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Federalismo e Federalismo europeo . Il federalismo nel mondo greco . Confederazione achea . XIII secolo a.C. federazione di principati achei attorno a Micene all’inizio sia stata soltanto temporanea, fatta di alleanze in vista di guerre e spedizioni.
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Federalismo e Federalismo europeo
Il federalismo nel mondo greco
Confederazione achea XIII secolo a.C. • federazione di principati achei attorno a Micene • all’inizio sia stata soltanto temporanea, fatta di alleanze in vista di guerre e spedizioni. • Il capo di questa confederazione era il re di Micene • Era capo dell’esercito e sacerdote della confederazione. L’occasione della creazione della confederazione achea fu probabilmente la guerra di Troia ma in seguito sembra che si impegnò in una guerra di conquista verso l’Egitto e fu sconfitta. Da quel momento cominciò i declino della confederazione che sarebbe crollata sotto la spinta dei Dori.
Confederazione Attica XI e il X secolo a.C. • raggruppava tutte le città dell’Attica che era stata risparmiata dalle invasioni dei Dori e che era stata invece interessata dalle invasioni degli Ioni cacciati dal Peloponneso. L’unione avvenne senza guerre e senza violenza, pacificamente stabilendo un vero sinecismo: unione delle città su una base di uguaglianza tra loro. Un legame essenziale fra gli abitanti era quello religioso: il culto di Atena, unico per tutti.
A partire dall’VIII secolo, in coincidenza dell’occupazione da parte dei Greci delle coste dell’Asia minore, si determinò il passaggio da un’economia rurale, quale fu quella che caratterizzò il mondo acheo fino al IX secolo, a un’economia commerciale. Ciò coincise con lo sviluppo di poleis dotate di forte individualismo, titolari di esigenze di autonomia e di libertà inconciliabili con il legame federale quale si era realizzato nell’età arcaica.
Anfizionia • associazione di città vicine legate dal culto di una stessa divinità all’interno di un santuario. Gli abitanti celebravano in comune le feste in onore della divinità, finanziavano lo svolgimento dei sacrifici e si incaricavano della gestione del culto. Le Anfizionie dovevano essere molto numerose ma solo di alcune ne è pervenuta memoria. • La più importante è l’Anfizionia Pileo Delfica il cui centro all’origine (IX o VIII secolo a.C.) era nel villaggio di Antela, al confine tra Tessaglia meridionale e Locride Orientale, vicino al passo delle Termopili, dove sorgeva, un santuario in onore di Demetra.
Symmachia • un’alleanza militare che poteva presentarsi sia come trattato di assistenza tra alleati, sia come accordo di dipendenza tra una città vittoriosa e le città vinte. In questi casi si arrivava alle spondai che mettevano fine alla guerra con trattati di non aggressione o di dipendenza: la città vinta doveva giurare fedeltà incondizionata
Leghe e confederazioni nascevano da accordi stipulati per motivi militari delioattica peloponnesiaca
lega di Corinto • i membri della lega furono chiamati Elleni e non comprendeva i Macedoni in quanto si voleva conservare l’idea tradizionale che in una lega opponeva la città direttrice e gli alleati. • Le città erano legate da una pace perpetua. • All’interno delle proprie frontiere ogni città era libera ed autonoma; non subiva guarnigioni, non doveva pagare tributi, non aveva limitazioni economiche o commerciali. • Era però tenuta a fornire un contingente militare all’esercito federale di cui era capo il re di Macedonia, stratega autocrate di tutta la Grecia. • Sul piano amministrativo le città non rimanevano isolate ma erano raggruppate fra loro in federazioni
Alessandro Magno • Il senso di forte individualità delle città e la rivalità esistente in esse tra il partito dell’indipendenza e il partito macedone determinò la reazione di Alessandro • Nel rivolgersi alle città Alessandro non trattava più con la lega di Corinto ma preferiva le Anfizionie che vennero ristabilite, dapprima quella di Delfi poi quella di Olimpo di cui venne rafforzato il carattere panellenico. E fu proprio durante le Olimpiadi del 324 che Alessandro sciolse le federazioni delle città più potenti e dimostrò di considerare gli Elleni come sudditi.
La sottomissione delle città greche non coincide però con la fine di un pensiero politico federalista in quanto esso trovava la sua realizzazione nell’aspirazione all’impero universale che Alessandro perseguiva. Il suo progetto era, infatti, quello di costruire uno stato "universale", patria di tutte le genti del mondo, unite sotto la guida di un unico monarca, pur conservando ciascuna la propria lingua, i propri costumi, le proprie tradizioni, la propria identità culturale ed etnica. • Questo grande progetto fu però interrotto dall'improvvisa quanto prematura morte del re avvenuta nel 323 a.C.
