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La poesia d’amore: i provenzali

La poesia d’amore: i provenzali. la poesia dei trovatori. il contesto i trovatori i temi gli stili le forme metriche i generi le parole chiave. Guglielmo IX d’Aquitania, il primo trovatore. la poesia dei trovatori.

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La poesia d’amore: i provenzali

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Presentation Transcript


  1. La poesia d’amore: i provenzali Piera Nardi – anno sc. 2009/10 La poesia d’amore

  2. la poesia dei trovatori • il contesto • i trovatori • i temi • gli stili • le forme metriche • i generi • le parole chiave Guglielmo IX d’Aquitania, il primo trovatore Piera Nardi – anno sc. 2009/10 La poesia d’amore

  3. la poesia dei trovatori Nelle corti feudali della Francia meridionale si sviluppa, grazie al mecenatismo di molti signori, la prima forma di poesia non religiosa in lingua volgare (langue d’oc) tra la fine dell’ XI°secolo e il 1229, anno della sottomissione della Provenza al re di Francia dopo la crociata contro gli Albigesi. il contesto I testi della poesia trobadorica venivano musicati per essere ascoltati nelle corti da nobili e signori Gli autori (trovatori) esprimono una visione aristocratica e raffinata dell’esistenza, rivolgendosi ad un pubblico d’élite Piera Nardi – anno sc. 2009/10 La poesia d’amore

  4. la poesia dei trovatori i trovatori Piera Nardi – anno sc. 2009/10 La poesia d’amore

  5. la poesia dei trovatori le virtù della aristocrazia feudale valore, misura, generosità si fondono nella cortesia, condizione indispensabile per vivere nel mondo raffinato delle corti i temi la cortesia ritualizzato nel rapporto di vassallaggio dell’uomo (il poeta) che riconosce nella donna il suo signore e le promette fedeltà l’Amore teorizzato da Andrea Cappellano è “fin’amor” (amore gentile, perfetto) che affina l’anima in un percorso interiore, spirituale Piera Nardi – anno sc. 2009/10 La poesia d’amore

  6. la poesia dei trovatori dal latino “levis” indica uno stile che ricerca effetti di semplicità, che è piano e musicale: è detto anche “plan”, “ouvert” Jaufré Rudel trobar leu indica uno stile che punta sulla ricercatezza e il virtuosismo formale gli stili trobar ric trobar clus Raimbaut d’Aurenga dal latino “clausus” indica uno stile complesso, difficile, ermetico: è detto anche “oscur”, “cobert” Arnaut Daniel Piera Nardi – anno sc. 2009/10 La poesia d’amore

  7. la poesia dei trovatori La poesia provenzale, abbandonando definitivamente la metrica classica, di tipo quantitativo, sperimenta per la prima volta in Europa la metrica accentuativa, basata sulla intensità degli accenti, sulla regolarità del numero delle sillabe, sulle rime a fine verso (o al mezzo) le forme metriche I poeti provenzali codificano alcuni sistemi metrici che rimarranno nella letteratura, ma anche nella musica e nella danza, della cultura occidentale: il sirventese, il rondello, la sestina Piera Nardi – anno sc. 2009/10 La poesia d’amore

  8. la poesia dei trovatori la canzone il sirventese il compianto il saluto d’amore i generi aristocratici i generi i generi dialogati la tenzone i generi popolareschi la pastorella l’alba la ballata la danza Piera Nardi – anno sc. 2009/10 La poesia d’amore

