA’ E CAMPAGNA • STATICO DINAMICO

  5. STORICISMO E MODERNISMO NELLE TEORIE DELLA FORMA URBANA Una costante del pensiero urbanistico moderno è rappresentata dalla consapevolezza che la nascita della città industriale rappresentava una svolta radicale e profonda rispetto al passato, alla città storica, così come l’età moderna l’aveva ricevuta in eredità dai secoli precedenti. Da un lato, infatti, il rapporto fra la città antica e quella moderna è stato vissuto nei termini di una netta frattura o discontinuità. Questa tradizione, incarnata dagli architetti urbanisti del Movimento moderno, ha pensato la città industriale come “altro da”, qualcosa di profondamente e radicalmente diverso, rispetto alla quale la persistenza della città antica rappresentava un inutile ostacolo al libero formarsi, alla genesi di quella nuova; un ostacolo sostanzialmente da rimuovere demolendolo o semplicemente ignorandolo.

  6. ILDEFONSO CERDA’ E LA TEORIA GENERALE DELLA URBANIZZAZIONE • Ho confrontato, dunque, questi bisogni generalizzati con quello che l’organismo delle nostre città può offrire per soddisfarli. Ho visto allora chiaramente e distintamente che questo organismo, con i difetti peculiari di cui soffre, incompleto per i suoi mezzi insufficienti e per le sue forme, sempre costrittivo e soffocante, imprigiona e mantiene in uno stato di costante tortura l’umanità che, fiera dei suoi mezzi d’azione e bramosa di proseguire il cammino del proprio perfezionamento, si sforza di spezzare la tirannica cappa di pietra che la imprigiona (p. 76).

  7. LE CORBUSIER E IL PLAN VOISIN • Al posto degli ignobili quartieri che non conosciamo mai abbastanza, con densità di 800 abitanti per ettaro, ecco quartieri la cui densità può toccare i 3600 abitanti per ettaro. Vorrei che il lettore, con uno sforzo di immaginazione, cercasse di rappresentarsi questo nuovo tipo di città sviluppata in altezza: s’immaginasse che tutto questo caos di forme concresciute sul terreno come un’arida crosta venisse raschiato via, eliminato, e sostituito da puri prismi di cristallo…. Una città che sinora strisciava per terra e si eleva d’un tratto in uno stato d’ordine più naturale (p.270) • Il passato storico, patrimonio universale viene rispettato, dirò di più, viene salvato. Un protrarsi dell’attuale stato condurrebbe ad una rapida soppressione di questo passato….. I Quartieri del Marais, delle Archives, del Temple, ecc., verrebbero abbattuti. Ma le chiese antiche sarebbero risparmiate. Resterebbero isolate in mezzo al verde: nulla di più affascinante. Bisogna convenire che in questo modo il loro ambiente originale sarebbe trasformato, ma bisogna anche ammettere che il loro ambiente attuale risulta fasullo e per di più brutto e deprimente (pp. 277-8).

  8. LE CORBUSIER ED IL PLAN VOISIN

  9. IL RECUPERO DEL PASSATOCAMILLO SITTE

  10. L’ESPERIENZA ITALIANAG. GIOVANNONI E P.L. PICCINATO

  11. SAVERIO MURATORI E L’ANALISI TIPOLOGICA

  12. LUDOVICO QUARONI

  13. ALDO ROSSI

  14. Io penso che la spiegazione dei fatti urbani mediante la loro funzione sia da respingere quando si tratti di illuminare la loro conformazione e la loro costituzione; si illustreranno esempi di fatti urbani preminenti dove la funzione è mutata nel tempo o addirittura un funzione specifica non esiste. (..) Occorre dire subito che questo non significa respingere il concetto di funzione nel suo senso più proprio, quello algebrico che implica che i valori sono conoscibili l’uno in funzione dell’altro e che tra le funzioni e la forma cerca di stabilire dei legami più complessi che non siano quelli lineari di causa ed effetto che sono smentiti dalla realtà. Qui si respinge appunto quest’ultima concezione del funzionalismo, dettata da un ingenuo empirismo, secondo cui le funzioni riassumono la forma e costituiscono univocamente il fatto urbano e l’architettura. (…)

  15. IL PIANO DI RECUPERO DEL CENTRO STORICO DI BOLOGNA

  16. FUNZIONE E SIGNIFICATO NELLE TEORIE DELLA FORMA URBANA CITTA’ COSMICA E CITTA MACCHINA

  17. BABILONIA

  18. TEOTIHUACAN

  19. LA CITTA’ IMPERIALE DI PECHINO

  20. LA CITTA’ GRECA

  21. IPPOCRATE DI COO

  22. ARISTOTELE ED IPPODAMOS

  23. La città ideale di Platone • La città ideale di Platone si trova al centro di una pianura circondata da alture e si sviluppa secondo un modello circolare e radiocentrico; l’impianto planimentrico è diviso in dodici parti o settori circolari (tante quante sono le tribù) e in 10.080 lotti, in modo da riservare due lotti, uno centrale ed uno periferico, alle 5.040 famiglie (5.040 è un numero perfetto e non deriva da considerazioni di ordine pratico). Al centro della città è l’Acropoli; l’agorà svolge solo funzioni di mercato ed attorno ad essa si organizzano i templi, i tribunali, i ginnasi e le scuole; da questo centro si dipartono a raggiera i diversi settori. La città è priva di mura ed il suo territorio è presidiato da 12 villaggi.

  24. La città macchina: l’urbanistica romana

  25. LA CITTA’ RINASCIMENTALESFORZINDA

  26. TONY GARNIER LA CITE’ INDUSTRIELLE

  27. LA VILLE CONTEMPORAINE DI LE CORBUSIER

  28. Kevin LynchL’immagine della città

  29. Gordon CullenThe concise Townscape

  30. Villaggio, Città e Metropoli fra concentrazione e dispersione Il verde urbano CITTA’ E CAMPAGNA

  31. Le gioie della vita agreste

  32. Le ville venete

  33. Le dimore e i parche reali

  34. THE LANDSCAPE ARCHITECTURE

  35. FREDERICK LAW OLMSTED

  36. THE BOSTON PARK SYSTEM

  37. LA CITTA’ GIARDINO

  38. THE LONDON PLANS

  39. 1942, Il Greater London Plan di Sir P. Abercrombie

  40. BROADACRE CITY

  41. TAPIOLA

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