Età ellenistica • Nascita di tre regni principali(Siria, Egitto,Macedonia) • Nascita di diversi regni minori • Ripresa dell’organizzazione democratica delle città
III e II a. C. • Koinon • Stati federali che erano a volte l’opera di un uomo di stato che voleva unire le città, altre volte l’atto spontaneo di queste che si associavano per difendersi. • Queste federazioni erano così numerose che spesso si fondevano tra di loro ed avevano una struttura per lo più ugualitaria: nelle federazioni dell’età ellenistica nessuna città predominava sulle altre, carattere quest’ultimo che contraddistingueva le federazioni del IV secolo.
Età ellenistica • Lega Panellenica di Demetrio Poliorcete (303 a.C.) con cui Demetrio cercò di fare rivivere in un koinon la Lega di Corinto • Confederazione etolica, nata all’inizio del III secolo eche riuniva le città a nord dell’Istmo di Corinto • Lega Achea
Magna Grecia • lega Achea che univa le città di Crotone, Caulonia e Sibari cui si sarebbero poi aggiunte Reggio, Hipponion, Turi e Velia (e forse anche Pandosia). • La lega Achea nel 393 a. C. si sarebbe poi mutata in Lega Italiota in funzione antisiracusana e antilucana.
Regime convenzionale internazionale • Amicitia – creava un vincolo tra lo Stato romano e un altro Stato consistente nell’impegno reciproco di stabilire e mantenere una pace giusta, duratura e stabile: pia et aeterna pax. • Hospitium pubblicum - veniva utilizzato per attribuire al cittadino dello Stato straniero garanzie e facoltà sul territorio romano, compresa la partecipazione al culto. • Societas – era un vincolo di alleanza politico-militare a scopo difensivo. Comportava l’obbligo reciproco di fornire aiuti militari in caso di attacchi esterni: armi, uomini, navi. • Esempi di societas furono il trattato di Cartagine del 201 a. C. (trattato di pace e alleanza) e il trattato di Astupalaia del 105 a. C.
Foedus la procedura formativa del foedus era accompagnata da una cerimonia religiosa che conferiva alle convenzioni carattere perpetuo e irrevocabile. • Il foedus creava un vincolo perpetuo di alleanza tra Roma e gli altri Stati che prendevano il nome di foederati. • foedera aequache consacravano una parità politico-militarea tra Roma e lo Stato alleato, • foedea iniquache conferivano alla civitas romana una insindacabile supremazia derivante dall’impegno dell’altro contraente di “maiestatem populi romani comiter servare”. • Da questo tipo di foedus derivava un notevole e quasi totale affievolimento dello ius belli ac pacis dello Stato contraente che si che si obbligava a seguire la politica romana (fornendo armi, uomini e mezzi e rinunciando praticamente a una politica estera verso gli Stati terzi).
la Confederazione latina nata nel 493 a. C. attraverso un foedus aequum stipulato con i latini per contrastare i Volsci e gli Equi. Le città della lega si impegnavano alla reciproca neutralità, a difendere il territorio comune dai nemici, a dividere il bottino ma all’interno mantenevano la propria autonomia , la propria amministrazione, costituzione e giurisdizione. Confederazione italica nata da foedera stretti da Roma con popoli non latini. I foedera erano stipulati con singole città o federazioni già esistenti. Si trattava di foedera iniqua e i federati riconoscevano la supremazia di Roma.
Il problema dell’amministrazione dei territori conquistati venne risolto attraverso l’adozione del sistema di autonomie locali Municipi Colonie civiumromanorum Provincie Colonie latine
L’Unità culturale nel Medioevo Forme federative emergenti
L’Europa conobbe un nuovo momento di unità con la creazione del Sacro Romano Impero a opera di Carlo Magno. Sotto il suo diretto governo i vari regni e Stati che componevano l’immenso dominio franco, furono riordinati secondo criteri unitari e la nuova unità che si venne a costituire trovava la sua guida spirituale nel papa e quella politica nell’Imperatore il cui compito era quello di realizzare sulla terra la volontà di Dio.
