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Gamma Camera (Anger Camera)

Gamma Camera (Anger Camera). Andrea Pentiricci Luca Indovina. Diagnostica per immagini in Medicina Nucleare. GAMMA CAMERA. sistema per la produzione di immagini biomediche. si basa sulla proprietà di alcuni rivelatori di radiazioni

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Gamma Camera (Anger Camera)

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Presentation Transcript


  1. Gamma Camera(Anger Camera) Andrea Pentiricci Luca Indovina

  2. Diagnostica per immagini in Medicina Nucleare

  3. GAMMA CAMERA sistema per la produzione di immagini biomediche si basa sulla proprietà di alcuni rivelatori di radiazioni di convertire l’energia dissipata dai fotoni X e g nelle loro interazioni, in impulsi elettronici di ampiezza proporzionale

  4. Rivelatore a Scintillazione

  5. NaI(Tl) rivelatore la luce prodotta nel cristallo viene trasformata in impulso elettrico per mezzo di una matrice di fotomoltiplicatori spessore del cristallo ridotto: compromesso tra efficienza e risoluzione spaziale: con lo spessore aumentano le interazioni Compton • l’incremento del numero dei fotomoltiplicatori migliora • in linea teorica la risoluzione spaziale intrinseca guida di luce • tra i fotomoltiplicatori esiste uno spazio • morto dove la luce non viene raccolta finestra d’ingresso esagonale tecniche di scolpitura superficie del cristallo

  6. in una interazione la luce prodotta nel cristallo si propaga in modo isotropo e viene così raccolta da più fotomoltiplicatori le coordinate dell’evento di origine sono stabilite con una media pesata, in cui il peso è attribuito ad ogni fototubo da una matrice di impedenze che attenuano progressivamente il contributo ai segnali di posizione dei PM più lontani rispetto al centro del cristallo l’operazione di media pesata è limitata ai soli fototubi che più contribuiscono al segnale, tramite l’impiego di preamplificatori a soglia il contributo di informazione dei PM più lontani è modesto e affetto da una incertezza statistica elevata, con un peggioramento del rapporto segnale – rumore complessivo

  7. collimatore correlazione tra posizioni di emissione dei fotoni g e le coordinate di posizione registrate a seguito delle relative interazioni immagine della distribuzione di un radiofarmaco entro un organo fotone Compton non porta informazioni • sono selezionate solo determinate • linee di propagazione dei fotoni • si possono distinguere diverse componenti • di risposta: si desiderano solo quella • geometrica ed assorbita, ma in realtà • vanno considerate anche quella scatterata • e di penetrazione

  8. caratteristiche di un collimatore RISOLUZIONE SPAZIALE capacità del rivelatore di risolvere due distinte sorgenti di radiazioni (FWHM) numero di eventi rivelati nell’immagine per mCu di attività della sorgente, trascurando l’assorbimento della sorgente stessa SENSIBILITA’ rapporto tra la quantità di radiazione g che raggiunge il cristallo e quella delle radiazione emessa dalla sorgente (valore massimo della curva di risposta ad una sorgente puntiforme posta sull’asse del collimatore) EFFICIENZA

  9. area compresa entro i limiti dell’ombra: regione in cui la risposta del collimatore è costante area compresa entro i limiti della penombra: regione in cui la risposta non è più costante, decremento del conteggio allo spostarsi di una sorgente uniforme dal centro verso la periferia le linee di penombra definiscono il FOV del cristallo • la sensibilità è direttamente proporz. al FOV • la risoluzione è inversamente proporz. al FOV

  10. principali tipi di collimatori fori perpendicolari al piano del cristallo; il FOV della gammacamera rimane inalterato e gli organi sono riprodotti con le dimensioni originali costituito da un unico foro, determina l’ingrandimento di un organo di piccole dimensioni, posto sui piani superficiali del paziente effetto di ingrandimento degli organi studiati consente di realizzare un FOV maggiore delle effettive dimensioni del cristallo, riproducendo gli organi con dimensioni ridotte rispetto a quelle reali

  11. convenzionalmente suddiviso in basse, medie e alte energie i collimatori vengono classificati sulla base dell’intervallo di energie dei fotoni per i quali sono applicabili, della risoluzione spaziale e della efficienza di conteggio che permettono di conseguire non è possibile conciliare la scelta fra risoluzione spaziale ed efficienza: si fa ricorso a più collimatori che rappresentano diversi livelli di compromesso

  12. collimatori a fori paralleli presentano dei canali di collimazione con l’asse perpendicolare al piano del rivelatore (relazione di Anger) • a parità di distanza della sorgente, R è • migliore per un collimatore con fori più • piccoli e setti più lunghi • R non stazionaria: dipende da d • efficienza indipendente da d • lo spessore dei setti, funzione di w, può essere deciso una volta stabilita la condizione di penetraqzione accettabile (exp(-w) < 0,05), ovvero il livello di penetrazione dei fotoni che si ritiene accettabile (5%) w = spessore minimo di setto che un fotone deve attraversare per passare da un foro ad un altro

