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L’industria Italiana Una breve sintesi

L’industria Italiana Una breve sintesi. Corso di Economia Applicata Facoltà di Economia Università di Torino Davide Vannoni. Il sistema industriale italiano alle soglie degli anni Novanta. Dualismo dimensionale - da un lato elemento di flessibilità - dall’altro un limite

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L’industria Italiana Una breve sintesi

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Presentation Transcript


  1. L’industria ItalianaUna breve sintesi Corso di Economia Applicata Facoltà di Economia Università di Torino Davide Vannoni

  2. Il sistema industriale italiano alle soglie degli anni Novanta • Dualismo dimensionale - da un lato elemento di flessibilità - dall’altro un limite • Forte specializzazione nei settori tradizionali • Peculiare modello di controllo - forte presenza impresa pubblica - gruppi privati retti da famiglie e/o coalizioni

  3. Alcuni indicatori di competitività Quote di esportazione: quote di mercato nel commercio internazionale scesa dal 5% al 3.8% dal 1990 al 2000 Grado di internazionalizzazione: investimenti diretti esteri in entrata e in uscita sono inferiori a quelli degli altri paesi industrializzati

  4. Alcuni indicatori di competitività Competitività di prezzo e di costo: andamento dei prezzi di produzione e del costo di lavoro per unità di prodotto • fragilità di un modello basato sulla svalutazione competitiva (sintomatico il periodo di cambio flessibile 1992-1996 e il relativo guadagno di competitività) Produttività: rallentata negli anni novanta rispetto agli Stati Uniti e rispetto agli altri paesi industrializzati

  5. Alcuni indicatori di competitività Redditività: Roi e Roe inferiori a quelli degli altri paesi Natalità/Mortalità: tassi di entrata, di uscita e turnover inferiori a quelli degli altri paesi, dimensioni degli entranti relativamente elevate e tassi di crescita nei primi anni relativamente ridotti

  6. Dualismo dimensionale • Perché servono le grandi imprese? • Economie di Scala • Innovazione • Però c’è chi difende i vantaggi di un sistema di specializzazione flessibile basato su piccole e medie imprese - Riduzione delle dimensioni e dell’integrazione verticale permettono di fornire beni differenziati e di adattarsi rapidamente alle mutevoli condizioni del mercato - L’utilizzo di nuove forme organizzative (gruppi di medie imprese e distretti industriali) può replicare alcuni vantaggi della grande dimensione

  7. I gruppi orizzontali e piramidali di imprese • Responsabilità limitata nel caso di fallimento di una società del gruppo • Maggiore motivazione dei manager che gestiscono le società del gruppo rispetto ai manager di divisione • Possibilità di ricevere incentivi per piccole imprese

  8. I distretti industriali Agglomerazioni territoriali di piccole imprese manifatturiere indipendenti, specializzate in una singola industria, che godono di benefici esterni legati alla comunità locale • Periodo d’oro dagli anni Settanta agli anni Novanta: reddito superiore efficienza produttiva, capacità di esportazione…. • Primi segnali di crisi: con l’apertura al commercio internazionale e con la fine della svalutazione competitiva i produttori marginali sono stati espulsi, e sono emerse carenze nelle fasi a valle (logistica, distribuzione, finanza), nonché difficoltà di delocalizzare alcune fasi della produzione.

  9. Le piccole dimensioni non sono il risultato di vantaggi, ma la risposta all’operare di vincoli • Gestione delle imprese prevalente familiare in Italia • Struttura creditizia basata su piccole banche locali e assenza di venture capital • Scarsa presenza di “capitale sociale”, cioè di propensione ad investire al fine di ottenere risultati socialmente efficienti • Fattori istituzionali (diritto del lavoro, diritto dell’impresa, diritto fallimentare)

  10. La specializzazione produttiva. Troppo poca tecnologia? Le teorie della nuova geografia economica mostrano come la specializzazione produttiva sia importante per la ricchezza del paese e per le sue possibilità di crescita L’Italia è specializzata nei settori tradizionali e nel settore meccanico, de-specializzata nei settori ad economia di scala e nei settori ad alta tecnologia

  11. Quali prospettive per l’Italia? • Concorrenza dei paesi dell’Est Europeo e dei paesi in via di sviluppo: • Un rischio di spiazzamento c’è, tuttavia noi operiamo nei settori in cui abbiamo vantaggi comparati nelle fascia di qualità elevata, che sono parzialmente protette dalla concorrenza. • Unione Europea • - E’ possibile prevedere che i paesi e le aree si specializzeranno ulteriormente, con conseguenti svantaggi per i paesi specializzati in beni a scarso contenuto tecnologico. Inoltre le regioni centrali dell’Europa saranno privilegiate (per noi solo il Nord Italia) rispetto alle regioni periferiche.

  12. Insufficiente attività innovativa • E’ documentata da una serie di indicatori (domande di brevetti, spese di ricerca e sviluppo in % sul PIL, pubblicazioni scientifiche) • E’ stata storicamente favorita da un mix di scarsi sforzi da parte dell’imprenditoria privata e da scarsi incentivi forniti da parte degli organismi pubblici • Pregiudica le future possibilità di crescita della produttività e di sviluppo dell’economia

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