Lo scenario politico europeo medievale per lungo tempo sarà caratterizzato dalla presenza ingombrante e cristallizzata di due poteri costituiti: l’Impero e il Papato. • E’ solo dopo l’anno mille che si assiste all’irrompere di un nuovo soggetto politico che agisce in autonomia rispetto a tali poteri e che sarà un elemento di rinnovamento anche in relazione alla rinascita di forme federative di natura politica o commerciale • Ci si riferisce, in particolare alla nascita dei Comuni, fenomeno che caratterizzò soprattutto l’Italia e la Germania in corrispondenza del formarsi nelle città di forme di autogoverno facenti capo alle classi sociali emergenti
Comuni manifestarono una propensione immediata a connettersi tra di essi per costituire ipotesi politiche reticolari, di federazioni di città. • La Lega Lombarda: arrivò a comprendere trentasei città del Nord Italia ed ebbe una natura prevalentemente militare • La Lega Anseatica: arrivò a comprendere più di cento città dell’Europa settentrionale e della costa Baltica; acquisì un grande potere in campo commerciale e politico. Fu in grado di sostenere contenziosi con Scandinavia e Russia ottenendo il controllo su diverse rotte commerciali nel Baltico, e arrivò a sostenere nel XIV secolo una guerra contro la Danimarca,
Le origini e i primi sviluppi del pensiero federalista moderno • Le dottrine più propriamente federaliste iniziarono ad affermarsi soltanto nel corso dell'Età moderna
Johannes Althusius • padre fondatore del modello federalista • "Politica methodice digesta" ci offre un’immagine antiassolutistica del suo ideale di Stato • partendo dall’idea, mutuata da Aristostele, che l'Uomo sia un'animale sociale e politico, precisa che egli, costruendo la famiglia, prima forma associativa, sviluppa l'impulso alle più ampie forme di partecipazione politica, quali corporazioni, comuni e province.
Gli associati, pur senza perdere alcuni diritti come quello di proprietà, mettono in comune ciò che serve alla vita sociale e il Bene dell'associazione, che è necessariamente superiore alla somma dei singoli egoismi individuali, viene garantito dal “Summus Magistratus” eletto dai consociati. • Prendendo in considerazioni le complesse relazioni fra i diversi livelli e tipi di associazioni, Althusius disegna un'organizzazione politica di stampo federale fondata sulla sovranità popolare e su un governo decentralizzato (plena confederatio), ben distinta da una mera lega di stati (non plena confederatio).
Hamilton, Madison, Jay Il federalista (1787-88) affermano la necessità di trasformare la "confederazione" delle ex colonie inglesi dell'America del Nord in una vera e propria "federazione" fondata su una complessa ma efficace divisione dei poteri tra i singoli Stati e il governo federale.
giustificano la superiorità dello Stato federale partendo da un’analisi della situazione politica del continente europeo caratterizzato dalla presenza di Stati nazionali accentrati. • il modello di Stato accentrato ha permesso di eliminare la violenza nella vita interna degli Stati in quanto, imponendo ai membri della società il rispetto delle norme giuridiche, ha impedito che essi ricorressero alla forza per risolvere le loro controversie. Ma se la sovranità è la garanzia dei rapporti pacifici, cioè giuridici, all’interno dello stato, essa è, d’altro canto, la causa della guerra nei rapporti fra gli Stati. • in America è necessario creare un potere sovrano che, in quanto superiore ai singoli Stati, sia capace di realizzare la pace perpetua fra gli Stati americani.
Costituzione del 1787 Nello stato federale americano viene attuata la separazione dei poteri la popolazione veniva rappresentata dal Congresso gli Stati potevano difendere i loro specifici interessi nel Senato Il governo federale era competente nelle questioni comuni di politica estera e di commercio tutte le altre competenze venivano riservate agli Stati membri
Kant • Progetto per una pace perpetua • (1795) • L’uomo di per se stesso, spontaneamente, è portato al male • Lo Stato nasce dall’esigenza di porre freno all’egoismo, di porre fine alla situazione naturale di reciproca violenza fra gli uomini, introducendo un elemento di carattere coattivo, una forza superiore rispetto agli individui che li costringa, anche loro malgrado, a rispettarsi reciprocamente.lo Stato come frutto di un patto fra gli individui, di un contratto. Gli individui, come già in Hobbes, per loro convenienza arrivano a stipulare tra loro un contratto e si mettono d’accordo di rispettarsi reciprocamente sulla base di leggi che accettano tutti perché lo trovano vantaggioso e ragionevole.
Relazioni internazionali tra gli Stati • c’è uno stato di costante belligeranza che può essere superata solo grazie a un’unione tra gli stessi. • La realizzazione di uno “Stato dei popoli”, di una “Repubblica universale” è difficile perché gli Stati non saranno disposti a rinunciare alla loro sovranità per sottomettersi a un’autorità superiore. • Come all’interno degli individui nasce una forza che li porta a cooperare nello Stato, così all’interno dei popoli potrà nascere una forza che li spinge alla cooperazione internazionale.