  13. collimatore pinhole • l’oggetto è riprodotto ingrandito e • rovesciato sul piano di formazione • dell’immagine • le immagini di oggetti 3D presentano • distorsioni dovute al diverso ingrandimento • delle sorgenti poste su piani diversi • si definisce un fattore di magnificazione • M = l/d; fattori tipici di alcune unità • risoluzione geometrica del pinhole • Rp = [a (l+d)] / l con un opportuno dimensionamento del pinhole, si può ottenere una risoluzione migliore di quella intrinseca del rivelatore impiego ottimale per organi di piccole dimensioni e posti in superficie nelle regioni più esterne dell’immagine, per effetto penombra, riduzione dell’efficienza e della sensibilità

  14. CONE BEAM FAN BEAM collimatori speciali dedicati per il solo impiego tomografico sviluppo della tomografia a fotone singolo • le linee di proiezione delle • radiazioni sono focalizzate • su di una linea • diminuzione del FOV • (utile per SPECT cerebrale • e miocardica) fori focalizzati su di un punto

  15. elevate risoluzioni spaziali, senza andare a • scapito della efficienza di conteggio • la risoluzione tiene conto degli effetti di • magnificazione di un collimatore convergente q = angolo di inclinazione dei fori d = distanza dell’oggetto F = distanza focale del collimatore 3. analoga dipendenza da q per l’efficienza una gammacamera dotata di fan beam irraggiata in modo uniforme, registra una immagine in cui il conteggio varia in funzione dell’angolo q, risultando massima per una incidenza centrale delle radiazioni, e calando lateralmente

  16. calibrazione delle gammacamere disponibilità di efficienti sistemi di elaborazione per l’interfacciamento diretto con le gammacamere estensione delle possibilità di elaborazione dei dati registrazione, visualizzazione e riproduzione delle immagini tecniche di correzione delle informazioni acquisite, per limitare gli effetti di alcuni limiti caratteristici dei sistemi di acquisizione • prestazioni dei primi modelli di gammacamera migliorate • evoluzione dei sistemi da analogici ad ibridi ed infine ad • apparecchiature digitali in cui la componente di elaborazione • controlla i sottosistemi di acquisizione

  17. correzione per l’uniformità si calcola una tabella di fattori correttivi, da applicare una volta effettuata l’acquisizione: per ogni pixel i,j si calcola il rapporto fra conteggio medio nell’intera matrice di acquisizione e il conteggio nel pixel irraggiamento uniforme del rivelatore limiti • non è consentita una gestione automatizzata • delle mappe di correzione • mancanza di specificità: si cerca di ridurre • la disuniformità senza interessarsi delle cause i collimatori hanno una risposta che non varia nel tempo: è possibile combinare i risultati di mappe intrinseche e collimate per ottenere mappe di sistema aggiornate, risolvendo problemi di natura pratica tecniche di correzione count skimming (in corso di acquisizione): mano a mano che vengono registrati i conteggi, una frazione corrispondente al fattore correttivo viene eliminata

  18. correzione per l’energia si può immaginare il cristallo accoppiato alla matrice dei PM come un insieme di rivelatori individuali; se non c’è perfetto allineamento fra di essi… • spettro energetico complessivo ha una • risoluzione peggiore di quella possibile • l’applicazione di una finestra energetica • all’insieme degli impulsi prodotti porta a • delle disuniformità, poiché essa intercetta • il picco in modo diverso per ciascun settore • del cristallo si calibra la risposta locale all’energia delle radiazioni in funzione della posizione sul rivelatore, costruendo delle mappe di calibrazione (valori di risoluzione energetica del 10% a 140 keV)

  19. correzione per la linearità risposta ad una scintillazione dipende da dove cade la proiezione dell’evento risposta non rigorosamente isotropa dei PM rispetto alla luce prodotta negli eventi scintillanti entro il cristallo: l’immagine risulta deformata entro la superficie frontale di un singolo PM è presente una variazione della risposta in senso radiale si calcolano mappe di correzione che risultano essere poco variabili nel tempo: si utilizza un fantoccio multifori e si mettono in relazione le posizioni centrali di ognuna delle immagini di sorgente puntiforme calcolate come baricentro della distribuzione dei conteggi in un intorno del punto, e quelle effettive (note dalle caratteristiche del fantoccio)