  9. la poesia dei trovatori: testi No es meravelha s'eu chan(Bernart de Ventadorn) No es meravelha s'eu chanmelhs de nul autre chantador,que plus me tra·l cors vas amore melhs sui faihz a so coman.Cor e cors e saber e sene fors' e poder i ai mes;si·m tira vas amor lo fresque vas autra part no·m aten. Ben est mortz qui d'amor no senal cor cal que dousa sabor;e que val viure ses valormas per enoi far a la gen?Ja Domnedeus no·m azir tanqu'eu ja pois viva jorn ni mes,pois que d'enoi serai mespresni d'amor non aurai talan. Non è meraviglia s'io canto meglio d'ogni altro cantore, ché più fortemente mi attrae il cuore verso amore, e migliore son fatto al suo comando: cuore e corpo, conoscenza e senno, forza e potere vi ho messo, e tanto il freno mi trascina verso amore che a nessun'altra parte mi rivolgo. È ben morto chi nel cuore non sente qualche dolce sapore dell'amore. E che vale vivere senza pregio se non per dare noia alla gente? Il signore Iddio non mi odi tanto, ch'io sopravviva un giorno o un mese, dopo che sarò biasimato per la mia tristezza e più non avrò desiderio d'amore. Con pura fede e senza inganno amo la più bella e la migliore; dal cuore sospiro e dagli occhi piango, ché tanto l'amo che ne ho pena. Che Posso io fare, se amore m'imprigiona e il carcere in cui m'ha chiuso nessuna chiave può dischiudere, se non pietà, e di pietà non ne trovo punta? Quest'amore tanto soavemente mi ferisce il cuore d'un dolce piacere: cento volte al giorno muoio di dolore, e altre cento rinasco di gioia. Eppure il mio male è bello, e più vale la mia pena che l'altrui gioia: perciò se il mio male mi fa tanto bene, bella sarà la felicità dopo. Quando la vedo, ben mi si legge negli occhi, nei viso, nel colore, perché così tremo di paura, come fa la foglia al vento. Non ho senno per un bimbo, tanto sono sopraffatto dall'amore: d'uomo così vinto (d'amore) può bene una donna avere grande pietà. Buona signora, non altro vi chiedo che mi prendiate come servo ed io vi servirò come buon signore, qualunque ne sia la ricompensa. Eccomi al vostro comando, sincero umile cuore, lieto e gentile. Orso non siete certo né leone, che mi uccidiate, se a voi mi rendo. Al mio Cortese, laggiù dove sta, invio la canzone, e non gli rincresca se ne sono rimasto tanto lontano. Bernart de Ventadorn è considerato il maggior esponente del “trobar leu” e l’espressione più alta dell’universo dell’amor cortese: per lui l’arte di corteggiare la dama è direttamente proporzionale, come dice in questa poesia, all’arte di scrivere canzoni Piera Nardi – anno sc. 2009/10 La poesia d’amore

  10. Marcabruno PASTORELLA la poesia dei trovatori: testi L'altr'ieri accanto a una siepe Trovai un'umile pastorella, Colma di gioia e di senno; Come figlia di villana: Cappa, gonnella e pellicciotto, Veste e camicia di tela a tre licci, Zoccoli, e calze di lana. Verso lei mi diressi per la piana: - Ragazza;- diss'io, -creatura bella, Mi spiace che il freddo vi punge -. - Signore, - mi rispose la villana, - Grazie a Dio e a chi m’ha allevato, Poco importa se il vento mi scarmiglia, Che sto sana e contenta -. - Bella, - diss'io, - creatura dolce, Distolto mi sono dal cammino Per tener compagnia a voi; Ché una tale ragazza villana Non deve senza adatta. compagnia Pasturare tanto bestiame In codesta campagna solitaria -. - Signore,- disse lei, - chi ch'io mi sia, Ben distinguo senno e sciocchezza: La vostra compagnia, Signore,- mi rispose la villana, - Là dove si conviene, rimanga; C'è chi crede disporne a sua voglia, Ed è tutta presunzione -. - Bella, di nobile aspetto, Un cavaliere fu vostro padre, Quei che vi generò nella madre, Ché ella fu una cortese villana. Più vi guardo e più mi piacete, E m'allegro per la gioia che spero da voi, Se mi foste un poco benigna -. - Signore, tutta la mia famiglia e la mia schiatta Vedo attenere ed attendere Alla vanga ed all'aratro, Signore, - mi rispose la villana, - Ma c'è chi la pretende a cavaliere, Che dovrebbe fare altrettanto Sei giorni la settimana -. - Bella; - diss'io, - una fata gentile Vi dotò, quando nasceste, D'una bellezza splendida Sopra ogni altra villana; E vi crescerebbe del doppio, Se potessi vedermi una volta Io sopra e voi sotto -. - Signore, m'avete fatto tanti complimenti Che ne sono proprio infastidita; E poiché m'avete esaltata, Signore, - mi rispose la villana, - Perciò ne avrete quale compenso Al congedo la baia degli sciocchi E l'illusione di morgana -. - Bella, un cuore ritroso e selvaggio S'ammansa con la consuetudine. lo capisco a volo Che con tale ragazza villana Si può stringere preziosa compagnia, Con amistà di cuore, Senza che l'uno inganni l'altro -. - Signore, l’uomo incaponito d’una sciocchezza Giura e garantisce e s’impegna: Così mi fareste omaggio, Signore, - mi rispose la villana, - Ma io, per un meschino guadagno, Non voglio il nome di verginità Barattare col nome di puttana -. - Bella, ciascuna creatura Ritorna alla sua natura. Accoppiarci a coppia Dobbiamo, io e voi, villana, Sotto la siepe, presso il pascolo, Ché più ne starete sicura, Per fare la dolce cosa -. - Sì, signore; ma secondo ragione Lo sciocco cerca sciocchezza E il cortese cortese avventura E il villano la villana. E’ mancanza di giudizio Il non serbare misura: così dicono i vecchi -. - Ragazza, di vostra bellezza Non ho mai visto altra più farabutta E più perfida dentro il suo cuore -. - Signore, la civetta vi fa il suo verso di malaugurio: C’è chi si perde dietro vane chimere Mentre altri attende beato compimento -. Tra le forme della poesia trobadorica la “pastorella”, che canta l’incontro galante di un cavaliere con una villana, assume toni più popolareschi, ma in sostanza si presenta come un divertimento poetico dove la pastora parla spesso come una gran dama Piera Nardi – anno sc. 2009/10 La poesia d’amore