Fatta eccezione per gli Stati Uniti, il modello dello Stato federale non ha conosciuto una rilevante fortuna fino alla seconda metà del Novecento in Europa , in un contesto politico dominato dal netto primato del modello dello Stato nazionale di tipo centralistico • si manifestarono durante la Rivoluzione francese nell’aspirazione a trasformare le strutture interne dello Stato attraverso il decentramento del potere politico • corrente girondina che proponeva di trasformare la Francia in un regime federale, attuando i principi di autogoverno delle comunità locali e regionali
Nel continente europeo, a differenza di quello americano, gli ideali federalisti incontravano ostacoli insormontabili nella loro affermazione per motivi di ordine storico e sociale. • Mentre in America si trattò di unificare Stati che avevano caratteristiche omogenee e che avevano alle spalle pochi anni di indipendenza politica, in Europa si trattava di unire Stati storicamente consolidati nella loro individualità. • Inoltre in America l’abbondanza di risorse disponibili nelle terre disabitate del West impedì le tensioni sociali che invece caratterizzarono il Vecchio Continente e che si manifestarono in una persistente e continua lotta di classe che impedivano il formarsi dei legami di solidarietà indispensabili alla comparsa di una organizzazione politica federalista.
Mentre al Congresso di Vienna veniva restaurato il vecchio ordine basato sui principi della legittimità dinastica e dell’equilibrio tra le potenze non mancò chi propugnava gli ideali federalisti • Saint.Simon insieme a Thierry scrive nel 1814 l’opuscolo sulla “Riorganizzazione della Società europea” insistendo sulla necessità che per pacificare l’Europa sia indispensabile “riunire i popoli d'Europa in un solo corpo politico, conservando a ciascuno la sua indipendenza nazionale”.
Konstantin Frantz, criticò aspramente la formazione dello Stato nazionale tedesco • Pierre-JosephProudhon condannò la formazione dello Stato nazionale italiano • Entrambi seppero prevedere che la fusione dello Stato con la nazione avrebbero accentuato l’aggressività e la bellicosità degli Stati. • Mentre gli Stati nazionali si trasformavano in gruppi chiusi e belligeranti lo sviluppo della rivoluzione industriale, intensificando le relazioni sociali sotto la spinta delle esigenze economiche, richiedeva la formazione di spazi economici organizzati politicamente su scala internazionale. • L’unificazione federale dell’Europa appariva quindi come l’unica possibilità di rispondere a questa esigenza.
In Pierre-JosephProudhon la visione federalista si coniuga con l’esigenza della realizzazione del principio di sovranità popolare proclamato dalla Rivoluzione francese. • Secondo Proudhon la federazione nasce un contratto di natura politica che deve essere sinallagmatico, ovvero non deve essere unilaterale, come è invece il legame che unisce i sudditi ad un monarca. • Essa deve anche essere circoscritta: non qualunque questione deve essere risolta al livello della federazione, ma soltanto quelle che sono state previste già in precedenza dal contratto, altrimenti vi sarebbe un perenne rischio che la federazione si trasformi in uno stato centralizzato qualunque.
La specificità del contratto federale rispetto ad altri contratti di natura politica è che esso deve comportare qualcosa di più favorevole di quanto i singoli devono cedere per partecipare al patto. Occorre quindi che sia vantaggioso per i membri entrare nella federazione. La ragion d'essere di questo contratto è che esso garantisce di non cadere nell'oppressione. Ed infatti il federalismo di Proudon si pone nei termini strumentali rispetto alla negazione dell’autoritarismo e del centralismo statale e si spinge oltre tanto da sfociare in una visione “integrale” nel momento in cui egli associa al federalismo politico anche quello economico e sociale. Per Proudon infatti anche la proprietà privata è fondamentale per arginare l’autorità dello Stato in quanto assicura autonomia all’individuo e sottrae allo Stato il controllo della vita economico-sociale.
Pensiero federalista dell’’800 nel Risorgimento italiano • In contrapposizione all'idea centralista che si sarebbe realizzata con l'Unità d'Italia, si svilupparono tre correnti federaliste
Vincenzo Gioberti “Primato civile e morale degli Italiani” In contrapposizione alle teorie mazziniane, vagheggiava una soluzione federalista del problema italiano propugnando la costituzione di una lega federale degli Stati italiani sotto la presidenza del pontefice. L'illusione di una Chiesa rinnovata e riformatrice durò poco e quando Pio IX prese posizioni reazionarie, Gioberti abbandonò il neoguelfismo e il federalismo, per una politica unitaria
Cesare Balbo • Esponente della corrente moderata, con le sue “Speranze d’Italia”, recò un valido appoggio alle tesi svolte dal Gioberti ritenendo però che la federazione di Stati italiani, sotto la presidenza del pontefice potesse trovare attuazione solo grazie all’appoggio militare del re di Sardegna.
