1 / 9

Obiettivi didattici (Castagna 2001)

Obiettivi didattici (Castagna 2001). 1. Obiettivi di conoscenza (sapere): a. di nozioni, procedure, fatti; b. di concetti e principi. 2. Obiettivi di capacità (saper fare): a. operative, manuali pratiche; b. intellettuali, capacità di risolvere problemi.

pierce
Télécharger la présentation

Obiettivi didattici (Castagna 2001)

An Image/Link below is provided (as is) to download presentation Download Policy: Content on the Website is provided to you AS IS for your information and personal use and may not be sold / licensed / shared on other websites without getting consent from its author. Content is provided to you AS IS for your information and personal use only. Download presentation by click this link. While downloading, if for some reason you are not able to download a presentation, the publisher may have deleted the file from their server. During download, if you can't get a presentation, the file might be deleted by the publisher.

E N D

Presentation Transcript


  1. Obiettivi didattici (Castagna 2001) 1. Obiettivi di conoscenza (sapere): a. di nozioni, procedure, fatti; b. di concetti e principi. 2. Obiettivi di capacità (saper fare): a. operative, manuali pratiche; b. intellettuali, capacità di risolvere problemi. 3. Obiettivi di comportamento interpersonale (saper essere): a. comportamenti a carattere prescrittivo e circoscritto (cosiddetti chiusi); b. comportamenti a carattere euristico, non prescrivibili a priori (cosiddetti aperti).

  2. Metodologie didattiche (Castagna 2001) • Lezione • Metodo dei casi • Role playing • Autocasi • Esercitazioni esperienziali • T-Group

  3. Lezione frontale Si tratta della classica lezione in aula, con un taglio meno passivizzante di quello adottato in una classe scolastica. Questo si realizza in primo luogo partendo dalle richieste dei destinatari: per esempio, nell’illustrazione dei contenuti, cercando riferimenti il più possibile vicini alla vita reale dei partecipanti al corso. Tuttavia i contenuti restano appresi a un livello teorico che è comunque necessario e propedeutico a quello pratico.

  4. Metodo dei casi: elementi definitori La situazione deve fungere da stimolo alla discussione. Il gruppo deve poter lavorare in modo autonomo sulla situazione-stimolo. Questo aspetto definisce il metodo dei casi quale uno dei “metodi attivi” di apprendimento, laddove la lezione frontale è un esempio tipico dei metodi “passivi” o “direttivi”. Il gruppo è inoltre quasi sempre diviso in sottogruppi. Tutto il lavoro svolto deve essere teso a favorire l’apprendimento.

  5. Metodo dei casi: fasi di lavoro e finalità • Lancio • Discussione in sottogruppi • Confronto in plenaria • Conclusioni del docente • Il metodo dei casi è propriamente indicato per l’apprendimento di • capacità razionali e intellettuali, come il risolvere problemi e • prendere decisioni sulla base di ragionamenti euristici. Come • ricorda Castagna questo metodo ci aiuta non ad «agire nuovi • comportamenti, ma solo ad analizzare sul piano razionale quali • possono essere le tattiche relazionali più adatte in una certa • situazione».

  6. Role playing (gioco di ruoli) • Metodologia didattico-formativa che tipicamente si presta • all’apprendimento dei comportamenti interpersonali. • “Simulazione comportamentale”, laddove simulazione indica • l’artificiosità della situazione di apprendimento e comportamentale • l’ambito su cui si focalizza la simulazione. • Rispetto agli obiettivi didattici dei comportamenti interpersonali: • role playing addestrativi o strutturati nel caso dei comportamenti circoscritti e predefiniti (chiusi); • role playing veri e propri, che mirano all’apprendimento di criteri essenziali di efficacia nelle relazioni interpersonali per le quali il comportamento è poco codificabile a priori (aperti).

  7. Autocasi • Variante del metodo dei casi: quando il problema è razionale. • Variante del role playing: quando il problema è relazionale • (autocasi comportamentali propriamente detti). • Dopo la presentazione del caso e primi commenti, 3 modalità: • lui/lei stesso/a ripete la situazione, tenendo conto del feedback del gruppo • (una sorta di “prova” del comportamento modificato); • il collega che ha suggerito una modifica di comportamento la rappresenta in prima persona; • si invertono i ruoli dopo il primo giro di commenti in plenaria, ossia il protagonista del caso interpreta il ruolo dell’interlocutore nella situazione problematica e viceversa. • Scopo: permettere ai partecipanti di sperimentare in una situazione protetta e • appunto formativa punti di vista diversi dal proprio e di allenarsi a gestire le • emozioni in modo diverso da quello abituale.

  8. Esercitazioni esperienziali Elemento distintivo della metodologia: «utilizzare l’esperienza diretta dei partecipanti come parte fondamentale dell’apprendimento» (Castagna 2001). Si sottopone il gruppo a un compito. Elemento comune ai compiti assegnati: possono essere svolti come lavoro di squadra, come gruppo di lavoro. Finalità: mettere in luce l’influenza delle componenti relazionali nelle attività di lavoro di gruppo e far prendere consapevolezza ai partecipanti del loro modo di relazionarsi agli altri.

  9. T-Group (Training Group) Qualcosa di più di una metodologia: «un’esperienza di apprendimento per implicazione diretta, attraverso la quale i partecipanti acquisiscono una maggiore sensibilità ai fenomeni di gruppo e una più accurata percezione di sé e degli altri» (Badolato, Di Iullo 1979). Oggi gli interventi basati sui T-Group possono durare da 5 a 15 giornate. Prevedono una parte di lavoro con i piccoli gruppi, e una parte in gruppi allargati, entrambi intervallati da seminari o esercitazioni. In ogni caso, i gruppi non hanno un compito definito, lo scopo è quello di riflettere su ciò che accade lì, fra quelle persone.

More Related