  11. la poesia dei trovatori: testi Su quest'arietta leggiadraCompongo versi e li digrosso e piallo,E saran giusti ed esattiQuando ci avrò passata su la lima;Ché Amore istesso leviga ed indoraIl mio canto, ispirato da coleiChe pregio mantiene e governa.Io bene avanzo ogni giorno e m'affinoPerché servo ed onoro la più bellaDel mondo, ve lo dico apertamente.Tutto appartengo a lei , dal capo al piede, E per quanto una gelida aura spiri, L'amore ch'entro nel cuore mi raggia Mi tien caldo nel colmo dell'inverno.Mille messe per questo ascolto ed offro,Per questo accendo lumi a cera e ad olio:Perché Dio mi conceda felice esitoDi quella contro cui schermirsi è vano;E quando miro la sua chioma biondaE la persona gaia, agile e frescaPiù l'amo che d'aver Luserna in dono. Tanto l'amo di cuore e la desidero,Che per troppo desío temo di perderla,Se perdere si può per molto amare.Il suo cuore sommerge interamenteTutto il mio, né s'evapora.Tanto ha oprato d'usuraChe ora possiede officina e bottega.Di Roma non vorrei tener l'impero,Né bramerei esserne fatto papa,Se non potessi tornare a coleiPer cui il cuore m'arde e mi si spezzaE se non mi ristora dell'affannoPur con un bacio, pria dell'anno nuovo,Me fa morire a sé l'anima danna.Ma per l'affanno ch'io soffroDall'amarla non mi distolgo,Bench'ella mi costringa a solitudine,Sì che ne faccio parole per rima.Più peno, amando, di chi zappa i campi,Ché punto più di me non amòQuel di Monclin donna Odierna.Io sono Arnaldo che raccolgo il ventoE col bue vado a caccia della lepreE nuoto contro la marea montante. Arnaut Daniel “Arietta” Arnaut presenta le caratteristiche della sua arte poetica in relazione alla sua servitù d’amore e forse alla difficoltà che questo amore incontra nel realizzarsi Piera Nardi – anno sc. 2009/10 La poesia d’amore

  12. la poesia dei trovatori: testi • Quan lo rius de la fontana s'esclarzis, si cum far sol, e par la flor aiglentina, e.l rossinholetz el ram volf e refranh et aplana son doutz chantar et afina, dreitz es qu'ieu lo mieu refranha • "Amors de terra lonhdana, per vos totz lo cors mi dol!" E no.n puesc trobar meizina si non vau al sieu reclam ab atraich d'amor doussana dinz vergier o sotz cortina ab desiderada companha. • ( … ) • Quan lo rius de la fontana di Jaufré Rudel Se il rivolo della fontana Se il rivolo della fontana si schiara siccome far suole e rosa nel bosco é regina e già l'usignolo sul ramo canzon variata fa e piana e leviga il canto e l'affina è giusto se il mio l'accompagna. Amore di terra lontana per voi tutto il cuore mi duole, nè posso trovar medicina se non vado al suo richiamo: amor calda e soffice lana, tra i fiori oppur sotto cortina insieme all'ambita compagna. Non posso mai averla vicina per questo nel fuoco son gramo; gentile al par d'essa cristiana mai visse, perchè Dio non vuole, nè visse giudea o saracina; si nutre di manna sovrana chi un po' del suo amore guadagna. Anelo di sera e mattina a quella che amore più chiamo; la voglia la mente fa insana, la brama mi ruba quel sole, più acuta puntura che spina è il duolo che gioia risana: nè lacrima voglio compagna. Non carta ricerco anche fina, quel vers lo avrà che cantiamo in lingua sincera romana Ser Ugo, cantando parole Fillol: e canzon pittavina sarà, e di Berri e di Guiana, e gioia poi porti in Bretagna. Jaufré Rudel è il primo a parlare di “amor de lonh” , cioè di un amore rivolto ad una donna lontana e conosciuta solo per fama Piera Nardi – anno sc. 2009/10 La poesia d’amore