  20. bilanciamento dei PM ogni gammacamera deve essere uno strumento di caratteristiche invarianti all’interno del suo FOV, sia per la risposta che per le prestazioni il tuning è effettuato su 2 livelli • si varia manualmente il guadagno • del preamplificatore associato al • singolo PM irraggiato volta per volta • (procedura per apparecchiature • analogiche) • procedura di irraggiamento • del rivelatore intrinseco: tale • programma esegue una sorta di • collimazione elettronica, isolando • il conteggio di ogni PM • regolazione del punto di • lavoro di ogni fototubo • tramite front-end digitale • impiego di 2 finestre adiacenti • di acquisizione, con apertura prefissata: • il rapporto di conteggio deve cadere in • un determinato range: si modifica il • punto di lavoro di ogni PM tramite dei DAC

  21. specifica delle prestazioni di una gammacamera • definizione operativa che indichi il dispositivo • sperimentale e le modalità di acquisizione ed • elaborazione atti a misurare in modo consistente • e riproducibile le grandezze fisiche di interesse modalità di sistema modalità intrinseca impiego tomografico • risoluzione spaziale (con e • senza diffusore) • sensitività planare • frequenza di conteggio • con diffusore • risoluzione energetica • risoluzione spaziale • linearità spaziale • uniformità di campo • frequenza di conteggio • registraz. spaziale a • finestra multipla • risoluzione spaziale dopo • ricostruzione (con e senza • diffusore) • uniformità dell’immagine • ricostruita UFOV: figura geometrica di forma definita dal costruttore • NEMA (ente di • standardizzazione) CFOV: area avente la forma dell’UFOV con dimensioni scalate del 75%

  22. capacità del rivelatore di distinguere • gli impulsi di differente energia, ovvero • discriminare le radiazioni diffuse risoluzione energetica intrinseca • è espressa in termini della FWHM % • del picco a 140 keV del 99mTc • si irraggia uniformemente l’intero • campo di vista del rivelatore • (incidenza radiazioni perpendicolare • al piano del cristallo) • acquisizione di un secondo spettro di una • sorgente di un differente radionuclide (57Co) • per calibrare l’asse delle energie

  23. risoluzione spaziale intrinseca capacità del rivelatore di risolvere due distinte sorgenti di radiazioni • uso di un fantoccio in piombo con • fenditure lineari, posizionate una • volta lungo x e una lungo y • profili di conteggio con picchi • corrispondenti alle sorgenti • per ogni singolo picco si ricava il valore • della FWHM, da cui poi calcolare un • valore medio per tutto il rivelatore • si può ricavare la posizione di ciascun picco come • posizione intermedia fra i due valori di metà del • conteggio ai due lati del picco distorsione in funzione della posizione, cioè spostamento fra la posizione reale di un oggetto e quella misurata nell’immagine acquisita linearità spaziale intrinseca

  24. ispezione visiva rimane il metodo migliore • per valutare l’uniformità uniformità di campo intrinseca • identificata una matrice di pixel significativa • rispetto al valore medio dei conteggi, si calcola • l’uniformità integrale sia per l’UFOV che per il CFOV • l’uniformità differenziale misura la • massima variazione locale di conteggio capacità di un sistema di posizionare correttamente nella stessa immagine eventi misurati in diverse finestre energetiche registrazione spaziale a finestra multipla • si acquisiscono immagini separate per le 3 • finestre energetiche • posizione della sorgente misurata con • accuratezza inferiore al pixel, come centro • di gravità della sorgente

  25. esprime il livello di risoluzione spaziale raggiunto dal sistema nelle immagini ricostruite (tomografo SPECT) risoluzione spaziale di sistema dopo ricostruzione • 3 sorgenti puntiformi • acquisizione step&shoot si ricostruiscono 3 sezioni (transassiale, sagittale e coronale), da cui ricavare la FWHM di tutte le sorgenti in ciascuna immagine per ottenere le varie risoluzioni

  26. THE END

  27. uniformità tomografica ??????? La mettiamo????

  28. calibrazione dell’offset del centro di rotazione per le gammacamere tomografiche proiezioni planari acquisite ad ogni angolo di campionamento devono essere allineate: ruotando di 180° il sistema deve trovarsi sulla stessa linea di proiezione artefatti nelle immagini ricostruite se l’asse meccanico del sistema non coincide con quello elettronico atteso la posizione di una singola sorgente puntiforme avrà un andamento sinusoidale in funzione dell’angolo di rotazione del sistema, con ampiezza tanto maggiore quanto la più la sorgente è spostata rispetto all’asse di rotazione si misura l’offset del centro di rotazione

  29. fornisce indicazioni sulla risoluzione spaziale • dell’apparecchiatura in condizioni di prova • vicine a quelle di impiego pratico • misura può essere eseguita sia in presenza che • in assenza di materiale diffusore risoluzione spaziale di sistema sensitività planare di sistema rapporto fra la frequenza di conteggio misurata e l’attività della sorgente efficienza di sistema in una prefissata configurazione sorgente - rivelatore

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