Giuseppe Ferrari e Carlo Cattaneo • Esponenti della corrente laica di tipo repubblicano e democratico entrambi concordavano con il Mazzini per l’ideale repubblicano che ispirava le loro opere ma si discostavano da lui per quello che era uno dei punti essenziali del programma mazziniano: l’unità d’Italia. Ambedue discepoli del Romagnosi e ambedue in relazione con le correnti più vive della cultura europea, essi furono strenui assertori degli ideali del federalismo che difesero con gli scritti, dalla cattedra e dalla tribuna parlamentare.
Per il Cattaneo, inoltre, l’idea federativa oltre che sul rispetto delle caratteristiche locali delle singole regioni d’Italia, si fondava su un ampio programma politico che, pur salvando le autonomie nazionali dei singoli Stati, avrebbe dovuto condurre, in progresso di tempo, agli Stati Uniti d’Europa.
Giuseppe Mazzini Si inserisce a pieno titolo della storia dell’idea federalista. Pur avendo dedicato tutte le sue forze alla realizzazione dell’unità d’Italia, egli restò sempre fedele all’idea dell’unità dell’Europa e di tutto il genere umano. Infatti, anche se lo Stato nazionale unitario secondo Mazzini è la forma più alta di organizzazione della società è solo attraverso la creazione di una federazione di stati nazionali che è possibile garantire all’umanità un mondo in cui la violenza tra le nazioni sia eliminata alla radice e in cui si possano sviluppare la pace e la solidarietà tra i popoli.
Anche all'interno della tradizione socialista e marxista si ebbero riflessioni federaliste e, negli anni del primo dopoguerra alcuni politici e pensatori attribuirono alla crisi dello stato nazionale le responsabilità del conflitto e indicarono come alternativa la creazione degli Stati uniti d'Europa
Lev Davidovics Trockij • La prima guerra mondiale aveva fatto emergere una contraddizione, insita negli stati nazionali, tra aspetto politico e aspetto economico dell’organizzazione statuale. Il rapido sviluppo dei livelli di produzione indotti dall’evoluzione dei processi produttivi basati su una industrializzazione sempre crescente e l’espansione esponenziale del capitalismo aveva modificato le relazioni tra i soggetti economici proiettandoli in una dimensione transnazionale di reciproca interdipendenza. La tendenza delle forze produttive a uscire fuori dai confini dello Stato trovava però un ostacolo insormontabile nella struttura nazionale degli Stati e nelle istituzioni politiche preoccupate di proteggere interessi particolari. • Tale contraddizione viene individuata da Trockij come la causa della prima guerra mondiale.
Guardando con sospetto alla politica germanica all’indomani della prima guerra mondiale, egli metteva in evidenza che l’acuirsi delle tensioni internazionali e la ricerca dello “spazio vitale” al di fuori dei confini tedeschi altro non fossero che la conseguenza del tentativo delle forze produttive di espandersi e organizzarsi su un piano continentale. Il destino degli Stati nazionali quindi era quello di soccombere dinanzi alla violenza della guerra o sopravvivere trovando nuovi equilibri nell’ambito di una organizzazione politica unitaria. Il futuro per l’Europa era l’impero o la federazione.
In quest’ottica la teoria della “rivoluzione permanente” diventa strumentale rispetto all’obiettivo degli Stati Uniti d’Europa. Trockij credeva infatti che lo Stato socialista non sarebbe stato capace di resistere contro la pressione del mondo capitalista ostile, ed era quindi necessario che la rivoluzione socialista si sviluppasse anche negli altri Paesi. La creazione degli Stati Uniti d’Europa ne sarebbe stato il coronamento.
Nello stesso periodo, in Italia, anche Luigi Einaudi metteva in evidenza che la causa della guerra è da ricercare nella sovranità nazionale illimitata degli Stati e comunque la guerra mondiale è l’espressione di un bisogno d’unità dell’Europa. “La prima guerra mondiale - scriveva in La guerra e l’unità europea, del 1948 - fu la manifestazione cruenta dell’aspirazione istintiva dell’Europa verso la sua unificazione; ma poiché l’unità europea non si poteva ottenere attraverso una impotente Società delle nazioni, il problema si ripropose subito”.