  13. la poesia dei trovatori: testi Rifulge una fiorita,ecco, diversa Su pei taglienti dirupi e pei monti. Qual fioritura? Neve, gelo e brina Che brucia e soffoca e taglia, ond’ecco spenti trilli stridi richiami bisbigli Pel fogliame pei rami per le verghe. Pur mi tienverde e gioioso gioia Or quando veggo inariditi i tristi. Perciò tutto così mi fo diverso Che belle piane mi sembrano i monti E tengo per fioritura la brina E mi sembra che il caldo il freddo tagli E i tuoni son per me canti e bisbigli E fogliute mi paiono le verghe. Così son fermamente avvinto in gioia, Cosa non veggo che mi sia trista (…) Vada il mio canto, sì lo metto in versi, Che non lo tengano boschi né monti, Là dove mai non si patisce brina Né mai freddo ha potere che vi tagli. A madonna lo canti e lo bisbigli Chiaro, che in cuor glie n’entrino le verghe, Quello che sa ben cantare con gioia, Ché non s’addice a cantatore tristo. Dolce donna, amore e gioia Ci avvicinano, ad onta dei tristi Giullare, assai meno ho di gioia Ché voi non vedo, e in sembiante m’attristo. Ar resplan la flors enversaPels trencans rancs e pels tertresQuals flors? Neus, gels e conglapisQue cotz e destrenh e trenca;Don vey morz quils, critz, brays, sisclesEn fuelhs, en rams e en giscles.Mas mi ten vert e jauzen JoysEr quan vei secx los dolens croys. Raimbaut d’Aurenga “Fantasia invernale” È una poesia tipica del “trobar ric”: il poeta gioca su alcune parole chiave, variamente combinate, che esprimono il tema del mondo rovesciato dall’amore. La primavera “interiore” sboccia nel cuore dell’inverno. Piera Nardi – anno sc. 2009/10 La poesia d’amore

  14. la poesia dei trovatori: testi Reis glorios, verais lums e clartatz, Deus poderos, Senher, si a vos platz, al meu companh sïatz fizels ajuda, qu'eu non lo vi pos la nochs fo venguda, e ades sera l'alba. Bel companho, si dormetz o veillatz? Non dormatz plus, suau vos ressidatz, qu'en orïent vei l'estela creguda qu'amena.l jorn, qu'eu l'ai ben coneguda, e ades sera l'alba. ( … ) Giraut de Bornelh “Alba” Bel compagno, poi che partii da voi, ier sera, vegliando rimasi in umile preghiera, e supplicai Dio, il figlio di Maria, che mi rendesse voi qual leale compagnia, ed or verrà l’alba. Bel compagno, mi chiedeste, là sui gradini: "Stanotte, non dormite, anche se siam vicini, fino al giorno, vi prego, veglierete"; or dal mio canto e presenza conforto non avete, ed or verrà l’alba. Bel dolce compagno, né alba né giorno desidero adesso finché posso godere di un piacevole amplesso: questa donna è la più nobile che al mondo sia nata, e così dalla mente ogni traccia è lavata del folle geloso… e anche dell’alba! Re glorioso, vera luce e splendore, s’è a voi gradito, Dio potente e Signore, del mio compagno siate un fedele aiuto: io non l’ho visto da che il buio è venuto, ed or verrà l’alba. Bel compagno, dormite o vegliate? Non più dormite, dolcemente vi destate, poiché la stella vedo sorgere a oriente che con sé porta il giorno, lo so certamente, ed or verrà l’alba. Bel compagno, questo è il mio appello: non più dormite, già odo cantare l’augello, canta nel bosco e cerca il nuovo giorno. e un uomo geloso cerca voi all’intorno  ed or verrà l’alba. Bel compagno, se voi vi affacciate, e i segni del cielo più attento guardate, messaggi della mia fedeltà a voi giungeranno; se poi non lo fate, solo a voi sarà il danno, ed or verrà l’alba. Questa “alba” di Giraut de Bornelh è una delle più riuscite della lirica trobadorica: le prime sei strofe sono cantate dall’amico/ vedetta, l’ultima dall’innamorato Piera Nardi – anno sc. 2009/10 La poesia d’amore

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