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La competitività del sistema produttivo italiano Roma, 26 aprile 2004

LA COMPETITIVITA’ DEL SISTEMA PRODUTTIVO ITALIANO: UN QUADRO MACROECONOMICO Marcello Messori Università di Roma ‘Tor Vergata’, Cnel. La competitività del sistema produttivo italiano Roma, 26 aprile 2004. SINTESI DELL’INTERVENTO. La congiuntura internazionale;

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La competitività del sistema produttivo italiano Roma, 26 aprile 2004

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  1. LA COMPETITIVITA’ DEL SISTEMA PRODUTTIVO ITALIANO: UN QUADRO MACROECONOMICOMarcello MessoriUniversità di Roma ‘Tor Vergata’, Cnel La competitività del sistema produttivo italiano Roma, 26 aprile 2004

  2. SINTESI DELL’INTERVENTO • La congiuntura internazionale; • Il rapporto Stati Uniti – Europa; • Le debolezze congiunturali dell’economia italiana; • Le debolezze strutturali dell’economia italiana; • Da dove ripartire: “lotta alla rendita”; • Qualche fattore di ottimismo.

  3. LA CONGIUNTURA INTERNAZIONALE (1) • La crescita dell’economia statunitense; • Le fragilità: i disequilibri macroeconomici - Deficit pubblico; - Deficit della bilancia commerciale; - Indebitamento delle famiglie • I punti di forza strutturali: - Innovazione epocale (Ict) - Espansione dei servizi - Innovazioni finanziarie (es.: venture capital)

  4. LA CONGIUNTURA INTERNAZIONALE (2) • Difficoltà congiunturali, punti di forza strutturali  Riaggiustamento fondato su un mix (moderatamente) restrittivo di politica monetaria e fiscale • Viceversa: Politica monetaria espansiva (r a breve = basso); Politica fiscale espansiva (incrementi di G, riduzione di T per redditi elevati). Spiegazione: occupazione, borsa, “ciclo politico”. • Il quadro ricordato  Elevato potenziale di crescita statunitense nel med-lungo Politiche restrittive post-elezioni presidenziali.

  5. IL RAPPORTO STATI UNITI - EUROPA • Anni Novanta (cfr. Stati Uniti): - Economia europea = < innovazione tecnica; - Riaggiustamento fondamentali macro; - Costruzione euro senza unificazione politiche fiscali (coordinamento = patto di stabilità e crescita); - Salvaguardia di un esteso sistema di welfare • Scommessa = commistione fra i due modelli economici (innovazione); evoluzione verso un welfare equo ed efficiente. • Rischio congiunturale: mancato aggancio ripresa USA • Obiettivo strutturale: area economica autonoma

  6. ECONOMIA ITALIANA: DEBOLEZZE CONGIUNTURALI • Quadro europeo = recente stagnazione e timida ripresa. Economia italiana “anello debole” • Problemi congiunturali (lato domanda) - Esportazioni: da fattore trainante a fattore di freno (peggiore performance europea); - Spesa pubblica corrente (componente dinamica): vincoli europei stringenti; - Consumi frenati da redistribuzione del reddito e della ricchezza a favore fasce più ricche. • Qualche dato di sintesi: cfr. Tabella

  7. ECONOMIA ITALIANA: INDICATORI DI CRESCITA (variazioni percentuali medie annue; cfr. Ciocca 2003)

  8. ECONOMIA ITALIANA: DEBOLEZZE CONGIUNTURALI E STRUTTURALI • Non sorprendente che economia italiana: Basso tasso di crescita anni Novanta; Sostanziale stagnazione dal 2001. • I problemi congiunturali basati su problemi strutturali: - Modesta dinamica della PTF; - Bassa incidenza della spesa in R&S; - Rallentamento nella dinamica investimenti fissi; - Basso tasso di attività. • Qualche dato di sintesi: cfr. Tabella

  9. ECONOMIA ITALIANA: INDICATORI DI SVILUPPO (variazioni percentuali medie annue; cfr. Ciocca 2003)

  10. ECONOMIA ITALIANA: DEBOLEZZE STRUTTURALI (1) • Da inizio anni settanta a inizio anni novanta: Fattori di competitività  1. Sistemi di piccolo-media impresa con positive “esternalità” tradizionali; 2. Svalutazione competitiva della moneta (decremento salari relativi); 3. Spesa pubblica a sostegno imprese e famiglie. • 2 + 3 = Parziale ‘democratizzazione’ della rendita (anni ottanta anche tramite elevati r reali)

  11. ECONOMIA ITALIANA: DEBOLEZZE STRUTTURALI (2) • Processo di convergenza verso Ume e adesione all’euro  eliminazione (2) e (3) • Innovazione tecnica statunitense (Ict)  eliminazione (1). Da cui: Euro + Ict  cambiamento “regime di funzionamento” Risposta economia italiana: Deterioramento modello di specializzazione Persistenza della struttura di Pmi

  12. ECONOMIA ITALIANA: DEBOLEZZE STRUTTURALI (3) • Riferimento a pochi dati: - Specializzazione economia italiana nel mercato internazionale all’ingresso nell’Ume; - Quota delle Pmi di successo capaci di ‘salto’ dimensionale all’ingresso nell’Ume (cfr. tabella); - Processi di privatizzazione con liberalizzazione solo parziale all’ingresso nell’Ume; - Processi di privatizzazione e competitività delle grandi imprese italiane all’ingresso nell’Ume; - Servizi locali di pubblica utilità; - Servizi alle imprese e distribuzione commerciale. • Eccezione parziale: sistema bancario

  13. IMPRESE CHE PASSANO ALLA CLASSE DIMENSIONALE SUPERIORE (1996-2000) (cfr. Baussola 2004)

  14. ECONOMIA ITALIANA: LA SITUAZIONE ATTUALE • Policy anni recenti  - peggioramento fondamentali macroeconomici; - nessun intervento per competitività (blocco delle liberalizzazioni e privatizzazioni strumentali a ‘fare cassa’); - difficoltà dei sistemi di PMI impresa e poche medie imprese di successo. Un solo esempio: Elenco dei nostri grandi gruppi industriali e fonti della loro profittabilità. Ciò  - ulteriore perdita di competitività per economia italiana; - mancanza di nuove ‘esternalità’ per sistemi di PMI; - ‘privatizzazione’ della rendita.

  15. ECONOMIA ITALIANA: DA DOVE RIPARTIRE Fattori di rinnovata competitività: • Creazione di nuove ‘esternalità’  - servizi finanziari non tradizionali; - tecnologie ‘trasversali’ da nuclei di grande impresa; • Liberalizzazione ed efficiente regolamentazione dei servizi di pubblica utilità e dei servizi in generale; • Redistribuzione del reddito a favore delle fasce basse e medio-basse. Risultato: erosione e non nuova ‘democratizzazione’ della rendita

  16. RAGIONI DI (RELATIVO) OTTIMISMO • Crescente consapevolezza della gravità della situazione (primo, anche se contraddittorio, esempio: recente accordo fra Cgil-Cisl-Uil e Confindustria); • Ripresa di attenzione per le iniziative europee più promettenti (Accordi di Lisbona); • Più proficue prospettive di confronto fra gli attori economici e sociali; • Crescente attenzione per la definizione di un ‘progetto’ di sistema (‘ricostruzione’).

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